MANDELLO, Ottone (Ottorino) da
Figlio primogenito di Pietro e di Mazabora di Giovannolo Crivelli (il cui matrimonio era avvenuto nel 1344), nacque probabilmente a Milano. Nel primo atto in cui compare (novembre 1373) era da poco maggiorenne.
Membro di un famiglia appartenente all'élite urbana milanese sin dalle origini del Comune, nel corso degli anni ne estese gli interessi patrimoniali, fino ad allora concentrati prevalentemente nella località di Mandello in area lariana e a Maccagno sul versante orientale del lago Maggiore, ai territori di Alessandria e in Emilia, divenendo il capostipite del ramo piacentino dei da Mandello. Il M. abitava in Porta Nuova, parrocchia di S. Damiano al Carrobbio.
Il 26 apr. 1380 Gian Galeazzo Visconti, alleato con Venezia, impegnata nel conflitto pluridecennale che la opponeva a Genova, affidò al M., come suo capitano generale, il compito di dirigersi a capo di 400 lance alla volta di Genova. Dopo aver indugiato a Tortona, a metà di maggio egli chiese, insieme con Niccolò Terzi, capitano di Bernabò Visconti, rinforzi per entrare nel territorio genovese. Tra luglio e settembre i Viscontei vi compirono diverse incursioni e il M. si diresse su Gavi e, agli inizi di ottobre, conquistò Novi.
Non tardò la gratitudine del Visconti: il 19 ag. 1382 Gian Galeazzo ordinò infatti di cancellare due debiti di Pietro da Mandello e del M. e poco più tardi investì quest'ultimo del feudo di Caorso (7 apr. 1383).
Il 6 maggio 1385 il M. fu a capo, con Iacopo Dal Verme e Giovanni Malaspina, delle 500 lance che scortarono Gian Galeazzo in occasione dell'incontro con lo zio e suocero Bernabò presso la pusterla di S. Ambrogio. Secondo Corio, il M. afferrò di persona le briglie della mula di Bernabò, mentre altri gli tolsero la bacchetta del comando, per poi condurlo prigioniero nel castello di Porta Giovia. Il 25 maggio Bernabò fu trasferito al castello di Trezzo dove venne ucciso il 19 dicembre.
Nel frattempo crebbe la disponibilità economica del M. che dalla primavera del 1385 consolidò la sua presenza fondiaria nel territorio di Piovera e successivamente, il 7 maggio 1387, ottenne in feudo da Gian Galeazzo metà di Dovera; tra il 1389 e il 1390 compare a più riprese tra i benefattori della Fabbrica del duomo.
Fra il 1390 e il 1392 il M. era a Reggio, al comando delle truppe nella guerra contro Bologna e Firenze. Non furono solo militari i servizi offerti a Gian Galeazzo dal M., che il 10 sett. 1394 promise al principe un prestito di 200 fiorini. Visconti utilizzò il M. anche in missioni diplomatiche: il 17 nov. 1396 Gian Galeazzo, ormai duca di Milano, nominò il M. suo procuratore per stipulare i patti con il condottiero Giovanni da Barbiano, che fino all'aprile successivo passò, insieme con lo zio Alberico, al servizio dei Visconti. Forse presente alle trattative per l'acquisto dei diplomi imperiali da parte di Gian Galeazzo, il M. ottenne da Venceslao di Boemia un privilegio che lo esentava dal pagamento di dazi e pedaggi in tutto il territorio dell'Impero (27 dic. 1397).
Il 23 sett. 1399, a Pavia, era presente all'atto con cui Gian Galeazzo concedeva alla città di Cremona i beni confiscati a Pasquino de' Cappelli.
Morto Gian Galeazzo, il M. offrì altri servizi alla famiglia ducale: fu infatti l'unico a rispondere, con 8000 fiorini, al prestito di 150.000 fiorini richiesto dalla reggente duchessa Caterina Visconti, ottenendone in pegno Pecetto Alessandrino (settembre 1402). Due anni più tardi fu inviato contro Pandolfo (III) Malatesta, che aveva occupato il castello di Trezzo, ma fu fatto prigioniero e liberato dietro un riscatto di 2000 fiorini. Nel 1406 rispose con un nuovo prestito di 11.880 lire al duca Giovanni Maria, intento a raccogliere nuovi fondi per la lotta contro la città di Lodi che si era ribellata, dal 1403, al dominio visconteo.
