Pakistan
Geografia umana ed economica
di Albertina Migliaccio
Stato dell'Asia meridionale. Secondo i dati del censimento, nel 1998 il P. contava 132.352.279 ab., mentre nel 2005 la popolazione è stata stimata in circa 157.935.000 ab.; a questo dato deve essere aggiunto un numero di profughi afgani difficilmente precisabile: secondo le stime delle organizzazioni umanitarie si calcolano tra i 2 e i 3 milioni di individui, 150-200.000 dei quali sono stanziati nei campi profughi del Waziristan e nelle aree tribali di frontiera. La densità media è di oltre 198 ab. per km2, ma persistono notevoli differenze all'interno del Paese; oltre che nelle regioni urbane, dove si concentra il 34% della popolazione, i valori della densità sono superiori alla media nelle grandi aree irrigue. La popolazione del P. si conferma caratterizzata da una forte incidenza di giovani, conseguenza dell'alto tasso di incremento demografico, che ha raggiunto il suo apice negli anni Ottanta. Le principali aree metropolitane sono Karāchī (14,6 milioni di ab.) e Lahore (7,7 milioni di ab.), mentre la capitale Islāmābād non raggiunge il milione di abitanti.
Il grande Paese asiatico continua a essere teatro di una perdurante situazione di instabilità che ne condiziona il cammino verso lo sviluppo economico e la crescita sociale. Nel 2005 sembrava, comunque, essersi affrancato dalla crisi economica del triennio 2000-2002, alla cui origine hanno concorso numerose cause fra cui una sensibile caduta degli investimenti (pubblici e privati). Sul versante pubblico il P. ha dovuto far fronte a un certo contenimento del debito; per ciò che riguarda l'ambito privato, invece, si era progressivamente diffusa la sfiducia degli investitori, legata a diversi motivi, non tutti riconducibili al solo contesto economico. Il persistere delle tensioni con l'India ha indotto il governo pakistano a rafforzare gli investimenti nel settore militare, creando i presupposti per un sensibile calo delle risorse disponibili a favore delle politiche per lo sviluppo. Pesanti ricadute economiche si sono poi prodotte in conseguenza delle sanzioni comminate al Paese dopo i test nucleari del 1998, come pure non sono mancate iniziative di politica economica - quali il congelamento dei conti in valuta estera - che hanno contribuito ad aggravare i malumori nel mondo imprenditoriale. Ad accentuare il disagio economico il clima di progressivo deterioramento dell'amministrazione pubblica e delle infrastrutture del Paese, aggravato dal crescente malcontento sociale e religioso. Il supporto fornito dal governo di P. Musharraf alla coalizione guidata dagli Stati Uniti in occasione della guerra in Afghānistān, se da un lato ha determinato l'abolizione delle sanzioni imposte nel 1998, dall'altro ha diminuito il livello di sicurezza interna per il rafforzamento della componente integralista islamica. Un ulteriore fattore di crisi dell'economia pakistana risiede nella successione ininterrotta di annate di siccità che hanno penalizzato l'agricoltura e aumentato la già grave situazione di estrema povertà delle aree rurali. Nonostante queste difficoltà, nell'intervallo 1995-2004 il PIL è cresciuto a un tasso medio annuo del 3,6%, toccando nel 2004 il 6,4% - valore più alto rispetto al 2003, più elevato del tasso di crescita preventivato (5,3%) - e raggiungendo l'anno successivo l'8,5%. Non è ancora possibile valutare l'impatto sulla crescita economica del forte terremoto che ha colpito le regioni nord-occidentali nell'ottobre 2005. Il P. denuncia una situazione di fragilità del tessuto economico-sociale connessa sia alla scarsa diversificazione dei settori produttivi sia alle massicce disuguaglianze sociali e territoriali. Persistono forti divari nella distribuzione del reddito: la povertà è un fenomeno ancora molto diffuso, ma una ristretta élite di famiglie gode di uno standard di vita assai elevato e di un buon livello di istruzione. Permangono marcati squilibri fra i diversi gruppi etnici