Padova
Città del Veneto, capoluogo di provincia. Secondo la leggenda fu Antenore, il mitico eroe troiano che guidò i veneti nella loro trasmigrazione dall’Asia Minore in Italia, a fondare P. nel 1184 a.C. Le tracce più antiche di abitazioni risalgono in effetti al sec. 12° a.C., né mancano testimonianze per il 10° e il 9° (P. paleoveneta era probabilmente costituita da piccoli nuclei abitativi). Le prime notizie storiche (Livio) si riferiscono invece all’anno 302, quando un esercito patavino pose termine alle incursioni che sul litorale veneto andavano facendo le milizie dello spartano Cleonimo, reduce da una sfortunata spedizione nella Magna Grecia. Nel secolo successivo P. dovette difendere la propria indipendenza contro i ripetuti attacchi che da occidente le muovevano le bellicose tribù dei galli, finché l’esito felice della guerra mossa dai romani contro boi e insubri (225-222), alla quale P. aveva partecipato con forti contingenti armati, la liberò definitivamente da quel pericolo, segnando nel contempo l’inizio di suoi stabili legami con Roma. Fedele sostenitrice di questa nella seconda guerra punica, Patavium ne ebbe rispettata da allora in poi la propria autonomia amministrativa (che fu riconosciuta formalmente nel 49 a.C., mediante il conferimento dei diritti di municipium); e, per non avervi i romani dedotto le loro colonie, fu in grado di mantenere meglio la sua compagine etnica, usi e costumi. In età augustea era già centro economico, agricolo e industriale (produzione di lana e tessuti) tra i massimi del mondo latino: secondo il censimento del 14 d.C., con oltre 500 cittadini appartenenti di diritto, per l’elevatezza del reddito, all’ordine equestre, era la più ricca città d’Italia dopo Roma; qualche decennio più tardi Plinio il Giovane e Marziale ne esaltarono, con la prosperità, il vivere civile e la raffinata cultura. Per il riordinamento amministrativo di Diocleziano (fine sec. 3°) fu sottoposta all’autorità di un corrector (sostituito più tardi da un praefectus). Ma con le incursioni e i saccheggi dei barbari subì anch’essa le conseguenze della decadenza dell’impero: fu saccheggiata nel sec. 5° d.C. da Alarico e da Radagaiso, forse anche dagli unni di Attila. Assoggettata dagli ostrogoti di Teodorico nel 493, dopo un breve dominio bizantino, P. fu quasi distrutta dai longobardi, quando questi compirono con Agilulfo la conquista delle Venetiae bizantine (601). A lungo l’ordinamento amministrativo ed ecclesiastico della città rimase sconvolto; la sede municipale nei secc. 7°-9° fu a Monselice, la diocesi fu probabilmente anch’essa trasferita per qualche tempo nella laguna, laddove si era rifugiata buona parte della sua popolazione, fino alla ripresa carolingia. Carlomagno, poi Lotario e Ludovico II furono larghi di benefici e privilegi al clero padovano e alla città; con gli Ottoni, P. fu fatta sede di comitato (960). Sottoposta nel sec. 10° e nel successivo all’autorità dei suoi vescovi e più ancora dei conti di nomina imperiale, dal 1138 fu almeno in parte esente da vincoli feudali, giacché vi erano a governarla anche i consoli, rappresentanti del libero comune; nel 1164 fu P. a cacciare per prima fra le città dell’Italia settentrionale il vicario imperiale e a promuovere contro Barbarossa la cosiddetta Lega veronese (con Verona, Vicenza e Treviso), che poi si fuse con quella lombarda (1167). Nel quadro della decadenza del potere imperiale, la vita del comune, che aveva già il suo centro nella imponente Sala della Ragione, si sviluppò sul piano politico ed economico. Governata con la fine del sec. 12° da un podestà, chiamato a placare le opposte fazioni dei guelfi e dei ghibellini, nel corso del Duecento la città crebbe a centro industriale assai fiorente (lavorazione della lana e della seta) e si estese rapidamente al di fuori anche delle nuove mura (1195-1210): istituì nel 1222 l’università; ampliò progressivamente, mediante le guerre e un’efficace legislazione antifeudale, la sua giurisdizione sopra il contado; sottomise alla propria sovranità anche le città vicine di Vicenza, Feltre e Bassano. Nel 1231 vi moriva s. Antonio la cui predicazione aveva diffuso gli ideali francescani. Pochi anni dopo i padovani dovettero soccombere alla violenza, sovvertitrice degli ordinamenti politici, di Ezzelino III da Romano (1237). La tirannide ezzeliniana durò circa un ventennio, finché a P. non prevalse la parte guelfa sostenuta dalle milizie della lega promossa da papa Alessandro IV, con il concorso veneziano (20 maggio 1256). La seconda metà del secolo fu contrassegnata dalle lotte che il restaurato comune dovette sostenere contro le aspirazioni territoriali degli Scaligeri, signori di Verona; e proprio da siffatte necessità della difesa esterna la famiglia dei da Carrara con Giacomo I, capitano generale e principe del popolo, nel 1318 trasse occasione per affermare sulla città la propria signoria. Sotto la famiglia da Carrara P. raggiunse nel corso del sec. 14°, specialmente sotto il governo di Ubertino, Iacopo II e Francesco il Vecchio, l’apice della sua potenza politico-militare, divenuta fulcro della dinamica espansiva, nell’Italia del N, di un vasto Stato territoriale; allo sviluppo crescente delle industrie si accompagnò quello culturale (nell’università e alla corte carrarese), e sorsero, nello spazio di pochi decenni, tutti i più insigni monumenti d’arte padovani. Ma, sopraffatta una prima volta dall’espansione viscontea (1389), la signoria carrarese crollò definitivamente ad opera di Venezia, che il 17 nov. 1405, travolta l’accanita resistenza dei suoi difensori, conquistò la città e tutto lo Stato, aggregandoli ai suoi domini di terraferma. Sotto la dominazione veneta P., cessata ormai, con la perdita dell’indipendenza, ogni sua funzione politica, trasse da efficaci ordinamenti amministrativi le ragioni di una crescente floridezza economica; mentre lo Studio, su cui vigilava direttamente il Senato della Serenissima, attinse sin dal sec. 15° risonanza europea. Il suo sviluppo fu soltanto interrotto, durante la guerra della Lega di Cambrai, dagli imperiali, ai quali la città aveva aperto le porte nel maggio 1509 ma che aveva cacciato nel luglio successivo, contribuendo anzi più tardi efficacemente alla riscossa di Venezia con la sua vittoriosa resistenza all’assedio postole da Massimiliano I (17 ag.-2 ott. 1509). La città mantenne in seguito una costante affezione agli ordinamenti di Venezia, opponendosi anche all’ondata giacobina, quando gli eserciti di Napoleone posero fine alla Repubblica (1797). Durante il Risorgimento la città insorse contro gli austriaci con il moto del 8 febbr. 1848. Durante la Prima guerra mondiale è stata sede del Comando supremo.