PADERBORN
(Padari Brunno nei docc. medievali)
Città della Germania (Renania settentrionale-Vestfalia), situata sul luogo di intersezione dello Hellweg, tra il Reno e l'Elba, con la via dei traffici tra Brema e Francoforte.Gli scavi hanno portato alla luce resti di case dei secc. 3° e 4° e inoltre, sull'area dei più tardi palazzi reali e imperiali, le vestigia di un insediamento sassone della seconda metà del sec. 8°, contornato da un bastione che, in epoca carolingia, venne rinforzato in opera muraria e circondato da una palizzata; nel sec. 9° all'interno di tale insediamento si trovava anche il duomo.Durante le guerre sassoni condotte da Carlo Magno, P. ebbe grande importanza e nel 777 ospitò la prima dieta imperiale in terra sassone. In riferimento a questa occasione compare la prima citazione della città (Poeta Saxo, Annales). Nel 799 Carlo Magno incontrò a P. il papa Leone III e vi fondò il Sacro romano impero; nell'805 P. divenne sede vescovile.Il vescovo Badurado nell'836 fece traslare da Le Mans a P. le reliquie di s. Liborio (Translatio s. Liborii), il cui culto da quel momento assunse sempre maggiore importanza. All'epoca di Enrico II (1002-1024) la città si sviluppò ampiamente; nel 1002 l'arcivescovo di Magonza Villigiso vi incoronò Cunegonda, moglie di Enrico II, e vi nominò vescovo il proprio cappellano del duomo, Meinwerk (1009-1036), a sua volta promotore di un'intensa attività edilizia.Verso la fine del sec. 12° la città medievale fu dotata di una cinta muraria con cinque porte, mentre nel 1279 sorse il Rathaus. Nel 1294 P. aderì alla Lega anseatica. La prima chiesa palatina, fondata nel 777 da Carlo Magno e dedicata al Salvatore, si estendeva a N dell'od. duomo come semplice edificio rettangolare, a S del quale, nell'area del cimitero, Carlo Magno eresse nel 799 la cattedrale di St. Maria, St. Liborius und Kilian: una basilica a tre navate, probabilmente su colonne, con una terminazione orientale che era forse composta da un'abside centrale semicircolare fiancheggiata da due absidi laterali. La costruzione fu ampliata poco dopo l'815 da Badurado con l'inserimento di un transetto occidentale provvisto di cripta anulare, del tutto analoga a quella della cappella di St. Michael a Fulda. Nel sec. 10° venne aggiunto un ampio coro con una cripta 'a sala' destinata a ospitare le reliquie di s. Liborio. Intorno al Mille un incendio distrusse quasi del tutto la chiesa, la cui immediata ricostruzione spettò al vescovo Rethar (1000-1009), che, tuttavia, morì prima del completamento; a questa fase appartenne il Westwerk costruito al posto del coro occidentale. Il successore, Meinwerk, tra il 1009 e il 1015 fece distruggere la fabbrica di Rethar per una nuova costruzione, consacrata nel 1015, di dimensioni analoghe a quelle della chiesa attuale. Egli riprese la cripta così come le fondamenta del corpo longitudinale carolingio, dispose il transetto a E e costruì un Westwerk. A S prolungò il transetto con una cappella a due piani, di cui quello inferiore era voltato e fungeva da cappella privata del vescovo. La chiesa bruciò nel 1058, determinando così un'ulteriore fase di costruzione, conclusasi nel 1068 con la consacrazione da parte del vescovo Imad (1051-1076), dopo appena dieci anni di attività edilizia. Venne prolungato il coro verso E fino all'od. conclusione della cripta; al transetto orientale se ne aggiunse uno occidentale munito di coro, si ampliò la navata mediana e venne innalzata una torre. Nel 1133 un altro incendio distrusse nuovamente gran parte del duomo. L'edificio successivo fu una basilica romanica coperta a volte che, probabilmente, superava per dimensioni tutti gli edifici monumentali voltati nell'area dell'antica Sassonia. Di questa fase rimasero in piedi la cripta e l'atrio meridionale.L'od. duomo fu costruito per buona parte tra il 1220 e il 1280 e consiste di un corpo longitudinale 'a sala' con coro orientale rettangolare, diviso in due campate. A O fu innalzato un secondo coro. L'edificio si inserisce nella tradizione dell'architettura della Vestfalia intorno al 1200, costituendo, con il duomo di Münster (v.), la Marienkirche am Markt a Lippstadt e la chiesa cistercense di Marienfeld un gruppo a sé stante.Nella parete meridionale del transetto occidentale si trova un atrio con l'ingresso principale al duomo, il portale del Paradies. Esso sorse intorno al 1230 come portale a colonne e intorno al 1250 fu ricostruito come portale a figure. Al centro, sul trumeau, è posta la figura di Maria con il Bambino, fiancheggiata dalle statue lignee di S. Chiliano e S. Liborio addossate ai battenti della porta. Sulla fronte sud del transetto