PALEARI
(Paleari Fratino). – Famiglia di ingegneri militari originaria di Morcote (Canton Ticino), attiva al servizio della Corona di Spagna e dei suoi alleati tra XVI e XVII secolo.
Giovan Giacomo nacque intorno al 1520 a Morcote, nel Canton Ticino, secondogenito del condottiero Giovan Francesco, a cui, per i servizi resi, i confederati svizzeri avevano assegnato già nel 1517 un castello in quella località e di Elisabetta Raggi, di famiglia nobile (Viganò, 2004A, p. 71).
Ricordato anche da Lomazzo (1585) e Cervantes (1605), Giovan Giacomo fu il primo della stirpe dei Paleari a intraprendere la carriera di ingegnere, ideando fortificazioni dalle piante regolari, cittadelle massicce e difficilmente attaccabili, grazie anche all’intelligente sfruttamento della naturale morfologia del terreno a vantaggio delle esigenze architettoniche.
Sposato con una Ruggia della Bella, patrizia di Vico, ebbe tre figli: Giovan Francesco, Elisabetta e Maria. Poco si sa della sua formazione: giovanissimo seguì le orme militari paterne, partendo come mercenario per Enrico II di Valois, ma già dal 1558, dopo la cattura da parte degli Spagnoli nell’assedio di Moncalvo Monferrato, risulta attivo tra le loro fila come ingegnere militare, stando ai pagamenti a suo favore per il nuovo forte di Tortona (Id., 2006, p. 108). L’anno successivo firmò il primo progetto per l’aggiunta di una nuova cerchia di baluardi (prima cinque, portati a sei in un secondo piano del 1565) al Castello Sforzesco di Milano. Nella prima metà del 1563 si recò al seguito del capitano delle truppe genovesi Giorgio Doria in Corsica, dove fece costruire una nuova rocca a pianta pentagonale sul golfo di S. Fiorenzo, restaurare e completare quella di Calvi e costruire la cittadella fortificata di Ajaccio (Id., 2001). Pose inoltre in opera la torre a pianta circolare di Capo Mortella, uno dei suoi progetti più innovativi e di successo. Spostatosi nei mesi successivi in Sardegna, realizzò nuovi disegni per la rocca di Cagliari (Casu, 1984) e, dopo aver sostato a Bonifacio a causa di una malattia, fece ritorno a Genova in dicembre. Due anni più tardi risulta impegnato nell’ispezione di piazzeforti nel Milanese con il fratello Giorgio e sempre nel 1565, grazie ad una lettera di Gabriel de la Cueva, governatore di Milano, venne presentato in Spagna a Filippo II, ottenendo dal re il titolo di ingegnere e di soprintendente della fortezza della Goletta a Tunisi. Dopo una sosta a Malta, dove consegnò un modello per la piazzaforte di La Valletta, raggiunse la città africana nell’aprile del 1566 e vi soggiornò per tre anni, raddoppiando le dimensioni della fortezza e regolarizzandone la pianta in una forma esagonale (Viganò, 2004A). Rientrato in Spagna nel 1569, fu impegnato negli anni successivi a redigere relazioni sullo stato di diverse fortezze nei domini napoletani, siciliani e sardi del Regno, e a progettarne di nuove, come la cittadella fortificata pentagonale, nel centro di Pamplona, dove Giovan Giacomo risultava soggiornare ancora nel 1584, al termine di tre lustri di intense attività in varie località europee e nordafricane. Nominato nel 1573 capitano ordinario di fanteria, revisionò fortezze nelle isole Baleari (Ibiza, Ciutat de Maiorca e Mahón), nel Regno di Valencia (Alicante, Cullera, Dénia), dove ripianificò anche l’assetto delle difese costiere, in Sardegna e nel Maghreb (nel 1576, a Orano e Mers-el-Kébir), e fu attivo tanto in Spagna (a Cartagena, Cadice e Gibilterra), quanto nel 1581 in Portogallo (Oporto, Viana do Castelo, Duero). Nel 1584 consegnò il progetto di una rocca a cinque bastioni per le mura di Cremona: pur preferito a quello con sette bastioni di Giovan Battista Clarici, non poté essere realizzato per mancanza di fondi (Id., 1997C). Dopo un’ultima documentata ispezione alle coste catalane, rientrò a Pamplona il 27 maggio 1586 e vi morì il 31 dello stesso mese, lasciando 1000 scudi alla chiesa di S. Maria del Sasso a Morcote, sede della tomba di famiglia (Id., 1997A).
