Vedi PALESTINA dell'anno: 1963 - 1973 - 1996
ΡALESΤIΝA (v. vol. V, p. 874 e S 1970, p. 576)
Paleolitico (1.000.000-20.000 a.C.). - Il Paleolitico in P. è stato brillantemente descritto da molti studiosi a partire dagli anni '20. Dopo la fondazione dello Stato di Israele, nel 1948, i preistorici israeliani hanno fatto progressi significativi in ogni campo. Attualmente il più importante sito del Paleolitico Inferiore è ancora ‘Obaydiye, nella valle superiore del Giordano, tuttora in gran parte inedito, che ha prodotto resti di Homo erectus datati fra mezzo milione e un milione di anni fa. Maggior luce si è fatta invece sul Post-Acheuleano o Paleolitico Medio (c.a 125.000-45.000 anni fa), grazie ai lavori degli archeologi americani nelle grotte del Monte Carmelo (specialmente a Mugharet et-Ṭabūn) vicino Haifa, nonché degli archeologi israeliani e inglesi nelle altre grotte nei pressi del Naḥal Oren (noto anche come wādī Fallaḥ). Le più recenti ricerche effettuate nella grotta di Qafze, nella bassa Galilea, hanno permesso di alzare la datazione della comparsa dell’Homo sapiens a prima di 75.000 anni fa; e questa scoperta suggerisce che l'«uomo moderno» emerse in Asia indipendentemente, e che non discende dal Neanderthal (peraltro mai ben rappresentato in P.). Fino a pochi anni fa, tutti i siti noti del Paleolitico Medio in Israele erano ripari in grotta, ma recentemente sono stati scoperti molti campi all'aperto nel Negev occidentale e settentrionale. È stato inoltre distinto un Paleolitico Medio-Superiore di transizione, datato c.a 45.000-35.000 anni fa e attestato dalla sequenza delle grotte dell'area del Carmelo. Questa cultura si estendeva inoltre a molti campi di cacciatori-raccoglitori nel Negev e nel Sinai fino ai deserti della Transgiordania, durante una fase climatica più fresca e più umida. Sempre nelle stesse aree, abbondano i siti del Paleolitico Superiore (c.a 35.000-20.000 anni fa).
Mesolitico («Epipaleolitico») (c.a 20.000-8500 a.C.). - Quando il Pleistocene (ovvero l'ultima era glaciale) lasciò il posto all'Olocene, relativamente più caldo e più umido, le condizioni climatiche cominciarono a stabilizzarsi creando un ambiente molto più simile a quello mediterraneo odierno. Questa fase di transizione, piuttosto breve, è stata denominata Mesolitico, ma oggi la si definisce molto più comunemente «Epipaleolitico». Essa rappresenta il graduale passaggio dai ripari in roccia e dai campi stagionali dei cacciatori-raccoglitori a insediamenti di carattere permanente; verso la fine del periodo compaiono i primi villaggi. Tali sviluppi furono, ovviamente, resi possibili dalle prime (o «incipienti») pratiche di addomesticamento di piante e animali.
Le ricerche pionieristiche sull'Epipaleolitico sono state condotte principalmente in Siria, in Iraq e in Iran in siti come 'Ayn Yabrud, Abu Hurayra, Muraybet, Palegawra, Karim Šahir, Zawī Černi Šanidar e altri. Tuttavia la fase epipaleolitica è ben conosciuta anche in Israele nelle grotte del Carmelo e del Naḥal Oren (wādī Fallaḥ), nei siti dell'alta Galilea come 'Aynan ('Ayn Mallaha) e nei siti all'aperto «harifiani» del Negev; inoltre, nel Gebel Maghara nel Sinai settentrionale. Tali siti hanno fornito ulteriori testimonianze alle più antiche definizioni classiche delle culture «kebarana» e «natufiana» che precedono l'antica fase neolitica «tahuniana», tutte fasi, queste, definite sulla base delle classificazione dell'industria litica in selce. Nell'Epipaleolitico, l'area dell'attuale Israele mostra un ritardo rispetto agli sviluppi della Siria e del Nord, dove è già documentato l'inizio dell'addomesticamento e della vita in villaggi.
Neolitico (c.a 8500-4000 a.C.). - La conoscenza del Neolitico è stata completamente rivoluzionata da un certo numero di siti scavati recentemente. Peculiare di questo periodo è il completo addomesticamento di piante e animali, la comparsa dei più antichi villaggi agricoli, una serie di progressi tecnologici come l'invenzione della ceramica, l'uso, per la prima volta, del rame e, infine, l'inizio del commercio su lunga distanza (dell'ossidiana, fra le altre merci).
Il sito più importante della P. occidentale è tuttora Gerico, scavato negli anni '50, ma pubblicato definitivamente solo negli anni '80. K. Kenyon ha distinto a Gerico un «Neolitico aceramico A e B» e un «Neolitico ceramico A e B», datando a circa il 6000 a.C. la transizione. Questo tipo di periodizzazione è ancora molto utile, ma alcuni studiosi come A. M. T. Moore preferiscono la denominazione «Neolitico 1-4».
In Transgiordania due siti sono oltremodo importanti, Baydha e 'Ayn Ghazal: Baydha è un villaggio aceramico, e si trova alquanto isolato sulla sommità di un altopiano roccioso nella vicinanza di Petra. Scavato nel 1960 da D. Kirkbride, questo sito dimostra quanto si sia estesa nelle zone marginali la cultura dei villaggi neolitici. 'Ayn Ghazal, nei dintorni di 'Ammān, scavato a partire dal 1982 da G. Rollefson e altri, può essere a ragione considerato il più grande villaggio neolitico aceramico noto di tutto il Levante, con un'estensione di c.a 20 ha. Straordinariamente ben conservati sono i muri e i pavimenti intonacati e dipinti di 'Ayn Ghazal. Notevoli anche le sepolture entro le mura, nonché una serie di figurine antropomorfe d'ambo i sessi in argilla ingubbiata, che si presentano, ancora più sofisticate di quelle rinvenute da Garstang a Gerico molto tempo prima.
Molti altri siti del Neolitico aceramico sono stati recentemente scavati in Israele, ma la maggior parte di essi è tutt'ora inedita. Fra questi ricordiamo i siti più tardi del Naḥal Oren Ha-Gošrim e Šaykh 'Ali in Galilea; Munḥata e Gilgal nella valle del Giordano; Beisamun e Abu Ghoš a O di Gerusalemme; Mušabi e altri siti scavati da A. E. Marks e dai suoi collaboratori nel Naḥal Dirson del Negev e pochi altri nel Negev più meridionale (Biq'at 'Uvda). Alcuni di questi siti, come Šaykh 'Ali e Munḥata e quelli del Negev, continuarono a essere occupati nel Neolitico ceramico. Verso la fine del Neolitico, o meglio nel «Post-Yarmukiano», più esattamente definito «Antico Calcolitico», si collocano i gruppi di siti costieri e dello wādī Rabba scoperti da Y. Kaplan, ancora inediti, caratterizzati da ceramica dall'aspetto scuro brunito.
Altri siti nel Neolitico aceramico sono stati esplorati a partire dal 1967 da archeologi israeliani nel Sinai centrale e meridionale. Sembrerebbe che si sia verificato un intervallo di occupazione durante il Neolitico ceramico che avrebbe interessato la zona del Negev-Sinai, dovuto, per lo più, al graduale inaridimento dell'ambiente e dunque caratterizzato da condizioni climatiche non dissimili da quelle odierne.
Calcolitico (c.a. 4000-3300 a.C.). - Fra gli anni '50 e '60 sono state svolte intense ricerche su tale periodo, che in seguito è stato trascurato; tuttavia, con l'aumento degli scavi in generale, si è accresciuto anche il numero di siti i cui strati inferiori sono ascrivibili all'orizzonte calcolitico. Dal più profondo strato (XXVI) di Gezer, p.es., provengono materiali tipici della cultura regionale di Ghassūl-Bĕ'er Šeba', come la tipica ceramica color crema (Cream Ware), i vasi a cono e le ciotole di basalto lavorate. Gezer rappresenterebbe, quindi, il punto più settentrionale, finora noto, di tale cultura. Negli anni '70 e '80 è stato inoltre pubblicato molto materiale di confronto proveniente dagli scavi precedenti. È questo, p.es., il caso del gruppo di oltre quattrocento oggetti di rame di manifattura elaborata, rinvenuti negli anni '50 a Naḥal Ḥever sulla riva NO del Mar Morto.
Fra gli altri siti scavati alcuni presentano sequenze stratigrafiche limitate a un singolo periodo; è questo il caso dello stesso sito-tipo di Tulaylat al-Ghassūl, che è stato riscavato negli anni '70 da J. B. Hennessy. Gilat, sullo wādī Gaza, nella P. occidentale, è noto per il suo santuario e per diverse figurine di culto di carattere esotico. L'area NO di Bé'er Šeba' è stata indagata da T. Levy, che ha condotto un progetto multidisciplinare a Tel Šiqmim e ha già pubblicato un volume basato sia sui lavori di scavo sia sulle ricognizioni intensive nel Negev settentrionale. Šiqmim si presenta come un villaggio ben organizzato che si sviluppa lungo la riva di uno wādī e la cui economia di sussistenza doveva essere, apparentemente, basata su primitive coltivazioni a pioggia lungo i ventagli alluvionali. Nelle vicinanze, sulla sommità di una collina, è stata scoperta la prima necropoli, finora nota, del Calcolitico, con sepolture a thòlos in buono stato di conservazione. Procedendo verso N, a Tel Teo, subito a S di Šiqmona, sono state trovate imponenti case in pietra dall'impianto rettangolare, articolate intorno a cortili, nonché numerosi silos in pietra e sepolture intramurali. A partire dal 1967, C. Epstein ha investigato molti insediamenti agricoli di modeste dimensioni sulle alture del Golan, fino ad allora considerato «terra incognita». Elementi tipici di questi villaggi sono le lunghe fattorie rettangolari, non particolarmente ben connesse l'una all'altra, una ceramica grossolana modellata a corda, singolari altari in basalto e figurine cornute e/o antropomorfe. Tutto ciò evidenzia lo spiccato carattere regionalistico della cultura calcolitica, peraltro già noto.
Ancora irrisolto resta invece il problema dell'esistenza o meno di un orizzonte «Antico Calcolitico» (ovvero «Post-Neolitico»), collocabile circa fra il 4500 e il 3800 a.C. A questo proposito non disponiamo di molte nuove testimonianze, ma la già citata cultura dello wādī Rabba può essere attribuita a questo orizzonte, così come possono esserlo gli strati profondi di alcuni tell come Tell el-Far'a (N), Megiddo, Ḥazorea e Bet Šĕ'an.
Bronzo Antico (c.a 3300-2000 a.C.). - Dal 1970 gli studi sul Bronzo Antico hanno modificato il quadro generale di ogni singola fase. Il Bronzo Antico I, c.a 3300-3100 a.C., si è andato sempre più caratterizzando come fase «Proto-Urbana» (definizione di Kenyon) di transizione fra il Tardo Calcolitico e il periodo urbano vero e proprio del Bronzo Antico. Fra i siti chiave vi è 'En-Šadud, nella valle di Yezreel, un villaggio agricolo ben sviluppato fondato ex novo con abitazioni nel tipico stile «Breithaus». Nella Šefela settentrionale, a Gezer, continua l'occupazione calcolitica, ma il sito, come molti altri, resta un villaggio privo di fortificazioni. J. A. Callaway ad Ai, a Ν di Gerusalemme, ha ripreso gli scavi chiarendo le precedenti ricerche ed evidenziando varie fasi «preurbane» ben definite. La vecchia nozione di abitazioni «ad abside», caratteristiche di questo periodo, è stata confermata dalla scoperta di molte case ovali allungate a Yiftaḥel nella bassa Galilea. Tutti i siti finora scavati dimostrano che la costruzione delle mura urbiche ebbe inizio solo nella fase successiva (fino a poco tempo fa definita Bronzo Antico IC o fase di transizione, denominazione ormai abbandonata).
