PAGLIA
. La lavorazione della paglia per trecce e per cappelli ha le sue origini in Toscana. Sembra che già nel sec. XIV i contadini di Signa portassero cappelli di treccia bianchi e che le contadine intrecciassero la paglia. La certezza però che questi cappelli erano in uso già verso la metà del sec. XV ce la offrono i quadri del tempo, i quali dimostrano altresì che tale uso era già molto in voga non solo fra i contadini e i popolani ma anche fra i ricchi. Solo all'inizio del sec. XVIII la lavorazione della paglia assunse l'aspetto di una vera industria a opera del bolognese Domenico Michelacci. Questo fu il primo a iniziare a Signa una coltivazione in grande della paglia per trecce e altresì il primo a iniziare un vero e proprio commercio con l'estero, particolarmente con Londra.
Coltivazione. - Il grano per paglia da lavoro si coltiva specialmente in Toscana e particolarmente nei comuni di Signa, San Casciano, Empoli, Montespertoli, Montaione, Castelfiorentino, San Gimignano, San Miniato, Limite, Prato, Cerreto Guidi, Vinci, Certaldo, Poggibonsi, Fucecchio. Fuori della Toscana si coltiva grano per paglia da lavoro nella provincia di Vicenza, a Marostica, in quella di Bologna, nei quattro comuni del consorzio di Loiano.
Non tutti i luoghi sono adatti per la coltura della paglia da lavoro: richiede terreni ricchi di materiale organico: i migliori sono i prati dissodati e i terreni disboscati. Il grano usato per la coltivazione della paglia da lavoro appartiene a varietà del grano gentile rosso con resta: il Triticum aestivum L., il Triticum vulgare Host (varietà semone e marzuolo). Il periodo adatto per la semina va dal novembre ai primi di febbraio. La raccolta si fa quando la paglia comincia a biondeggiare.
Lavorazione. - Dopo che i culmi della paglia sono stati svelti e raccolti in manate, queste vengono esposte al sole per due o tre giorni slargandole o sulle aie o sui prati o sul greto dei torrenti, ove la paglia si secca. In seguito viene lasciata in posto ancora cinque o sei giorni raggruppando le manate in biche, e poi si procede all'imbiancatura, esponendola alternativamente alla brina della notte e al sole. Dopo cinque o sei giorni viene riposta in magazzino. Di qui s'inizia la lavorazione vera e propria della paglia procedendo nelle seguenti fasi:
Sfilatura. - Consiste nello svellere a mano i fili di paglia dall'ultimo internodo. Successivamente, legando insieme i fili, si formano i fastelli.
Zolfatura. - Si rinchiude la paglia in un cassone, dove si fa bruciare dello zolfo, affinché la paglia prenda un colore bianco paglierino.
Spigatura. - Si fa con la spigatrice; macchina in cui aziona un coltello a forma di falce e che taglia, volta per volta, le spighe dei fastelli di paglia.
Scelta della paglia. - Per la scelta della paglia, ossia per riunirla in separati mazzetti secondo la sua grossezza, si usano le macchine agguagliatrici, i cui dispositivi principali sono dei dischi forati, ai quali viene impresso un movimento sussultorio a mezzo di una trasmissione comandata a mano o con l'energia elettrica. Su ciascun disco poggia un fascetto di paglia, tenuto da un cilindro verticale fisso. Il diametro dei fori varia da disco a disco. Il fascetto di paglia viene posto sul primo disco, quello che ha i fori più piccoli; il movimento sussultorio impresso ad esso agita la paglia e fa cadere i fili che possono passare dai fori; i rimanenti fili vengono posti sul disco successivo, che ha i fori più grandi, e così di seguito. I fasci di fili eguali così riuniti vengono poi tagliati in pedale e punta e legati in mazzetti. Il pedale è la parte inferiore del filo, più grossa e più bianca della punta.
La paglia è distribuita, ora, alle trecciaiole che fanno a mano le trecce e i cappelli. Tanto le trecce quanto i cappelli, passiamo, infine, alle fabbriche che procedono alla rifinitura di tali prodotti. Le trecce vengono imbiancate con l'acqua ossigenata, legate in pezze e sono così pronte per la spedizione; i cappelli vengono rifiniti nei particolari (zeccolatura, abbozzatura, lavatura), imbiancati, come le trecce, spianati e modellati in speciali forme riscaldate. La treccia di paglia è composta, secondo le varietà, di 13, 11 e di 7 fili. Le trecce più fini sono quelle di 7 fili conosciute sotto il nome di "magline" di Firenze e di Marostica. La produzione del cappello è costituita specialmente dalla "paglietta" per uomo e dai "cappelli di paglia di Firenze" per le donne. L'industria del cappello di paglia conta in Italia oltre 150 fabbriche, di cui un centinaio in Toscana, una ventina in provincia di Ascoli Piceno, una quindicina in provincia di Vicenza, il resto a Milano.
Surrogati della paglia. - Attualmente le trecce si fabbricano in grandissima quantità anche con altre materie vegetali, come, p. es., con trucioli di salice, di pioppo e altri legni teneri, che prendono il nome di trucioli per treccia. I tronchi del salice segati in pezzi lunghi 35-40 cm. e scortecciati si sottopongono con piallatrici speciali al taglio parallelo all'asse del tronco, ottenendo in questo modo i trucioli di spessore e larghezza variabile, che vengono, poi, riuniti in mazzetti, secondo le dimensioni dei fili. Le trecce sono lavorate a macchina, e così i cappelli. Il centro della produzione è Carpi (Modena), dove esistono una ventina di stabilimenti che si occupano della confezione di questi prodotti. Oltre che a Carpi, tale industria è sviluppata anche a Marostica e in provincia di Reggio nell'Emilia. Altre materie usate per la fabbricazione delle trecce da cappelli sono la paglia di orzo esastico (Giappone), lo sparto, l'alfa, e i filamenti ricavati da molte palme, dalla parte tigliacea del tiglio, dell'ibisco, ecc. Di recente, poi, la paglia propriamente detta e il truciolo sono stati sostituiti in buona parte da paglie sintetiche, quali la visca, la cellophane, il racello, tutti derivati dalla cellulosa; con tali materie molto in voga oggi si sono potuti ottenere articoli ed effetti totalmente nuovi.
Commercio. - L'industria dei lavori di paglia alimenta in Italia una notevole corrente di esportazione, la cui media nel triennio 1931-33 era la seguente: trecce di paglia q. 1216; trecce di altre materie (truciolo, sparto, ecc.) q. 2158; cappelli da uomo (paglia e altre materie), numero 4.180.157; cappelli da donna (paglia e altre materie) numero 661.871. I principali mercati di assorbimento sono costituiti dagli Stati Uniti, Germania, Francia, Bulgaria, Spagna, Grecia, ecc.
Bibl.: A. Messerini, La coltura e l'industria della paglia da cappelli in Toscana, Pisa 1921; N. Donati, L'industria della paglia in Firenze, Firenze 1927.