PALATITZA
Villaggio macedone, sulla riva destra dell'Haliakmon, oggi Vergina, presso cui si trovano i resti di una costruzione monumentale ellenistica della fine del IV-inizio del III sec. a. C.
I primi studiosi che visitarono le rovine, lo Heuzey e il Daumet, identificarono, seppure in maniera assai dubitativa, la cittàdella cinta da mura, che sorge sul pianoro detto di Haghìa Triada dalla chiesetta bizantina che vi fu successivamente eretta, con la Balla macedone, la Οὐάλλαι ricordata da Tolomeo (Geogr., iii, 13, 40), la latina Verria. L'edificio ha la fronte principale, misurante m 76,24, volta ad oriente: nel centro è un ingresso monumentale, suddiviso in tre navate da due file di colonne ioniche simili a quelle dei propilei ateniesi ed eleusini; ad ogni lato dell'ingresso erano due spaziose antisale a colonne, di ordine dorico, su cui prospettavano, a N una sala quadrata, a S una circolare, in cui furono trovate le fondamenta di un trono, o tribuna, o altare. Il nucleo dell'edificio era costituito da un vastissimo cortile a peristilio, con 16 colonne ioniche per ogni lato (misurante m 44,80), intorno al quale si disponevano ambienti generalmente quadrati; la sala quadrata presso l'ingresso si apriva su un altro cortile, più a N e di proporzioni minori, e oltre questo, nell'ala settentrionale dell'edificio, erano le cucine e i servizi.
Lo Heuzey e il Daumet riconobbero che il complesso architettonico era da intendersi come un palazzo reale, forse la residenza estiva dei monarchi macedoni, ovvero come un pritaneo. Supposero, sulla base di Pausania (Perieg., x, 20, 9) che la camera circolare fosse, analogamente a quanto testimoniava lo scrittore per il pritaneo degli Elei di Olimpia, il focolare pubblico: τὸ οἴκημα τῆς ἑστίας, ovvero l'hestiatòrion, la sala per i banchetti sacri. Da notare che in questo ambiente sono stati rinvenuti frammenti di tre statue: un'Atena, un dio fluviale e una dea assisa con sulle ginocchia un serpente.
Recentemente il Makaronas ha ripreso gli scavi a P., riportando alla luce, in una camera prospiciente alla corte porticata e che deve aver fatto parte degli appartamenti regî, un bel mosaico pavimentale con motivi floreali stilizzati. È da ritenere priva di fondamento l'ipotesi del Lawrence, che vede nel complesso monumentale di P. una palestra, e nella camera circolare un ambiente per i bagni caldi (v. anche casa).
Nella pianura sottostante vi sono dei tumuli artificiali contenenti camere a vòlta sotterranee; la unica tomba scavata ha una cornice architravata d'ordine ionico, una porta di marmo bianco con due battenti monolitici che fingono una struttura lignea, e due letti funebri su cui venivano distesi i defunti. La chiesa del villaggio di Koutlaes ha restituito una stele a naòs di età greco-romana, di lavoro assai rozzo e provinciale, con Apollo citaredo e Diana cacciatrice e, al di sotto, una donna assisa: l'iscrizione mutila la dice eretta da una madre in memoria dei figli, Zypas (nome tracio) e Secunda.
Bibl.: L. Heuzey-H. Daumet, Mission archéologique de Macédonie, I-II, Parigi 1876, pp. 175-238, tavv. VII-XVI; W. J. Anderson-R. Ph. Spiers, Die Architektur von Griechenland und Rom, Lipsia 1905, pp. 132-34; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra-New York 1950, pp. 325-26, fig. 119; K. A. Rhomaios, To Anaktoron tes Palatitsas, in ᾿Αρχ. ᾿Εϕ., 1953-1954, pp. 141-50; E. Vanderpol, News Letter from Greece, in Am. Journ. Arch., LXI, 1957, pp. 284-85, figg. 14-16, tav. LXXXVI; A. W. Lawrence, Greek Architecture, Harmondsworth 1957, p. 306, nota 3 al cap. 23; M. Andronikos e altri, Τὸ ἀνάκτορον τῆς βεργίνας, Atene 1961.