DELLA TORRE, Pagano
Figlio di Martino, conte di Valsassina, nacque in luogo e data a noi sconosciuti (la nascita è collocabile nella prima metà del sec. XII). Il padre, a causa dell'alta statura e della forza erculea, si era guadagnato il soprannome di Gigante; venne ucciso dai Musulmani durante la seconda crociata (1147) alla quale aveva preso parte al seguito dell'imperatore Corrado III e di Luigi VII re di Francia. Il D. ebbe vari fratelli, tra i quali si ricordano: Giustamonte, che fu diacono della chiesa metropolitana milanese, e Cassone, che fu nominato podestà di Orvieto nel 1204,e Jacopo.
Le notizie sul D. sono scarse. Probabilmente dimorava nel contado milanese e, secondo quanto scrive il Calco, nel 1173 fu uno dei dodici consoli di Milano. Prese parte alle lotte contro Federico Barbardssa; ma nel 1181 era senz'altro a Milano in quanto compare come testimone nella sentenza emanata per la conclusione di una lite (Gli atti, doc. CXXV, p. 173). Nel 1195 fu chiamato a Padova a ricoprire la carica di podestà. Nella città veneta promosse la costruzione del ponte d'Ognissanti e di una nuova cinta muraria; per ricordare tali sue iniziative i Padovani, nella sistemazione di Prato della Valle, innalzarono una statua in suo onore.
Rientrato a Milano, il D. fu eletto console insieme con Giovanni da Rho nel 1197. In tale veste partecipò alla soluzione della controversia sorta tra Milanesi e Comaschi a proposito del luogo di Montorfano. Il luogo era stato ceduto ai Milanesi in seguito alla pace del i 196 che aveva concluso il conflitto tra le città lombarde alleate di Enrico VI - Como, Bergamo, Cremona, Lodi e Pavia - e quelle a lui contrarie, come Milano e Brescia. La suddetta pace prevedeva che il diritto dei Milanesi si estendesse su Mandello, la Val Cuvia, le valli di Marchirolo, Doneda, Lavena, parte della valle di Lugano e il luogo di Montorfano, mentre ai Cornaschi venivano attribuite Fino, Olgiate, Capriasca, Gravedona e Domaso. Ma Como avanzava pretese su un settore i Montorfano. La questione fu risolta il 21 nov. 1197 con la cessione da parte dei consoli di Milano a Loterio Rusca, console comasco, di sedici case poste in località detta Cacina, in cambio dell'abbandono di ogni pretesa su Montorfano. Ancora nel medesimo anno il D., in accordo con il console di Giustizia Ugone Camerario e con il console dei mercanti Uberto Diano, emanò una serie di disposizioni per il controllo dell'usura. In esse si decretava che non si potesse imporre un interesse superiore ai tre soldi per lira ai privati e di due soldi per lira alla Comunità. Inoltre si ordinava che fossero annullati i crediti risalenti ad oltre tre anni se il debitore e il mallevadore ricordati nell'istrumento non li avessero riconosciuti giusti, oppure se il debitore non avesse poi posseduto la cosa per cui era stato contratto il debito.
Il D. fu console anche nel 1198 e il Calco ricorda che insieme con. lui ricoprirono Palta carica Goffredo da Pusterla, Obizione Cumino, Corrado Giudice e Oberto dell'Osa e che proprio in quell'anno ebbe origine la Credenza di S. Ambrogio, che t'anta parte ebbe pochi decenni più tardi nella crescita e nel consolidamento della potenza dei Della Torre in città.
Nel medesimo anno il D. partecipò ad un parlamento che si tenne a Verona il 28 aprile, dove si incontrarono i rappresentanti delle città di Milano, Brescia, Mantova, Vercelli, Novara, Treviso e, naturalmente, di Verona, per ribadire i termini della Lega lombarda e rinsaldare l'alleanza. Nei patti conclusi le città si garantivano aiuto reciproco per il mantenimento della propria integrità territoriale. Ai Comaschi, assenti dall'incontro, fu lasciato tempo fino all'inizio del dicembre successivo per la ratifica dell'accordo.
Il D., di cui ci è ignota la data della morte, ebbe due figli: Martino, che ricoprì cariche nella vita pubblica cittadina e Iacopo che seguì la carriera ecclesiastica.
Fonti e Bibl.: Rolandi Patavini Cronica Marchiae Trivixanae, in Rerum Italicarum Scriptores, 2 ed., VIII, I, a cura di A. Bonardi, p. 222; Gli atti del Comune di Milano...,a cura di C. Manaresi, Milano 1919, doc. CCII; T. Calco, Historiae patriae libri XX, Mediolani 1627, pp. 243, 259 s., 263 ss.; G. Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo e alla descriz. di Milano ne' secoli bassi, IV, Milano 1855, pp. 76, 96, 100, 106; A. Gloria, Degl'illustri italiani che avanti la dominazione carrarese furono podestà di Padova, Padova 1859, p. 15; E. Riboldi, Le sentenze dei consoli di Milano nel sec. XIII, in Arch. stor. lomb., XXXII (1905), p. 279; G. Franceschini, La vita sociale e politica nel Duecento, in Storia di Milano, IV,Milano 1954, pp. 118 ss., 144; B. Corio, Storia di Milano, a cura di A. Morisi Guerra, Torino 1978, I, p. 333.