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PACORET de SAINT-BON, Simone Antonio

di Marco Gemignani - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 80 (2014)
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PACORET de SAINT-BON, Simone Antonio

Marco Gemignani

– Nacque a Chambéry, in Savoia, il 20 marzo 1828 dal cavaliere Carlo Francesco, all’epoca presidente del Senato della Savoia, e da Luigia Francesca de Grailly de Veigy.

I membri della famiglia Pacoret, una delle più note di Chambéry, avevano rivestito importanti cariche pubbliche fin dal XIV secolo e nella seconda metà del Settecento al cognome fu aggiunto il predicato ‘de Saint-Bon’, nome di un feudo situato nella valle superiore del fiume Isère, che qualificava il titolo di conte.

Pacoret de Saint-Bon il 1° aprile 1842 fu ammesso come allievo nella Regia scuola di marina di Genova e, completato il periodo di istruzione, come guardiamarina di seconda classe del corpo dello Stato Maggiore generale si imbarcò il 1° luglio 1846 sulla corvetta a vela Aurora; il 16 giugno 1847 fu promosso guardiamarina di prima classe. Poche settimane dopo fu trasferito sulla corvetta di secondo rango a ruote Tripoli e poi sulla similare Malfatano, con la quale partecipò all’inizio della prima guerra d’indipendenza. Il 18 aprile 1848 fu destinato sul brigantino Daino, a bordo del quale si distinse nel giugno successivo durante il cannoneggiamento del forte austriaco di Caorle.

Il 16 febbraio 1849 ebbe il grado di sottotenente di vascello, fu trasferito sulla fregata a vela Des Geneys e nello stesso mese sposò l’anconetana Zobeide Vittoria Carolina Gianelli. Destinato nuovamente sul Daino e dal 16 gennaio 1851 sulla pirofregata di secondo rango a ruote Governolo, con quest’ultima nave compì un viaggio a Londra per trasportarvi il materiale destinato al padiglione sardo dell’esposizione internazionale che vi si stava allestendo. Durante la missione fu raggiunto dalla notizia che la moglie e un figlio nato da poco erano deceduti per il colera.

Dopo altri imbarchi, il 1° gennaio 1855 fu promosso luogotenente di vascello di seconda classe e, nell’imminenza della partecipazione sarda alla guerra di Crimea, ebbe il suo primo incarico veramente impegnativo, quello di comandante in seconda della pirofregata di secondo rango a ruote Costituzione. Le sue responsabilità aumentarono nel luglio successivo in quanto fu nominato comandante provvisorio della nave, con la quale effettuò alcuni viaggi da Genova in Crimea per rifornire il corpo di spedizione sardo. Il 15 luglio 1856 lasciò la pirofregata e iniziò un periodo di servizio a terra interrotto dal dicembre 1856 al gennaio 1857 dall’imbarco sul trasporto a elica Dora.

Iniziata il 27 aprile 1859  la seconda guerra d’indipendenza, fu destinato per pochi giorni a bordo della corvetta di primo rango a vela Euridice e dal 28 maggio ebbe l'incarico di comandante in seconda sull’avviso a ruote Monzabano, impegnato nel trasporto delle truppe francesi da Marsiglia a Genova. Mentre era a bordo di tale nave, il 16 giugno 1859 fu promosso luogotenente di vascello di prima classe. Dopo nuovi imbarchi, il 4 aprile 1860 venne nominato comandante dell’avviso a ruote Ichnusa, che fu destinato a missioni logistiche e di collegamento durante la fase iniziale della spedizione dei Mille. Il 13 settembre successivo gli fu assegnato il comando della cannoniera di seconda classe a elica Confienza, il 16 novembre fu promosso capitano di corvetta e il 1° gennaio 1861 ebbe il grado di capitano di fregata di seconda classe.

Il 22 dello stesso mese prese parte al cannoneggiamento della piazzaforte borbonica di Gaeta, che gli valse la nomina a ufficiale dell’Ordine militare di Savoia; in seguito la Confienza prese parte all’assedio di Messina, che capitolò il 12 marzo 1861, cinque giorni prima della proclamazione del Regno d’Italia. Il 1° aprile Pacoret de Saint-Bon sbarcò; nei mesi successivi ebbe un riconoscimento dal ministro della Marina Luigi Federico Menabrea per aver compilato delle valide ordinanze provvisorie per il servizio a bordo delle navi. Menabrea lo incaricò anche di accompagnare il contrammiraglio Vincenzo Riccardi di Netro in un’importante missione in Francia e in Gran Bretagna per studiare l’organizzazione delle marine di quei paesi e gli orientamenti seguiti nell’ambito delle costruzioni navali.

Rientrato in Italia, il 27 novembre 1862 fu nominato comandante della Regia scuola di marina di Napoli.

