Ottone I
. Figlio di Enrico l'Uccellatore, duca di Sassonia poi re di Germania, e di Matilde (che alcuni critici hanno identificato con la Matelda dantesca, v.), nacque nel 912. Designato al trono dal padre (935) gli successe alla sua morte nel 936 nonostante che la madre preferisse il figlio minore Enrico. Organizzò il suo regno su modello carolingio, dandovi un'impronta religiosa e facendo degli ecclesiastici l'istituzione centrale dello stato, assicurandosi altresì l'appoggio dei grandi feudatari coi quali intessé una fitta rete di alleanze familiari. Diresse l'espansione del suo regno verso oriente, limitandosi per gli stati occidentali a mantenere un equilibrio diplomatico e occupandosi solo sporadicamente degli stati del nord.
Logico coronamento della sua azione fu l'incoronazione imperiale per ottenere la quale O. dovette abolire quel che rimaneva del regno italico indipendente e inglobarlo in quello germanico. Già nel 951 O. era sceso in Italia, si era fatto incoronare a Pavia, quindi aveva sposato Adelaide, vedova del re d'Italia Lotario, la quale era sfuggita alle mire matrimoniali di re Berengario II che con tale unione voleva legittimare il suo titolo. Berengario, dopo un primo momento di ostilità, si presentò in Germania per rendere omaggio a O. e ottenere da lui l'investitura del regno italico; ma il suo modo di agire, specie nei confronti degli ecclesiastici, provocò nuovi interventi ottoniani, sollecitati fra gli altri dallo stesso papa Giovanni XII (960), finché Berengario fu definitivamente sconfitto. Per O. era giunto il momento dell'incoronazione imperiale: si dedicò quindi alla preparazione del suo viaggio a Roma ove giunse nel 962. L'ingresso in città e l'incoronazione si svolsero nel più formale ossequio al pontefice, ma subito le relazioni fra i due capi si rivelarono viziate da diffidenze e malintesi, rendendosi conto Giovanni XII che la protezione di O. era più pesante e pericolosa delle superficiali ostilità di Berengario. O. infatti rilasciò al clero e al popolo romano un privilegio nel quale, rifacendosi a precedenti atti simili, pretendeva assicurazioni circa la scelta di un futuro pontefice che a sua volta avrebbe dovuto promettere fedeltà ai messi imperiali, e stabiliva il funzionamento dell'amministrazione della giustizia; fu generoso in concessioni di terre che dovevano passare sotto il governo del papa, ma è probabile che queste concessioni non avessero seguito: lo svolgersi degli eventi infatti pose O. e il papa in campi opposti.
Giovanni XII, forse in un tentativo di affrancamento dalla pesante tutela imperiale, si accostò ad Adalberto, figlio di Berengario II, e con lui fuggì in Italia meridionale. O. allora convocò in S. Pietro un concilio (963) nel quale depose il pontefice sostituendolo con Leone VIII, un laico subito consacrato sacerdote e vescovo. Questo atto senza precedenti dette l'inizio a quell'intervento statale nella scelta del papa che vizierà per oltre un secolo la vita e la libertà della Chiesa, provocando gravi conseguenze.
La reazione di Giovanni XII non si fece attendere; rientrato in Roma, la cui cittadinanza si era schierata col papa legittimo, in un nuovo concilio dichiarò nulli l'elezione di Leone VIII, il quale nel frattempo era fuggito per raggiungere il suo imperatore, e tutti gli atti da lui emanati. Morto improvvisamente Giovanni XII, i Romani scelsero un altro papa, Benedetto V, ma l'imperatore intervenne e assediò la città, che infine dovette arrendersi per fame. Rientrato in Roma, O. non fece rappresaglie, limitandosi a far rieleggere Leone in un nuovo concilio, in cui depose Benedetto V che condusse con sé in Germania. Alla morte di Leone VIII fu eletto un nuovo papa, Giovanni XIII, il quale sembrò tentare nuovamente di affrancarsi dalla tutela imperiale; ma in effetti il potere di O. sulla città e sulla Chiesa restò indiscusso. Fino alla sua morte (973) l'imperatore soggiornò molte volte a Roma, ove furono celebrate le cerimonie più significative del suo regno, quali l'incoronazione di Ottone II e il suo matrimonio con la principessa bizantina Teofane.
L'azione di O. nei confronti del Papato è colta da D. quale esempio di ‛ usurpatio iuris ': infatti per affermare la sua tesi di assoluta indipendenza fra i due massimi organismi D. presenta due esempi opposti condannandoli entrambi. Come il potere dell'imperatore non deriva dal papa, nonostante l'incoronazione di Carlomagno, così il potere del papa non dipende dall'imperatore essendo un abuso quello fatto da O. deponendo Benedetto V, liberamente eletto dai Romani, e mettendo al suo posto la sua creatura Leone VIII (Mn III X 18-20). Cfr. Leone VIII; Benedetto V.
Bibl. -P. Brezzi, Società feudale e vita cittadina dal IX al XII secolo, Roma 1972.