Pacem in terris
Enciclica di papa Giovanni XXIII pubblicata l'11 aprile 1963 e rivolta all’episcopato, al clero e ai fedeli di tutto il mondo, nonché a «tutti gli uomini di buona volontà». L’argomentazione si sviluppa su tre piani interconnessi: i rapporti tra i cittadini e le autorità politiche, i rapporti tra le comunità politiche, e i rapporti dei cittadini e delle comunità nazionali con la comunità mondiale. Il nocciolo dell’enciclica è l’affermazione di un ordine giusto voluto da Dio, incentrato sulla dignità dell’uomo e gradualmente riflesso nella storia dall’evoluzione delle istituzioni umane. Definiti i diritti fondamentali della persona, da quelli elementari (cibo, vestiario, abitazione, riposo, cure mediche) fino ai «diritti a contenuto politico», e i corrispondenti doveri, il documento delinea un sistema di rapporti tra le comunità politiche basato sulla loro uguaglianza «per dignità di natura», sul loro diritto a un’esistenza indipendente, sulla tutela delle minoranze, sull’accoglienza dei profughi politici, sulla solidarietà e la reciproca fiducia come unica possibile alternativa alla corsa agli armamenti, convenzionali e nucleari. Ne discende il profilo di un ordine giuridico e politico mondiale corrispondente al «bene comune universale», e necessitante di adeguati «poteri pubblici», istituiti consensualmente e finalizzati al riconoscimento, al rispetto, alla tutela e alla promozione dei diritti della persona, fatto salvo il principio di sussidiarietà. Nella parte pastorale, l’enciclica sottolinea il dovere di partecipare attivamente alla vita pubblica e la possibile collaborazione tra cattolici e non cattolici sul piano economico, sociale e politico.