Grazie all’esperienza acquisita all’estero, pubblicò un opuscolo (Pensieri sulla Marina militare, Napoli 1862) in cui si schierava a favore delle nuove navi in ferro e auspicava che la classe dirigente potenziasse la Marina autorizzando la loro costruzione e quelle delle infrastrutture a esse necessarie e che inoltre fosse maggiormente curato l’addestramento del personale. Il 1° aprile 1863 fu promosso capitano di fregata di prima classe e le idee espresse nel suo opuscolo servirono da guida per i ministri della Marina che si succedettero in quel periodo, tanto che uno di essi, il generale Efisio Cugia, dal 1° agosto al 1° novembre 1863 lo volle capo dell’ufficio di gabinetto del ministero della Marina. Ripresi gli imbarchi, all’inizio del 1866 si risposò con Filippina de Bonne Savardin (anche lei originaria di Chambéry)

Nella terza guerra d’indipendenza si segnalò come comandante della pirocorvetta corazzata Formidabile durante l’attacco a Lissa, ottenendo la medaglia d’oro al valore militare. La soddisfazione per questo ulteriore riconoscimento fu offuscata poco dopo dalla morte della seconda moglie a causa dell’ennesima epidemia di colera.

Promosso il 1° gennaio 1868 capitano di vascello di seconda classe, l’8 dicembre dello stesso anno divenne il comandante militare locale della Marina a La Spezia e, dopo l’imbarco sulla pirofregata corazzata Ancona, il 16 ottobre 1871 divenne capo di Stato Maggiore del secondo dipartimento marittimo di Napoli.

Il 1° aprile 1872 ebbe il grado di capitano di vascello di prima classe e quasi quattro mesi dopo divenne comandante della pirofregata corazzata Conte Verde.

Il 10 luglio 1873 fu nominato ministro della Marina nel secondo governo Minghetti e cinque giorni dopo venne promosso contrammiraglio. Nel nuovo incarico, che resse fino al 25 marzo 1876, si impegnò per far costruire grandi corazzate dotate di un formidabile armamento e ben protette, per incrementare gli studi sulle mine e sui siluri e per migliorare l’organizzazione della forza armata.

Promosso viceammiraglio il 16 novembre 1877, dal 6 marzo 1878 al 14 febbraio 1879 divenne comandante in capo della Squadra permanente e al termine di questo incarico fu collocato in ausiliaria. Richiamato in servizio il 16 settembre 1879, dal 18 gennaio 1880 al 1° aprile 1882 fu responsabile del primo dipartimento marittimo di La Spezia e in tale periodo pubblicò il libro La quistione delle navi (Torino 1881), in cui rimarcava la necessità per l’Italia di avere una grande flotta.

Di nuovo comandante in capo della Squadra permanente dal 13 aprile 1882 al 1° gennaio 1883, dal 10 febbraio 1884 al 30 novembre 1888 fu presidente del Consiglio superiore di Marina, rivestendo per primo nello stesso lasso di tempo anche la carica di capo di Stato Maggiore della Marina.

Il 1° dicembre 1888 divenne comandante in capo del secondo dipartimento marittimo di Napoli e il 26 gennaio 1889, dopo essere stato eletto quattro volte alla Camera dei deputati dal 1870 al 1886, fu nominato senatore e membro della commissione Finanze.

Il 15 febbraio 1891 riottenne la carica di ministro della Marina nel primo governo di Rudinì, posizione che gli fu confermata nel primo dicastero Giolitti che subentrò il 15 maggio 1892. Ebbe così modo di dedicarsi all’ulteriore potenziamento della Regia Marina, che in quel periodo si collocava al terzo posto a livello mondiale.

Morì a Roma il 26 novembre 1892.

