PADÙLA
Piccolo centro, capoluogo di comune, in provincia di Salerno, noto per la vasta e monumentale Certosa di S. Lorenzo, che sorge nella zona sottostante l'abitato moderno. Benché nulla di antico possa riconoscersi nella sua attuale denominazione e nell'aspetto odierno dell'abitato, pure esso occupa un sito che, per la sua favorevole posizione geografica, dovette avere nell'antichità insediamenti umani di particolare importanza, a giudicare dai risultati della ricerca archeologica ora in corso nel territorio circostante.
Infatti, tutt'intorno al moderno centro abitato dispiegantesi sulle alture dominanti, da O, l'ubertosa valle superiore del Tanagro, l'investigazione archeologica viene rivelando sepolcreti greco-italioti, con tombe arcaiche, del VI-V sec. a. C., ricche di vistosi corredi, con vasi greci figurati e con altrettanto pregevole vasellame in bronzo, che costituiscono testimonianze significative della notevole funzione economica e commerciale assolta dalla valle del Tanagro quale mercato interno della Magna Grecia (specialmente per i prodotti agricoli e zootecnici), attivamente frequentato da genti provenienti sia dal versante ionico, attraverso l'opposta valle dell'Agri, al cui sbocco confluirono i commerci di Siri e di Eraclea, sia dal versante tirreno, attraverso la valle del Bussento, alla cui foce era lo scalo commerciale di Pixous (v. pixunte).
Ancora nei più tardi tempi romani imperiali aveva rinomanza una grande fiera, che, a testimonianza di Cassiodoro (Var., viii; 33), ogni anno, a fine settembre, richiamava genti dell'Apulia, del Bruzio, della Campania e della Lucania, in un ameno sito del fondovalle, suburbanus quondam Consilinatis antiquissimae civitatis.
Di Consilinum, ricordata come castrum da Plinio (Nat. hist., iii, 95), ma da cui dovette dipendere un esteso territorio (nel Liber regionum, p. 209 L., è infatti indicata la praefectura Consiline [sic] in provincia Lucania), sopravanzano resti monumentali e iscrizioni, ritrovati sul colle "la Civita" a S-E di P., mentre altre interessanti scoperte d'età lucana e romana sono avvenute nel fondovalle, nelle vicinanze della monumentale Certosa.
I materiali rinvenuti sono conservati nel nuovo Museo Archeologico della Lucania Occidentale, istituito nel 1957, nella Certosa di S. Lorenzo.
Il museo lucano custodisce anche una ricchissima messe di materiali archeologici, provenienti dagli scavi in corso nelle necropoli arcaiche della vicina Sala Consilina. Sono state finora esplorate circa 1300 tombe, col rinvenimento di oltre tredicimila oggetti.
La novità di maggior rilievo è costituita dalla scoperta delle più antiche tombe enotrio-ausoniche, d'inumati e cremati, con caratteristici corredi, nelle cui associazioni, tra cui figurano più o meno vistosi esemplari di ceramica protogeometrica àpulo-italiota e oggetti diversi (specie in ambra, bronzo e ferro), prevale il vasellame d'impasto. Questo appare in parte come continuazione e sviluppo nell'Età del Ferro della precedente cultura enotria dell'Età del Bronzo (tipo Pertosa), con aspetti già noti nei sepolcreti preellenici di Torre Galli, Taranto, Matera, Cuma, ecc.; ma più spesso rivela trasformazioni per influssi greco-orientali arcaici, sia nelle forme vascolari che nel repertorio decorativo. Tali trasformazioni sembrano spiegabili solo con l'arrivo, in epoca determinabile intorno alla metà dell'VIII sec. a. C., di nuove genti portatrici del costume funerario della cremazione, con tombe individuali a tumulo d'origine anatolica, e forse provenienti dal versante ionico, se trattasi, come pare, di propagazioni nel retroterra dei Greci d'Asia che per primi trasmigrarono e s'insediarono nella Siritide.
A tali più antiche tombe enotrio-ausoniche fanno seguito le più numerose tombe di fase ionica e del periodo arcaico (VII-V sec. a. C.), tutte a inumazione, con una suppellettile notevolmente abbondante, tra cui eccellono rari esemplari vascolari con originale decorazione policroma di stile geometrico.
Notevoli sono, poi, i corredi delle tombe lucane (IV-II sec. a C.), scoperte nei pressi di P. e con interessanti esemplari di ceramica a figure rosse di stile locale, ma con influssi provenienti sia dall'Apulia che dalla Campania: il che vale a indicare che l'antica Lucania interna dovette rimanere sotto l'influenza della cultura greco-italiota fino all'avvento di Roma (II sec. a. C.).
Bibl.: Per la particolare posizione geografica del sito: H. Nissen, Ital. Landesk., Berlino 1863, II, p. 904. Per le iscrizioni: C. I. L., X, p. 25, nn. 284, 291, 292, 294, 296, 301, 306-308, 311, 319, 327. Per le scoperte più antiche: Not. Scavi, 1879, p. 49; 1897, p. 173; 1900, p. 110 e 503; 1902, p. 26; 1913, p. 315; 1914, p. 403; 1925, p. 418. Per le scoperte recenti: Fast. Arch., X, n. 2520; XI, 2701; XII, 2780; XIII, 2283. Per i materiali conservati nel museo lucano: Apollo - Bollettino dei Musei Provinciali del Salernitano, da luglio-dicembre 1961.