OVIEDO (A. T., 39-40)
Capoluogo della provincia spagnola dello stesso nome, già capitale del regno cristiano delle Asturie, oggi uno dei centri industriali più importanti della repubblica.
La città sorge a 229 m. s. m. sopra un terreno leggermente acclive, al riparo della Sierra de Naranco, che chiude da NO. una valle ridente (una delle poche larghe valli longitudinali del sistema cantabrico), fra Nalón e Nora, in posizione favorevole sulla via di comunicazione che congiunge la meseta (León) con l'orlo costiero sull'Atlantico, dove Gijón ne rappresenta lo sbocco. Il primo insediamento (Oveta) vi fu fissato verso la metà del sec. VIII, all'inizio della lotta per la reconquista, con la quale sta in rapporto il fiorire della città, divenuta nel sec. IX e rimasta fino al 924, la capitale del regno cristiano delle Asturie. Trasferita questa a León, Oviedo decadde, per risorgere a nuova vita solo in epoca recente, in seguito alla trasformazione operata dallo sfruttamento delle risorse minerarie della zona vicina, e all'impianto della grande industria moderna. Trasformazione che ha tuttavia alterato poco il carattere del vecchio centro, sia perché questo si è venuto sviluppando a poco a poco, sia perché gli stabilimenti industriali, almeno i maggiori, si tengono lontani dal recinto urbano: poco meno della metà della popolazione del término municipal vive infatti nei centri satelliti (dei quali il principale è Trubia, con la sua grande fonderia di cannoni, che impiega oltre 1300 operai), cresciuti relativamente assai più della città vera e propria. Questa, che resta ancora uno dei mercati agricoli più attivi della Spagna settentrionale, si serra attorno all'imponente plaza mayor, circondata da portici, che segna il punto d'incrocio delle quattro grandi vie di comunicazione (per Santander, Gijón, Ribadeo e León), corrispondenti alle direttrici dei traffici di Oviedo. Delle industrie cittadine le più notevoli sono le tessili (cotone e lana), le meccaniche (grande fabbrica d'armi a NE. della città, sulla via di Santander), quelle del cuoio e dei fiammiferi.
La popolazione della città è passata da 48.135 ab. nel 1900, a 75.463 nel 1930; il nucleo urbano non supera tuttavia i 40 mila abitanti. Oviedo è sede di vescovado.
Monumenti. - Il principale monumento è la cattedrale, iniziata al principio del sec. XIV e compiuta soltanto nel 1556, a pianta romanica ma, nell'alzato, di stile gotico fiammeggiante. Dei due, campanili che dovevano fiancheggiare la facciata solo quello di destra è stato compiuto, con ricca fioritura di guglie. Le porte si aprono in un atrio con ornamentazione interna fiammeggiante. L'interno della cattedrale è nettamente ogivale. La fastosa decorazione della cappella maggiore fu terminata nel 1525 da Giralte i Balsameda; a sinistra essa contiene il sepolcro gotico dell'arcivescovo Arias de Villar, del 1490. Le cappelle laterali sono in massima parte dei secoli XVII e XVIII. Gli stalli del coro, del sec. XV, sono stati attribuiti al fiammingo Juan de Malinas e al maestro Fadrique Alemán. La Cámara santa, o antica cappella di San Michele, contiene tra altro la croce detta "degli Angeli", rivestita di oro con filigrana, pietre preziose, pietre incise e cammei, donata alla cattedrale da Alfonso II il Casto, nell'808; un reliquiario rivestito di lamine d'argento parte a sbalzo, parte incise e niellate, con scene del Vangelo, e specialmente la Crocifissione, santi e iscrizioni latine e arabe, dono di Alfonso VI e di sua sorella Urraca, del 1075 circa; dittici di avorio; una croce in legno detta della Vittoria; un ciborio d'argento dorato con ornamentazione a sbalzo di foglie e di melograni e due iscrizioni in arabo e in latino, opera del sec. XI. All'estremità del braccio sinistro della cappella un portale gotico, ricco di sculture (sec. XV), dà accesso alla celebre cappella già fondata da Alfonso II, il "re casto" (morto nell'842), demolita nel 1705, ma subito ricostruita e decorata. In essa sono sepolti i re asturiani in un'unica tomba. Nella cappella di Santa Eulalia si conserva una cassa d'argento damaschinato con medaglioni contenenti gruppi di figure e un'iscrizione augurale araba. Il chiostro, secondo il Lampéry ispirato a quello di Burgos, è quadrangolare, con grandi archi a trafori. La sala del capitolo è del sec. XIII, gli stalli del XIV. A poca distanza dalla cattedrale si trova la chiesa del convento di San Vincenzo (sec. XVI), con chiostro della stessa epoca. Nell'università si conservano dipinti del Ribera, dello Zurbarán e di Luca Giordano; nel museo archeologico asturiano avanzi romani e tombe del sec. XIV. Nel 1553 il capomastro della cattedrale, Juan de Ceracedo, edificò la chiesa del convento di San Domenico e l'acquedotto detto "de los pilares", nei dintorni della città, il quale, essendo risultato troppo poco alto, fu ricostruito più tardi da Gonzalo de la Bárcena e Fernando de la Huerta; ad essi si devono il palazzo comunale, l'università e le cappelle della Barquera, di San Lorenzo e del Carmine. Gli architetti Sagarvinaga e Ventura Rodríguez, del sec. XVIII, sono autori rispettivamente delle cappelle di San Salvatore e dell'Ospedale.
Fuori di Oviedo si trova la chiesa di S. Giuliano ("Santullano"), del sec. IX, come quelle di S. Michele da Lino, posteriore di pochi anni, e S. di Maria de Naranco (v. naranco), che formano un gruppo di grandissima importanza per l'architettura preromanica.
