pace
Condizione di assenza di guerre e conflitti, sia all’interno di un popolo, di uno Stato, di determinati gruppi, sia all’esterno, con altri popoli, altri Stati, altri gruppi. Nel De cive (1642) Hobbes afferma che «la prima e fondamentale legge di natura è che si deve ricercare la pace quando la si può avere; quando non si può, bisogna ricercare aiuti per la guerra». Lo stesso passaggio dallo stato naturale allo Stato politico va inquadrato nella ricerca che gli uomini fanno della pace: lo stato naturale è infatti uno stato di insicurezza, di conflitti, e, potenzialmente, di guerra fra gli uomini; solo lo Stato politico può garantire la pace. Se la pace di cui parla Hobbes è essenzialmente quella all’interno di un Paese, nella cultura europea si manifesta anche, soprattutto nel Settecento, una appassionata ricerca della pace fra gli Stati. L’Abate di Saint-Pierre e Rousseau elaborano progetti per la pace universale. Ma soprattutto Kant, con il saggio Per la pace perpetua (1795), delinea uno sviluppo storico che porterà inevitabilmente, a suo avviso, a una pace stabile fra i popoli. Infatti è una tendenza irresistibile di tutti i popoli, secondo Kant, darsi una costituzione repubblicana, cioè una costituzione basata sui principi di libertà (nella sfera economico-sociale), di eguaglianza (di fronte alla legge), di indipendenza (nel senso che tutti i cittadini economicamente indipendenti sono dotati dei diritti politici ed eleggono i propri rappresentanti, incaricati di produrre le leggi). E poiché in uno Stato repubblicano la guerra non può essere dichiarata senza il consenso dei cittadini (ovvero dei loro rappresentanti), è evidente che gli Stati repubblicani tenderanno alla pace, e a salvaguardarla attraverso una confederazione di popoli (Voelkerbund). Questa profonda aspirazione alla pace espressa da Kant sarà irrisa da Hegel: secondo Hegel la pace fra i popoli è impossibile, poiché ogni Stato ha interessi propri, che confliggono con gli interessi degli altri Stati; inoltre la pace perpetua non è nemmeno augurabile, poiché essa indebolirebbe la tensione dei sudditi per aumentare la forza e la potenza dello Stato al quale appartengono.