MORENA, Ottone e Acerbo
Cronisti lodigiani del sec XII. Ottone era nato intorno all'anno 1100, divenne giudice sotto Lotario III (1135-37), viveva certamente ancora nel 1165 e pare si identifichi con Ottone Morena che fu console di Lodi nel 1174; Acerbo suo figlio era nato intomo al 1125, divenne giudice probabilmente verso la fine del regno di Corrado III (1138-1152) e morì nel 1167. Ottone fu uno dei primi consoli del comune nel periodo in cui questo era ancora sotto il giogo di Milano; Acerbo fu podestà durante la lotta decisiva contro la città nemica e nel periodo del trionfo.
Essi scrissero la storia delle imprese di Federico imperatore in Lombardia dal 1154 al 1168 (Muratori, Rerum Ital. Scriptores, VI, c. 949, Milano 1725; e a cura di Ph. Iaffé in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XVIII, Berlino 1863, p. 582 e segg., e di F. Güterbock in Mon. Germ. Hist., Script. rer. german., n. s., VII, Berlino 1930).
Ottone condusse la narrazione fino all'inverno 1160-61, Acerbo la proseguì fino all'estate 1164; la condusse a termine, cioè fino alla primavera del 1168, un anonimo, che pare scrivesse con la collaborazione, o per lo meno sotto l'approvazione o l'ispirazione di Ottone.
I due M. e l'anonimo sono tra i primi cronisti laici, usciti da quella borghesia medievale che ebbe la sua prima fioritura nell'Italia settentrionale. Essi non si limitano a narrare gli avvenimenti di Lodi, ma pur facendo centro a Lodi e ai comuni limitrofi, si spingono fino a Roma e fino in Borgogna, sforzandosi di creare un'opera storica di maggiore ampiezza intorno alle imprese dell'imperatore. La loro opera non ha un carattere ufficioso, come quella di Ottone di Frisinga, di Rahewin, o di Goffredo da Viterbo, ma essi narrarono principalmente ciò che videro e udirono, con naturale freschezza e con precisione di particolari anche cronologici. La loro opera è oggi la fonte principale per la storia lombarda di quel tempo. Lo stile è ispirato principalmente a quello di Sallustio. Quanto alle idee politiche, si nota che mentre i due M. sono avversarî di Milano e partigiani dell'imperatore, l'anonimo, pure essendo lodigiano e amante della sua città, scrive sotto l'impressione del rivolgimento politico del 1167 che costrinse anche Lodi a entrare nella Lega. L'opera storica lodigiana fu utilizzata nella prima metà del sec. XIV dal bolognese Francesco Pipino e dal milanese Galvano Fiamma e più tardi dai milanesi Tristano Calco e Bernardino Corio.
Bibl.: F. Güterbock, O. ed A. M., in Archivio stor. ital., s. 7ª, XIII (1930), p. 61 segg.