Del primogenito di Giovan Francesco, Giovan Martino, erede dei beni di famiglia e rimasto a Morcote, non è nota alcuna attività di ingegneria militare; attestata invece, sempre al soldo della corona spagnola, per il terzogenito Bernardino, del quale sono ignoti luogo e data di nascita; la sua attività è nota per poco più di un lustro (dal 1585) e in relazione alle sole fortificazioni nel Ducato di Borgogna (primo fra tutti l’edificio della Chambre des Comptes di Dole), dopo una fortunata carriera militare che lo aveva portato alla nomina di capitano di Pesmes e castellano di Montmirey-le-Château. Ricordato tra gli stipendiati del governo spagnolo fino al 1591, Bernardino morì probabilmente in Francia dopo il 1595 (Id., 2007).
Quarto figlio di Giovan Francesco, Giorgio, nato intorno al 1530 a Morcote, seguì le orme del fratello Giovan Giacomo, del quale risulta assistente già nel 1558 a Milano (Id., 2004A, p. 75). Nel 1561 figura come ingegnere militare e idraulico nelle fila degli stipendiati spagnoli della città, dove quattro anni più tardi venne incaricato di reclutare maestranze tra i baliaggi svizzeri per i lavori al Castello Sforzesco. Nel 1566 è documentata una sua prima ispezione di roccaforti nel Milanese e la chiamata da parte di Guglielmo Gonzaga duca di Mantova e del Monferrato per revisionare quelle del Monferrato e preparare nuovi progetti: un rapporto con la corte mantovana che Giorgio mantenne per tutta la vita, visto che ancora nel marzo del 1588 Vincenzo I lo incaricò di procedere a una nuova ispezione delle fortezze del Ducato (Bertolotti, 1889, p. 43). All’inizio degli anni Settanta Giorgio dimostrò le sue competenze di idraulica intervenendo sul corso del torrente Bogna in Val d’Ossola, quindi nel giugno del 1572 compì, al seguito del governatore di Milano Luis de Zúñiga y Requesens e di diversi notabili cittadini, la visita general alle piazzeforti di Pavia, Cremona, Lodi, Lecco, Como, e altre città, per concludere con il Castello Sforzesco, i cui lavori procedevano ancora a rilento e per il quale Giorgio propose nel 1578 nuovi progetti, non condivisi dal fratello (Viganò, 1997B). Tra il 1573 e il 1574 rimase in Sardegna a sovraintendere le costruzioni ideate da Giovan Giacomo, e ne modificò alcune così da inglobarvi i villaggi adiacenti. Fu attivo all’inizio tra Sassari, Porto Torres e Castellaragonese, poi soprattutto a Cagliari (chiesa e monastero di S. Agostino Nuovo e marina), Villamassargia (feudo autonomo) e Alghero (Id., 2004A, p. 185). Nel maggio del 1579 a Madrid ottenne il titolo di ingegnere da Filippo II, che gli affido l’ammodernamento della fortezza di Bayona in Galizia, quindi nel novembre successivo partì per Maiorca. Tranne brevi spostamenti a corte, a Maiorca rimase fino a tutto il 1583, per poi passare a Minorca, ma già nel maggio del 1586 è ricordato accanto al fratello morente a Pamplona e l’anno successivo risulta intento a proseguirne i lavori sulle coste della Catalogna. Solo nel dicembre del 1587 ottenne una licenza per recarsi a Milano dalla famiglia e, nella stessa occasione, Filippo II gli concesse la cittadinanza milanese. Tornato a Pamplona nel gennaio del 1589, consegnò un ultimo disegno per la fortezza di Mers-el-Kébir e, dopo aver introdotto a corte il figlio Francesco, portato con sé dall’Italia, morì in questa città l’8 novembre del 1589 (Id., 2007, p. 80), lasciando 800 scudi a S. Maria del Sasso presso Morcote, secondo il testamento da lui redatto già nel 1573 (Id., 1997A).
Seguì l’esempio del padre Giorgio, Francesco, nato a Morcote nel 1562 da Angela Tatti, patrizia di Varese, e avviato agli studi di architettura e matematica tra la cittadina d’origine e Milano (Id., 2007). Nel 1588 accompagnò il padre a Pamplona, divenendo l’anno successivo aiuto ingegnere del Regno di Navarra; alla morte di questi gli subentrò in tutte le commissioni, ottenendo il titolo di ingegnere già nel 1593. Nel 1602 divenne ispettore delle fabbriche di pietra dell’Arcivescovado di Navarra, incarico redditizio che lo impegnò per tutta la vita nella ristrutturazione e nella nuova costruzione di chiese e monasteri (a Ucar, Sumbilla, Ciga, Barásoain, Pueyo e altrove), ricorrendo per lo più a strutture regolari: navata unica, abside poligonale e massiccia torre campanaria quadrata. Alla sua morte, avvenuta nell’ottobre del 1637 a Pamplona, gli subentrò nell’ufficio il figlio Pietro.
