Vedi PALEKASTRO dell'anno: 1963 - 1996
PALEKASTRO (v. vol. V, p. 868)
La città, distrutta da un incendio alla fine del Tardo Minoico IB, venne abbandonata, ma successivamente, durante il Tardo Minoico IIIB, ebbe un nuovo sviluppo fino a divenire la più grande e importante città di Creta orientale, con un'espansione a Ν fino alla spiaggia di Kouremenos. I resti delle abitazioni appartengono al periodo neopalaziale; del Tardo Minoico UIC restano solo alcuni edifici sulla collina di Kastrì a N, dove è stato scoperto un grande edificio del periodo Minoico Antico III.
La città minoica occupava un'area superiore ai 50.000 m2, senza considerare le mura di fortificazione. La pianta mostra numerose insulae irregolari, con abitazioni separate da poche strade principali e da numerosi vicoli. La strada principale, orientata E-O, è larga e pavimentata, fiancheggiata da ricche case private con facciate imponenti. La città era fornita anche di un elaborato sistema di fognature. Finora non è stato scoperto alcun palazzo o piazza per riunioni pubbliche. Un edificio venuto alla luce all'estremo Ν della città nel 1987 potrebbe essere identificato come un tempio, dove, tra altri materiali, è stata rinvenuta la statuetta frammentaria crisoelefantina raffigurante il «dio-fanciullo», un aerolito con il corpo d'avorio e la parte superiore della testa in serpentino, con capigliatura finemente incisa e occhi in cristallo di rocca. Da segnalare è anche un askòs decorato con un polpo fra la vegetazione marina, che rappresenta forse il miglior esempio di «stile marino».
Uno degli edifici più importanti e caratteristici di P. è la casa «B», eretta alla fine del Medio Minoico III e in seguito modificata, che presenta una corte aperta a veranda, in cui si alternano colonne e pilastri, elemento tipico dell'architettura minoica. Il vano principale, o corte a peristilio, ha al centro del pavimento quattro basi di colonne, agli angoli di un'area quadrata leggermente ribassata rispetto al pavimento, una specie di impluvium, dove si trova anche un tipico, profondo, bacino lustrale con una scalinata di cinque gradini a forma di L e un pilastro nel suo angolo più interno. Nella stessa casa si trova anche un piccolo vestibolo con una panchina e alcuni ambienti usati come magazzini, uno dei quali aveva una panca di pietra addossata alla parete occidentale e i muri ricoperti di stucco rosso, particolarità quest'ultima che si riscontra anche nell'ambiente a esso attiguo. In un altro magazzino sono state rinvenute numerose lucerne. Si accedeva al piano superiore tramite una scala: qui era situato un piccolo sacrario domestico dal quale provengono corna di consacrazione in terracotta.
Il Tempio di Zeus Diktàios, il ricco santuario appartenente alla città-stato settentrionale di Itanos, con una continuità di fruizione dal 750 a.C. circa fino all'età ellenistica e romana, fu costruito su due insulae della città minoica. Secondo Strabone (X, 4,12 e 16) esso apparteneva alla città eteocretese di Praisos. Più tardi il controllo di questo santuario fu causa di dispute e divenne oggetto dell'arbitrato dei Magnesi (132 a.C.), per definire la differenza fra gli abitanti di Itanos e di Hierapytna, come è testimoniato oggi da un'iscrizione esposta nel vicino monastero di Toploù. Il tempio fu distrutto completamente e non è possibile ricostruirne una pianta certa. Da esso provengono alcune antefisse a forma di testa di Medusa e una sima in argilla del VI sec. raffigurante un guerriero su carro tirato da due cavalli, sotto cui è un cane in corsa. Di grande importanza è un'iscrizione con un inno al giovane imberbe Zeus Diktàios, lo Zeus cretese, chiamato qui mègistos kouros, invocato annualmente, in primavera, nel nome dei Cureti, suoi seguaci e benefattori dell'umanità, per conferire benedizioni, fertilità e fortuna di ogni genere. Questo culto aveva carattere mistico e il documento epigrafico ricorda solo alcuni aspetti del rito.
Nella zona di P. sono stati riportati alla luce vari ossuari rettangolari divisi in scomparti. Nuove indagini condotte nel santuario di Petsofà negli anni '70 hanno portato alla scoperta di un piccolo tempio con sedili in pietra.
Numerose sono le offerte votive ivi rinvenute: figurine in argilla maschili e femminili, con pettinature molto elaborate e con una raffigurazione dettagliata dell'abbigliamento, utile testimonianza del costume del tempo; inoltre numerosi vasi di pietra con iscrizioni in lineare A.
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