Istituti culturali. - La fondazione dell'università risale a una bolla di Gregorio XIII (15 ottobre 1574); ma fu aperta nel 1604 ed ebbe il primo statuto nel 1607. Attualmente possiede le facoltà di legge, lettere e filosofia e di scienze; ad essa fanno capo soprattutto le provincie di Oviedo e di León. Vi è annessa la Biblioteca provincial y universitaria, il cui primo fondo risale al Settecento, e contiene più di 30.000 volumi. Inoltre: un Instituto general y técnico; una Escuela de Comercio; una Academia de Bellas artes; sono notevoli: il Museo provincial de Bellas artes, il Museo arqueológico asturiano; e svolge una seria attività la sezione asturiana della Sociedad española de fisica y química.
Storia. - La città fu fondata, nel 760, dal re delle Asturie Fruela I (v'era già tuttavia, prima, un embrione di abitato attorno a un santuario), che vi stabilì la sua corte, sì che da allora, sino alla fine del regno di Alfonso III, Oviedo fu la capitale del regno cristiano noto appunto come regno delle Asturie o di Oviedo. Dopo Alfonso III invece, la capitale fu trasferita a León (e il regno divenne regno delle Asturie e di León). Il periodo dei re fu per la città indubbiamente il periodo più splendido della sua storia, quello di cui restano anche le più preziose opere architettoniche che adornano l'attuale città. Tuttavia, anche trasferitasi la corte regia a León, Oviedo seguitò a godere, in genere, dei favori dei sovrani, specialmente copiosi nella seconda metà del sec. XII e nel sec. XIII. È questo il periodo in cui i cittadini di Oviedo, organizzati nel Consejo, rinsaldano e definiscono la loro vita comune (Ordenanzas del 1262), sfuggendo ora, di fatto, alla signoria del vescovo e del capitolo di San Salvatore, ai quali, per virtù di una donazione regia, spettava il governo della città. La vecchia Oviedo andò per tre quarti distrutta in un gravissimo incendio nel 1521. Dovette essere ricostruita; e per facilitare l'opera, Carlo V le concesse il mercato franco. I secoli XVI, XVII e XVIII trascorsero senza grandi eventi per Oviedo; invece nel maggio 1808 la città costituì uno dei centri della rivolta contro i Francesi, dopo gli eccidî del 2 maggio a Madrid, e fu perciò saccheggiata a due riprese dai Francesi.
La provincia di Oviedo. - Nome moderno (dopo il 1833) dell'antica regione delle Asturie, una delle provincie della Spagna del N., corrispondente al fianco settentrionale dei Cantabrici, dalla foce del Deva a quella del Ribadeo. Il territorio misura 10.895 kmq., e consta di tre zone distinte: una più interna propriamente montana (con altezze superiori ai 2000 m. e formante nell'insieme un elevato baluardo fra la costa e l'interno), che si va tanto più allontanando dal mare quanto più si procede verso O.; un'esile piattaforma costiera, discontinua e interrotta da intagli più o meno profondi delle valli sfocianti all'Atlantico (Sella, Nalón, Navia, Eo), e la fascia collinare interposta fra montagna e mare, risultante anch'essa da un certo numero di allineamenti in senso parallelo (Sierra de Abes, de Cuera) od ortogonale alla costa (Sierra del Rañadoiro). Ne consegue grande varietà di condizioni naturali e di clima: in questo sono comuni alla maggior parte del territorio asturiano (salvo cioè l'alpestre cimale cantabrico) l'influenza del vicino mare, una forte umidità, con piogge (Oviedo 935 mm. in media l'anno) ben distribuite (e perciò anche nella stagione calda), e temperature non eccessive (Oviedo: media di gennaio: 6°,6; di agosto, il mese più caldo, 17°,4; dell'anno 11°,8). Il terreno si presta, oltre che all'agricoltura (il mais, che tiene il luogo del frumento, forma, col castagno delle zone montane, la base dell'alimentazione locale), all'allevamento, compreso quello bovino (oltre 400 mila capi); ma più di tutto ha favorito lo sviluppo del popolamento la ricchezza di minerali utili, che va posta in rapporto con l'esistenza di rocce paleozoiche, massime del carbone (ma anche ferro e rame), del quale le Asturie rappresentano, nell'economia spagnola, una ricca riserva. L'industria, che può contare anche su notevoli risorse idriche, ha veduto fiorire essenzialmente la metallurgia (Oviedo, Mieres, La Felguera, Trubia), la fabbricazione dei tessuti (Salas, Piloña, Avilés), della carta, delle essenze (intensa coltura di alberi da frutta, soprattutto mele), ecc.; attività che si concentra quasi per intero nella zone prossime alla capitale e a Gijón.
La popolazione è cresciuta da 627.069 ab. nel 1900 a 791.855 nel 1930. La densità (73 ab. per kmq.) è assai più elevata che nel complesso della repubblica; accanto a zone montane quasi spopolate, le basse valli della regione centrale segnano valori non lontani dai 200-250 ab. per kmq. Il contrasto rispecchia la presenza di regioni agricolo-pastorali (Las Brañas, Cabrales, Valli del Narcea e del Sella), ancora in stadio piuttosto arretrato, accanto a quelle ove fiorisce la grande industria; a uno sviluppo più rapido si oppone, in primo luogo, la difficoltà delle comunicazioni. Tutta la zona a occidente del Nalón è priva di ferrovie, e un solo tronco, da Gijón a León, assicura i traffici con la retrostante meseta.