Il Bronzo Antico II è ora ampiamente documentato e rappresenta il primo periodo urbano della Palestina. Le ultime novità provengono dagli scavi di eccezionale importanza che R. Amiran ha condotto a partire dagli anni '60 ad 'Arād, a E di Bč'er Šeba', scoprendo una città la cui pianta supera i 20 ha. Essa possiede mura massicce che inglobano varie torri rotonde, un quartiere residenziale molto esteso formato dalle caratteristiche abitazioni in stile «Breithaus», un «tempio gemello», un «palazzo» e un enorme sistema di approvvigionamento idrico fornito di una profonda cisterna. Fra i reperti vi sono un frammento ceramico con il nome di Narmer, primo faraone della I dinastia, ceramica egiziana d'importazione, ceramica dipinta di Abido e materiali che collegano 'Arād con un certo numero di sue presunte «colonie», scoperte un po' ovunque in tutto il Sinai. Altro sito di rilievo è Ai, dotata di imponenti mura urbane con numerose porte e un grande tempio colonnato, da cui provengono vasi in alabastro della I e II dinastia egiziana. Il commercio con l'Egitto è testimoniato anche dal sito di 'En Besor, stazione di passaggio o vero e proprio emporio situato alla foce dello wādī Gaza; da esso ci sono giunti più di sessanta sigilli per giare (o per sacchi di grano) risalenti tutti alla I dinastia. Nel Sinai settentrionale, archeologi israeliani hanno scoperto piccoli insediamenti lungo le vie carovaniere, con materiali palestinesi ed egiziani, ulteriore testimonianza di un vivace commercio. Le date correnti per il Bronzo Antico II, c.a 3100-2650 a.C., sottolineano la correlazione, già consolidata, con il Periodo Arcaico dell'Egitto (prime due dinastie) e pertanto offrono una cronologia relativamente solida.
Il Bronzo Antico III (c.a 2650-2400 a.C.), rappresenta per i siti dell'area settentrionale un periodo di collasso urbano, ma le conoscenze sono piuttosto scarse. Una serie di scavi recenti ha invece evidenziato una rinascita della fase urbana con fortificazioni massicce nell'area meridionale. Fra i siti più importanti sono: Tel Yarmut, vicino Bet Šemeš; Lahav, presso l'attuale Gath, e il vecchio sito di F. Petrie, Tell el-Ḥesi, riscavato da una spedizione americana. Anche questi siti, però, declinano verso la fine del periodo. Fino a poco tempo fa si era propensi a cercare nelle «invasioni amorree» la causa della fine del periodo urbano del Bronzo Antico II-III; tale teoria è oggi abbandonata e si cerca piuttosto di spiegare il fenomeno con varie cause, quali il degrado ambientale, la pressione demografica, la cattiva amministrazione e forse la diminuzione del commercio con l'Egitto, all'inizio del «Primo Periodo Intermedio» (dinastie VI-XI).
Il Bronzo Antico IV (c.a 2400-2000 a.C.) corrisponde al «Medio Bronzo I» di Albright e all'«Intermedio Antico Bronzo-Medio Bronzo» della Kenyon e rappresenta la fase post-urbana. Epoca finora piuttosto oscura, è stata recentemente illuminata dalla scoperta di centinaia di piccoli insediamenti e campi stagionali delle aree marginali, situati per lo più nella valle del Giordano e nel Negev-Sinai. Sepolture secondarie disarticolate sono state rinvenute in molte necropoli isolate della P. meridionale, ciascuna formata da centinaia di tombe a fossa. Dagli scavi di W. G. Dever nella vasta necropoli del Ğebel Qa'aqir sulle colline di Ḥebron e dall'insediamento di Bĕ'er Resisim sull'altopiano del Negev, emergono testimonianze di una popolazione di gruppi pastorali seminomadi. Sono noti alcuni villaggi agricoli permanenti nella P. centrale e settentrionale, i quali non coincidono con i siti dei tell più antichi. I risultati delle ricerche più recenti sembrano confermare l'esistenza di culture regionali differenziate.
Tutto il Bronzo Antico palestinese riceve luce anche da testimonianze coeve in Giordania. Ci riferiamo in particolare modo ai siti di Bab edh-Dhrā' e Numayra sulla riva orientale del Mar Morto e Khirbet Iskander, l'unico sito urbano fortificato finora noto del Bronzo Antico IV, in Giordania. Ğawa, alquanto distante nel deserto a NE, emerge all'inizio del Bronzo Antico I, ma la datazione precisa delle imponenti fortificazioni non è ancora chiara.
Bronzo medio (c.a 2000-1500 a.C.). - Questo periodo è stato chiarito solo di recente. Le tre fasi designate da Albright come «Medio Bronzo II Α-C» (il «Medio Bronzo I» indicava il periodo precedente) vengono ora più spesso definite Bronzo Medio I-III, ma non tutti concordano sulle transizioni né sulle date assolute qui proposte.
La prima fase (c.a 2000-1800 a.C.), coeva alla XII dinastia egiziana, mostra un generale spostamento degli insediamenti verso la zona agricola centrale. Tale fenomeno comporta la rioccupazione di quasi tutti i più vecchi siti urbani e la fondazione di numerosi altri piccoli insediamenti sprovvisti di mura di cinta, molti dei quali saranno poi fortificati prima della fine del periodo. Nel 1973 l'Università di Tel Aviv ha iniziato a Tel Aphek vicino Petaḥ Tiqva attività di scavo e ricognizioni di superficie condotte in modo estensivo lungo la pianura di Šaron. Aphek ha una fase «pre-palaziale» non fortificata, seguita da una «palaziale» con mura di cinta e un edificio amministrativo. Il ricco repertorio ceramico comprende ceramica al tornio veloce, spesso ben brunita, con probabili influenze siriane.
Pubblicazioni recenti di vecchi scavi come Tel Dan, 'Akko, Bet Šĕ'an, Sichern e Gezer e tombe isolate mostrano lo stesso sviluppo ceramico insieme con l'introduzione di tombe a cista e la comparsa della vera metallurgia del bronzo ottenuto con lo stagno, caratteri questi che si accompagnano spesso alla presenza di rampe in terra battuta e mura di cinta. A Tel Dan si è conservata una porta di entrata tripla, pressoché intatta, fatta di mattoni crudi intonacati, tuttora conservata nella sua altezza originale di tre piani.
Il Bronzo Medio II (c.a 1800-1650 a.C.), coevo alla XIII dinastia egiziana, vede il pieno sviluppo delle città-stato, quasi tutte fortificate. Questa tendenza è ben documentata da scavi a Tel Dan, 'Akko, Kabri, Sichern, Gezer, Gerusalemme e Gerico. Aumenta in questo periodo il commercio con l'Egitto (scarabei e alabastri) e anche la ceramica cipriota viene ora importata su più ampia scala.
La fase finale, Bronzo Medio III (c.a 1650-1500 a.C.), segna l'apice dello sviluppo urbano della P. e coincide in Egitto con la fase tarda del «Secondo Periodo Intermedio» e con la XV dinastia dei semitici Hyksos. Siti come Gezer vengono fortificati solo adesso mentre le opere difensive già esistenti altrove vengono rinforzate e mostrano spesso abbastanza chiaramente le diverse fasi di costruzione. Il sistema difensivo tipico consiste in argini di terra pressata, in un aggere, in almeno un muro di cinta in muratura e mattoni crudi, spesso in un muro di rivestimento esterno e perfino in fossati. Sono testimoniate porte doppie e triple, muri semplici e a casamatta. Persino piccole fortezze come Tel Mevorakh e Tel Mor sulla costa vicino Tel Aviv o piccoli insediamenti nella zona collinose come Šiloh, vantano fortificazioni massicce.
In alcuni piccoli villaggi della valle del Giordano, fra i primi siti scavati, sono stati trovati templi del Bronzo Medio III sorprendentemente simili a quelli precedentemente noti dei grandi siti urbani come Megiddo e Sichern. Fra questi sono Kfar Ruppin e Tel Kitan vicino Bet Šĕ'an e Tell el-Ḥayyat oltre il Giordano.
Due grandi siti urbani mostrano le caratteristiche principali di questo periodo. Uno è Sichern, difeso da argini possenti, rivestiti con un muro ciclopico (Muro A) che si conserva ancora per un'altezza di 10 m e che è sormontato dal Muro Β a casamatta. Subito oltre la triplice porta nord-occidentale d'ingresso si estendono un palazzo colonnato a due piani con annesso un tempio privato (?) a pianta tripartita, una caserma o cittadella a ridosso dell'entrata, una grande piazza pavimentata e un tempio a migdol («fortezza») simile al tempio dell'area D di Ebla. L'intero complesso trova stretti paralleli nel VII strato di Alalakh in Siria. L'altro centro, Gezer, ha un muro di cinta ancora più grande e un sistema di torri il cui spessore in alcuni punti supera i 15 m (il Muro Interno e la Torre 5017), insieme con una grande triplice porta d'ingresso e un aggere a molti strati. Il c.d. Alto Luogo di Gezer appartiene a questo periodo ed è probabilmente da interpretare come un luogo di culto con dieci grandi stele allineate in direzione N-S, un bacino in pietra e un pavimento intonacato.
La fine del Bronzo Medio III vede la distruzione violenta di quasi tutti i siti della P., evento questo probabilmente connesso con l'espulsione degli Hyksos dall'Egitto a opera dei faraoni della XVIII dinastia (c.a 1540-1480 a.C.). I segni di questa distruzione sono evidenti in quasi tutti i siti recenti ricordati e in particolare a Sichern e a Gezer. È inoltre da mettere in relazione con questi eventi anche la distruzione di Avaris, la capitale degli Hyksos sul delta del Nilo, ora sicuramente identificata con Tell ed-Dab'a in seguito agli scavi di M. Bietak. Il sito fu probabilmente occupato a partire dal 1800 a.C. circa o poco prima; sia la popolazione sia la cultura materiale hanno carattere cananeo.
La scrittura compare in P. verso la fine del periodo. Qualche segno di scrittura «protosinaitica» è stato trovato recentemente mentre tavolette frammentarie in caratteri cuneiformi provengono da Gezer, Megiddo e Ḥebron.
Bronzo Tardo (c.a 1500-1200 a.C.). - La fase I del Bronzo Tardo (1500-1400 a.C.) è tuttora poco nota. La fase II (1400-1200 a.C.) è meglio nota soprattutto per l'«età di 'Amārna» (XIV sec. a.C.). Fra i principali siti indagati di recente ricordiamo: Tell Abu Hawam, Tel Mevorakh, Aphek, Gezer, Gerusalemme, Tel Bataš nella valle del Sorek, Lakiš, Ašdod, Tel Sera' nel Negev settentrionale e infine Deir el-Balaḥ nell'area di Gaza. Altri reperti importanti del Bronzo Tardo sono venuti alla luce oltre il Giordano a Deir 'Allā, Tell es-Sa'idiya, Pella, Irbid, 'Ammān e altrove. Nonostante la loro posizione strategica e la loro importanza questi siti non erano fortificati, salvo alcuni casi di parziale riuso delle vecchie fortificazioni del Bronzo Medio. Gezer, con il suo «Muro Esterno» attribuito dagli scavatori al Bronzo Tardo II, potrebbe rappresentare un'eccezione.
