ove ('v'; 've)
L'avverbio di luogo si presenta nelle opere di D. in alternanza con ‛ dove '. Mentre nella Vita Nuova è nettamente prevalente o. (34 occorrenze, di fronte alle 5 di ‛ dove '), nel Convivio di gran lunga prevale il secondo (128 volte, contro i 31 casi di o.), e nel Detto compare solo ‛ dove ' (5 volte); nella Commedia le occorrenze sono 82 per o., e 170 per ‛ dove '. Nelle rimanenti opere si ha: Rime, 13 o. e 20 ‛ dove '; Fiore, 9 o. e 12 ‛ dove '. Si devono aggiungere i casi di ' v ' (Vita Nuova 3 volte, Rime 3, Convivio 2, Commedia 4, Fiore 1), e di ' ve ' (Vita Nuova 2 volte, Rime 1, Commedia 18, Fiore 1). I totali pertanto sono i seguenti: 340 casi di ‛ dove ' e 204 di o. (tra cui 13 occorrenze di ' v ' e 22 di 've).
Per quanto riguarda il problema ecdotico dell'oscillazione tra o. e ‛ dove ' (e ‛ onde ') nei codici, " assolutamente indisciplinabile ", si veda Petrocchi, Introduuione 468 (e anche 110), e per la Vita Nuova, l'introduzione del Barbi all'edizione critica, p. CCCVII. Molto interessante la variato stilistica tra o. e ‛ dove ' in Cv II XV 3-10; per la preferenza espressamente motivata da D. per ‛ là 've ' invece di ‛ là dove ' si confronti Cv III X 4. Un'interessante alternanza anche in Cv IV Le dolci rime 102 È gentilezza dovunqu'è vertute / ma non vertute ov'ella.
1. L'avverbio ha fondamentalmente funzione relativa e vale genericamente " in cui ", in diversa relazione locativa (stato in luogo, moto entro luogo, moto a luogo e, in alcuni casi, moto per luogo). I termini con cui l'avverbio è in relazione, sono sostantivi o, talora, verbi.
1.1. ‛ Luogo ' (‛ loco '), con l'avverbio in relazione di stato in luogo: Rime CXVI 40 va co' suoi piedi al loco ov'egli è morto, e XCVI 7; If III 16 Noi siam venuti al loco ov'i' t'ho detto / che tu vedrai le genti dolorose; XXX 71, XXXIV 21 Ecco Dite... ed ecco il loco / ove convien che di fortezza t'armi; Pg VI 73, VII 29 Luogo è la giù... ove i lamenti / non suonan come guai, e IX 8; Fiore LV 10 e LXVI 7. In relazione di moto a luogo: If II 71 vegno del loco ove tornar disio, e 84; XII 1 Era lo loco ov'a scender la riva / venimmo, alpestro. Come modulo di ripresa, If I 115 e trarrotti di qui per loco etterno; / ove udirai le disperate strida, / vedrai li antichi spiriti dolenti.
1.2. ‛ Parte ', in relazione di stato in luogo: Vn II 6, III 1, V 1 questa gentilissima sedea in parte ove s'udiano parole de la regina de la gloria; IX 11 11, XII 8, XIV 1, XXIV 2; Cv I VIII 10 non solamente a porre la cosa in parte dove sia meno utile, ma eziando in parte ove sia igualmente utile; III Amor che ne la mente 21 la parte ove dimora / la donna; If IV 151 E vegno in parte ove non è che luca; Pd V 87 Beatrice... si rivolse tutta disïante / a quella parte ove 'l mondo è più vivo; con traslato temporale: If XXVII 80 quella parte / di mia etade ove ciascun dovrebbe / calar le vele. In relazione di moto a luogo: Rime CIII 28 io penso / di lei in parte ov'altri li occhi induca; Cv I VIII 15 conviene... essere [utile] lo dono a la parte ov'elli vae, ch'è lo ricevitore. Con probabile valore di moto a luogo: Pd XII 46 In quella parte ove surge ad aprire / Zefiro dolce le novelle fronde.
