PAHLAVĪ
. In conformità all'uso persiano, che applica il nome di pahlavī alla lingua della Persia prima della conquista musulmana, si suole designare con questo nome la lingua di carattere colto in cui sono redatti i testi medievali della tradizione culturale zoroastriana. È denominazione impropria, perché pahlavīk è la continuazione settentrionale di a. iran. pardav- "partico" e quindi si adatta meglio a indicare il dialetto medievale nord-occidentale, chiamato anche partico arsacidico, documentato nella redazione settentrionale delle iscrizioni sāsānidiche e in una parte dei testi manichei ritrovati di recente a Türfān nel Turkestān orientale; invece il dialetto che è alla base del medio-persiano dei testi zoroastriani è fondamentalmente affine al pārsīk, dialetto sud-occidentale documentato nella redazione meridionale delle iscrizioni e in una parte dei testi turfanici. Unica ragione che si può addurre a conforto dell'uso tradizionale, è che il pahlavī non s' identifica con nessun dialetto occidentale, ma è bensì una lingua colta che, pur avendo alla base un dialetto sud-occidentale (v. iran: Lingue; persia: Lingua), ha dietro di sé una lunga tradizione che risale all'età arsacidica, come mostrano i numerosi elementi settentrionali in essa conservati.
Il carattere colto della lingua si manifesta soprattutto nella scrittura pahlavica, che è un carattere corsivo risultato dalla mescolanza dell'alfabeto pahlavīk e dell'alfabeto pārsīk delle iscrizioni, e nella quale permangono in considerevole numero gli eterogrammi aramaici. La presenza di questi eterogrammi, che è tratto caratteristico anche della grafia delle iscrizioni, è variamente spiegata; probabile è che si tratti di un uso determinatosi già dall'età achemenide, quando non soltanto la corrispondenza ufficiale dell'impero, ma forse anche la corrispondenza commerciale e privata era in mano di scribi aramei. Nella tradizione colta zoroastriana si è dato il nome di pārsi alla redazione dei testi religiosi in carattere persiano moderno (arabo) e di pāzand a quella in carattere avestico.
Oltre che alla lingua e alla scrittura il nome di pahlavī viene applicato anche alla letteratura relativa, d'indole religiosa nella maggior parte (v. persia: Letteratura). Il carattere pahlavico appare usato anche negli scarsi resti di papiri di contenuto profano a noi pervenuti e in un testo dal titolo Draχt-i asūrīk "l'albero dell'Assiria", che è redatto in dialetto settentrionale.