Fra i ritrovamenti più importanti vi sono nuovi templi a Tel Kitan, Tel Mevorakh e Lakiš («Tempio della Sommità») e in Giordania a Deir 'Allā e 'Ammān. Alcune grandi «residenze» egiziane con molti vani erano state scoperte nei centri maggiori come Gezer, Aphek, Ašdod, Tel Sera' e Deir el-Balaḥ. Infine, non mancano pubblicazioni parziali delle ricche necropoli del Bronzo Tardo II come quelle di 'Akko («Giardino Persiano»), Tel Dan, Sichern, Gerusalemme e altre. Le più recenti scoperte archeologiche del Bronzo Tardo II concordano con il quadro generale delle condizioni politiche e socio-economiche della P., a noi già noto dalle lettere di Tell el-'Amārna.
Anche fra la fine del Bronzo Tardo e l'inizio dell'Età del Ferro (c.a 1250-1150 a.C) vi sono segni di distruzione, ma non è più attendibile la tesi che vede le cause di tale evento nella «conquista israelitica» sotto Giosuè (eventualmente ciò vale solo per Bethel).
Ḥazor sembra sia stata distrutta nel 1250 a.C. circa, e Lakiš intorno al 1150 a.C., ma non sappiamo da chi tali distruzioni vennero compiute.
Per quanto riguarda invece Tell Abu Hawam, Tel Mevorakh, Aphek, Ašdod e altri siti costieri, è probabile che questi siano stati distrutti dai Filistei o da altri gruppi dei «Popoli del Mare». D'altra parte, siti come Megiddo, Bet Šĕ'an, Sichern e Gezer, mostrano un notevole grado di continuità o non furono distrutti. È sempre più evidente che l'influenza egiziana continuò fino ai tempi di Ramesse VI, nonostante il declino della XX dinastia.
Età del Ferro I (c.a 1200-900 a.C.). - La cultura filistea. - L'Età del Bronzo terminò intorno al 1200 a.C. con una serie di eventi catastrofici che non interessarono solo la P., bensì tutto il Mediterraneo orientale, in connessione con la diaspora dei «Popoli del Mare» che dalle isole dell'Egeo raggiunsero anche la costa levantina. Fra questi nuovi invasori vi erano i Filistei che, dopo essere stati respinti dall'Egitto nel 1180 a.C. da Ramesse III, si insediarono sulle coste della Palestina. Questi popoli che avevano appreso la tecnologia del ferro, probabilmente durante il loro passaggio in Anatolia, fabbricavano ceramica dipinta in un esotico stile miceneo (Tardo Miceneo III CIb), avevano una diversa tecnica di costruzione muraria e peculiari costumi funerari. L'inizio dell'occupazione filistea delle coste palestinesi si colloca a partire dall'XI sec. a.C.
Fra i principali siti urbani dei Filistei ricordiamo: Ašdod, Gezer e Tel Miqne (Ekron). Questi siti mostrano chiaramente l'emergere di nuovi stili architettonici, nonché la comparsa di nuove ceramiche fra cui la ceramica monocroma importata del Tardo Miceneo III Ci e le sue imitazioni o derivazioni locali; tutti elementi questi che rimandano alle origini egee dei «Popoli del Mare». A Tell Qasile, sito costiero sulla foce del fiume Yarkon, si sono ben conservati i resti di una sequenza di diversi templi ricchi di ceramica filistea nonché di altri elementi egei. A Deir el-Balaḥ, situata sulla striscia di Gaza, sono state rinvenute più di due dozzine di tipici sarcofagi antropomorfi in terracotta della fine del XIII sec. a.C., simili a quelli meglio noti di Bet Šĕ'an e di altre località, ma eseguiti in officine locali. La presenza di questi sarcofagi di tipologia egiziana suggerisce che alcuni dei primi gruppi dei «Popoli del Mare» comparvero sulle coste della P. come mercenari egiziani anche prima dei tempi di Ramesse III. Attualmente, però, qualche studioso ritiene che la tipica ceramica bicroma dipinta dei Filistei fosse in uso solo nella seconda generazione e cioè dal 1150 a.C. circa, dopo che parte di queste popolazioni erano già state parzialmente assimilate.
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(W. G. Dever)
Dall'Età del Ferro (1200-538 a.C.) al periodo persiano (538-332 a.C.). - La P. esprime nell'Età del Ferro una cultura eterogenea nella quale si riescono a individuare quattro componenti principali, regionalmente circoscritte: a) una cultura filistea nella costa centro-meridionale e nelle pianure costiere dello Šaron e della Šefela (v. sopra); b) una cultura di tipo fenicio nella regione settentrionale, facente capo ai siti costieri di Akhziv, 'Akko, Šiqmona, 'Atlit, Dor, Tel Mevorakh e a quelli interni di Tel Dan, Ḥazor, Tel Keisan, Megiddo fino ad arrivare alla regione samaritana; c) una cultura che possiamo chiamare «israelitica», o meglio ancora «giudaica», nella regione centro-meridionale incentrata su Gerusalemme, Lakiš, «Arad e Bĕ'er Šeba'; d) una serie di culture transgiordaniche, per ora cronologicamente delimitate, le quali stanno emergendo con chiarezza in questi ultimi anni. In particolare sono ben distinguibili: 1) una cultura di tipo egittizzante e filisteo attestata nella valle orientale del Giordano nell'Età del Ferro I a Deir 'Allā, Tell es-Sa'idiya, Tell el-Mazar; 2) una cultura «ammonita», attestata nella zona di 'Ammān specialmente per la parte finale dell'Età del Ferro (VII-VI a.C.); 3) una cultura «edomitica», fiorente nella parte meridionale della regione, con forti influenze assire, alla fine dell'Età del Ferro (VII-VI a.C.).
Queste differenziazioni locali tra una cultura e l'altra tendono a sfumare nelle zone di contatto, mentre le relative zone di influenza variano a seconda delle epoche. Occorre inoltre tener conto che nella regione settentrionale interna, p.es. a Tel Dan e a Ḥazor, l'influenza siriana (della cultura siro-ittita prima e della cultura neo-assira poi) si affianca a quella fenicia, dando luogo a una situazione più complessa.
Un aspetto caratteristico delle culture palestinesi dell'Età del Ferro, a eccezione di quella filistea e, in una certa misura, di quella fenicia, è la sostanziale mancanza di originalità, tanto che in realtà queste si differenziano tra loro nel diverso grado di appropriazione degli influssi artistici esterni, egizi, assiri e greci che non vengono mai rielaborati in una sintesi specifica. Quindi anche la loro caratterizzazione presenta qualche difficoltà, perché non emerge naturalmente, ma è possibile soltanto con un'analisi attenta dei manufatti in rapporto a quelli delle zone vicine.
Dal punto di vista strettamente artistico poi la regione non presenta manifestazioni esteticamente rilevanti, ma offre nella migliore delle ipotesi buone realizzazioni artigianali; le costruzioni monumentali sono rare, mancano generalmente la scultura a tutto tondo, sia in pietra sia in terracotta (a eccezione della Transgiordania dove comunque sembra riconducibile a un influsso neo-assiro), e il rilievo. Non abbiamo testimonianza neppure della pittura, fino all'età ellenistica. Ben attestate invece le categorie artigianali minori (figurine fittili, avori, bronzetti).
Area fenicia. - La regione costiera settentrionale della P., da Akhziv a Ν a Tel Aviv a S (Tell Qasile sembra essere il sito più settentrionale della cultura filistea) è culturalmente fenicia (come rivelano anche le iscrizioni), con un'irradiazione nella regione interna settentrionale, con Tel Keisan, Megiddo, Tel Anafa, Tel Dan, Ḥazor, Bet Šĕ'an e Samaria. È la zona economicamente più ricca della P. e quella che esprime la cultura più rappresentativa. Nel primo periodo dell'Età del Ferro i grandi centri urbani come Tel Dan, Megiddo, Bet Šĕ’an, Tel Keisan vedono la continuazione della cultura espressa nel Bronzo Tardo, nonostante la cessazione del commercio internazionale e quindi il contatto e le importazioni da Cipro e dall'Egeo; rispetto al Bronzo Tardo è più forte la componente locale che rielabora motivi originariamente stranieri secondo le tecniche locali: valga come esempio la ceramica dipinta «filistea» - geograficamente più diffusa della regione filistea - che unisce motivi iconografici egei (spirali, uccelli) con la tecnica bicroma palestinese. In realtà una nuova cultura, con le realizzazioni tipiche dell'Età del Ferro, è chiaramente percepibile soltanto a partire dal X sec. a.C., nel periodo del Ferro II, quando si esaurì l'eredità del Bronzo Tardo.
Nel Ferro I la continuità con il Bronzo Tardo è evidente in tutte le manifestazioni artistiche, tanto che il periodo risulta difficile da caratterizzare perché unisce elementi tradizionali a stimoli innovativi: è indubbia comunque una forte influenza egizia. Dal punto di vista architettonico non si hanno realizzazioni caratteristiche: a Bet Šĕ’an e a Megiddo si assiste alla ricostruzione degli edifici palaziali e templari del Bronzo Tardo, pur con una tecnica edilizia più sommaria e con parziali modificazioni. I livelli di Tel Keisan permettono di identificare nell'XI sec. a.C. un modulo residenziale fisso, segnale di una progettazione urbanistica. Purtroppo dagli scavi di Dor, 'Akko e Tel Dan, ancora in gran parte inediti, non è possibile trarre indicazioni.
Con il X sec. a.C. viene utilizzata la caratteristica tecnica edilizia fenicia che impiega conci di pietra squadrati e riquadrati, messi in opera di punta e di taglio (headers and stretchers) in edifici con pretese monumentali: nel «Palazzo Meridionale 1723» e nel «Palazzo 6000» di Megiddo Va-IVb; ambedue gli edifici si conservano solo a livello delle fondazioni, ma sembra siano dei bīt khilāni, un tipo architettonico palaziale tipico della Siria settentrionale, costituito da una o più sale oblunghe precedute da un ingresso porticato.
Nel periodo seguente (IX-VIII sec. a.C.), con il «Palazzo 338» di Megiddo IV e la cittadella reale di Samaria, sembrerebbe cambiare la tipologia palaziale. Anche qui i resti non consentono di ricostruire una pianta organica: la tecnica impiegata è sempre quella a conci, con capitelli «protoeolici», ma lo schema è incentrato sulla presenza di grandi cortili.
Con la conquista assira alla fine dell'VIII sec. a.C., la regione settentrionale interna è sottoposta a una forte influenza culturale mesopotamica che si esprime, dal punto di vista architettonico, nell'utilizzazione di una tipologia residenziale incentrata su un cortile centrale (open-court building) con stanze intorno, che si ritrova in edifici sia privati sia pubblici (Megiddo III, Khirbet 'Urayma) e che si distingue da quella palestinese «a quattro stanze» tipica dell'Età del Ferro. Il tipo di casa a cortile centrale resterà in uso per tutta l'età persiana.
Una costruzione funzionale con caratteristiche monumentali è la porta urbica, che adotta anch'essa la tecnica con conci di pietra; questa si evolve da un tipo «a sei stanze», generalmente associato a una cortina muraria a casematte (Megiddo IVb-Va, Ḥazor, del X sec. a.C.), a una porta «a quattro stanze», (Megiddo IV, Dor, Tel Dan, dal IX sec. a.C.) fino ad arrivare alla porta «a due stanze», che sembra essere di influenza assira (Megiddo III, Dor, fine VIII sec. a.C.) e che continua in età persiana.