Fonti e Bibl.: Roma, Ministero della Difesa, Archivio dell’Ufficio storico della Marina militare, Biografie Ufficiali, b. P 1, f. 4; Ibid., Raccolta di base, b. 76, f. 2; b. 94, f. 3; b. 98, f. 2; b. 116, f. 2; b. 117, f. 1; b. 118, f. 2; b. 125, f. 2; b. 139, ff. 2, 3, 7, 11; b. 141, f. 1; b. 143, f. 3; b. 2125, f. 7; b. 2378, f. 9. Inoltre: C. De Amezaga, Il pensiero italiano navale. Cose vecchie sempre nuove, Genova 1898, pp. 6, 10 s., 179, 187, 193, 196 s., 202, 213, 230, 234-236; E. Prasca, L’Ammiraglio S. de S. B., Roma-Torino 1906; G. Rota, Il pensiero tecnico dell’Ammiraglio S. B., in Rivista Marittima, LXI (1928), 4, pp. 28-42; M. Zimolo, L’Ammiraglio di S. B. (1829-1929), Torino 1929, pp. 5-20; A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, Milano 1940 I, pp. 356 s.; S. Romiti, Le Marine militari italiane nel Risorgimento (1748-1861), Roma 1950, pp. 336, 338 s.; A. Iachino, La campagna navale di Lissa 1866, Milano 1966, pp. 13, 340, 355, 364-370, 378, 390-393, 437, 513, 587, 593, 599, 601; M. Gabriele - G. Friz, La flotta come strumento di politica nei primi decenni dello stato unitario, Roma 1973, pp. 227, 303 s., 325; F. Micali Baratelli, La Marina Militare italiana nella vita nazionale (1860-1914), Milano 1983, pp. 76, 120-122, 124, 168, 177-180, 183 s., 202, 205 s., 210, 227 s., 240, 243-245, 249, 252 s., 257 s., 265 s., 275 s., 280 s., 316, 354, 399; O.O. Miozzi, Ordine militare d’Italia, Roma 1991, p. 84; Id., Le medaglie d’oro al valore militare, Roma 1992, pp. 114 s.; M. Gabriele, Benedetto Brin, Roma 1998, pp. 17 s., 20, 22-27, 29-31, 34, 37, 44-48, 52, 69, 73, 75 s., 79-84, 88 s., 130, 133, 146; F. Bargoni - F. Gay - V.M. Gay, Navi a vela e navi miste italiane (1861-1887), Roma 2001, pp. 200, 223, 297, 338, 385, 442; M. Gabriele, S. P. de S. B., Roma 2002; M. Gabriele, Giovanni Bettolo, Roma 2004, pp. 12 s., 20 s., 23, 27-29, 40, 79, 89, 141; C. Paoletti, La riorganizzazione della Regia Marina dopo il 1873, in Rivista marittima, CXL (2007), 12, pp. 78-81, 83-85, 94; E. Martino, Lissa 1866: perché?, in Storia militare, XIX (2011), 214, p. 6 (I parte); Camera dei deputati, Portale storico, ad nomen (http://storia.camera.it/deputati); Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale I senatori d'Italia, II, Senatori dell'Italia liberale, ad nomen (http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf).

Vedi anche
Acton, Guglielmo Ammiraglio (Castellammare di Stabia 1825 - Napoli 1896), fratello di Emerich e Ferdinando; capitano di fregata nella marina del Regno di Napoli, passato come capitano di vascello nella marina italiana, si distinse a Lissa. Fu ministro della Marina nel 1870-71, senatore (1871) e nel 1879 fu promosso ... Brin, Benedetto Uomo politico italiano (Torino 1833 - Roma 1898); economista, generale del genio navale, fu il rinnovatore della nostra marina militare: creatore delle prime grandi corazzate moderne ("Duilio", 1873), progettista dei primi incrociatori da battaglia ("Lepanto", 1885), fu ministro della Marina quattro ... Persano, Carlo Pellion conte di Ammiraglio (Vercelli 1806 - Torino 1883). Partecipò con successo alla prima guerra d'Indipendenza (bombardamento dei forti di Caorle e Santa Margherita, 10 giugno 1848) e nel 1859 divenne contrammiraglio della flotta sarda della quale l'anno successivo ebbe il comando; fu inviato dapprima nel Tirreno ... Rudinì, Antonio Starrabba marchese di Rudinì, Antonio Starrabba (o Starabba) marchese di. - Uomo politico (Palermo 1839 - Roma 1908). Laureatosi in legge a Palermo, costretto all'esilio per aver preso parte ai moti insurrezionali antiborbonici dell'apr. 1860, nel 1864 fece ritorno nella sua città e ne fu eletto sindaco. Distintosi per le ...
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    Ammiraglio (Chambéry 1828 - Roma 1892). Arruolatosi nella marina sabauda, partecipò alle guerre di indipendenza e alla campagna del 1860-61. Nel 1866, quale comandante della Formidabile, si segnalò per l'attacco ai forti di Porto S. Giorgio e Lissa, ottenendo la medaglia d'oro al valor militare. Ministro ...
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    Enciclopedia Italiana (1936)
    Guido Almagià Ammiraglio italiano, nato a Chambéry (Savoia) il 20 marzo 1828, morto a Roma il 26 novembre 1892. Il 1° aprile 1842 entrò nella R. Scuola di marina di Genova, e ne uscì guardiamarina di a classe il 10 luglio 1846. Fu promosso guardiamarina di 1ª classe nel 1847 e sottotenente di vascello ...
Vocabolario
bon gré mal gré
bon gre mal gre bon gré mal gré ‹bõ ...› locuz. fr. (propr. «[di] buon grado [o di] mal grado»). – Espressione corrispondente alle locuzioni ital. per amore o per forza, volente o nolente, ecc.
bon plaisir
bon plaisir ‹bõ ple∫ìr› locuz. m., fr. (propr. «buon piacere»). – Beneplacito; espressione che, usata originariamente dai sovrani (car tel est notre bon plaisir), e divenuta poi di uso generico, si adopera talvolta anche in contesti ital.,...
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