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Pakistan

di Guido Barbina e Paola Salvatori - Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)
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Pakistan

Guido Barbina e Paola Salvatori

(App. II, ii, p. 485; III, ii, p. 343; IV, ii, p. 717; V, iv, p. 14)

Geografia umana ed economica

di Guido Barbina

Popolazione

Secondo alcune stime, nel 1998 la popolazione ammontava a quasi 148,2 milioni di ab. (ai quali bisogna aggiungere almeno un milione di profughi afghani, per lo più ricoverati in appositi campi). Essa comprende una grande varietà di etnie, testimoniata dal numero delle lingue parlate: anche se quelle ufficiali sono l'urdū e l'inglese, sono molto diffuse altre lingue delle famiglie indiana e iranica (balucī, brahūī, sindhī, panjābī, pashtū, khowār, kohistānī, shina, burushaski e baltī sono quelle più importanti).

Maggiore è la compattezza sotto il profilo religioso: la religione ufficiale dello Stato è l'Islam sunnita (77%), con una forte comunità musulmana sciita (20%); i cristiani sono solamente il 2%, mentre quasi tutti gli induisti sono stati espulsi, e accolti dall'India dopo la spartizione del 1947. Tuttavia all'interno della comune fede islamica, che rappresenta il più forte motivo di coesione nazionale, esistono sensibili differenziazioni, in quanto sembra esserci una situazione di equilibrio instabile fra coloro che hanno una visione riformista dell'Islam e coloro che invece vogliono imporne un'interpretazione tradizionalista. Queste opposte visioni del problema religioso costituiscono uno dei motivi più forti dei frequenti scontri sociali che periodicamente travagliano il Pakistan.

Al censimento del 1998 la capitale federale, Islāmābād, ha raggiunto i 524.500 ab., ma la città più popolosa rimane Karāchī, sulla costa: l'ex capitale, artefice di un grande sviluppo, è divenuta uno dei centri più attivi, sotto il profilo economico e culturale, dell'Asia meridionale (quasi 10 milioni di ab. nell'area urbana). La rapida crescita della città, con l'afflusso massiccio di popolazione eterogenea e povera proveniente dalle aree rurali, ha fatto nascere seri problemi sociali e di ordine pubblico, per cui Karāchī è oggi una delle città più moderne e nello stesso tempo più turbolente della regione. Lahore (5.063.499 ab.) e Fayṣalabād (1.977.246 ab.), entrambe nel Panjab, sono le altre città importanti, seguite da molti centri con più di 100.000 abitanti.

Il reddito medio per abitante è più elevato che in India; la speranza di vita alla nascita è di circa 60 anni, il tasso di accrescimento demografico è tuttora molto elevato (solo alla fine degli anni Novanta è sceso dal 3% annuo al 2,8%; il 41% della popolazione ha meno di 15 anni), il 38% degli adulti è alfabetizzato, ma solo il 50% dei bambini frequenta regolarmente le scuole; i servizi sociali sono abbastanza diffusi, specie nell'ambiente urbano. Persistono però forti differenze economiche fra le diverse regioni e fra le classi sociali: l'area più ricca è quella agricola irrigua del Panjab, dove si concentra gran parte della popolazione.

Condizioni economiche

Nei primi cinquant'anni di indipendenza il P. ha registrato un continuo ma faticoso processo di modernizzazione e di sviluppo economico, reso difficile dall'instabilità politica e sociale interna e dall'insoluto contenzioso con l'India per il possesso del Kashmir e degli altri territori settentrionali, abitati da popolazioni in netta maggioranza musulmane. Il P. dedica alla difesa il 26% del suo bilancio, e nel 1974 ha sperimentato un ordigno atomico (esperimento che è stato ripetuto nei primi mesi del 1998); fino a che è durata l'occupazione sovietica dell'Afghānistān, il P. ha ricevuto dagli Stati Uniti consistenti aiuti militari ed economici, ripresi poi dal 1996.

A partire dal 1980 il P. ha registrato una forte crescita del prodotto interno lordo (attorno al 6%, una delle più elevate dell'Asia meridionale), e ha migliorato tutta la propria struttura produttiva. Tuttavia, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta la situazione economica è andata progressivamente deteriorandosi e il Fondo monetario internazionale minacciò di non erogare più alcun credito, se il P. non avesse contenuto il proprio disavanzo al 4% del PIL. Il governo ha varato quindi una politica di austerità e ha cercato di accelerare il programma di privatizzazioni, che tuttavia non ha prodotto gli effetti sperati, in quanto gli investitori internazionali hanno perduto fiducia nei confronti di questo paese, giudicato ad alto rischio. Nel 1995-96 il tasso di inflazione è stato ufficialmente del 13%, ma in realtà ha raggiunto una percentuale molto più elevata. Nel 1996 la rupia è stata svalutata del 17%, i prezzi dei prodotti alimentari hanno subito bruschi rincari, mentre sono sensibilmente diminuite le rimesse degli emigranti.