orientale si apre una finestra a traforo e si trovano i frammenti murati di un portale a figure, il portale c.d. della Sposa, del 1270-1280, di cui si conservano le Vergini sagge e le vergini stolte e il timpano con scene della Vita di Gesù. Tra gli oggetti di arredo più significativi del duomo è da citare la Madonna c.d. di Imad (Erzbischöfliches Diözesanmus. und Domschatzkammer), realizzata nel primo periodo di governo di questo vescovo. Si tratta di una scultura di legno di tiglio, in origine policroma, nella cui parte posteriore è ricavata una cavità per le reliquie. Nell'incendio del 1058 venne danneggiata, quindi rivestita da una lamina di rame dorato, ornata da pietre preziose. Essa appartiene al tipo delle Goldene Madonnen. Un ulteriore elemento di arredo è l'altare portatile in lamina d'argento in parte dorata (Erzbischöfliches Diözesanmus. und Domschatzkammer), opera di Roger di Helmarshausen (v.), commissionata dal vescovo Enrico II (1084-1127) e realizzata intorno al 1120.Il palazzo imperiale carolingio si trova nelle immediate vicinanze della chiesa vescovile. Il suo nucleo è costituito da un'aula lunga m 30,90 e larga m 10,30. A N-E si trovava il complesso residenziale e per le attività produttive e a O la prima costruzione della Salvatorkirche, che successivamente venne spostata poco più a S-O. Dopo la distruzione del palazzo imperiale nel corso dell'insurrezione sassone del 778 si rese necessaria una ricostruzione, tanto più che anche Ludovico I il Pio (814-840), Ludovico il Germanico (833-876) e Ottone I il Grande (936-973) vi tennero le loro assemblee e vi soggiornarono a lungo. In seguito anche il vescovo Meinwerk si adoperò per la ricostruzione, oltre che del duomo, anche del palazzo. A N dell'antica aula sorsero la nuova sala delle cerimonie e la cappella dedicata a s. Bartolomeo, unico edificio dell'epoca conservatosi. Secondo la Vita Meinwerci (155), per la costruzione egli avrebbe impiegato greci operarii, circostanza che ha fatto più volte parlare di caratteri bizantini nella cappella. Si tratta di una piccola fabbrica rettangolare a tre navate di quattro campate, con abside sporgente; all'interno le pareti sono provviste di nicchie e le volte cupoliformi poggiano su snelle colonne. L'edificio era connesso al palazzo e al duomo. Al suo interno si svolsero incoronazioni e investiture solenni con processioni liturgiche. Mietke (1991) ha dimostrato che l'intervento dei greci operarii nella cappella dovette limitarsi esclusivamente alle volte, che nella loro tipologia slanciata su pennacchi rappresentano una novità.La Abdinghofkirche, un tempo dedicata ai ss. Pietro e Paolo, si trova poco a O del duomo e venne eretta, su strutture precedenti, dal vescovo Meinwerk negli anni 1016-1031 come chiesa monastica benedettina.I precedenti edifici carolingi, messi in luce dagli scavi, sono stati individuati erroneamente nella Salvatorkirche (Ortmann, 1977); quest'ultima, tuttavia, grazie al lavoro fondamentale di Lobbedey (1986) sul duomo di P., è stata invece localizzata nell'area del palazzo. La chiesa di Meinwerk è il risultato di una ricostruzione resasi necessaria dopo l'incendio del Mille: si tratta di una basilica a tre navate con coro orientale rettangolare, crociera isolata, transetto non sporgente, fronte occidentale rettilinea e atrio. La Busdorfkirche (od. parrocchiale di St. Petrus und Andreas), situata presso la cinta difensiva, venne fondata come collegiata da Meinwerk ed era in origine un edificio ottagonale con quattro bracci disposti a croce, ispirato al modello del Santo Sepolcro di Gerusalemme, come attesta anche il documento di consacrazione datato 25 maggio 1036. Successivamente, il vescovo Imad, nipote di Meinwerk, proseguì l'opera del suo predecessore con l'edificazione di una basilica a tre navate, circondata da una corte; la chiesa, dedicata ai ss. Pietro e Andrea, venne consacrata già nel 1068. L'attuale edificio, frutto di una ricostruzione avvenuta nel sec. 13° dopo la distruzione provocata da incendi, consiste invece di un corpo longitudinale 'a sala', diviso in tre navate e scandito in tre campate coperte a volta. A E, più stretto della navata mediana, si trova il lungo coro rettilineo, diviso in tre campate: quella centrale, quasi quadrata, con volta a crociera e le due laterali, rettangolari, coperte a botte e a crociera.Mentre nel corpo longitudinale della chiesa possono essere distinte due fasi costruttive, nell' od. coro se ne individuano cinque. Allo stesso modo le parti superiori delle pareti del coro e la zona tra le torri orientali non risalgono all'epoca di Meinwerk, ma sono di molto successive.