Nell'ambito dell'architettura religiosa, gli edifici del Ferro I seguono le linee delle costruzioni del periodo precedente (Bet Šĕ'an VI, Megiddo Vila, Tempio 2b di Sichern), mentre a Bet Šĕ’an V (1000-850 a.C.) il complesso templare del Ferro II è costituito da due costruzioni prospicienti, il «Tempio Nord» (di cui non è certa la destinazione cultuale) e il «Tempio Sud»; quest'ultimo è l'unico esempio finora conosciuto in P. di edificio templare vero e proprio, poiché generalmente non si trovano edifici isolati con una tipologia architettonica precisa e con caratteristiche monumentali; i luoghi di culto sono solitamente annessi ad altri edifici e si riconoscono non per la pianta ma per la presenza di materiale cultuale al loro interno (Makmiš, Ta'anakh, Megiddo Va-IVb, stanza 2081, X sec. a.C.; 'En Gev III e locus 340 di Megiddo IVa del IX a.C.). Il santuario di Tel Dan (IX-VIII sec. a.C.) è costituito da un complesso di edifìci all'interno di un témenos, incentrati su una piattaforma quadrata di tipo monumentale, di c.a 18 m di lato, edificata in conci con margini, accessibile per mezzo di una rampa di scalini larga 8 m.
Chiaramente individuabile è la componente fenicia nei prodotti dell'artigianato: una stele lapidea con il caratteristico «idolo a bottiglia» proviene da Akhziv, mentre nell'ambito della scultura architettonica si possono ricordare i capitelli «protoeolici», con due volute a lato di un triangolo, databili dal X all'VIII sec. a.C. (da Megiddo, Samaria, Ḥazor e Tel Dan). Nei bronzetti del Ferro I continuano le tradizioni iconografiche e stilistiche del Bronzo Tardo, come testimoniano la divinità stante con le braccia aperte da Tel Zeror, lo «Smiting God» da Ḥazor e il torello rinvenuto nella regione samaritana, tutti dell'XI sec. a.C., mentre nel Ferro II la produzione di statuette di bronzo e in faïence ha un carattere decisamente egittizzante, ben esemplificato dai ritrovamenti di Tel Dan (VIII sec. a.C.). Nel campo della coroplastica, le figurine a placchetta vengono prodotte fino al X sec. a.C. (Megiddo, Ḥazor, Bet Šĕ’an, Far'a Ν, Tel Zeror e Ta'anakh), mentre in seguito prevale un tipo «a pilastro», con il corpo campanato eseguito al tornio e il volto a stampo: le iconografie più diffuse sono quelle della dea con il tamburello al petto (Šiqmona), della dea nuda che si regge il seno o della donna incinta («Dea Tyria gravida», da Akhziv); tipicamente fenicia è anche la produzione di maschere di terracotta (Akhziv, Tel Dan, Ḥazor). Una varietà di incensieri fittili con figurine applicate sulle pareti sembra essere di produzione locale e trova paralleli nella regione filistea (Ta'anakh, Megiddo e Bet Šĕ’an): notevoli sono i due esemplari rinvenuti a Ta'anakh, databili al X sec. a.C., con sfingi e leoni, mentre gli esemplari cilindrici di Bet Šĕ’an e Megiddo recano figurine di serpenti e colombe.
La scuola fenicia della lavorazione degli avori fiorisce nell'VIII sec. a.C. ed è caratterizzata da un notevole influsso egizio, che si esprime sia nell'iconografia, con l'adozione di schemi egizi, sia nella tecnica, con il trattamento levigato delle superfici e nella policromia con inserti di pasta di vetro: i migliori esempi sono stati trovati a Samaria (VIII sec. a.C.) e sembrano essere di produzione locale, a giudicare dalle zanne rinvenute nel sito.
A partire dall'VIII sec. a.C. la regione interna presenta un'influenza figurativa siriana che si riconosce sia nelle tre basi di colonne rotonde scolpite rinvenute a Tel Dan, che hanno paralleli a Karkemiš e a Khorsābād, sia in alcuni manufatti eburnei e di osso rinvenuti a Ḥazor, che appartengono alla scuola artistica siriana.
Il periodo persiano vede la fioritura della zona costiera della P., da Akhziv a Gaza, e della Galilea, che esprimono, come d'altra parte le città della Fenicia vera e propria, un cultura imbevuta di elementi ciprioti e greci; questa progressiva ellenizzazione si manifesta non solo nella massiccia importazione di ceramica attica, ma in gran parte dei settori artistici. L'influenza dell'arte achemenide è invece praticamente inesistente.
La disposizione urbanistica del quartiere residenziale di Dor (area C2, VI sec. a.C.?) è di tipo ortogonale, con strade dritte che dividono insulae strette e lunghe (IsrExplJ, XXXV, 1985, p. 60) e la stessa disposizione con blocchi di edifici allineati e strade ad angolo retto si trova a Tell Abu Hawam, Šiqmona, Tel Megadim: in ciò si può vedere un'eco dell'urbanistica greca.
Le tecniche edilizie fenicie tradizionali, con muratura in conci di punta e di taglio e con muri a telaio, restano in uso fino all'età ellenistica (Dor, 'Akko, Tell Abu Hawam, Tel Mevorakh e Tel Yoqne'am VII); non abbiamo alcun esempio di costruzione palaziale di questo periodo, ma per ciò che concerne l'architettura religiosa possiamo ricordare il tempio di Makmiš, della metà del IV sec. a.C.
In età persiana prosegue la produzione dei piccoli oggetti dell'artigianato fenicio: bronzetti, statuette fittili, gioielleria, vetri, ma compare anche una serie di statue in pietra di origine cipriota (Sub-arcaico 1-2, 500-380 a.C.): si tratta di figure maschili e femminili, rinvenute nelle favisse delle città costiere palestinesi; la produzione fittile mantiene una connotazione orientale, siro-palestinese con caratteristiche egittizzanti fino alla fine del V sec. a.C., con il tipo della figura maschile barbata seduta o stante con le mani incrociate sul petto e la figura femminile gravida («Pregnant Woman») o che reca a spalle o in braccio un bimbo; a partire dal IV sec. a.C. l'influenza greca è predominante.
L'artigianato fenicio era specializzato nella produzione di oggetti metallici, coppe, mestoli, incensieri, rinvenuti nei corredi tombali del periodo persiano; di pregevole fattura sono i frammenti di un trono bronzeo di Samaria, con un elemento cilindrico che presenta modanature concave e due zampe di leone.
Area giudaica. - La regione centro-meridionale della P. presenta scarse testimonianze artistiche; economicamente più povera, priva di grandi centri, sottoposta a influenze culturali egizie e fenicie, si configura come una zona attardata rispetto alla parte costiera e a quella settentrionale e comunque solo nel VII-VI sec. a.C. sviluppa ima cultura autonoma, pur se di carattere modesto. La prima parte dell'Età del Ferro è scarsamente attestata: soltanto Tel Masos nel Negev conosce nell'XI sec. a.C. una grande espansione e presenta edifici pubblici di una certa importanza, del tipo indigeno a «quattro vani»; nella cultura materiale si riconoscono influenze egizie, filistee e fenicie. Nel Ferro II si trova un tipo di edificio palaziale all'interno di una cinta fortificata, generalmente situato al centro del tell, particolarmente imponente è il palazzo-fortezza di Lakiš, del quale resta un enorme podio di basamento, successivamente ampliato (Palazzo Α-C), la cui sovrastruttura sembra incentrarsi su un grande cortile fiancheggiato sui lati O e S da complessi edilizi di tipo amministrativo e da magazzini. Il palazzo di Ramat Rahel (fine Vii-inizio VI sec. a.C.), adotta la tecnica fenicia della muratura in conci posti di punta e di taglio, associata a capitelli protoeolici.
La maggior parte delle costruzioni sono però di carattere militare (porte urbiche, cortine murarie, fortezze) o utilitario (magazzini, con una pianta tripartita da file di pilastri); le porte urbiche seguono la stessa evoluzione di quelle della regione settentrionale, con una riduzione delle stanze laterali: da quattro (Lakiš, Bĕ’er Šeba' II, 'Arād) a due (Lakiš).
Le costruzioni dedicate al culto non presentano caratteristiche monumentali, come dimostrano il tempietto annesso alla fortezza di 'Arād (livelli X-VI, VII-VI sec. a.C.), che rientra nella generale tipologia siro-palestinese di modesti locali per il culto, inseriti in complessi di edifici, con un orientamento E-O, banchi in muratura lungo le pareti e sancta sanctorum sopraelevato, e la «stanza cultuale 49» di Lakiš (livello V, X sec. a.C.) anch'essa annessa a un complesso più vasto. La scultura (in pietra o in terracotta) è del tutto assente: nella regione giudaica e nel Negev non si hanno esempi né di statue, né di rilievi, né di stele. Capitelli «protoeolici» sono stati rinvenuti a Gerusalemme (fuori contesto IX-VIII sec. a.C.?) e a Ramat Rahel; questi ultimi mostrano una ricerca ornamentale e decorativa che sembra essere uno sviluppo tardivo.
Tra i pochi bronzetti, ricordiamo un peso a forma di animale da 'Arād. Nella coroplastica è percepibile un attardamene nel tipo della figurina a lastrina, che continua a essere prodotta anche nel Ferro II; il tipo più frequente è comunque la figurina a pilastro con la dea nuda che si sostiene il seno, modellata in parte a mano (seno e braccia) e in parte a stampo (viso); una figurina maschile barbata rinvenuta a Gerusalemme (X sec. a.C.) sembra essere pertinente a un incensiere fittile quadrangolare del tipo di quello di Ta'anakh. Gli avori rinvenuti sono pochissimi: una testa leonina da Tel Masos, databile all'XI sec. a.C., sembra essere un'importazione fenicia; un tappo a testa di ariete da Lakiš, del IX sec. a.C., ha una fattura più rozza e sembra di produzione locale.
La regione ha fornito pochi reperti del periodo persiano, attestato dal punto di vista architettonico soltanto a Lakiš, nella «Residenza» e nel «Tempio Solare»: la «Residenza» (metà del V-IV sec. a.C.) combina uno schema «assiro» con cortile centrale (c.a 50 x 37 m) a una entrata del tipo khilāni - con due colonne inserite in una rampa di gradini - secondo la tradizione indigena palaziale. Il «Tempio Solare» è una costruzione monumentale, di grandi dimensioni per un tempio palestinese (27 x 17 m), e presenta muri intonacati, stanze a volta e colonne di pietra a rocchi. La data della sua costruzione è stata dibattuta: secondo Y. Aharoni risalirebbe al II sec. a.C., ma gli scavi più recenti sembrano aver risolto il problema fissandone la datazione alla metà del V sec. a.C., con una seconda fase in età ellenistica. Il tempio consiste in un cortile quadrato affiancato da stanze sui lati E (con magazzini) e O; qui si trova il tempio vero e proprio, con una serie di stanze situate a un livello sopraelevato, con ingresso in asse: cella e «santo dei santi» affiancato da vani accessori.
La cultura materiale del periodo persiano è caratterizzata dalla massiccia importazione di ceramica attica e dalla progressiva ellenizzazione della produzione artigianale a partire dal IV sec. a.C. Le figurine di bronzo rinvenute in una favissa a Bĕ'er Šeba', forse di destinazione cultuale, sono di tipo egizio dal punto di vista stilistico e iconografico (Horus, Osiride e altre divinità egizie).
Area transgiordanica. - La Transgiordania, corrispondente al territorio dell'odierno Regno di Giordania, ha espresso nell'Età del Ferro una serie di culture circoscritte, geograficamente e cronologicamente, perché la regione ha conosciuto momenti di fioritura (XII sec. a.C., VII-VI sec. a.C.) alternati a decadenza e allo stato attuale delle ricerche non è ancora possibile delineare un quadro storico soddisfacente.