Il settore economico più importante continua a essere quello agricolo, che assorbe quasi il 50% della popolazione attiva: oggi il P. è il paese che possiede la più vasta rete di canali di irrigazione del mondo, per complessivi 17,2 milioni di ha di superficie irrigata. Le colture del cotone e della canna da zucchero appaiono in lieve declino; sono in espansione, secondo tecniche non sempre moderne e razionali e in aziende di dimensioni troppo piccole, le produzioni alimentari destinate al mercato interno, come i cereali (con predominio del frumento e del riso), la frutta tropicale, gli ortaggi, gli oli vegetali. Più del 90% delle aziende agricole ha superficie inferiore a 10 ha, e un terzo addirittura a 2 ha; un terzo è coltivato da affittuari, che hanno difficoltà ad accedere al credito agricolo. Allevamento e pesca (anche se praticati in forme tradizionali) rivestono tuttora considerevole importanza.

Le attività di trasformazione sono basate sulla filatura e tessitura del cotone, la lavorazione dei prodotti alimentari, la produzione di fertilizzanti, la meccanica leggera; il distretto industriale più importante è quello di Karāchī, che è anche l'unico porto dello Stato. I minerali del sottosuolo pakistano sono piuttosto vari (sale, barite, celestite, cromite, carbone e idrocarburi), ma complessivamente hanno scarsa rilevanza economica; metano e petrolio non coprono nemmeno la metà del fabbisogno nazionale; un grande impianto idroelettrico sorge a Tarbela, nella sezione montana dell'Indo, e presso Karāchī è in attività una centrale termonucleare. La rete dei trasporti è inadeguata e il sistema ferroviario (8775 km) risale ancora al periodo dell'amministrazione britannica. Il turismo non è molto sviluppato (circa 450.000 presenze annue) e riguarda soprattutto l'escursionismo e l'alpinismo nell'area montuosa settentrionale.

Il commercio con l'estero è sempre in passivo in quanto il P. deve importare prodotti industriali e materiale vario, mentre esporta filati e tessuti, pellame e qualche prodotto delle industrie manifatturiere. I rapporti commerciali riguardano un notevole numero di paesi, con prevalenza, per quanto riguarda le importazioni, di Stati Uniti, Malaysia, Giappone e Germania, che sono anche i principali acquirenti dei prodotti pakistani.

bibliografia

The Economist Intelligence Unit, Country report. Pakistan, London 1993.

Pakistan 1995, ed. C.H. Kennedy, R.B. Rais, Boulder (Colo.) 1995.

M. Boivin, Le Pakistan, Paris 1996.

M.B. Fielden, The geopolitics of aid: the provision and termination of aid to Afghan refugees in North West Frontier Province Pakistan, in Political geography, 1998, 4, pp. 459-87.

Storia

di Paola Salvatori

La fase di transizione dal regime militare a una compiuta democrazia parlamentare, avviata nel 1985 con il ripristino della Costituzione, si è rivelata estremamente complessa e contraddittoria. Essa è stata infatti pesantemente condizionata nella sua stabilità e credibilità dal mancato rinnovamento delle élites dirigenti, che hanno di fatto mantenuto consolidate posizioni di predominio, perpetuando i tradizionali assetti economico-sociali. L'accesso alle cariche politiche è rimasto quasi esclusivamente una prerogativa dell'aristocrazia terriera latifondista, mentre l'esercito ha mantenuto, seppure in forma indiretta, un alto grado di controllo sulla vita civile. Egemonizzati da personalità carismatiche, i partiti hanno stentato a formulare compiuti programmi politici sui quali coagulare i consensi e costruire alleanze durature, e ciò ha contribuito all'instabilità dei governi, sui quali ha continuato a gravare il contrasto istituzionale tra primo ministro e presidente della Repubblica. Il mancato decollo economico ha successivamente acuito i problemi sociali, aggravati dal permanere dei conflitti interetnici, alimentati dagli squilibri regionali e dalle forti spinte autonomiste, soprattutto nelle regioni del Sind e del Panjab, che né B. Bhutto (primo ministro dal 1988 al 1990) né N. Sharif (1990-93) sono riusciti a pacificare.

