PALENCIA (A. T., 37-38, 39-40)
Città della Spagna, capoluogo della provincia omonima. Sorge a 740 m. s. m. sulla riva sinistra del Carrión, non lungi dalla confluenza di questo nel Pisuerga. Palencia è al centro d'una fertile vega irrigata dal Carrión, e deve il suo sviluppo, al pari di altre città castigliane (Burgos, Valladolid), alla sua posizione geografica, molto opportuna come punto di raccolta e di distribuzione dei prodotti agricoli della regione che, lungo i due corsi del Carrión e del Pisuerga, converge e fa centro nella città. Tale significato, anche se meno evidente in altri tempi - come nel basso Medioevo, quando cade il periodo del massimo fiorire di Palencia - di fronte alla funzione militare che questa venne chiamata a svolgere in seno alla monarchia castigliana, spiega i caratteri e le vicende del nucleo urbano. Pochi gli edifici monumentali e scarse, nella topografia, le tracce del passato; la città è, in sostanza, quasi tutta moderna. Contava 15.940 abitanti nel 1900, 23.940 nel 1930; il relativamente notevole sviluppo si deve per buona parte all'industria (tessile e meccanica) e al fatto che Palencia è ora uno dei nodi ferroviarî più importanti della Castiglia (comunica con Santander, León, Villalón de Campos, Valladolid e Burgos).
Monumenti. - La cattedrale fu cominciata nel 1321. Alcuni elementi della sua struttura hanno, secondo il Lampérez, subito l'influenza della cattedrale di Burgos; così i pilastri a nucleo cilindrico con colonne addossate, le vòlte a costoloni, le finestre, gli archi rampanti doppî e i contrafforti con grandi docce laterali. La chiesa fu ampliata verso la fine del sec. XV; a questo tempo risalgono le parti con nervature stellate e con modanature, dove già appare lo stile del Rinascimento. La cancellata della cappella maggiore è opera di Cristóbal de Andino (1520); gran parte degli stalli del coro è del Centelles di Valenza (1410). L'altar maggiore (sec. XVI) è ornato di statue policrome di Juan de Flandes e Alonso de Berruguete. Notevoli il pulpito di legno intagliato, di stile classicistico, del Balsameda, e l'ostensorio d'argento di Juan de Benavente di Valladolid (1581-1585)
Importanti sono anche le chiese di S. Michele, Santa Chiara e S. Paolo. S. Michele, dei secoli XII e XIII, ha il campanile impostato sul primo valico della navata maggiore, la cui porta doveva essere preceduta da un portico ora distrutto. Santa Chiara, della fine del sec. XIV, dimostra secondo il Lampérez la persistenza del tipo bizantineggiante; la sua porta unica è dello stile gotico fiammeggiante spagnolo, assai manierato. San Paolo, del sec. XV, con facciata del Rinascimento, contiene lo stupendo monumento sepolcrale del marchese e della marchesa di Poza, adorno di statue di Alonso de Berruguete (1557). Tra i monumenti profani si nota il teatro, della seconda metà del sec. XVIII, eseguito su disegno di Ventura Rodríguez.
Bibl.: J. M. Quadrado, Valladolid, Ppalencia y Zamora, in España, sus monum. y artes, su naturaleza e historia, Barcellona 1885; V. Lampérez, Historia de la Arquitectura Cristiana Española en la Edad media, Madrid 1908; A. Calzada, Historia de la Arquitectura en España, Barcellona 1928.
Storia. - Palencia è la Pallantia dei Romani. Città dell'Hispania Tarraconensis, nel paese dei Vaccaei (degli Arevaci, secondo Strab.), situata lungo la grande strada da Asturica Augusta a Tarraco; appartenne al Conventus Cluniensis e fu città assai importante al tempo dei Romani. Nel 152 a. C. fu invano assediata dal console Lucullo per aver accolto i fuggiaschi dopo la capitolazione di Intercatia; nuovamente assediata nel 137 da M. Emilio Lepido e poi da Scipione Emiliano (134) per aver aiutato i Numantini, e più tardi (74) da Pompeo Magno, fu liberata da Sertorio, che ne riparò le fortificazioni.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., XI, p. 377 segg.; suppl., p. 924 segg.
Devastata, tra i secoli V e VIII, volta a volta dai Visigoti e dai musulmani, completamente abbandonata per un lungo periodo di anni, risorse nel sec. XI, sotto il regno di Sancho il Maggiore, re di Navarra e conte di Castiglia, che vi riedificò, nel 1035, la cattedrale. Attorno a questa s'accrebbe rapidamente il centro abitato; e a partire dalla seconda metà del secolo XII ha inizio per Palencia un periodo di notevole prosperità, come attestano e il Fuero (cioè i privilegi) concesso alla città nel 1181 dal re Alfonso VIII di Castiglia, e la creazione, nel 1208, dell'università, la prima che sorgesse in Spagna. Dopo il sec. XVI invece la città decadde notevolmente; e nemmeno negli ultimi periodi è più tornata all'importanza che aveva avuta nei secoli XII-XV. A Palencia si tennero varî concilî e cortes: fra i primi, da ricordare specialmente quello del 1129; fra le seconde, quelle del 1313.
La provincia di Palencia. - Una delle provincie della Vecchia Castiglia, tra le meno ampie (8218 kmq., all'incirca quanto l'Umbria), e tra le più debolmente popolate (26 ab. per kmq.) di tutta la Spagna. Il territorio si estende dal crinale cantabrico - che tra la Lora e la Peña Prieta (2531 m.) lo divide dalla provincia di Santander - alla confluenza del Carrión nel Pisuerga (uniti dal canale de Castilla, che serve all'irrigazione di una larga zona), abbracciando così più zone altimetricamente e morfologicamente diverse. A S. è il lembo orientale della cosiddetta Tierra de campos - larga distesa di terreni argillosi senz'alberi, a economia agricolo-pastorale (ovini) piuttosto arretrata - e, sulla sinistra del Pisuerga, le anche più povere Valles de Cerrato, interrotte da aridi páramos (a pascolo). A N. il lembo della montaña cantabrica declina lento sopra una fascia di colline, in cui la maggiore umidità consente lo sviluppo della vegetazione arborea (rovere, faggio, betulla) e una certa varietà di colture, fra le quali tuttavia predominano sempre le cerealicole. Il clima ha spiccato carattere di continentalità con inverni rigidi e scarsissime precipitazioni. La distribuzione geografica degl'insediamenti, tutti accentrati, è in sostanza regolata dal bisogno di trovar l'acqua, che sgorga al contatto del calcare con l'argilla che lo sopporta; perciò i centri sorgono di regola nei fondivalle, quasi nascosti a chi proceda nella grigia e monotona uniformità dell'altipiano, ma non di rado addossati ad antiche fortificazioni e castelli, che distinguono i luoghi più adatti come depositi e mercati dei prodotti agricoli e come nodi stradali.
La popolazione della provincia è cresciuta assai poco nel cinquantennio 1870-1920, passando da 180.771 ab. nel 1877 a 192.473 nel 1900 e a 196.031 nel 1910, ma scendendo a 191.719 nel 1920. Nel 1930 raggiunse i 212.092 ab. Eccetto la capitale, nessun centro tocca i 10 mila ab.; i più importanti sono Barruelo de Santullán (4 mila ab.) nella zona della montaña, Saldaña e Carrión de los Condes (3 mila ab.) nella valle del Carrión, Astudilla, Torquemada e Dueñas (3200 ab.) in quella del Pisuerga e Baltanás nelle Valles de Cerrato.