PACE da Certaldo
PACE da Certaldo. – Secondo la Istoria della guerra di Semifonte – opera di discussa attribuzione, ma alla quale il nome di Pace è indissolubilmente legato – nacque il 3 luglio 1273 dal giudice messer Iacopo e da Cosa di Durante Chermontesi, il giorno esatto in cui, grazie alla mediazione e all’iniziativa di papa Gregorio X, fu firmata la pace tra le fazioni fiorentine, avvenimento che determinò il suo nome.
Figlio di uno degli uomini politici più influenti degli ultimi decenni del XIII secolo, alla morte del padre, Pace, divenuto a sua volta giurisperito, prese il suo posto sulla scena politica fiorentina. Per decenni rimase assiduamente al servizio della Repubblica, sia ricoprendo i maggiori uffici sia compiendo missioni diplomatiche. Nel 1304 fu giudice degli appelli del podestà di San Gimignano, messer Simone de Iaconi da Perugia; nel 1319 fu ambasciatore a Siena; nel febbraio 1320 andò in missione a Bologna in favore degli studenti fiorentini presso quella Università e pochi mesi dopo venne nominato tra gli ambasciatori diretti in Francia a reclutare cavalieri in occasione della guerra contro Castruccio Castracani. Nel 1324 partecipò con Cino da Pistoia a un consulto giuridico e nel 1334-35 fu, con Giovanni Villani e altri popolani fiorentini, arbitro in questioni di confini tra i Comuni di Poggibonsi e San Gimignano. Fu più volte priore delle arti, la carica più importante della Repubblica fiorentina: nel 1316-17 (insieme a Giovanni Villani), nel 1319, nel 1323 e nel 1331. Nel 1331 e nel 1336 fu estratto tra i Dodici buonuomini, ufficio che affiancava il priorato in particolare per le decisioni in materia economica, e nel 1322 e 1338, data dell’ultima notizia che lo riguardi, ricoprì l’ufficio di gonfaloniere di Compagnia. Fu consigliere nel Consiglio dei cento e nel Consiglio del capitano e nel 1323, durante il suo priorato, fu uno dei proponenti i nuovi criteri per le elezioni dei priori finalizzati a garantire un'estensione della partecipazione popolare e limitare il predominio nelle cariche delle grandi famiglie popolane.
Più che per la sua costante partecipazione alla vita pubblica, Pace è ricordato tuttavia come l’autore della citata Istoria della guerra di Semifonte, scritta probabilmente tra il 1320 e il 1332, nella quale vengono narrati gli avvenimenti della guerra mossa dal Comune di Firenze contro la terra di Semifonte – conclusasi nel 1202 con la distruzione di quest’ultima – intervallati dalle notizie sulla famiglia dell’autore, originaria di Semifonte e poi trasferitasi a Certaldo.
La Istoria inizia con la trascrizione di un privilegio concesso dall’imperatore Federico Barbarossa ai conti Alberti il 10 agosto 1164, documento che, in originale, sarebbe stato mostrato a Pace da Giovanni Villani nei mesi della loro comune partecipazione al priorato, tra dicembre 1316 e febbraio 1317. L’atto è rilevante perché con esso l’imperatore restituì e confermò al giovane Alberto IV dei conti Alberti i diritti e i possessi che i suoi antenati avevano avuto nella contea, successivamente alienati e dispersi durante la minore età di Alberto IV. Si trattava di un territorio ampio e vario che dall’Appennino bolognese giungeva fino alla val di Cornia e alle coste maremmane, comprendendo collegamenti stradali fondamentali per il commercio di materie prime e per l'allevamento. L’intento dei conti era controllare, attraverso una rete strategica di castelli, i principali assi viari della Toscana. In particolare la fondazione di Semifonte, in una zona d’incontro di importanti vie di comunicazione, era tesa a rafforzare il potere della famiglia. La rapida reazione fiorentina fece fallire il progetto e la caduta di Semifonte sancì il tracollo del disegno di costruire una compagine atta a contrastare il crescente potere fiorentino. Il conte Alberto stesso fu costretto ad aderire alla lega di San Genesio e a vendere il territorio di Semifonte ai fiorentini, abbandonando la difesa del luogo ai suoi abitanti e alla sua élite, ormai strutturata in Comune già dagli ultimi decenni del XII secolo. Ultimo rettore del Comune fu Scoto, identificato come il primo documentato fondatore della stirpe dei da Certaldo.
Alla storia della guerra si uniscono nella scrittura le vicende degli antenati di messer Pace, a partire proprio dall’avventurosa esistenza di Scoto, per molti anni al seguito di uno dei baroni di Federico Barbarossa, poi presente nella difesa di Semifonte, infine trasferitosi, nei suoi ultimi anni, a Certaldo, dove già dimorava il figlio. Il nipote di Scoto, Aldobrandino, spostò la propria residenza a Firenze, dove dimorò stabilmente a partire dal definitivo rientro dei guelfi in città fino alla morte di Federico II, e nella cui società si radicò sposando una donna fiorentina.
