PALATINUS
La personificazione del colle Palatino (v. roma) appare in alcuni rilievi della seconda metà del II sec. d. C. che rappresentano il ritrovamento dei gemelli con la lupa, da parte dei pastori, nella grotta del Lupercale. Nel clima di rievocazioni erudite della seconda sofistica anche l'iconografia delle storie delle origini romane ha infatti particolare fortuna e si arricchisce di personaggi esornativi o simbolici, tra i quali questo del genius loci è mutuato dal mondo ellenistico.
Molto vicino al tipo greco della personificazione del monte Citerone (v.) come appare nei sarcofagi di Atteone e soprattutto nel rilievo dell'anfiteatro di Capua (C. Robert, Sarkophagreliefs, iii, p. 4), è il P. nel rilievo dell'ara di Ostia, di età adrianea: un giovane visto a mezzo corpo, forse seduto, con la sinistra appoggiata ad un albero spoglio ed il mantello gettato su una spalla, sul capo un pètaso a brevi falde. La nudità eroica è sostituita dalla tunica servile, la stessa che portano i pastori, nel rilievo della Base Casali, del tempo degli Antonini, dove peraltro non c'è da dubitare che il personaggio in posizione di assoluto abbandono tra le rocce dello sfondo, non sia la divinità del monte. Una viva partecipazione al prodigio della lupa rivela invece il giovane affacciato a mezzo busto, nudo, sull'antro del Lupercale, nel rilievo dell'urna di Stoccolma, che è della fine del II sec., tanto da far pensare che si tratti qui del pastore che scopre i gemelli e non del genius loci; non è però da escludere che la divinità partecipi con gesti di meraviglia o di dolore alle vicende rappresentate, come talvolta il Citerone nel mito di Atteone o il Tevere nella scena con l'esposizione dei gemelli. È invece difficile accettare l'identificazione del P. in un pastore barbato con pedum che è nel rilievo di un fianco di un sarcofago Mattei al Vaticano, dato che il genio del monte è per solito di tipo giovanile ed imberbe. In due pitture sarebbe importante, per la formazione dell'iconografia delle origini di Roma, riconoscere, come è stato fatto più volte, la personificazione del P.: le pitture del colombario dall'Esquilino del I sec. a. C., con scene dei miti laviniate e romano, e l'affresco pompeiano della casa detta "delle origini di Roma"; ma in quest'ultimo il vecchio semisdraiato in basso, presso il Tevere; è una divinità fluviale, il Tevere evidentemente, non il P., e nella pittura dello Esquilino nessun attributo permette di caratterizzare una figura recumbente che si ripete due volte, in una scena pastorale ed in un quadro, danneggiatissimo, che potrebbe rappresentare il ritrovamento dei gemelli. Nessuna difficoltà vi sarebbe tuttavia ad ammettere la presenza del P. nella pittura romana fin da questo momento, se si pensa, per esempio, alle numerose personificazioni dei "paesaggi dell'Odissea ". Non si può invece più prendere in considerazione lo specchio di Bolsena con la lupa ed il P. nel tipo dell'ara di Ostia, che avrebbe spostato in piena età repubblicana l'origine di questa personificazione: è stato infatti dimostrato che si tratta di un falso.
Monumenti considerati. - Specchio di Bolsena: Mon. Inst., xi, tav. 3, n. 1; G. Matthies, Die Praenestinische Spiegel, Strasburgo 1912, p. 59 s., nota 1. Colombario dipinto dell'Esquilino, Roma, Museo Nazionale: M. Borda, Il fregio pittorico delle origini di Roma, in Capitolium, xxxiv, 1959, n. 5, p. 3 ss. Pittura della casa pompeiana "delle origini di Roma", Napoli, Museo Nazionale: O. Elia, Pitture e mosaici del Mus. Naz. di Napoli, Roma 1932, n. 194; G. E. Rizzo, La pittura ellenistico-romana, Milano-Roma 1932, p. 86. Ara di Ostia, Roma, Museo Nazionale: P. Ducati, in Mélanges d'Archéologie et d'Histoire, xxvi, 1906, p. 483, fig. 1. Base Casali, Vaticano, Musei: E. Maynial, in Mélanges d'Archéologie et d'Histoire, xxiii, 1903, p. 27 ss., tavv. III-IV; W. Amelung, Die Sculpturen des Vaticanischen Museums, ii, Berlino 1908, p. 236 s. Urna di Stoccolma, Galleria Nazionale: G. Geoffroy, in Revue Arch., xxix, 1896, p. 28, tav. x. Parti laterali di un sarcofago Mattei, Vaticano, Musei: W. Amelung, op. cit., ii, p. 92 s., tav. 9.
Bibl.: P. Romanelli, Museo della Civiltà Romana, Catalogo, Roma 1958, p. 20 ss.