PALAMEDE (Παλαμήδης, Palamedes)
Eroe del ciclo troiano che però non è menzionato da Omero. È ricordato invece in molti altri autori dai ciclici in poi. Figlio di Nauplio e di Climene, o, secondo altri, di Filira o di Esione, è dai più considerato proveniente da Argo, ma alcuni ricordano come sua patria l'Eubea.
È annoverato fra i discepoli di Chirone insieme ad Achille, Aiace ed Eracle. La sua sapienza, le invenzioni che gli erano attribuite (alfabeto, numeri, monete) e i calcoli astronomici che avrebbe eseguito durante la guerra di Troia indicano il confluire nella sua figura di elementi fenici. Morì, secondo la versione più diffusa, per la vendetta di Ulisse di cui aveva smascherato la pazzia simulata per non intervenire nella guerra. Fu infatti accusato, grazie allo stratagemma dello stesso Ulisse, di voler tradire i Greci perché corrotto dall'oro di Priamo e fu ucciso.
Nell'arte figurativa rappresentazioni di P. non sono molto frequenti. P. e Tersite alla scacchiera erano stati raffigurati da Polignoto nella Lesche degli Cnidî a Delfi (Paus., x, 31, 1). La Lapidazione di P., opera di Timanthes fu vista da Alessandro Magno. La stessa scena riconosce il Mansuelli in uno specchio etrusco (Etr. Spiegel, v, 111). Infatti proprio sugli specchi troviamo numerose rappresentazioni di P. (Talmiϑe): uno specchio a Napoli mostra i pretendenti di Elena fra cui Diomede e P.; su un altro P. è a Sparta con Aiace, Menelao e Diomede, mentre su un terzo P. è in Aulide con Clitennestra, Menelao e Ulisse a dialogo per decidere il destino di Ifigenia.
Su una gemma P. è l'accompagnatore di Filottete presso l'ara della dea Crise, mentre il serpente che ferirà Filottete striscia verso l'altare. Su uno stàmnos a figure rosse al Louvre (G 413) si deve forse riconoscere P. nella figura di giovane che si china su Filottete, caduto a terra ferito. Su una pisside corinzia P. è rappresentato insieme ad altri guerrieri greci e troiani, tutti identificabili dalle iscrizioni.
Incerto è il significato di una rappresentazione su un vaso in cui compare Atena con una tavoletta nella mano, di fronte ad un giovane nudo generalmente indicato come P., e quello di uno specchio etrusco in cui compaiono oltre a P. altre tre figure: una fanciulla (Chais), una donna (Purich) e un uomo (Ite).
Bibl.: E. Gerhard, Etrusk. Spiegel, Berlino 1840-67, III, p. 190, tav. 196; p. 336, tav. 275 A, 2; V, p. 30, tav. 382, 2; p. 33 ss., tav. 385; De Witte, in Arch. Zeitg., XXII, 1865, p. 153 ss., tav. 184; H. Lewy, in Roscher, III, i, 1897-909, c. 1264 ss., s. v.; A. Furtwängler, Gemmen, tav. 17, 50; J. D. Beazley, Red-fig., pp. 318, 17; 240, 11; E. Wüst, in Pauly-Wissowa, XVIII, 2, 1942, c. 2500 ss., s. v., n. i; G. Mansuelli, in Studi Etruschi, XX, 1948-9, p. 82, n. 48.