Nella regione più settentrionale, la valle orientale del Giordano, gli scavi di Deir 'Allā (fasi Α-D), Tell es-Sa'idiya e Tell el-Mazar mostrano un fioritura culturale nel XII sec. a.C., collegata forse alla lavorazione dei metalli; questa cultura ha un notevole carattere egittizzante, sia nella produzione artistica, sia nelle pratiche funerarie (vedi i sarcofagi antropoidi di terracotta rinvenuti a Tell es-Sa'idlya), ed è simile alla contemporanea cultura espressa nella regione cisgiordanica, p.es. a Bet Šĕ’an; anche qui l'influenza egizia è una componente essenziale della cultura del Ferro I, come lo era stata nel Tardo Bronzo, ma la presenza di ceramica dipinta simile a quella filistea apre la possibilità che la componente di «Popoli del Mare» abbia svolto un ruolo importante. Più a S, la regione ammonita è contraddistinta da una produzione di statue maschili in pietra, databili tra il IX e il VI sec. a.C., rinvenute ad 'Ammān e a Khirbet el-Haggar (a 7 km di distanza); le statue indicano l'esistenza di una «scuola» locale, ammonita, che a un'impostazione di tipo egizio affianca una resa dei particolari più vicina all'ambiente nord-siriano (neo-ittita) e, dalla fine dell'VIII sec. a.C., assiro. Sempre da ‘Ammān provengono quattro protomi femminili in pietra, che vengono datate nel VI sec. a.C. e testimoniano probabilmente un tipo di capitello hathorico a doppia faccia.
La cultura «edomitica» è attestata nella regione meridionale transgiordanica (Buṣayra, Umm el-Biyara, Tawilan) dalla seconda Età del Ferro al periodo persiano (VIII-VI sec. a.C.), con una particolare fioritura in età neoassira, quando si estenderà fino al Negev; a poco a poco la regione diventerà nabatea, anche se è difficile per ora identificare le modalità del cambiamento che inizia nell'età ellenistica. Dal punto di vista architettonico presenta pregevoli esempi palaziali nell'acropoli di Buṣayra (area A), con due costruzioni monumentali sovrapposte: il più antico è l'edificio Β (VIII sec. a.C.), che occupava tutta l'acropoli; si tratta di un edificio rettangolare di 77 x 38 m con muri in mattoni crudi intonacati, accessibile per mezzo di due entrate con rampa; la zona NE consta di un grande cortile circondato su tre lati da stanze oblunghe, con un piccolo santuario nel vano stretto e lungo situato sul lato SO del cortile. Qui troviamo un'entrata con una rampa di bassi gradini, fiancheggiata da due plinti sostenenti due colonne di legno; all'esterno è situata una stanza da bagno. Il palazzo più recente, l'edificio «ad ali» (VII-VI a.C.), è di dimensioni minori (48 x 36 m): si tratta di una costruzione quadrata del tipo assiro a cortile centrale ed è circondato da una fila di stanze su tre lati e da due file di stanze sul lato SO, dove si trova l'entrata.
Il complesso templare rinvenuto a Ḥorvat Qotmit (VII-VI sec. a.C.), nel Negev, è legato alla cultura edomita: occupa una zona di 2000 m2 e presenta due complessi di edifici e due recinti; il sito è ancora in corso di scavo e si può soltanto notare nel complesso A, l'unico scavato, un edificio di pietra (10,5 x 5,5 m) con tre vani forniti di banchi in muratura accessibili dal lato S, il centrale sopraelevato connesso a una piattaforma circondata da un recinto di pietra su tre lati e un altro recinto contenente un altare, un bacino e un pozzo. Da Ḥorvat Qotmit provengono pregevoli esempi di sculture fittili a grandezza naturale: anch'esse in gran parte inedite, permettono comunque di assegnare alla cultura edomita una produzione che ha paralleli soltanto nella regione di ‘Ammān; tra gli esempi pubblicati, la testa di una dea con tre corna è di un tipo finora sconosciuto. Caratteristica della zona è una categoria di ceramica dipinta, detta appunto «edomita», con disegni geometrici e decorazione plastica, che è stata rinvenuta fin nel Negev (Aroer, Tel 'Ira, Tel Malḥata, Tel Masos, Tel Haror, Ḥorvat Qotmit e Qadeš Barnea), ed è databile alla fine del VII sec. a.C.
La definizione delle culture transgiordaniche in età persiana è ancora ardua, stante lo stadio iniziale delle ricerche; sembra comunque che lo iato tra la fine dell'Età del Ferro e l'inizio del periodo persiano sia meno marcato che altrove. Alcuni corredi tombali della zona di ‘Ammān attestano una ricchezza di oggetti metallici: notevole è un incensiere bronzeo a cariatide rinvenuto a Umm Udhayna, alla periferia di ‘Ammān, per il quale mancano finora precisi paralleli iconografici.
Periodo Ellenistico (332-68 a.C.). - La regione settentrionale della P., già ellenizzata in età persiana, partecipa pienamente alla koinè artistica del periodo ellenistico. Dal punto di vista urbanistico è diffuso lo schema ortogonale, che nel quartiere residenziale di Dor ricalca lo schema del periodo persiano; ma dal III sec. a.C. le concezioni urbanistiche greche si diffondono anche nella regione centro-meridionale: a Marissa, il tracciato è basato su due strade longitudinali, che si intersecano con vie trasversali formando isolati di simili dimensioni. Per il periodo ellenistico si conoscono in P. soltanto tre costruzioni palaziali: a Tel Anafa (in Galilea), a Tulul Abu el-Ala'iq (vicino a Gerico) e ad 'Araq al-Amir (in Transgiordania). L'edificio «stuccato» di Tel Anafa è una struttura quadrata (38 x 38 m), con due file di stanze disposte intorno a un cortile centrale rettangolare, databile tra la metà del II sec. e l'80 a.C.; ricalca il tipo della casa «a peristilio» ellenistica ed è abbellito da una ricca decorazione a stucco e mosaici pavimentali con disegni geometrici. A Tulul Abu el-Ala'iq il complesso palaziale asmoneo, della prima metà del I sec. a.C., comprende anche una piscina monumentale di 34 x 20 m, circondata da un cortile, divisa da un podio e affiancata sul lato meridionale da una specie di padiglione che utilizza l'ordine dorico (20 x 17 m); il palazzo (50 x 70 m) si dispone intorno a un cortile centrale, con due costruzioni residenziali gemelle a S e presenta una decorazione parietale dipinta e stuccata. Del tutto privo di confronti è per ora il palazzo di 'Araq al-Amir (II sec. a.C.), un blocco rettangolare di 37,5 x 19 m, con due piani di altezza quasi identica segnati da una cornice uniforme che girava tutt'intorno all'edificio; in conci di pietra, presenta all'interno un'unità centrale circondata da un corridoio a ferro di cavallo, illuminato da aperture verso l'esterno sui muri E e O, con due ingressi attraverso vestiboli muniti di colonne in antis sui muri S e N; scalinate agli angoli conducevano al piano nobile, purtroppo completamente scomparso. Il palazzo di 'Araq al-Amir presenta caratteri tradizionali nella pianta con l'ingresso unico e nella tecnica edilizia, con grandi conci di tipo fenicio, ma è rivestito di una decorazione architettonica tipicamente ellenistica, con l'associazione degli ordini dorico e corinzio, i calici d'acanto che avvolgono le basi delle colonne e semicolonne, la presenza di logge e aperture e il gusto pittoresco nella decorazione scultorea. Le stesse caratteristiche si trovano anche nella porta monumentale di 'Araq al-Amir, in conci di pietra, che associa gli ordini dorico e ionico.
Nella regione centro-meridionale viene adottato in periodo ellenistico un tipo di tomba con loculi scavati nelle pareti, probabilmente di origine alessandrina: gli esempi più noti si trovano a Marissa (III-I sec. a.C.) e a Gerusalemme, nella «Tomba dei Bene Hezir» e nella «Tomba di Giasone». La «Tomba dei Bene Hezir» (fine II sec. a.C.) ha una facciata dorica tagliata nella roccia, con due colonne in antis che sostengono un fregio dorico; la «Tomba di Giasone» (I sec. a.C.) è invece composta da due cortili, con un portico antistante con un'unica colonna dorica in antis, sormontato da una piramide.
La decorazione scultorea di 'Araq al-Amir attesta quel gusto pittoresco tipico del periodo ellenistico; la fontana ha un leone (?) o una pantera maculata, scolpita in altorilievo su una pietra variegata rossa e nera abbastanza rozza: la bestia è ritratta di fianco, la testa in posizione frontale, con la zampa anteriore sollevata, in posizione di attacco e la coda attorcigliata intorno alla zampa posteriore, nella stessa posizione della leonessa su un'ansa bronzea rinvenuta ad Ašdod. Nel fregio con i leoni si alternano un maschio e una femmina con i piccoli, scolpiti con un rilievo deciso, con una resa della muscolatura e delle vene che rientra nella tradizione stilistica greca.
La produzione fenicia tradizionale di coppe metalliche decorate a sbalzo prosegue in età ellenistica a Tel Anafa, pur accogliendo stimoli greci. Un'aderenza ai canoni ellenistici si trova anche nella placchetta di avorio decorata con un'aquila, probabile immagine del mito di Ganimede, proveniente da Gerusalemme.
Gli affreschi rinvenuti nelle tombe di Marissa (II-I sec. a.C.) presentano un disegno corretto, pur nella gamma limitata di colori: la composizione è incentrata su una teoria di animali esotici (elefante, rinoceronte e giraffa), e alcune immagini simboliche con un'aquila, ghirlande, candelabri accesi e urne funerarie; in un'altra tomba alcuni musicisti sono rappresentati di profilo.
I frammenti della decorazione parietale a stucco da Tel Anafa della seconda metà del II sec. a.C. rientrano nella tradizione greca nell'uso di intonaco di calce (invece di quello di gesso, come è nella tradizione orientale anche partica): sono stampati e dipinti con una grande varietà di colori con motivi geometrici. Una decorazione a stucco era anche applicata ai muri del palazzo asmoneo di Gerico.