Dopo le elezioni dell'ottobre 1993 Bhutto tornò alla guida di un governo di coalizione fra il Pakistan People's Party (PPP) e alcuni partiti minori, con un programma di riforme economiche e sociali volte a promuovere la modernizzazione e a incoraggiare gli investitori occidentali. Per attirare i capitali stranieri l'esecutivo si sforzò di costruire una nuova immagine del paese, che sfatasse la visione tradizionale di Stato fondamentalista, ricovero degli estremisti arabi, presentando il P. come uno Stato islamico moderato, disposto ad aiutare l'Occidente nella lotta contro il traffico di stupefacenti e contro il terrorismo.

In realtà il programma economico del governo stentò a decollare, mentre le aperture all'Occidente non corrisposero a un effettivo mutamento della società pakistana nella quale, anzi, proprio in questi anni andava crescendo il peso dei fondamentalisti, sull'onda dell'affermazione ottenuta in Afghānistān dai Ṭālibān (movimento fondamentalista degli studenti dei collegi coranici, formatosi in gran parte proprio in P.) e della campagna moralizzatrice condotta contro la dilagante corruzione che coinvolgeva gran parte degli ambienti politici e amministrativi dello Stato, e da cui non si riteneva esente la stessa Bhutto.

L'esecutivo, inoltre, dovette affrontare il riesplodere degli scontri etnici (particolarmente gravi nel Sind) e il riaccendersi del contrasto istituzionale con il presidente della Repubblica F. Leghari, in un clima di crescente malcontento sociale generato dal peggioramento della situazione economica registratosi a partire dal 1995.

L'inasprimento fiscale (giugno 1996), imposto dal governo per colmare il deficit di bilancio e soddisfare le condizioni richieste dal FMI per la concessione degli aiuti economici (dal quale erano tuttavia esclusi i redditi agricoli), rilanciò la protesta dell'opposizione, guidata da Sharif, leader della Pakistan Muslim League (PML) - Nawaz Group, nata nel 1993 ed espressione delle forze industriali e commerciali, alla quale si unirono i leader religiosi e i settori delle forze armate. Si susseguirono scioperi e manifestazioni di protesta, mentre la popolarità della Bhutto declinava anche all'interno del suo partito, soprattutto dopo l'uccisione (settembre 1996) a Karāchī, in seguito a uno scontro con le forze di polizia, del fratello M. Bhutto, suo avversario politico nel PPP, uccisione nella quale la stessa Bhutto venne sospettata di essere implicata. Il 5 novembre 1996 il presidente Leghari destituì Bhutto per abuso di potere e cattiva amministrazione; contemporaneamente A.A. Zardari, marito di Bhutto e ministro per gli investimenti, fu arrestato con l'accusa di corruzione.

Le elezioni anticipate del febbraio 1997 sancirono la schiacciante vittoria del PML (134 seggi contro i 18 del PPP), in seguito alla quale la guida dell'esecutivo fu assunta nuovamente da Sharif. Quest'ultimo, forte della maggioranza dei tre quarti del Parlamento, riuscì a far abrogare (aprile 1997) gli emendamenti alla Costituzione che erano stati adottati nel 1985, riducendo così considerevolmente i poteri del presidente della Repubblica, al quale venne revocata la facoltà di destituire il primo ministro, di sciogliere il Parlamento, e di nominare il capo delle forze armate e i governatori delle province. Il contrasto tra le massime cariche dello Stato non venne tuttavia definitivamente risolto: a dicembre si profilò un nuovo scontro, conclusosi però questa volta con le dimissioni del presidente Leghari; al suo posto fu eletto M.R. Tarar, candidato del PML.

Rafforzatosi sul piano istituzionale, il governo si impegnò in un programma di risanamento economico basato su una riduzione globale del carico fiscale e su un parallelo sostegno dei prezzi dei prodotti agricoli e industriali; vennero inoltre reiterati i provvedimenti volti ad attirare capitali stranieri. Tra le priorità dell'esecutivo ci fu anche la lotta al terrorismo, per fronteggiare la quale venne approvata (agosto) una legge che attribuiva poteri speciali alla polizia.

Sul piano internazionale il P. dovette affrontare nel corso degli anni Novanta un netto peggioramento delle relazioni con gli Stati Uniti, meno disposti ad accettare il programma nucleare del paese col venir meno della sua funzione strategica dopo il ritiro sovietico dall'Afghānistān (1988) e il successivo crollo dell'URSS (1991). I rapporti tra i due paesi registrarono un miglioramento solo a partire dal 1995, e nel 1996 gli Stati Uniti, dopo sei anni, ripresero a inviare forniture militari a Islāmābād.