1.3. Con termini indicanti genericamente località: centro, If XXXIV 107; cerchio, XI 64, Pg I 78; ciel, Vn VIII 6 12, XXXIV 7 4 (ciel de l'umiltate); cittade, VI 2, XL 1,(Arli, If IX 112; Utica, Pg I 74); casa da Calboli, Pg XIV 89; costa, XXIII 89; dosso, If XVIII 111; fine, XIV 4; principio, Pg XIV 31; giardino, Pd XXVI 110; isola del foco, XIX 132; monte, Pg III 3; occidente, Pd VI 72; ovile, XXV 5; paese, Rime LXXIII 4, Fiore XLVIII 13; porto, Cv IV XXVIII 11; reame, Vn XXXI 10 16; spera, Pd XXII 63; sponda, Pg X 22; valle, XXIV 84; e ancora Pd XXIII 135 lo essilio / di Babillòn, ove si lasciò l'oro; da ultimo in If II 108 (fiumana), per la cui interpretazione si veda Petrocchi, ad l.; e XVI 102, riferito grammaticalmente sempre a scesa, qual si sia l'interpretazione: quel fiume... / che si chiama Acquacheta... / rimbomba là sovra San Benedetto / de l'Alpe per cadere ad una scesa / ove dovea per mille esser recetto (sembra comunque da escludere che o. sia in relazione con il là del v. 100, che certamente è connesso in modo rafforzativo con sovra).
1.4. Con altri termini: coperchio, If XI 7; schiera, V 85; corpo, Cv IV XXVIII 4; faccia, If XXV 72; piè, Cv II Voi che 'ntendendo 17, ripreso in VII 6; petto, Pg XXXI 114; cuore, Vn XXIII 8 e 21 31, Rime CII 18 e 39, CXIII 4, Pd XX 30; occhi, Pg XXI 111 (per cui cfr. la voce FICCARE); mente, Rime XC 34; imaginar, Vn XXIII 23 44; stato, Cv II Voi che 'ntendendo 6, ripreso in VI 5; impedimento, If II 95; peccato, XXVII 109; morte, Rime CIII 56; essenza, Pd XXVI 31; eccellenza, Pg XI 87; infine: ogni altro, Rime CII 42; e quello, Pg XVI 57, per cui si confronti l'ediz. Petrocchi, ad locum. Particolare il caso di If XXI 69 il poverello / che di sùbito chiede ove s'arresta.
1.5. L'avverbio può presentarsi direttamente in relazione con verbi di stato e di moto, quasi a sottintendere ‛ luogo ' e simili: Vn XIX 14 65 non restare ove sia gente villana; XXI 2 3 ov'ella passa, ogn'om ver lei si gira (ripreso al § 6): questo è l'unico caso in cui o. si trova in relazione di moto attraverso luogo; If XII 132 el si raggiunge / ove la tirannia convien che gema; XX 72 Siede Peschiera... / ove la riva 'ntorno più discese; XXXIV 79 lo duca... / volse la testa ov'elli avea le zanche; Pg IV 17 venimmo ove quell'anime ad una / gridaro a noi; VIII 93 queste [stelle] son salite ov'eran quelle; XII 97 Menocci ove la roccia era tagliata; XXV 43 Sangue perfetto ... scende ov'è più bello / tacer che dire; Pd II 25 giunto mi vidi ove mirabil cosa / mi torse il viso a sé; e ancora XXXI 108 la mente e li occhi ov'ella volle diedi.
1.6. In relazione a verbi come ‛ dire ' e ‛ sapere ', o. sembra conservare fondamentalmente un valore relativo (con il possibile sottinteso di ‛ luogo ' e simili), com'è abbastanza evidente in Vn XII 16 ne la prima [parte] dico a lei ov'ella vada; tuttavia in tale relazione è spesso presente una forte connotazione interrogativa (indiretta), che peraltro si può ritenere riferibile essenzialmente non tanto a o., quanto al verbo stesso, connotazione che grammaticalmente è sottolineata dalla presenza del congiuntivo nella frase relativa: Vn XVIII 6 Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sta questa tua beatitudine; XXIII 5 io non sapea ove io mi fosse; XLI 3 Ne la prima parte dico ove va lo mio pensero; If VI 82 Farinata e 'l Tegghiaio... / dimmi ove sono; Pg XVII 46 I' mi volgea per veder ov'io fosse; Pd XXVI 7 dì ove s'appunta / l'anima tua; Fiore XXXV 2 e' non sapea ove trovar soccorso (unico caso di relativa implicita).