Non si hanno più notizie del M. fino all'ascesa di Filippo Maria Visconti, duca nel 1412, dal quale il M. ottenne nuovi incarichi: testimone alla conferenza di Cantù, conclusasi il 15 nov. 1413, il 15 genn. 1415 il M. era tra i procuratori incaricati di ottenere da Sigismondo di Lussemburgo, re dei Romani, la conferma delle investiture imperiali in favore del duca di Milano e di rappresentare Visconti al concilio di Costanza.
Anche nel corso di quegli anni il M. continuò a prestare denari ai Visconti: dal testamento risulta infatti creditore del duca di 18.700 fiorini, della defunta duchessa madre di 5425 fiorini e di Lucia di Bernabò Visconti di 650 ducati. Il M. morì tra il 1 dic. 1419, data del testamento, e il 18 apr. 1420, data in cui i figli Antonio, Raffaele e Tobia furono investiti del feudo di Pecetto.
Dal suo matrimonio con Franchina di Giovanni Pagani nacquero sei figli: Antonio, Raffaele, Tobia, Lucia, Bianca e Caterina, sposate, a riprova della ricchezza e prestigio sociale del padre, rispettivamente con Gaspare Pusterla, Vinciguerra d'Arco e Jacopo Gonzaga.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Piacenza, Fondo eredità Mandelli, s. I, cass. I, IV, V, VII e cass. ancora da inventariare; Como, Arch. stor. della Diocesi, Fabbrica del duomo, tit. XXIV (Eredità); Arch. di Stato di Milano, Archivio ducale, Registri ducali, 16; Annales Mediolanenses, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XVI, Mediolani 1730, col. 784; Annali della Fabbrica del duomo, I, Milano 1877, p. 188; App. I, pp. 67-110; App. III, p. 259; I registri dell'Ufficio di provvisione e dell'Ufficio dei sindaci sotto la dominazione viscontea, a cura di C. Santoro, Milano 1932, pp. 149, 156, 432; Il registro di Giovannolo Besozzi, cancelliere di Giovanni Maria Visconti, con appendice di altri atti viscontei, a cura di C. Santoro, Milano 1937-45, ad ind.; Dispacci di Pietro Cornaro ambasciatore a Milano durante la guerra di Chioggia, a cura di V. Lazzarini, Venezia 1939, ad ind.; B. Corio, Storia di Milano, a cura di A. Morisi Guerra, I, Torino 1978, p. 879; Pergamene della famiglia Mandelli (Arch. stor. della diocesi di Como, sec. XIII-XVII). Regesti, a cura di E. Canobbio, Como 2000, ad ind.; C. Poggiali, Memorie storiche della città di Piacenza, VII, Piacenza 1759, pp. 10 s.; G. Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e campagna di Milano ne' secoli bassi, Milano 1854-57, VI, p. 89; Famiglie notabili milanesi, a cura di F. Calvi et al., Milano 1875-85, s.v. Mandelli; G. Romano, Regesto degli atti notarili di C. Cristiani, in Arch. stor. lombardo, XXI (1894), pp. 56, 312; Id., Contributi alla storia della ricostruzione del Ducato milanese sotto Filippo Maria Visconti (1412-1421), ibid., XXIII (1896), pp. 274-276; F. Cognasso, L'unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, La signoria dei Visconti (1310-1392), Milano 1955, pp. 504, 513; G. Barbieri, Origini del capitalismo lombardo. Studi e documenti sull'economia milanese del periodo ducale, Milano 1961, p. 112; B. Waldstein-Wartenberg, Storia dei conti d'Arco nel Medioevo, Roma 1979, p. 309; E. Cordani, La famiglia dei da Mandello di Caorso (secc. XIII-XV), in Piacenza economica, 1982, n. 4, pp. 25-85; C. Santoro, La politica finanziaria dei Visconti, II, Gessate 1983, ad ind.; E. Angiolini, Giovanni da Barbiano, in Diz. biogr. degli Italiani, LV, Roma 2000, pp. 696-699; A. Gamberini, La città assediata. Poteri e identità politiche a Reggio in età viscontea, Roma 2003, p. 238; F. Cengarle, La Comunità di Pecetto contro i Mandelli feudatari (1444), in Poteri signorili e feudali nelle campagne dell'Italia settentrionale fra Tre e Quattrocento. Atti del Convegno( 2003, a cura di F. Cengarle - G. Chittolini - G.M. Varanini, Firenze 2005; E. Casanova, Nobiltà lombarda. Genealogie, Milano 1930, s.v. Crivelli, tav. III.