Secondo il preambolo al testo, il manoscritto di messer Pace sarebbe stato ritrovato in pessime condizioni dopo la sua morte, intorno alla metà del XIV secolo, dai figli Piero, Paolo e Vieri. Ritenendolo meritevole di essere conservato e tramandato per l’importanza dei fatti narrati e per le testimonianze sulla storia della famiglia da Certaldo, essi avrebbero ritenuto giusto copiarlo e integrarlo, compito assunto dallo stesso Piero. Della circolazione del manoscritto si ha notizia tra il secondo e il terzo decennio del XVII secolo. Di esso sarebbero esistite due copie, una eseguita da Piero Della Rena, proprietario del manoscritto originale, e una dal cavalier Giovanni Del Turco, interessato (come i Della Rena) al testo, perché sostenitore della provenienza della propria famiglia da Semifonte (sarebbe disceso da un Turco, che vi avrebbe abitato proprio durante il periodo della guerra e apparirebbe come uno dei firmatari dei patti di fedeltà a Firenze).
L’opera fu bollata quale falso da molti eruditi già all’inizio del XVIII secolo. La sua edizione, come opera autentica, nel 1752, a cura di Giovanni Targioni Tozzetti e poi nel 1753, insieme alla Cronichetta di Neri degli Strinati, a opera di Rosso Martini, fece rinascere le discussioni sulla sua autenticità. Il dibattito proseguì per tutto il XVIII e XIX secolo con giudizi pressoché unanimi sulla sua composizione in epoca moderna. In questo caso messer Pace da Certaldo, personaggio storico realmente esistito, non corrisponderebbe all’effettivo esecutore dell’opera, da rintracciare piuttosto in eruditi del XVII secolo che avevano l’intento di dare una base documentaria alle pretese di antichità di alcune famiglie.
Fonti e bibl.: Firenze, Biblioteca Nazionale, Magliabechiano. XXV, 431; Ibid., Archivio Rosselli Del Turco, cartt. 74, f. 98; San Gimignano, Biblioteca comunale, Manoscritti, nn. 69, 70, 71; Archivio di Stato di Firenze, Provvisioni, Registri, 16, c. 40v; Consulte e pratiche, 2, c. 225r; Notarile Antecosimiano, 17044, cc. 46r, 50v; G. Targioni Tozzetti, Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana, V, Firenze 1752, pp. 177-271; Istoria della guerra di Semifonte e Cronichetta di Neri degli Strinati, a cura di R. Martini, Firenze 1753; I. Sanesi, Di un incarico dato dalla Repubblica fiorentina a Giovanni Villani, in Archivio storico italiano, s. 5, XII (1893), pp. 366-369; R. Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz,II-IV, Berlin 1900-08, ad ind.; I. Del Lungo, Semifonte, in Miscellanea Storica della Valdelsa, XVIII (1910), pp. 11-30; Il Libro di buoni costumi di Paolo di Messer Pace da Certaldo, a cura di S. Morpurgo, Firenze 1921; R. Davidsohn, Storia di Firenze, I-V, Firenze 1960-72 (Berlin 1896-1927), ad ind.; P.G. Ricci, Aneddoti di letteratura fiorentina. Per la «Storia della Guerra di Semifonte», in Rinascimento, XIII (1962), pp. 39-56; E. Salvini, Semifonte, Firenze 1969; F. Pezzarossa, Tradizione fiorentina della memorialistica, in La «Memoria» dei mercatores. Tendenze ideologiche, ricordanze, artigianato in versi nella Firenze del Quattrocento, a cura di G.M. Anselmi - F. Pezzarossa - L. Avellini, Bologna 1980, pp. 39-149; J.M. Najemy, Corporatism and consensus in Florentine electoral politics, 1282-1400, Chapel Hill 1982; M.A. Morelli Timpanaro, Il dibattito sulla «Storia della guerra di Semifonte» nei secoli XVII-XX, in Critica Storica, XXIII (1986), 2, pp. 215-258; I Consigli della Repubblica fiorentina. Libri fabarum XVII (1338-1340), a cura di F. Klein, Roma 1995; Libri fabarum XIII e XIV (1326-1331), a cura di L. De Angelis, Roma 2000; Florentine Renaissance resources: online Tratte of office holders 1282-1532, a cura di D. Herlihy - R. Burr Litchfield - A. Molho - R. Barducci [2000,http://www.stg.brown.edu/projects/tratte/]; Semifonte in Val d’Elsa e i centri di nuova fondazione dell’Italia medievale, a cura di P. Pirillo, Firenze 2004.