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La repubblica di Palau è uno stato insulare situato nell’Oceano Pacifico a 500 km a sud-est delle Filippine. Ex colonia dell’impero tedesco e di quello giapponese, Palau è indipendente dagli Usa dal 1994. Gli statunitensi strapparono l’isola ai Giapponesi durante la Seconda guerra mondiale e, dal 1947, la governarono in base a un mandato internazionale delle Nazioni Unite. Il mandato includeva, oltre a Palau, anche la Micronesia, le Isole Marshall e le Marianne settentrionali.
Degli ex territori sotto controllo statunitense, Palau è stato l’ultimo a ottenere l’indipendenza, benché nel 1981 – dopo che il 55% dei palauani aveva scelto di rimanere indipendente e di non unirsi agli Stati Federati di Micronesia – avesse già adottato una propria Costituzione e nel 1982 avesse stretto il Patto di libera associazione con gli Usa. Il lungo lasso di tempo intercorso tra la firma del Patto di libera associazione e l’indipendenza è stato in parte causato dalla vertenza con gli Usa sulla disposizione costituzionale che impediva di usare, testare, conservare e smaltire materiale
nucleare sul territorio palauano: ciò ostacolava l’interesse statunitense a utilizzare Palau come scalo nel Pacifico. Nel corso degli anni Ottanta, la stessa maggioranza della popolazione palauana si era espressa, attraverso un referendum, a favore del Patto con gli Usa e per la modifica della Costituzione, senza raggiungere tuttavia la maggioranza qualificata (75% dei voti) richiesta per l’emendamento costituzionale. Solo nel 1993 il requisito della maggioranza qualificata venne trasformato in maggioranza semplice, aprendo la strada all’adozione del Patto di libera associazione e, dunque, all’indipendenza.
Come conseguenza delle vicende storiche palauane, la politica estera di Palau è caratterizzata innanzitutto dal rapporto con Washington, che, in mancanza di un esercito nazionale, provvede alla difesa e ha il diritto di utilizzare il territorio per cinquant’anni dalla data di adozione del Patto. Gli Usa si sono impegnati a garantire l’assistenza economica, come previsto dal medesimo Patto: un contributo di circa 700 milioni di dollari fino al 2009. Inoltre, i cittadini di Palau possono liberamente entrare negli Stati Uniti. In cambio gli Usa hanno ottenuto un accesso senza restrizioni alla terra e ai corsi d’acqua dell’isola per scopi strategici. Nel 2010 Washington ha rinnovato il proprio impegno ad aiutare economicamente il paese, con uno stanziamento di 250 milioni di dollari per il periodo 2010-24.
Palau, che non riconosce la Repubblica Popolare Cinese, ha in Taiwan un importante alleato economico e strategico. Quella palauana è una delle 19 ambasciate ancora presenti a Taipei e da Taiwan proviene un importante flusso di aiuti, tecnologia e turisti. I rapporti tra i due stati sono stati suggellati nel 2006, quando Palau ha ospitato il primo summit tra Taiwan e i suoi alleati nel Pacifico (Kiribati, Tuvalu, Isole Marshall, Nauru e Isole Salomone).
Quanto all’ordinamento politico, il presidente è capo di stato e di governo ed esercita il potere esecutivo, mentre l’organo legislativo è composto da un Senato e una Camera dei delegati, entrambi composti da 16 seggi. Nel corso degli anni Ottanta la vita politica è stata turbata da vari episodi di violenza, tra cui l’assassinio di un presidente, Haruo Remeliik, e il suicidio di un altro, Lazarus Eitaro Salii, accusato di corruzione. Dall’inizio degli anni Novanta, Palau ha tuttavia stabilizzato e rafforzato il proprio sistema democratico e multipartitico. Dal punto di vista economico il paese deve confrontarsi con una carenza strutturale di risorse e con la dipendenza dagli aiuti internazionali. L’agricoltura e la pesca sono di sussistenza, mentre la maggior fonte di guadagno è rappresentata dal turismo.
I visitatori – che provengono soprattutto da Giappone e Taiwan e che si avvantaggiano dell’espansione del network aereo nel Pacifico – alimentano tradizionalmente circa il 50% del Pil di Palau, ossia un livello doppio rispetto alla media delle isole del Pacifico e tra i più altri del mondo. Dopo la contrazione del settore, legata alla crisi economica e finanziaria internazionale, l’aumento del 27% nel flusso di turisti registrato nel corso del 2011 ha permesso al paese di tornare a crescere a tassi sostenuti.