Palamede
Eroe della guerra di Troia, ma sconosciuto a Omero (ricordato dai poemi ciclici sino a Eschilo, Sofocle, Euripide). Figlio di Nauplio e di Climene, fratello di Eace e di Nausimedonte, fu tra i Greci che si recarono a Troia, all'inizio della guerra, per chiedere la restituzione di Elena. Smascherò Ulisse, che si era finto pazzo per non andare alla guerra, ma Ulisse si vendicò tendendogli un tranello: fece nascondere nella tenda di P. una falsa lettera di Priamo e alcune monete, così che P. venne accusato di tradimento e lapidato dai soldati greci.
Secondo il Fransoni sarebbe da identificare in P. quello spirto che Virgilio, congiurato da quella Eritón cruda, avrebbe, secondo l'invenzione dantesca di una prima discesa di Virgilio nel basso Inferno, tratto dalla Giudecca, del cerchio di Giuda (If IX 22-27). Sebbene l'episodio del fictum crimen sia ben noto a D. attraverso Virg. Aen. II 81 ss., e Servio Comm. ad Aen. (cfr. anche Ovidio Met. XIII 35 ss., 56 ss.) l'ipotesi è stata esclusa dal Filomusi Guelfi con validi motivi.
Bibl.-O. Jahn, Palamedes, Amburgo 1836; D. Fransoni, Studi vari sulla D.C., Firenze 1887; L. Filomusi Guelfi, Chiose dantesche, in " Giorn. d. " XIX (1911)150; A. Fiammazzo, in " Bull. " XIX (1912) 145.