PALERMO (XXVI, p. 59; App. I, p. 915)
Negli anni precedenti la guerra, era stata portata a buon punto una vasta opera di bonifica urbana intrapresa nei quartieri vecchi della città: nelle adiacenze di via Porta Castro, di piazza Magione, lungo via Volturno e a destra e a sinistra di via Maqueda tra le piazze Vigliena e Verdi, ove moderne costruzioni allineate lungo spaziose e rettilinee vie hanno preso il posto di vecchi e malsani stabili. Al termine della via Volturno è sorto il nuovo Palazzo di giustizia (1940). A sud-ovest del monte Pellegrino, si è ulteriormente ampliato il quartiere moderno della città giardino. Lungo le falde orientali del monte Pellegrino e presso il mare una nuova litoranea panoramica supera punta di Priola e si spinge fino a Mondello.
La popolazione del comune era al 21 aprile 1936 di 411.879 ab. residenti, dei quali 339.497 spettavano al nucleo urbano, 49.416 ai 21 centri abitati compresi nel comune, e 22.966 alla popolazione sparsa. Al primo maggio 1948 gli abitanti presenti nel comune erano saliti a 469.909 (stima anagrafica).
Città e provincia hanno subìto gravi danni per le azioni di guerra del 1943. Degli oltre 200.000 vani di abitazione distrutti o danneggiati nella provincia più della metà sono del centro urbano di Palermo.
La popolazione residente nella provincia ammontava a 998.943 ab. il 31 dicembre 1947 (registrando un aumento del 12,1% rispetto al censimento 1936). Il quinquennio anteriore alla guerra (1935-39) ha segnato per la provincia una lieve contrazione dell'aumento naturale della popolazione (10,7‰) in confronto ai due quinquennî precedenti: la diminuzione della natalità (da 29,3 a 26‰ tra il 1925 ed il 1939) è più forte di quella della mortalità (da 18,4 a 15,3‰ nello stesso periodo). Per contro l'indice di nuzialità è salito da 6,9 a 7,1‰.
Da 76 che erano nel 1936 i comuni della provincia sono diventati ora 77 in seguito alla spartizione del comune di Petralia Sottana nel comune omonimo e in quello di Castellana Sicula. Piana dei Greci (XXVII, p. 101) si chiama ora Piana degli Albanesi.
Danni ai monumenti e alle opere d'arte. - Tra gli edifici medievali sono state colpite la chiesa di epoca normanna della Real Magione, danneggiata soprattutto nella zona presbiteriale, e la chiesa di S. Francesco, squarciata a metà della navata maggiore. I restauri immediatamente intrapresi hanno posto quasi totalmente riparo ai danni e per il S. Francesco sono stati utili a porre in risalto interessanti strutture occultate da precedenti trasformazioni subìte dalla chiesa. I danni piuttosto lievi della chiesa dei Vespri e gli altri di minor conto delle chiese di S. Giovanni degli Eremiti e di S. Giovanni dei Lebbrosi sono stati riparati. Dal trecentesco palazzo Sclafani colpito è stato opportunamente distaccato e trasferito in municipio il bellissimo affresco quattrocentesco del Trionfo della Morte.
Nel campo dell'architettura rinascimentale i danni sono stati ugualmente notevoli e mentre è andata completamente distrutta l'elegante chiesa quattrocentesca della SS. Annunziata, di cui tuttavia è stato possibile recuperare i bei capitelli, scolpiti forse da Domenico Gagini, sono state danneggiate le chiese di S. Maria della Catena, di S. Giorgio dei Genovesi, di S. Maria la Nuova e di S. Maria di Piedigrotta. Fra queste i danni maggiori erano nel prospetto e nel fianco della chiesa di S. Maria della Catena, il capolavoro di Matteo M. Carnelivari; essi hanno comportato lo smontaggio e il ricollocamento in opera di un tratto delle murature dissestate. A palazzo Abbatelli, opera dello stesso Matteo M. Carnelivari, il più bel palazzo quattrocentesco della Sicilia, le bombe hanno demolito il loggiato del cortile e danneggiato le strutture della torre angolare, ma sono già compiuti i restauri di consolidamento della torre e preparati i materiali alla reintegrazione del loggiato.
Diversa appare la situazione delle tre grandi chiese barocche dell'Olivella, di Casa Professa e di S. Giuseppe dei Teatini. Nelle chiese dell'Olivella e di Casa Professa sono crollate le grandi cupole. Ora si sta ricostruendo il rustico delle parti abbattute, e s'è anche in grandissima parte recuperato, specie per Casa Professa, il materiale delle incrostazioni marmoree delle pareti. Per la chiesa dei Teatini i danni alle strutture sono minori, ma la decorazione pittorica della navata è in parte distrutta. Anche nella caratteristica chiesa del Salvatore il danno maggiore consiste, oltre che nelle paurose lesioni già risarcite, nella perdita di gran parte della decorazione pittorica della grande cupola, opera di Vito d'Anna. Nel campo dell'arte settecentesca c'è da lamentare la perdita totale dell'oratorio della Compagnia di S. Francesco di Paola, decorato con gli stucchi di Procopio Serpotta, mentre nei due oratorî di S. Zita e di S. Lorenzo i danni subìti dagli stucchi di Giacomo Serpotta sono stati lievi e già riparati. Danni di minor conto e di minore estensione si sono avuti in altri cinquanta circa tra palazzi e chiese di Palermo, compresi quelli della cattedrale, del palazzo Reale, della porta Felice in parte abbattuta, e della grande fontana, opera del Montorsoli, sulla piazza Pretoria.
Si è anche lavorato a ricostruire l'ala del museo contigua all'Olivella, crollata insieme al presbiterio di quella chiesa.