Bibl.: Rassegne annuali degli scavi in P. sono pubblicate nelle riviste IsrExplJ e RBibl; per una visione generale v. V. Fritz, Introduzione all'archeologia biblica, Brescia 1991 e P. Arata Mantovani, Introduzione all'archeologia palestinese, Brescia 1992. - V. inoltre: K. M. Kenyon, Megiddo, Samaria and Chronology, in Bulletin of the Institute of Archaeology, IV, 1964, pp. 143-156; S. Moscati, Una stele di Akziv, in RendLinc, s. VIII, XX, 1965, pp. 239-241; D. Ussishkin, King Solomon's Palace and Building 1723 in Megiddo, in IsrExplJ, XVI, 1966, pp. 174-186; W. Culican, Dea Tyria Gravida, m Australian Journal of Biblical Archeology, I-II, 1969, pp. 35-50; S. Levy, G. Edelstein, Cinq saisons de fouilles à Tel 'Amal (Nir David), in RBibl, LXXIX, 1972, pp. 325-367; Y. Aharoni, Investigations at Lachish. The Sanctuary and the Residency (Lachish V), Tel Aviv 1975; T. A. Holland, A Study of Palestinian Iron Age Baked Clay Figurines, with Special Reference to Jerusalem, Cave I, in Levant, IX, 1977, pp. 132-154; E. Stern, The Excavations at Tel Mevorakh and the Late Phoenician Elements in the Architecture of the Palestine, in BASOR, 225, 1977, pp. 17-27; Y. Shiloh, The Proto-Aeolic Capital and Israelite Ashlar Masonry, Gerusalemme 1979; Ζ. Herzog, M. Aharoni, A. F. Rainey, S. Moshkovitz, The Israelite Fortress at Arad, in BASOR, 254, 1981, pp. 1-34; A. Mazar, Giloh: An Early Israelite Settlement near Jerusalem, in IsrExplJ, XXXI, 1981, pp. 1-36; A. Mazar, Three Israelite Sites in the Hills of Judah and Ephraim, in BiblA, XLV, 1982, pp. 167-178; C. M. Bennett, Neo-Assyrian Influence in Transjordan, in Studies in the History and Archeology of Jordan, I, ‘Ammān 1982, pp. 181-187; J. M. Dentzer, F. Villeneuve, F. Larché, Iraq el-Amir: Excavations at the Monumental Gateway, ibid., pp. 201-207; E. Will, Un monument hellénistique de Jordanie. Le Qasr el Abd d'Iraq el Amir, ibid., pp. 197-200; R. Bamett, Ancient Ivories in the Middle East, Gerusalemme 1982; W. G. Dever, Monumental Architecture in Ancient Israel in the Period of United Monarchy, in T. Ishida (ed.), Studies in the Period of David and Solomon and Other Essays, Tokyo 1982, pp. 269-306; E. Stern, The Material Culture in the Land of the Bible in the Persian Period, 538-332 B.C., Warminster-Gerusalemme 1982; L. I. Levine, Excavations at the Synagogue of Ḥorvat 'Ammudim, in IsrExplJ, XXXII, 1982, pp. 1-12; D. Adan Bayewitz, The Ceramics from the Synagogue of Ḥorvat 'Ammudim and Their Chronological Implications, ibid., pp. 13-31; V. Tzaferis, The Ancient Synagogue at Ma'oz Hayyim, ibid., pp. 215-244; R. Dornermann, Archaeology of the Transjordan in the Bronze and Iron Age, Milwaukee 1983; C. M. Dauphin, J. J. Schonfield, Settlements of the Roman and Byzantine Periods on the Golan Heights: Preliminary Reports on Three Seasons of Survey (1979-1981), in IsrExplJ, XXXIII, 1983, pp. 189-206; V. Fritz, A. Kempinski, Ergebnisse der Ausgrabungen auf der Hirbet el-Msas (Tel Masos), Wiesbaden 1983; E. Stern, A Phoenician Art Centre in Post-Exilic Samaria, in Atti del I Congresso internazionale di studi fenici e punici, Roma 1979, Roma 1983, pp. 211-212; D. Ussishkin, Excavations at Tel Lachish, 1978-1983. Second Preliminary Report, in TelAvivJInstA, X, 1983, pp. 97-175; Ρ· Arata Mantovani, Rassegna del materiale archeologico relativo a santuari e costruzioni reali, in RBibl, XXXII, 1984, pp. 47-65; Y. Shiloh, Excavations at the City of David I, 1978-1982, Gerusalemme 1984; E. D. Oren, U. Rappaport, The Necropolis of Maresha-Beth Govrin, in IsrExplJ, XXXIV, 1984, pp. 114-153; G. R. H. Wright, Ancient Building in South Syria and Palestine, 2 voll., Leida 1985; J. Α. Sauer, Ammon, Moab and Edom, in Biblical Archaeology Today. Proceedings of the International Congress on Biblical Archaeology, Jerusalem 1984, Gerusalemme 1985, pp. 206-214; J. Beit-Arieh, Ḥorvat Qotmit, in IsrExplJ, XXXV, 1985, pp. 201-202; Y. Yadin, S. Geva, Investigations at Beth Shean. The Early Iron Age Strata, Gerusalemme 1986; Ζ. Herzog, Die Stadttore in Israel und in den Nachbarländern, Magonza 1986; S. Moscati, Per una storia del capitello a volute, in Scrìtti fenici minori, Roma 1986, pp. 65-70; I. Sharon, Phoeniáan and Greek Ashlar Construction Techniques at Tel Dor, Israel, in BASOR, 267, 1987, pp. 21-42; H. Weippert, Palästine in vorhellenistischer Zeit, Monaco 1988; D. Ussishkin, The Date of the Judean Shrine at Arad, in IsrExplJ, XXXVIII, 1988, pp. 142-157; H. P. Kuhenen, Palästina in grieschisch-römischer Zeit, Monaco 1990; E. Stern (ed.), The New Encyclopedia of Archaeological Excavations in the Holy Land, I-IV, Gerusalemme 1993; id., Dor. Ruler of the Sea, Gerusalemme 1994.
Di seguito si dà notizia di alcuni dei siti della P., da integrare con le seguenti voci a cui si rimanda: ai; 'ain ghazal; 'akko; aphek; 'arād; 'araq al-amir; ašdod; bĕ’er šeba'; betlemme; busayra; cafarnao; cesarea; deir ‘allā; deir el-balah; dor; gerasa; gerico; gerusalemme; gezer; Ḥazor; herodion; kuntillet 'agrud; lakiš; macheronte; ma'in; masada; megiddo; negev; pella, 2o; samaria; sichem; tel dan; tell abu hawam; tell el-far'a; tell el-hesi; tell qasile; tel masos; tel yarmut; tiberiade; umm ar-rasās.
Aroer. - Gli scavi ad Aroer nel Negev, 25 km a S di Bč'er Šeba', diretti da A. Biran e R. Cohen sono stati effettuati negli anni 1976-78 e 1980-81. Una cittadella fortificata con un bastione a salienti, fondata alla metà del VII sec. a.C., è stata rinvenuta sulla cima del tell (area B); in particolare, sono stati esplorati il sistema di fortificazione e la zona della porta (area A); tra i ritrovamenti del periodo del Ferro II alcuni òstraka, un sigillo conico di diaspro con iscrizione edomita, ceramica dipinta «edomita». Una occupazione del periodo erodiano (I sec. a.C.-I sec. d.C.) è testimoniata da alcuni edifici, un frammento di coppa di vetro di tipo «sidonio», monete e ceramica.
Bibl.: Notizie di scavo: RBibl, LXXXIII, 1976, pp. 256-257; LXXXIV, 1977, pp. 273-275; LXXXV, 1978, pp. 425-427; LXXXVI, 1979, pp. 465-466; LXXXIX, 1982, pp. 240-242; IsrExplJ, XXXI, 1981, pp. 130-132; XXXII, 1982, pp. 161-163.
'Ayn Samiya (Dhahr Mirzbāne). - In una necropoli a NO di Gerico è stata rinvenuta una tomba a pozzo dell'Antico Bronzo IV (2100-2000 a.C.): profonda 4 m, è composta da due camere funerarie di pianta circolare, con un diametro di 5,25 m, tagliate nella roccia. Un pregevole vaso d'argento decorato a sbalzo, con un gruppo di figure mitologiche in stile mesopotamico o nord-siriano, faceva parte del corredo funerario.
Bibl.: Notizie di scavo: RBibl, LXXVIII, 1971, p. 424; IsrExplJ, XXI, 1971, pp. 78-81. - Studi: B. Shantur, Y. Labadi, Tomb 204 at 'Ain-Samiya, in IsrExplJ, XXI, 1971, pp. 73-77; Ζ. Yeivin, A Silver Cup from Tomb 204a at 'Ain Samiya, ibid., pp. 78-81; Y. Yadin, A Note on the Scenes Depicted on the 'AinSamiya Cup, ibid., pp. 82-85; R. Grafman, Bringing Tiamat to Earth, ibid., XXII, 1972, pp. 47-49; W. G. Dever, Middle Bronze Age I Cemeteries at Mirzbâneh and 'Ain-Samiya, ibid., pp. 95-112; M. H. Carre Gates, Casting Tiamat in Another Sphere: Sources for the 'Ain Samiya Goblet, in Levant, XVIII, 1986, pp. 75-81.
Giaffa. - Gli scavi condotti da J. Kaplan hanno rinvenuto le tracce della più antica occupazione del sito nel Medio Bronzo IIB (XVIII sec. a.C.); il tell viene munito, alla fine del XVII sec. a.C., di un bastione di terra, sormontato da un muro in mattoni; la fortificazione rimarrà in uso fino all'VIII sec. a.C. Notevole è il «Tempio del Leone» del Tardo Bronzo (fine XlII-inizio XII sec. a.C.), composto da una sala rettangolare con ingresso a Ν e da una piattaforma nella parte occidentale sulla quale si ergeva una stele, con il tetto sostenuto da due pilastri di cui restano le basi; il cranio di leone ritrovato all'interno della cella, con accanto la metà di uno scarabeo, dà il nome al tempio.
Bibl.: Notizie di scavo: IsrExplJ, XX, 1970, pp. 225-226; XXI, 1971, p. 174; XXIV, 1974, pp. 135-137; XXV, 1975, p. 163; RBibl, LXXX, 1973, pp. 415-417; LXXXII, 1975, pp. 257-260; LXXXIII, 1976, pp. 78-79. - Studi: J. Kaplan, The Archaeology and the History of Tel Aviv-Jaffa, in BiblA, XXXV, 1972, pp. 66-95; H. e J. Kaplan, in EncAExHL, II, 1976, pp. 532-541, s.v. Jaffa.
Gilat. - Nel 1975, a Gilat, nel Negev settentrionale, durante gli scavi diretti da D. Alon ripresi nel 1987, è stato rinvenuto un complesso cultuale di età calcolitica; tra i ritrovamenti, alcuni esempi di vasellame scolpito.
Bibl.: Notizie di scavo: IsrExplJ, XXXVII, 1987, pp. 283-284. - Studi: D. Alon, Two Cult Vessels from Gilat, in 'Atiqot, XI, 1976, pp. 116-118; id., A Chalcolithic Temple at Gilat, in BiblA, XL, 1977, pp. 63-65.
Hešbon. - Sei campagne di scavi (1968-1971, 1973-74, 1976, 1978) della Andrews University di Berrien Spring nel Michigan e dell'American School of Oriental Research di ‘Ammān, sotto la direzione di S. H. Horn prima e di L. T. Geraty poi, hanno portato al rinvenimento di ceramica della prima e seconda Età del Ferro (XII-XI sec. a.C., VII-VI sec. a.C.), di una enorme cisterna idrica, probabilmente quadrata (solo un lato è stato esplorato e misura 16 m), profonda 6 m, con pareti e fondo intonacati, da datarsi forse al IX-VIII a.C. Meglio attestata è la fase romana del sito: in particolare, nella necropoli è presente per la prima volta in Transgiordania un tipo di tomba con loculi scavati nelle tre pareti disposte intorno al vano centrale e un'entrata sigillata da una pietra rotolante (I sec. d.C.). In periodo tardo-romano (II-IV sec. d.C.) sull'acropoli viene costruito un tempio: orientato a E, è preceduto da una piattaforma pavimentata ed è accessibile da S per mezzo di uno scalone monumentale.
Bibl.: Notizie di scavo: RBibl, LXXVII, 1969, pp. 395*398; LXXIX, 1972, pp. 422-426; LXXXII, 1975, pp. 100-105, 576-586; LXXXIV, 1977, pp. 404-409. - Studi: E. Ν. Lugenbeal, J. A. Sauer, Seventh-Sixth Century Β. C. Pottery from Area Β at Heshbon, in Andrews University Seminary Studies, X, 1972, pp. 21-69; R. S. Boraas, S. H. Horn, Heshbon 1971, ibid., XI, 1973, pp. 1-144; J. A. Sauer, Heshbon Pottery 1971: A Preliminary Report on the Pottery from the 1971 Excavations at Tell Heshban, Berrien Spring 1973; R. S. Boraas, S. H. Horn, Heshbon 1973, in Andrews University Seminary Studies, XIII, 1975, pp. 101-247; S. H. Horn, in EncAExHL, II, 1976, pp. 510-514, s.v.; R. S. Boraas, S. H. Horn, Heshbon 1974, in Andrews University Seminary Studies, XIV, 1976, pp. 1-216; iid., Heshbon 1976, ibid., XVI, 1978, pp. 1-303.
