P
. Alla soglia del Purgatorio, l'angelo guardiano sette P ne la fronte mi descrisse / col punton de la spada (Pg IX 112), " cioè sette peccati mortali, figurati per questa lettera P: però che questa dizione peccato incomincia da P, unde pone la prima lettera per tutta la dizione " (Buti): ripetendo sette volte il suo gesto " el buono et prudente confessore dimostra che ogni peccatore qualche volta pecca in tutti e' septe peccati mortali " (Landino).
Nei P l'Andreoli vede più esattamente " le prave inclinazioni che i sette peccati lasciano nell'anima anche dopo la sacramentale assoluzione ": e in effetti, D. ha già fatto atto di contrizione (Divoto mi gittai a' santi piedi; / misericordia chiesi... / ma tre volte nel petto pria mi diedi [vv. 109-111], " accompagnando - dobbiamo figurarci - il gesto con le rituali parole: ‛ Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa ', Scartazzini-Vandelli; analoga l'interpretazione del Berardinelli, che gli stessi commentatori riportano in nota al v. 112). Da tali inclinazioni D. si purificherà man mano, avanzando lungo la via della penitenza; e infatti, già al passaggio dal primo al secondo girone, egli avverte di essersi liberato di una cosa greve, sicché l'ascesa gli pare più facile (XII 118). Si tratta appunto del primo P che l'angelo dell'umiltà ha cancellato ‛ battendo ' l'ali per la fronte del poeta (v. 98); e Virgilio spiega che quando i P che son rimasi / ... saranno, com'è-l'un, del tutto rasi (v. 121), l'ascesa sarà addirittura un diletto. (Inaccettabile, secondo il Busnelli, l'interpretazione del Filomusi Guelfi, il quale " vuole ... che piaghe, non peccati, significhino i sette P incisi sulla fronte di Dante ": cfr. " Bull. " XX [1913] 5).
Alla cancellazione degli altri P si allude, più o meno esplicitamente, in Pg XV 34 ss. (e cfr. v. 80), XVII 67-68, XIX 49, XXII 2-3 (l'angel ... n'avea vòlti al sesto giro, / avendomi dal viso un colpo raso), XXIV 148-149, XXVII 6 ss.
La sostituzione di una ‛ n ' a una ‛ p ' cambia radicalmente il significato di una parola, ferme restando tutte le altre lettere che la compongono; perciò D., dopo aver riportato l'opinione di Epicuro, il quale affermò questo nostro fine essere voluptade... cioè diletto sanza dolore, precisa: non dico ‛ voluntade ', ma scrivola per P (Cv IV VI 11).