pagoda
Un edificio simbolo dell’Oriente
Le pagode sono costruzioni sacre, tipiche delle religioni buddista e scintoista, erette all’interno o nei pressi di un monastero. Sono dislocate in diverse regioni dell’Asia (India, Birmania, Cina, Giappone) e presentano differenti caratteristiche a seconda delle culture di questi paesi
Le pagode indiane si chiamano stupa o dagoba, termini sanscriti che indicano edifici votivi o dove si conservano reliquie. Rappresentano la forma più antica di architettura buddista e con molta probabilità furono i primi edifici in India a essere costruiti in pietra. Gli stupa sono luoghi di devozione e preghiera, e alcuni conservano al proprio interno reliquie di Buddha o ceneri di monaci e santi. Questi grandi monumenti sono caratterizzati da una cupola a forma di campana poggiata su una base cubica e sormontata da un elemento conoide o piramidale decorato da strutture simboliche; sono circondati da un sentiero per le processioni e hanno quattro entrate che sono situate ai punti cardinali per simboleggiare il cosmo. Il più imponente è lo stupa di Sanchi, di 23 m di diametro, anche se a Peshawar ne esisteva uno che era alto ben 213 m!
In Birmania (attuale Stato del Myanmar) la fisionomia della pagoda presenta analogie con le strutture indiane: l’edificio è composto di una terrazza quadrata, sulla quale poggia una base poligonale che sorregge l’alto corpo a campana rovesciata, terminante con una guglia conica ad anelli. Il più noto tra questi monumenti è la Pagoda d’Oro nella città di Yangon (Rangoon), tutta ricoperta di scaglie dorate e ricca di simboli e riferimenti alla vita del Buddha: la guglia terminale è a forma di fiore di loto e bocciolo di banano, con un ombrello sulla punta dove sono appesi centinaia di campanelli e sono incastonate pietre preziose. Il suo sfarzo colpì anche Marco Polo, che la vide nel suo lungo viaggio verso la Cina e la descrisse nel suo libro Il Milione.
Le pagode sono gli edifici cinesi più tipici e si differenziano notevolmente da quelle indiane e birmane. Si presentano come torri a pianta poligonale – generalmente ottagona – e con numero di piani dispari (da 7 a un massimo di 13). Sono decorate in terracotta dipinta e sorgono sulle colline, in posizione dominante per il carattere simbolico e propiziatorio. Come in altri tipi di edifici della Cina i tetti hanno falde con angoli rialzati, terminanti con dragoni e decorazioni grottesche, la cui funzione è di allontanare gli spiriti malvagi, che secondo una leggenda possono penetrare solo attraverso angoli retti.
Particolarmente sfarzosa era la pagoda di porcellana che sorgeva a Nanchino: era ricoperta da piastrelle in cinque tonalità di colore (blu, verde, giallo, turchese e rosso) che ricordavano i cinque gioielli del paradiso buddista.
La pagoda è costruzione tipica anche dell’architettura giapponese, pur derivando da quella cinese. In Giappone si conservano in buone condizioni molti di questi edifici, perché sono stati rinnovati di continuo attraverso i secoli, dall’epoca classica di Nara (7°-8° secolo) fino al Seicento. A differenza della Cina, la pagoda giapponese è una torre a pianta quadrata, alta di solito cinque piani; la curvatura verso l’alto dei tetti è meno accentuata rispetto alle pagode cinesi. All’interno in posizione centrale è un pilastro che nella sommità sorregge un palo decorato da dischi metallici a carattere simbolico e religioso; il pianterreno può fungere da piccolo santuario, con quattro cappelle.
La sovrapposizione di piani e tetti quadrati che diminuiscono via via di ampiezza andando verso l’alto fa assumere alle pagode giapponesi la caratteristica forma a tronco di piramide.
Nel corso del secolo 18°, in Francia, Germania, Inghilterra e Italia si sviluppò l’imitazione dell’arte cinese, la cosiddetta chinoiserie, che riguardò principalmente gli oggetti di arredo, come le porcellane o le stoffe per pareti. Nel campo dell’architettura dei giardini questo particolare gusto per l’esotismo orientale si espresse nei famosi giardini all’inglese, caratterizzati anche da piccoli padiglioni in forma di pagode, che avevano quindi perduto la loro funzione religiosa per assumere un valore soltanto estetico. Tali costruzioni richiamavano l’atmosfera di paesi lontani, che nel Settecento iniziavano a essere conosciuti a seguito dell’espansione inglese in India.