Ḥorvat Qotmit. - Una missione israeliana diretta da H. Beit-Arieh ha scoperto un santuario edomita del VII sec. a.C. a Ḥorvat Qotmit, 10 km a S di 'Arād; il complesso architettonico occupa una zona di 2000 m2 ed è composto da due gruppi di edifici («Complesso A», a S e «Complesso B», a N) e da due recinti. Il «Complesso A», l'unico esplorato, consiste di un tempietto con tre vani, una piattaforma circondata da un recinto di pietra, un recinto con un altare e un bacino. Particolarmente interessanti i ritrovamenti, che includono centinaia di statuette (tra cui la testa di una dea che indossa un copricapo con tre corna), vasellame cultuale, ceramica «edomita» e un'iscrizione frammentaria con il nome Qōs, il dio edomita a cui era probabilmente dedicato il santuario.
Bibl.: I. Beit-Arieh, Ḥorvat Qotmit, in IsrExplJ, XXXV, 1985, pp. 201-202; id., The Edomite Shrine at Ḥorvat Qitmit in the Judaean Negev, in TelAvivJInstA, XVIII, 1991, pp. 93-116.
Ḥorvat 'Uza. - Ḥorvat 'Uza, nel Negev orientale, è stata oggetto di scavi diretti da I. Beit-Arieh e B. Cresson. Il sito presenta resti della fase finale del periodo del Ferro, databili al VII-VI sec. a.C.: una fortezza (42 x 51 m), cinta da un muro a casematte con torri angolari e mediane e una porta difesa da due torri sporgenti, un insediamento sulle pendici dello wādī di c.a 7000 m2, con abitazioni a pilastri costruite su terrazze; tra i ritrovamenti epigrafici, cinque òstraka ebraici e uno edomita. Il sito viene rioccupato in età ellenistica da un fortino (II sec. a.C.), seguito da un altro edificio militare nel periodo romano (II-III sec. d.C.).
Bibl.: Notizie preliminari di scavo: IsrExplJ, XXXII, 1982, pp. 262-263; XXXIII, 1983, pp. 271-272. - Relazioni di scavo: I. Beit-Arieh, B. Cresson, An Edomite Ostracon from Ḥorvat 'Uza, in TelAvivJInstA, XII, 1985, pp. 96-101; I. Beit Arieh, B. C. Cresson, Ḥorvat 'Uza. A Fortified Outpost on the Eastern Negev Border, in BiblA, LIV, 1991, pp. 126-135; I. Beit Arieh, A Literary Ostracon from Ḥorvat 'Uza, in TelAvivJInstA, XX, 1993, pp. 55-65.
Khirbet el-Ağğar. - La campagna di scavo diretta da Η. O. Thompson su un sito distante 7 km da ‘Ammān, ha portato al rinvenimento di due statue lapidee ammonite della fine dell'Età del Ferro.
Bibl.: M. M. Ibrahim, Two Ammonite Statuettes from Khirbet el-Hajjar, in AAJ, XVI, 1971, pp. 91-97; Η. O. Thompson, The 1972 Excavation of Khirbet Al-Hajjar, ibid., XVII, 1972, pp. 47-72; id., The Ammonite Remains at Khirbet Al-Hajjar, in BASOR, 277, 1977, pp. 27-34.
Khirbet Dariḥ. - Gli scavi diretti da F. Villeneuve e F. Larché dal 1984 hanno portato al rinvenimento di un santuario nabateo, composto da due cortili all'interno di un témenos. Al fondo del secondo cortile si trova il tempio, orientato a N, costituito da due sale e da un podio recante sulla sommità un'edicola circondata da colonne. Notevole è la decorazione scultorea della facciata del tempio, con due statue a rilievo che fiancheggiano il portale di ingresso, pannelli con motivi geometrici e floreali e scene cultuali e mitologiche. Nella vicina necropoli è stata scoperta una tomba monumentale a pianta quadrata (6,20 m di lato), anch'essa di epoca nabatea.
Bibl.: G. Tale, Khirbet-Dariḥ, in Syria, LXIII, 1985, pp. 164-165.
Khirbet el ‘Urayma (Tel Kinrot, Kinneret). - Il sito, prospiciente il mare di Galilea, è esplorato da due missioni: la prima, a Tel Kinrot, diretta da S. Winn, ha messo in luce una città dell'Antico Bronzo fortificata con mura spesse 3 m e una torre larga 11 (area A). La missione dell'Università J. Gutenberg di Magonza, diretta da V. Fritz, a Tell Kinneret, ha rinvenuto tre fasi del Ferro II (X-VIII sec. a.C.): le ricerche si sono concentrate nell'area della porta urbica (area D), di cui è stato portato alla luce un settore con gradini e panche di pietra lungo le tre pareti e una piattaforma di uso cultuale a fianco del pilastro interno della porta. Nell'area E un grande edificio rettangolare di almeno 22 m sul lato breve, rientra nella tipologia dell’open-court building assiro.
Bibl.: Notizie di scavo: IsrExplJ, XXXII, 1982, pp. 255-256; XXXIII, 1983, pp. 257-259; XXXIV, 1984, pp. 190-191; RBibl, XCII, 1985, pp. 406-408. - Studi: S. M. M. Winn, J. Yakar, The Excavations at Tell Kinrot. The Early Bronze Age Seulement, in TelAvivJInstA, XI, 1984, pp. 20-47; V. Fritz, Kinneret, A Biblical City on the Sea of Galilee, in Archaeology, XL, 1987, pp. 42-49; id., Kinneret. Ergebnisse der Ausgrabungen auf dem Tell el-'Oreme am See Gennesaret 1982-1985, Wiesbaden 1990; id., Kinneret: Excavations at Tell el-'Oreimeh (Tel Kinrot), 1982-1985 Seasons, in TelAvivJInstA, XX, 1993, pp. 187-215.
Šiloh (Tell Saylun). - A Tell Saylun sono ripresi dal 1981 gli scavi diretti da I. Finkelstein al fine di chiarire la datazione delle mura nella parte settentrionale del tell: è stato così scoperto un terrapieno facente parte delle fortificazioni del Medio Bronzo IIB e un muro costruito con grandi pietre, che rimase in uso fino al Ferro I (area C). Un livello di abitazioni del Ferro I è stato rinvenuto a ridosso del muro, con case a pilastri costruite su due livelli su terrazze. Da una discarica contenente ceramica frammista a ossa di animali provengono vasi con una inusuale decorazione zoomorfica applicata, databili al Ferro I.
Bibl.: Notizie preliminari: IsrExplJ, XXXII, 1982, pp. 148-150; XXXIII, 1983, pp. 123-126, 267-268. - Rapporti di scavo: I. Finielstein, Excavations at Shiloh 1981-1984: Preliminary Report, in TelAvivJInstA, XII, 1986, pp. 123-180.
Tawilan. - Nell'area di Petra si trova un grande centro edomita del VII-VI sec. a.C.
Bibl.: C. M. Bennet, S. Dalley, R. Maxwell Hyslop, Excavations at Tawilan in Southern Jordan, 1982, in Levant, XVI, 1984, pp. 1-23.
Tel Anafa. - Il sito, nella Galilea superiore ai piedi delle alture del Golan, è stato oggetto di scavi dal 1968 al 1981 da parte di una spedizione statunitense diretta da S. Weinberg e da S. Herbert. Particolarmente fecondo è stato il livello di età ellenistica (II-I sec. a.C.), con un grande edificio di carattere pubblico a pianta quadrata (38 x 38 m), fornito di un bagno tripartito con un complesso sistema di riscaldamento e di drenaggio; l'edificio, denominato Stuccoed Building per la ricca decorazione a stucco, presenta tre fasi databili tra il 150 e l'80 a.C. Notevoli i ritrovamenti al suo interno: stucchi dipinti e dorati, mosaici di tessere di marmo bianco, diorite nera, pietre policrome e vetro, vasellame di vetro modellato, di bronzo, di ceramica fine di origine greco-orientale e italica, oltre a gioielli e gemme di vetro, anse rodie, monete, figure fittili. Di fabbricazione locale è un tipo di lucerna decorata con due figure di eroti a fianco dell'apertura per lo stoppino. Fuori contesto è stato trovato un sigillo a cilindro di pietra decorato con uno stambecco di tipo mitannico.
Bibl.: Notizie preliminari: RBibl, LXXVI, 1969, pp. 404-409, LXXVII, 197°) pp.· 381-383; LXXVIII, 1971, pp. 412-415; IsrExplJ, XXIII, 1973, pp. 113-117; XXVIII, 1978, pp. 271-274; XXX, 1980, pp. 105-107; XXXI, 1981, pp. 105-107; XXXII, 1982, pp. 59-61; XXXVII, 1987, pp. 272-273. - V. inoltre: S. S. Weinberg, Tel Anafa: The Hellenistic Town, in IsrExplJ, XXI, 1971, pp. 86-109; id., Tel Anafa: The Third Season, in Muse, V, 1971, pp. 8-16; id., Tel Anafa: The Fourth Season 1972, ibid., VI, 1972, pp. 8-18; id., Excavations at Tel Anafa 1973, ibid., VIII, 1974, pp. 14-28; S. Weinberg, in EncAExHL, I, 1975, pp. 65-69, s.v.; S. C. Herbert, New Campaign at Tel Anafa, 1978, in Muse, XII, 1978, pp. 21-29; id., Tel Anafa 1979, ibid., XIII, 1979, pp. 16-21; id., Tel Anafa 1978: Preliminary Report, in BASOR, 234, 1979, pp. 67-83; id., Tel Anafa 1980, in Muse, XIV, 1980, pp. 24-30; id., Tel Anafa: the 1981 Season, ibid., XV, 1981, p. 23 ss.; A. M. Berlin, The Hellenistic and Early Roman Common Ware Pottery from Tel Anafa, University of Michigan, 1988; id., Italian Cooking Vessels and Cuisine from Tel Anafa, in IsrExplJ, XLIII, 1993, pp. 35-44.
Tel Bataš (Timna). - Tel Bataš, situata a una distanza di 7 km da Bet Šemeš, è stata scavata dal 1977 da una spedizione diretta da G. L. Keim e A. Mazar. Il livello del Medio Bronzo II presenta un massiccio muro urbico e un bastione. Un complesso architettonico di tipo pubblico del Tardo Bronzo IIA (strati VIII-VII) è stato rinvenuto nell'area B: consta di una grande sala, tripartita da due file di cinque colonne di legno su basi di pietra, con un grande cortile recinto davanti all'entrata, sul lato meridionale. La porta urbica dell'Età del Ferro II (strati III-II, VIII-VII sec. a.C.), è del tipo con quattro stanze di guardia affiancanti il passaggio centrale, ridotte poi a due; la struttura è rinforzata da una fortificazione esterna, comprendente un massiccio muro di conci e una torre quadrata di 5 m di lato.
Bibl.: Notizie preliminari: IsrExplJ, XXVII, 1977, pp. 167-168; XXVIII, 1978, pp. 195-196; XXIX, 1979, pp. 241-243; XXXII, 1982, pp. 153-154; XXXIII, 1983, p. 126, pp. 269-271; XXXV, 1985, pp. 200-201; XXXVI, 1986, pp. 107-109; XXXVII, 1987, pp. 59-60; XXXIX, 1989, pp. 108-110; RBibl, LXXXV, 1978, pp. 94-96. - Rapporti di scavo: G. L. Keim, A. Mazar, Three Seasons of Excavations at Tel Batash-Biblical Timnah, in BASOR, 248, 1982, pp. 1-36.
