paganesimo
Le due occorrenze di questo termine nella forma ‛ paganesmo ' (entrambe in rima, con battesmo e centesmo [e millesmo]) significano " religione pagana "; la prima (Pg XXII 91) è riferita a Stazio, che dichiara a D. e a Virgilio il suo ritardo nel mostrare apertamente il suo cristianesimo; la seconda (Pd XX 125) è riferita a Rifeo, e alla sua miracolosa conversione alla fede in Cristo venturo.
L'atteggiamento di D. nei riguardi del p. e della religione pagana è ovviamente guidato e condizionato dalla sua integra adesione alla dottrina cristiana, e quindi informato a un totale ripudio, in sede strettamente teorica, della credenza degli dèi falsi e bugiardi (If I 72) da parte della gente ingannata e mal disposta (Pd XXII 39), della gente folle che s'inviscava in oscuri oracoli (ambage, XVII 31-32) che D. anche nelle opere latine designa per lo più come gentili (li gentili, cioè li pagani, in Cv IV XXIII 14; cfr. dunque GENTILE) in contrapposizione ai cristiani e ai Giudei. Ciò non vieta tuttavia a D. di accettare, su di un piano letterario e allegorico, il singolo mito pagano, e inserirlo nelle immagini e nei personaggi del mondo escatologico, per lo più come simboli demoniaci (v. DEMONOLOGIA), o come elementi di figurazione retorica (il sommo Giove di Pg VI 118), delle invocazioni di stampo tradizionale classico (sante Muse, Caliopè, sacrosante Vergini, buono Appollo, ecc.), degli esempi di carattere morale (Timbreo, e cioè Apollo, tra gli esempi di superbia punita, ecc.), e dunque di un amplissimo complesso di reminiscenze, esemplificazioni, similitudini, metafore, ecc., che s'inquadrano nel tipo particolare di cultura di D. (v. CLASSICA, CULTURA) e nei rapporti, oggetto di discussione, col movimento umanistico (v. UMANESIMO), sì che nel complesso si potrà affermare che D. guarda al mito pagano con molta serietà e senza alcun moto di aspra reiezione moralistica, come ad es. in ordine al problema della disubbidienza agli dei (Icaro, Fetonte). Se i pagani in quanto tali, dunque, non possono essere classificati impietatis fautores (Ep XI 4) come i Saraceni e i Giudei, D. poeta utilizza in ampia misura gli apporti del mondo religioso greco-latino (soprattutto latino e soprattutto attraverso Virgilio) e le idee dei pagani sulle intelligenze celesti (Cv II IV 6 ss.) o sull'origine dell'uomo (IV XV 5-9) o sull'immortalità dell'anima (II VIII 9); infine si è posto più di una volta il problema della salvazione, in particolare quella dei pagani (Rifeo Troiano, ecc., e cfr. a tal fine la voce SALVEZZA), accanto a quella della gente ebraica dell'Antico Testamento (cfr. anche LIMBO) e dei popoli lontani che non hanno conosciuto Cristo.
Bibl. - G. Busnelli, La colpa del " non fare " degl'Infedeli negativi, in " Studi d. " XXIII (1938) 79-97; P. Renucci, D. disciple et juge du monde gréco latin, Parigi 1954.