paglia
In If XXIII 66 il termine è adoperato a proposito delle cappe degl'ipocriti, tanto pesanti, dice D., che, in confronto, quelle che Federico II usava per suppliziare i suoi avversari potevano sembrare leggere come paglia.
In altri due luoghi della Commedia il sostantivo è in contesti figurati. In Pg XIV 85 l'espressione di mia semente cotal paglia mieto è nelle parole dell'invidioso Guido del Duca, che allude alla pena con cui paga il suo peccato d'invidia: " Et est propria metaphora, quia quale semen homo seminat, talem spicam colligit " (Benvenuto; cfr. Paul. Gal. 6, 8 " Quae... seminaverit homo, haec et metet "). In Pd XIII 34 quando l'una paglia è trita, / quando la sua semenza è già riposta, / a batter l'altra dolce amor m'invita, s. Tommaso si appresta alla spiegazione del dubbio sulla sapienza di Salomone, e l'inizia con questa immagine presa dalla battitura del grano: quando una parte della p. è stata tritata, cioè battuta e separata dal seme, e quando il seme è stato riposto, si può passare a battere l'altra p. restante, cioè si può passare a un altro problema.
Delle due occorrenze del Fiore, la prima è nel discorso di Falsembiante: ma della religion, san nulla faglia, / i' lascio il grano e prendone la paglia (CIII 5), con allusione alla capacità di scegliere dalle pratiche religiose solo la vuota esteriorità. L'altra fa parte del discorso della Vecchia, che ammonisce la giovane a non mescolarsi con la merdaglia dei poveri, che la farebbero sovente dormire in su la paglia (CLXIX 6).