2.1. In vari casi, o. (e ‛ là o. ') si riferisce a un luogo testuale precedente o di altra opera: Pd XI 25 ove dinanzi dissi: " U' ben s'impingua "; e soprattutto nel Convivio: II V 14 (primo de lo Eneida); XV 5 (riferito al v. 26 di Voi che 'ntendendo); III II 17 (riferito a Boezio Cons. phil. I IV 8); XII 6 (riferito al v. 19 di Amor che ne la mente, unico caso in questo senso di ‛ là ove '); IV II 14 (riferito al v. 15 di Le dolci rime); XXVI 8 la parte de lo Eneida ove questa etade si figura; la quale parte comprende lo quarto, lo quinto e lo sesto libro de lo Eneida.
2.2. Con tale uso è assai frequente nel Convivio il modo locutivo ‛ o. è da sapere ', ‛ o. si vuole sapere ', e simili, in genere riferito a versi delle canzoni, come ripresa del discorso: II XV 3, III VI 11, VII 2, XIV 2 e 4, XV 14, IV II 4, X 8, XV 2, XVIII 4, XXI 13 (riferito al passo che precede), XXV 11, XXX 4.
3. L'avverbio si presenta in correlazione con ‛ là ' che precede (in un unico caso colà, Fiore CXXIV 2), in funzione di una determinazione rafforzata della relazione spaziale, la quale viene a essere così posta anche stilisticamente in rilievo. Tale puntualizzazione risulta più chiaramente in quei casi in cui il ‛ là ' è semanticamente ‛ forte ', cioè vale " proprio nel luogo (in cui) " e simili; il che è posto in evidenza dall'essere per lo più il ‛ là ' in sede tonica di verso o in posizione enfatizzata nella prosa, o dall'essere comunque seguito nel ductus del discorso da una pausa, che graficamente si può anche rappresentare con una virgola; così in Vn XXIII 17 3 Donna pietosa e di novella etate / ... era là 'v'io chiamava spesso Morte (va notato che le forme aferetiche 'v' e 've compaiono solamente in nesso con ‛ là ' precedente); XL 7 le genti che vanno al servigio de l'Altissimo... chiamansi romei in quanto vanno a Roma, là ove questi cu'io chiamo peregrini andavano; e ancora: II 9 (dove il dimostrativo queste cose contribuisce alla puntualizzazione e attualizzazione), XIX 2, XIII 6 (si noti il cioè prima di là ove); Pg XXIV 38 non so che " Gentucca " / sentiv'io là, ov'el sentia la piaga / de la giustizia che sì li pilucca; Pd XXII 66 in quella sola [l'ultima spera] / è ogne parte là ove sempr'era. E ancora: Rime LXXXIII 79 (figurato), CII 27 là sotto tramontana ov'è il gran freddo; Fiore XXXI 10 e LVII 8.
Nella gran parte dei casi tuttavia il nesso ‛ là o. ' ha un valore più attenuato rispetto ai casi precedenti, fino a quasi non avvertirsi alcuna differenza di rilievo con il semplice ‛ ove '. Analogamente a quanto risulta in 1., ‛ là o. ' può essere in relazione con sostantivi come ‛ loco ' (Vn XXIV 8 10); ‛ cammino ' (Vn IX 4; e si veda anche Fiore LXIII 14, e If XXXIV 98 Non era caminata di palagio / là 'v'eravam); porto (Cv IV XXVII 7); entrata (Pg IX 51); Elesponto (XXVIII 71, e si consideri qui anche il caso di Roma, Vn XL 7, già citato); fondo (If XXIX 55); erba (Pg IX 12); inoltre: viso (Vn XIX 12 56); mente (Rime LXVII 45). Anche il nesso ‛ là o. ' può essere in diretta relazione con un verbo di stato o di moto: ‛ essere ' (Rime XC 64, If XVIII 100, XXVI 33, Pg I 121, e ancora Vn XIX 8 16); ‛ andare ' (Fiore CLXXXIX 2); ‛ passare ' (If XXXIII 91); ‛ arrivare ' (Pg V 97); ‛ giungere ' (Vn XIX 13 61); ‛ divenire ' (If XIV 76 e XVIII 69); ‛ venire fuori ' (Pg XXVII 57); e ancora: ‛ menare ' (Pg VII 62 e Vn XIV 1); ‛ mettere ' (Fiore CXXXIII 14); ‛ rivolgere ' (If XVII 103); ‛ porre i denti ' (XXXII 129); ‛ porre il core ' (Pg XIV 87); ‛ abbracciare ' (VIII 15). Anche con altri verbi, come ‛ vedere ' (Cv III Amor che ne la mente 86, Pd VIII 87 e XXIX 12); ‛ riguardare ' (Vn XII 3 e Fiore LI 4); ‛ intendere ' (Vn XLI 7, figurato); e, infine, ‛ narrare ' (VII 7). Con valore figurato, If XXVII 107 Allor mi pinser li argomenti gravi / là 've 'l tacer mi fu avviso 'l peggio.