e, soprattutto, fra uomini e donne. Il tasso di analfabetismo è di poco inferiore al 50%, ma su 100 analfabeti 66 sono donne e solo 34 uomini. A livello sanitario le bambine di età compresa tra 1 e 4 anni hanno una mortalità di oltre il 60% più alta rispetto ai bambini; tale situazione risulta peggiore nelle campagne e nelle regioni più povere del Paese. Gli investimenti in campo sociale sono condizionati dal basso livello di sviluppo e hanno risentito negativamente del contenimento della spesa per l'abbattimento del debito pubblico. I piani di sviluppo sociale hanno regolarmente fallito gli obiettivi programmatici. L'agricoltura occupa poco meno della metà della forza lavoro e partecipa per meno di un quarto alla formazione del PIL. Nei primi anni del 21° secolo, il settore ha risentito fortemente del protrarsi di una grave siccità che ha prosciugato gli invasi idrici destinati all'agricoltura. Per consentire l'irrigazione è stato deciso di ricorrere all'utilizzazione delle acque delle falde freatiche, molto più costosa delle fonti tradizionali in quanto la loro estrazione richiede una maggiore quantità di energia. Gli agricoltori hanno quindi preferito ampliare le superfici destinate a colture che richiedono una minore irrigazione (cotone), o che forniscono un maggior margine di utile (canna da zucchero); le colture tradizionali, in larga parte destinate al consumo alimentare, sono in calo perché necessitano di grandi volumi di acqua (riso), o per il basso valore di mercato (grano). Il ricorso a tecniche irrigue più moderne, se tutela i coltivatori dai rischi della siccità, influisce negativamente sui costi, già lievitati per l'alto prezzo dei fertilizzanti e dall'introduzione dell'imposta sui redditi agricoli.
All'inizio del 21° sec. il settore industriale ha subito una contrazione a causa della congiuntura internazionale sfavorevole a cui si è sommato un calo della domanda interna; nel 2004 il comparto ha fatto segnare un discreto incremento (+13%). La crescita è in larga parte da connettersi, oltre che alla ripresa della domanda internazionale e delle esportazioni, essenzialmente al miglioramento dei conti con l'estero, all'ammodernamento di alcuni settori (in particolare il tessile), alla politica di privatizzazione delle imprese pubbliche e alla ripresa degli investimenti statali. A guidare il processo di crescita sono state le grandi e medie imprese il cui fatturato nel 2004 ha avuto un aumento complessivo superiore al 15%. Secondo i dati della State Bank of Pakistan i risultati migliori si sono avuti nel settore tessile (+25%). Negli ultimi anni l'esecutivo ha varato misure a favore delle industrie straniere che producono tecnologia (esenzioni fiscali, eliminazione dei dazi all'importazione di computer, incentivi a favore del capitale di rischio) e ha messo a disposizione risorse finanziarie a favore della formazione scientifica. Il settore terziario è il solo comparto ad aver mantenuto una crescita costante anche nel periodo di crisi; nel 2001 ha fatto segnare un incremento del 4,8%, salito al 5,1% l'anno successivo. Molto precaria è la situazione delle infrastrutture, che hanno risentito della mancanza di investimenti pubblici. In complesso, l'economia pakistana ha risposto in modo soddisfacente agli eventi interni e internazionali degli ultimi anni. Il Paese non è riuscito, però, a conquistare per intero la fiducia degli investitori stranieri anche a causa del deterioramento della sicurezza connessa al radicalismo islamico; la crescita economica del Paese resta comunque legata all'aumento della domanda interna, agli investimenti sociali e al recupero di una situazione di stabilità.
bibliografia
H. Ishrat, The economy of an elitist State, Karaci 1999; W. Eastery, The political economy of growth without development: a case study of Pakistan, in Search of prosperity analitical narratives of growth, Princeton (NJ) 2003; A. Sayeed, Economy of Pakistan, in Regional surveys of the world, 2003, pp. 1190-98.