outwear
(out-wear), s. m. e agg. inv. Soprabito; che si indossa al di sopra di un vestito.
• L’effetto monovolume ‒ la giacca-camicia portata con i pantaloni uguali ‒ si vede da Armani ma anche da Z Zegna, dove Alessandro Sartori punta sull’abito tre pezzi: giacca decostruita dalle spalle morbide, calzoni leggermente lunghi, che appoggiano sulle scarpe, e outwear a spalle quadrate, antipioggia, antimacchia, imbottito, che fa le funzioni del giaccone, ma si chiude come una giacca. (Daniela Monti, Corriere della sera, 19 gennaio 2011, p. 27, Cronache) • Viaggiano per le diverse città del mondo le donne Peuterey. La collezione rivisita in chiave high-tech la tradizione outwear. La ricerca cromatica dei capi riflette le atmosfere delle differenti realtà urbane. (V[enera] E[lisa] F[ichera], Sicilia, 21 febbraio 2014, p. 9, I Fatti) • Cuore pulsante del gruppo resta lo stabilimento della Rodel spa di via Borgo Belvedere a Dello dove lavorano quasi 300 dipendenti (in totale i dipendenti del gruppo sono 382): producono «out-wear» femminili di alta gamma: ovvero cappotti, piumini, soprabiti, giacconi e capi tecnici. (R. Raga., Giornale di Brescia, 8 luglio 2015, p. 29, Economia).
- Espressione inglese composta dall’avv. out ‘fuori, al di sopra’ e dal s. wear ‘abito, vestito’.
- Già attestato nella Stampa del 24 gennaio 1985, p. 9, Dall’Interno (Lucia Sollazzo), usato come s. m. inv.