In ambito regionale, il P. perseguì nel corso di questi anni l'ambizione di crearsi una propria sfera di influenza in Asia centrale e intensificò a tale scopo i legami culturali e commerciali con le popolazioni delle ex Repubbliche sovietiche della regione. In questa prospettiva svolse un ruolo dinamico nella crisi afghana, fornendo il proprio sostegno militare ai Ṭālibān; il paese, inoltre, fu tra i primi Stati a riconoscere ufficialmente il nuovo regime impostosi in Afghānistān nel settembre 1996.

I rapporti con l'India rimasero invece costantemente tesi, permanendo sostanzialmente irrisolte le questioni riguardanti i principali punti di discordia: la disputa sul Kashmir e i rispettivi armamenti nucleari. Nel febbraio 1995 e di nuovo nel febbraio 1996 il governo pakistano organizzò uno sciopero generale nazionale a sostegno del movimento indipendentista del Kashmir, mentre anche negli anni successivi continuarono a ripetersi gli scontri tra le truppe schierate ai confini. La fase di parziale distensione verificatasi in seguito ai colloqui diplomatici tra Sharif e il premier indiano I.K. Gurjal, nel settembre 1997, subì una brusca battuta d'arresto nel maggio 1998: la decisione di New Delhi di effettuare una serie di test nucleari provocò l'immediata reazione del P., che effettuò in giugno analoghi esperimenti. Subito dopo, tuttavia, il governo annunciò una moratoria unilaterale degli esperimenti atomici e si dichiarò disposto a riprendere i colloqui di pace con l'India. Dopo una serie di contatti preliminari, nell'ottobre vennero così ristabilite le relazioni tra i due paesi e furono poste sul tavolo delle trattative le questioni relative alla sicurezza nel subcontinente indiano e alla situazione nel Kashmir.

Sul piano interno le sanzioni economiche imposte dalla comunità internazionale in seguito alle esplosioni atomiche provocarono pesanti ripercussioni, data la dipendenza del paese dagli aiuti stranieri. Si verificò anche un ulteriore rafforzamento dei movimenti fondamentalisti, e nell'agosto 1998 Sharif propose un nuovo emendamento costituzionale (approvato dall'Assemblea nazionale in ottobre) che dichiarava il Corano e la Sunna legge suprema dello Stato, ponendoli al di sopra della Costituzione, e conferiva al governo ampi poteri d'interpretazione. Il provvedimento, destinato probabilmente a placare l'opposizione religiosa rafforzata dagli attacchi statunitensi (agosto) contro il Sudan e l'Afghānistān, fu duramente criticato dalle organizzazioni dei diritti umani che temevano anche una recrudescenza delle tensioni tra la maggioranza sunnita e la minoranza sciita.

In agosto l'uscita dalla maggioranza del Muhajir Qaumi Movement (MQM), espressione della minoranza Muhajir (rifugiati musulmani giunti dall'India dopo il 1947), provocò un indebolimento dell'esecutivo, criticato per la sua incapacità di porre un freno alla crescente violenza etnica e politica che sconvolgeva la regione del Sind, dove il MQM aveva appunto la preminenza. A novembre la regione venne posta sotto la diretta autorità del governo e venne sciolta l'assemblea legislativa; furono inoltre istituiti tribunali militari per giudicare gli episodi di terrorismo. Nel dicembre 1998 gli Stati Uniti revocarono temporaneamente le sanzioni economiche imposte al P. dopo i test nucleari compiuti a giugno, pur mantenendo quelle relative alle forniture militari. Ciò non riuscì a modificare sostanzialmente la situazione economica divenuta nel corso del 1999 particolarmente critica. Il 12 ottobre 1999 Sharif fu destituito da un colpo di Stato militare guidato dal gen. P. Musharraf che, sospesa la Costituzione, istituì (26 ottobre) un nuovo organo esecutivo formato da militari e civili, il Consiglio di sicurezza nazionale, di cui assunse la guida.

bibliografia

A. Rashid, Pakistan. On a knife-edge of uncertainty, in The world today, genn. 1998, pp. 7-10.

S.S. Harrison, P.H. Kreisberg, D.Kux, India and Pakistan. The first fifty years, New York 1998.

P.M. de La Gorge, Paysage asiatique après la bombe, in Le Monde diplomatique, sett. 1998.

Vedi anche
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