3.1. Assai peculiare l'uso di Rime dubbie XVI 24 dil tu per me là 'v'io son servitore, in cui l'avverbio si riferisce " alla donna. Questo avverbio come designazione della donna è frequente nella lirica siciliana " (Contini).
4. In pochi casi o. si accompagna ad avverbi di luogo per una più puntuale determinazione spaziale; con ‛ indi ': Pg XXVIII 102 questo monte... / libero n'è [dalle essalazion] d'indi ove si serra (si veda anche Pd VIII 63, con valore di " a partire da quel punto ": cfr. Petrocchi, ad l.); If IX 75 Or drizza il nerbo / del viso su per quella schiuma antica / per indi ove quel fummo è più acerbo; con ‛ infino ': If XXV 21, Pg XIV 34 (là 've); con ‛ quivi ' (intensivo): Pd XXXI 124 E come quivi ove s'aspetta il temo / che mal guidò Fetonte.
5. Talora il riferimento spaziale si muta in riferimento temporale, com'è evidente in Rime CXVI 27 Quale argomento di ragion raffrena, / ove tanta tempesta in me si gira?; e in Pg XVII 40 Come si frange il sonno ove di butto / nova luce percuote il viso chiuso; si può avere un'interpretazione locativa o temporale nel passo di If XXX 114 tu non fosti sì ver testimonio / là 've del ver fosti a Troia richesto; è assai dubbio il passo di Vn XXI 1 (due volte), specialmente se confrontato con il § 6 che invece pare chiaramente spaziale. Il Tómmaseo (Dizionario) considera temporale anche Pg XXXI 102 La bella donna ... / abbracciommi la testa e mi sommerse / ove convenne ch'io l'acqua inghiottissi; ma forse sarà da interpretare, anche in base alla Crusca (che spiega: " nella qual condizione "), in un senso consecutivo-modale: " in tal modo che ", " così che ".
6. Se si accetta per Pg IV 60 ïo stava / stupido tutto al carro de la luce, / ove tra noi e Aquilone intrava, l'interpretazione proposta dal Mattalia, secondo il quale " ove: più che la zona o punto osservati, indica la ragione dello stupore ", andrà attribuito a o. un valore causale, che peraltro pare abbastanza controverso.
7. L'avverbio di luogo è usato per introdurre proposizioni interrogative dirette, e in D. si presenta solamente con verbi di stato, soprattutto nel sintagma ‛ ov'è ', posto in genere in principio di proposizione o subito dopo un vocativo: Rime LXXXV 14 un che si dole, / dicendo: ov'è 'l disio de li occhi miei?; If XXV 18 vidi un centauro pien di rabbia / venir chiamando: " Ov'è, ov'è l'acerbo? " (si noti l'effetto stilistico della reduplicazione; analogo il caso di Pd XIX 77-78); e ancora XXV 130 Maestro, ove si trova / Flegetonta e Letè?; XXXIV 103, Pg IX 86, XIV 97, XXXII 85. In If X 60 Se per questo cieco / carcere vai per altezza d'ingegno, / mio figlio ov'è?, va rivelata la collocazione accentuativa, in sede forte, del soggetto al principio di proposizione (si consideri l'accostamento proposto al riguardo dai commentatori a Aen. III 310-311 " … vivisne? aut, si lux alma recessit, / Hector ubi est? "); si veda anche Pd XXXI 64.
V. anche DOVE; U'. Per la nozione dottrinale di o. come categoria, v. UBI; Sito.
Bibl. -A. Mussafia, Una particolarità sintattica della lingua italiana dei primi secoli, in " In memoria di Nap. Caix e U.A. Canello. Miscellanea di filologia e linguistica ", Firenze 1886, 256 (per la collocazione di o. all'inizio di proposizione); G. Vandelli, Di un antico uso sintattico dei complementi di luogo, in " Studi d. " XIII (1928) 65-68 (in particolare, per ‛ là o. ' e simili, p. 67); A. Lichtenhan, La storia di Ove Dove Onde Donde Di dove Da dove, Berna 1951; G. Brodin, Termini dimostrativi toscani, Lund 1970 (per ‛ là o. ' in partic. alle pp. 164 ss.).