Paisà
(Italia 1946, bianco e nero, 124m); regia: Roberto Rossellini; produzione: Roberto Rossellini, Rod E. Geiger per OFI; soggetto: Sergio Amidei, Federico Fellini, Victor Hayes, Marcello Pagliero, Roberto Rossellini, Vasco Pratolini; sceneggiatura: Sergio Amidei, Federico Fellini, Roberto Rossellini, Klaus Mann; fotografia: Otello Martelli; montaggio: Eraldo da Roma; musica: Renzo Rossellini.
Il film racconta in sei episodi l'avanzata delle truppe alleate in Italia, dallo sbarco della flotta anglo-americana in Sicilia la notte del 10 luglio 1943 all'inverno 1944, sul delta del Po, pochi mesi prima della fine della guerra. Nei pressi di un villaggio di pescatori siciliani, Carmela rimane a guardia di un fortino assieme al soldato americano Joe e, nonostante le difficoltà della lingua, riesce a comunicare con lui. Ma il soldato viene ucciso da un cecchino e la ragazza rimane vittima dei tedeschi. Gli americani la incolperanno della morte del compagno. A Napoli, uno scugnizzo raggira un soldato nero americano che, ubriaco, lo segue attraverso le rovine della città raccontandogli di un'America favolosa e della sua povera vita. Il ragazzo gli ruba gli scarponi. Quando i due si ritroveranno, l'uomo scoprirà che l'esistenza di Pasquale, rimasto orfano nel corso di un bombardamento, è ben più miserabile della sua. A Roma, Francesca, una delle tante 'prostitute di guerra', adesca un soldato americano. Ma le parole del giovane in stato di ebbrezza la riportano a sei mesi prima, a quella ragazza pulita che nel giugno del 1944 era corsa a salutare l'ingresso in città degli americani e che il soldato aveva poi cercato invano di incontrare. A Firenze, un'infermiera inglese è innamorata del capo partigiano Lupo. Con un amico la donna attraversa la città divisa e, mentre infuriano gli scontri, apprende che Lupo è caduto. In un convento dell'Appennino tosco-emiliano tre cappellani militari (un cattolico, un protestante e un ebreo) scoprono la pura fede dei fraticelli che digiunano perché la Provvidenza illumini gli ospiti facendoli retrocedere dalle loro 'eresie'. A Porto Tolle, alle foci del Po, dopo il Proclama Alexander, partigiani e alleati resistono insieme fino al sacrificio finale.
Girato tra gennaio e giugno del 1946, presentato a Venezia lo stesso anno, Paisà fu ideato in collaborazione con le forze alleate (grazie ai rapporti stabiliti da Roberto Rossellini durante la lavorazione di Roma città aperta) con il fine di illustrare la campagna della Quinta Armata e la vita degli americani in Italia, ma finì per allontanarsi notevolmente dal progetto originario. Film storico, nonostante la breve distanza dagli eventi narrati, Paisà modificò lo statuto dell'immagine del mondo e la scrittura stessa della Storia, per il modo in cui esprime un nuovo rapporto tra universo e individuo, tra grandi svolte e vicende del quotidiano (l'istanza documentaria rimanda qui alla struttura del cinegiornale). È il metodo di Rossellini, è la "poetica dell'attesa" (G. Rondolino), la sospensione del dramma nell'incombere di una tragedia imminente: gli incontri con il paesaggio, gli interpreti, gli eventi conducono a un'espansione del visibile che assume il peso di una rivelazione e in cui i protagonisti stessi sono consegnati a immagini impreviste e insostenibili. La 'stanchezza' dei loro corpi è la loro immobilità di fronte a una fraternità impossibile, ma per la prima volta personaggi confinati ai margini della Storia acquistano la parola. Queste "qualità molto intenzionali" della ripresa danno vita all'immagine-fatto rosselliniana (A. Bazin): il permanere delle proporzioni dell'acqua e del cielo, la "partecipazione drammatica della palude" fanno emergere, nell'ultimo episodio, l'impressione soggettiva degli uomini che vi vivono come uno dei caratteri essenziali del paesaggio.