Nato nel 1601 a Morcote da Vitulia Fossati, Pietro condusse studi di ingegneria nel Milanese, presto interrotti per problemi economici. Già nel 1622 raggiunse il padre a Pamplona e sposò la nobile navarrina Floriana de Ureta. Nel 1623 è documentato a Malaga con il «comisario general de la gente de guerra» Pedro Pacheco e dieci anni più tardi sostituì il padre, ormai malato, a Fuentarrabía, firmando alcuni progetti per la batteria del Pasaje e dimostrando le sue valide doti ingegneristiche anche nei piani del 1634 per un baluardo davanti al cosiddetto cubo del Ingente nella cittadella fortificata di San Sebastián. Allo stesso modo ereditò dal padre l’incarico di ispettore delle fabbriche dell’Arcivescovado di Navarra, che lo impegnò fino alla morte, nel 1698, senza discendenti (ibid.).
Fonti e Bibl: Genova, Biblioteca nazionale Berio, Manoscritti, Rari VII-3-8: G. Cibo-Recco, Historie… che trattano la Guerra di Corsica... dall’anno 1550 sino all’anno 1570, cc. 444-447; G.P. Lomazzo, Trattato dell’arte della pittura.., Milano 1585, p. 652; M. de Cervantes, El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha, Madrid 1605, cap. XV, passim; A.P. Filippini, La historia di Corsica, Turnon 1594, pp. 417 s.; G.A. Oldelli, Dizionario storico-ragionato degli uomini illustri del Canton Ticino, Lugano 1807, p. 94; E. Motta, I sudditi dei baliaggi italiani al servizio militare estero, in Bollettino storico della Svizzera italiana, I(1879), pp. 249-254; Id., Di alcuni architetti militari luganesi dei secoli XV e XVI, ibid., III-IV (1881), pp. 293-295; A. Bertolotti, Architetti, ingegneri e matematici in relazione coi Gonzaga… nei secoli 15, 16 e 17, Genova 1889, pp. 43 s.; E. Motta, Nuovi documenti intorno agli architetti militari del casato P. di Morcote, in Bollettino storico della Svizzera italiana, XX (1898), 7-8, pp. 116-124; ibid., nn. 9-10, pp. 190-193; Id., Nuovi documenti per gli ingegneri militari Giacomo e Giorgio Paleari, ibid., XXXV (1915), 2, pp. 40-45; M.L. Gatti Perer, Fonti per l’architettura milanese… Francesco Bernardino Ferrari e la sua Raccolta di documenti e disegni. II, in Arte lombarda, X (1965),p. 136; S. Casu, Il ‘disegno’ di Jacopo Palearo Fratino per il sistema fortificato di Cagliari (1563-1579), in Arte e cultura del Seicento e del Settecento in Sardegna. Convegno nazionale, Cagliari-Sassari… 1983, Napoli 1984, pp. 69-88; M. Viganò, Il Castello di Milano (1559-1599): l’opera di Giovan Giacomo e Giorgio Paleari Fratino, in Arte lombarda, n. s., 1996, n. 117, pp. 71-79; Id., I lasciti degli ingegneri militari, in Carte che vivono, a cura di D. Jauch - F. Panzera, Locarno 1997A, pp. 415-429; Id. Iconografia del Castello Sforzesco, in Arte lombarda, n. s., 1997B, n. 120, pp. 44-54; Id., Le mura di Cremona, ibid., 1997C, n. 121, pp. 67-78; Id., «Convendria hazer visita general»: le piazzaforti della Lombardia spagnola in una relazione di Giorgio Paleari Fratino (1572), ibid., 1998, n. 124, pp. 58-65; Id., «In questo osso pelato di questa Corsica»: Giovan Giacomo Paleari Fratino, ingegnere militare lombardo al servizio di Genova (1563), ibid., 2001, n. 132, pp. 89-99; Id., «El fratin mi ynginiero»: i P. Fratino da Morcote ingegneri militari ticinesi in Spagna, Bellinzona 2004A; Id., «como los Medicos, que siempre discordan»: Giovan Battista Antonelli e Giovan Giacomo Paleari Fratino sulle frontiere di Spagna, in Omaggio agli Antonelli. Atti Convegno internazionale, Gatteo… 2003, Udine 2004B, pp. 219-262; Id., Mura e castelli, in Congreso internacional ciudades amuralladas, Pamplona… 2005, Pamplona 2007, pp. 219-248; Id., Giovan Giacomo Paleari Fratino da Morcote: ingegnere di Filippo II di Spagna, in Arte & Storia, 2006, n. 27, pp. 106-114; Id., La saga dei P., ibid., 2007, n. 33, pp. 78-87; A. Pirinu, La traça del fratin: il progetto dei fratelli Palearo Fratino per il forte di S. Filippo a Setubal e per la collina di S. Giuliano ad Alghero, in Archeologia medievale, XXXVI (2009), pp. 195-210; C. Brun, Schweizerisches Künstler-lexikon, II, 1908, p. 506; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVI, p. 157.