Bibl.:
Fonti. - Poeta Saxo, Annales, a cura di P. van Winterfeld, in MGH. Poëtae, IV, 1899, pp. 1-72: 14-15; Translatio s. Liborii, a cura di G.H. Pertz, in MGH. SS, IV, 1841, pp. 150-157; Vita Meinwerci episcopi Patherbrunnensis, a cura di F. Tenckhoff, in MGH. SS rer. Germ., LIX, 1921.
Letteratura critica. - Sankt Liborius. Sein Dom und sein Bistum, a cura di P. Simon, Paderborn 1936; B. Ortmann, Die Baugeschichte der Salvator- und Abdinghofkirche zu Paderborn/Westfalen nach den Ausgrabungen 1949-56, Westfälische Zeitschrift 107, 1957, 2, pp. 255-364; W. Winkelmann, Der Königspfalz und die Bischofspfalz des 11. und 12. Jahrhunderts in Paderborn, FS 4, 1970, pp. 398-415; id., Die karolingische und ottonische Kaiserpfalz von Paderborn, Paderborn 1971; B. Ortmann, Die ältesten Befestigungen innerhalb der Altstadt von Paderborn seit karolingischer Zeit, Freiburg 1977; C. Heitz, L'architecture religieuse carolingienne. Les formes et leurs fonctions, Paris 1980; M. D'Onofrio, Tipologia e simbologia di alcuni palazzi imperiali, in Riforma religiosa e arti nell'epoca carolingia, "Atti del XXIV Congresso internazionale di storia dell'arte, C.I.H.A., Bologna 1979", a cura di A.A. Schmid, I, Bologna 1983, pp. 23-26; P. Piasecki, Die Grundriss-Planproportionen der Abdinghofkirche des Bischofs Meinwerk von Paderborn (1016-1031), Das Münster 36, 1983, pp. 218-223; U. Lobbedey, Der Dom zu Paderborn, Münster 1984; N. Börste, Der Paderborner Dombau des 13. Jahrhunderts (tesi), Münster 1985; U. Lobbedey, Die Ausgrabungen im Dom zu Paderborn 1978/80 und 1983, 4 voll., Bonn 1986; H. Claussen, Zu dem Portal des 13. Jahrhunderts im Ostquerhaus des Paderborner Domes, Westfalen 67, 1989, pp. 146-160; A. Fiebig, Das Hallenlanghaus des Mindener Doms. Neue Beobachtungen zu Datierung und architekturgeschichtlicher Stellung, Niederdeutsche Beiträge zur Kunstgeschichte 30, 1991, pp. 9-28; G. Mietke, Die Bautätigkeit Bischof Meinwerks von Paderborn und die frühchristliche und byzantinische Architektur (Paderborner Theologische Studien, 21), Paderborn e altrove 1991; Vorromanische Kirchenbauten. Katalog der Denkmäler bis zum Ausgang der Ottonen, a cura di W. Jacobsen, L. Schaefer, H.R. Sennhauser (Veröffentlichungen des Zentralinstitus für Kunstgeschichte, 3, 2), München 1991.N.M. Zchomelidse