La struttura a episodi del film viene accentuata dalle diverse lingue e dai dialetti che, contribuendo a marcare le differenze, si adoperano a costruire incontri inevitabilmente destinati al fallimento e che tuttavia conferiscono al film, è questo il paradosso di Paisà, un carattere eroico ed epico (T. Gallagher). Gli stereotipi vengono rovesciati: la natura della Sicilia nella femminilità di Carmela; Napoli oriente favoloso, opera dei pupi, commedia, ventre materno nell'infanzia negata, filo spinato, sciuscià, neri 'venduti' come schiavi; il Colosseo della Roma liberata nelle tante Francesca che hanno dovuto prostituirsi per sopravvivere; l'oasi del convento nel condurre la Storia a fare i conti con lo Spirito; una Firenze tesoro di bellezze, divisa dall'Arno e dagli opposti che la abitano, fascisti e partigiani, partecipanti e osservatori (gli inglesi che si limitano a contemplare la battaglia col cannocchiale); il paesaggio del delta padano che coincide con la vita dei suoi pescatori e le cui acque (elemento femminile e materno) saranno per i partigiani uccisi le acque del ritorno. La natura e il caos, gli elementi e le rovine delle città sventrate dalla guerra, un paese attraversato e ricomposto dalla Storia che unisce intenti e obiettivi, dopo aver esplorato tutte le differenze. È l'autopsia di Rossellini, è lo "scandalo dell'occhio tagliato" (A. Aprà) le cui visioni intollerabili sono indagini antropologiche sulla condizione umana lungo la linea flessuosa del continuo cambiamento, la curva di Matisse, come scriveranno i critici dei "Cahiers du cinéma", "l'abito senza cuciture del reale" che si dispiega in un solo gesto, ampio e avvolgente.
Interpreti e personaggi. Episodio siciliano: Carmela Sazio (Carmela), Robert Van Loon (Joe), Carlo Pisacane (vecchietto di Gela), Benjamin Emanuel, Raymond Campbell, Merlin Berth, Mats Carlson, Leonard Penish (soldati americani), Harold Wagner, Albert Heinze (soldati tedeschi). Episodio napoletano: Dots M. Johnson (M.P.), Alfonsino Pasca (Pasquale), Pippo Bonazzi. Episodio romano: Maria Michi (Francesca), Gar Moore (Fred), Lorena Berg (sora Amalia). Episodio fiorentino: Harriet White (Harriet), Renzo Avanzo (Massimo), Gigi Gori (Gigi), Gianfranco Corsini (Marco), Giulietta Masina (ragazza sulla scala del palazzo), Renato Campos (maggiore della riserva). Episodio del convento: Bill Tubbs (Bill Martin, cappellano militare cattolico), Newell Jones (Jones, cappellano militare protestante), Elmer Feldman (Feldman, cappellano israelita), con la partecipazione dei francescani del convento di Maiori (Salerno). Episodio di Porto Tolle: Dale Edmonds (Dale), Cigolani (se stesso), Robert Van Loel (tedesco), Alan, Dane (soldati americani).
P. Eluard, Paisà, in "L'écran français", n. 73, 19 novembre 1946.
L. Anderson, Paisà, in "Sequence", n. 2, 1947.
M. Mida, Il sesto episodio di 'Paisà', in "Bianco e nero", n. 1, ottobre 1947.
A. Bazin, Le réalisme cinématographique et l'école italienne de la libération, in Qu'est-ce que le cinéma?, Paris 1962 (trad. it. Milano 1973).
J. Pym, Paisà, in "Monthly film bulletin", n. 562, November 1980.
Th. Clech, Au-delà du labyrinthe, in "Cahiers du cinéma", n. 410, juillet-août 1988.
G. Pinciroli, Gesti cinematografici in 'Paisà', in "Cineforum", n. 293, aprile 1990.
Th. Meder, Vom Sichtbarmachen der Geschichte. Der italianische 'Neorealismus', Rossellini 'Paisà' und Klaus Mann, München 1993.
Th. Meder, 'Paisà' ritrovato, in "Bianco e nero", n. 4, ottobre-dicembre 1998.
Sceneggiatura: in Roberto Rossellini. Trilogia della guerra, Bologna 1972.