Tell el-Ğemme. - A Tell el-Ğemme (Tel Šaruḥen), 12 km a S di Gaza, sull'argine meridionale del wādī Ghazza (Naḥal Besor), gli scavi sono ripresi sotto la direzione di G. Van Beek, per la Smithsonian Institution (1972-1976). Nel livello del Tardo Bronzo (XIII sec. a.C.) sono stati rinvenuti un edificio palaziale (19,2 x 16,5 m), un muro di fortificazione in mattoni crudi e una porta urbica sul lato nord-occidentale del sito, insieme a molti frammenti di ceramica di importazione micenea e cipriota. Il periodo filisteo (XII-XI sec. a.C.) è testimoniato da ceramica filistea e da un forno per ceramica. Un edificio di tipo assiro del VII sec. a.C. presenta le stanze coperte con volte a botte di mattoni crudi, una tecnica edilizia inusuale in P.: misura almeno 12,5 x 10,2 m e probabilmente si trattava della residenza del governatore assiro; in esso è stata rinvenuta ceramica assira «di Palazzo» (679-630 a.C.). In periodo assiro viene costruito anche un muro di fortificazione a casematte, che utilizza (come il precedente muro di mattoni spesso almeno 4 m) mattoni rettangolari disposti di punta e di taglio in corsi alternati, tecnica attestata anche nei livelli contemporanei di Tell eš-Šari'a. Interessanti anche i resti del periodo ellenistico (tolemaico, fine IV-inizio III sec. a.C.) con due grandi granai di pianta circolare in mattoni crudi, del diametro di c.a 6 m.
Bibl.: Notizie di scavo: IsrExplJ, XXXII, 1972, pp. 245-246; XXXIV, 1974, pp. 138-139, 274-275; RBibl, LXXIX, 1972, pp. 596-599; LXXX, 1973, pp. 572-576; LXXXII, 1975, pp. 95-97, 573-576. - Relazioni e studi: R. Amiran, G. W. Van Beek, in EncAExHL, II, 1976, pp. 545-549, s.v.; G. W. Van Beek, Tel Gamma 1975-1976, in IsrExplJ, XXVII, 1977, pp. 171-176; id., Digging Up Tell Jemmeh, in Archaeology, XXXVI, 1983, pp. 12-19; id., Are There Beehive Granaries at Tell Jemmeh? A Rejoinder, in BiblA, XLIX, 1986, pp. 245-247; id., Total Retrieval and Maximum Reconstruction of Artifacts. An Experiment in Archaeological Methodology, in Erlsr, XX, 1989, pp. 12-29.
Tell Ḥalif (Lahav). - Il consorzio Lahav Research Project, formato da diverse istituzioni e Università, ha intrapreso una serie di campagne di scavo a Tell Ḥalif (1976-1980). Resti del periodo calcolitico sono stati rinvenuti in una caverna sulla terrazza inferiore (sito 101). L'insediamento più antico è dell'Antico Bronzo II-III, fortificato con un bastione a sporgenze e a rientranze in pietra e mattoni, torri e terrapieno che è stato distrutto intorno al 2500 a.C. Nel livello del Tardo Bronzo (1475-1225 a.C.) si trova una grande «residenza» con un cortile centrale circondato da stanze, del tipo di quella rinvenuta ad ‘Ammān (il c.d. tempio); insolita è la tecnica edilizia, in mattoni con travi inserite nei muri, che ha paralleli con alcune costruzioni coeve di Ugarit e di Cipro. Una serie di edifici a pilastri databili all'Età del Ferro (strato VI A-B, VIII a.C.) sono emersi nella zona sul bordo occidentale del tell (Field IV): una stanza allungata all'interno di uno di questi edifici è stata interpretata come un santuario domestico, sulla base dei ritrovamenti al suo interno. Sono stati rinvenuti un incensiere, due blocchi di calcare scolpiti, la testa di una figurina fittile a pilastro. Circa cinquecento frammenti di figurine antropomorfe fittili di età persiana provengono da contesti disturbati. Nella necropoli dell'Età del Ferro, a SO del tell (sito 72), in una tomba è stata trovata una coppa di ceramica di Samaria, decorata al centro con una melagrana.
Bibl.: Notizie preliminari: IsrExplJ, XXVII, 1977, pp. 45-47; XXVIII, 1978, pp. 119-121; XXIX, 1979, pp. 247-249; XXX, 1980, pp. 223-226; XXXIV, 1984, pp. 197-200; XXXVII, 1987, pp. 192-195; XXXVIII, 1988, pp. 278-281; XLIII, 1993, pp. 66-70; XLIV, 1994, pp. 152-156; RBibl, LXXXIV, 1977, pp. 393-398; LXXXV, 1978, pp. 423-425; LXXXVIII, 1981, pp. 573-577; XCII, 1985, pp. 404-406. - Relazioni di scavo: J. D. Seger, O. Borowski, The First Two Seasons at TellHalif, in BiblA, XL, 1977, pp. 156-166; J. D. Seger, Lahav Research Project: Excavations at Tell Halif 1980, ibid., XLIV, 1981, pp. 183-186; id., Investigations at Tell Halif. Israel, 1976-1980, in BASOR, 252, 1983, pp. 1-23. - Studi: J. P. Dessel, An Iron Age Figurine from Tel Halif, in BASOR, 269, 1988, pp. 59-64; O. Borowski, The Iron Age Cemetery at Tell Halif, in Erlsr, XXIII, 1991, pp. 13-20.
Tel 'Ira. - Tel 'Ira, nella valle di Bĕ’er Šeba', è stata oggetto di scavi dal 1979, da parte di una spedizione diretta da A. Biran e R. Cohen. Oltre ai resti di un'occupazione nell'Antico Bronzo III, testimonianze del X sec. a.C. e dal periodo persiano a quello erodiano, l'occupazione più importante è del VII sec. a.C., con una città fortificata, protetta da una fortezza nella parte orientale e una necropoli sul versante orientale della collina; notevole è la porta urbica orientale, con una torre e tre stanze per lato. Sono state trovate alcune iscrizioni ebraiche su òstraka e pesi, ceramica/dipinta «edomita».
Bibl.: Notizie di scavo: RBibl, LXXXVI, 1979, pp. 464-465; IsrExplJ, XXIX, 1979) pp.· 124-125; XXXI, 1981, pp. 243-245; XXXII, 1982, pp. 69-70; I. BeitArieh, An Early Bronze Age III Settlement at Tel 'Ira in the Northern Negev, ibid., XLI, 1991, pp. 1-18.
Tel Kedeš. - Un tempio di età romana (II-IV sec. d.C.) è stato scoperto a Tel Kedeš nell'alta Galilea: composto da un grande témenos (80 x 55 m) al centro del quale si erge una monumentale struttura rettangolare (20 x 17 m all'interno) in ordine corinzio, era dedicato a Ba'alšamīn, come risulta delle iscrizioni dedicatorie e da due raffigurazioni di aquile sopra i portali.
Bibl.: Notizie di scavo: IsrExplJ, XXXIII, 1983, pp. 110-111, 254-255; XXXV, 1985, p. 189. - V. inoltre: M. Fischer, A. Ovadiah, I. Roll, The Roman Temple at Kedesh, Upper Galilee: A Preliminary Study, in TelAvivJInstA, XI, 1984, pp. 146-172; M. Aviam, The Roman Tempie at Kedesh in the Light of Certain Northern Syrian City Coins, ibid., XII, 1985, pp. 212-214; A. Ovadiah, M. Fischer, I. Roll, An Inscribed Altar from the Roman Temple at Kedesh (Upper Galilee), in ZPE, XL, 1982, pp. 155-158; id., The Epigraphic Finds from the Roman Temple at Kedesh in the Upper Galilee, in TelAvivJInstA, XIII-XIV, 1986-1987, pp. 60-66; J. Magness, Some Observations on the Roman Temple at Kedesh, in IsrExplJ, XL, 1990, pp. 173-181; A. Ovadiah, I. Roll, M. Fischer, The Roman Temple at Kedesh in the Upper Galilee: A Response, ibid., XLIII, 1993, pp.· 60-63.
Tell Keisan. - Tell Keisan, nella pianura costiera della Galilea, poco distante da 'Akko, è stato oggetto di scavi da parte di una spedizione dell'École Biblique et Archéologique Française di Gerusalemme dal 1971 al 1980; identificata con la Akšaph dei testi egiziani, presenta sedici livelli dall'Antico Bronzo al periodo ellenistico. Interessante è la continuità dell'occupazione tra il Tardo Bronzo e il Ferro I. La cultura espressa nell'Età del Ferro e in quella persiana è fenicia, con ceramica del tipo bicromo e cipro-fenicio, ma è frequente un tipo di anfora con anse a paniere, di origine cipriota. Il periodo del Ferro I è caratterizzato da ceramica filistea, rinvenuta in fosse di rifiuti (1150-1100 a.C.); nel livello 9 a-b (XI sec. a.C.) si riscontra un modulo architettonico fisso rettangolare di 10 x 9 m, utilizzato per le abitazioni, mentre la distribuzione delle camere al suo interno è soggetta a varianti. L'orizzonte ceramico ha contatti con la regione cipriota ed egea: oltre a una notevole quantità di ceramica di importazione cipriota e micenea, è stato rinvenuto un tipo di brocca micenea con collarino, unico esempio di ceramica del Miceneo III Cía scoperto finora nel Vicino Oriente. Tra i ritrovamenti epigrafici, iscrizioni fenicie e un frammento di tavoletta cuneiforme di età assira.
Bibl.: Notizie di scavo: IsrExplJ, XXII, 1972, pp. 177-178, 249; XXIII, 1973, p. 259; XXV, 1975, pp. 258-260; XXXII, 1982, pp. 61-64; RBibl, LXXXIII, 1976, pp. 88-91; LXXXIV, 1977, pp. 409-412; LXXXVI, 1979, pp. 444-449· - Relazioni e studi: AA.VV., Première campagne de fouilles à Tell Keisan (Israël), in RBibl, LXXIX, 1972, pp. 227-274; A. Spycket, Le culte de dieu-lune à Tell Keisan, ibid., LXXX, 1973, pp. 384-395; W. J. Fulco, Monnaies de Tell Keisan, 1971-1974, ibid., LXXXII, 1975, pp. 234-239; P. Benoit, in EncAExHL, III, 1977, pp. 711-713, s.v.; J. Briend, J.-B. Humbert, Tell Keisan 1971-1976. Une cité phénicienne en Galilée, Parigi 1980; J.-B. Humbert, Récents travaux à Tell Keisan (1979-1980), in RBibl, LXXXVIII, 1981, pp. 373-398; J. Balensi, Tell Keisan, témoin originale de l'apparition du «Mycénien III C la» au Proche Orient, ibid., pp. 399-401; R. M. Sigrist, Une tablette cunéiforme de Tell Kasan, in IsrExplJ, XXXII, 1982, pp. 32-35; J. F. Salles, A propos du niveau 4 de Tell Keisan, in Levant, XVII, 1985, pp. 203-204.
Tell el-Mazar. - Tell el-Mazar, nella valle del Giordano, è stato scavato da K. Yassine dal 1977 al 1981, fornendo la testimonianza di un'occupazione dal Tardo Bronzo II al periodo ellenistico: l'edifìcio più importante si trova sul tell: si tratta di un palazzo-fortezza di tipo assiro con contrafforti nel muro occidentale e cortile centrale (strato III, VII-VI sec. a.C.). Il cimitero di età persiana (V sec. a.C.), si trova 200 m a Ν del tell, le tombe sono sovrapposte a una struttura religiosa del Ferro I (XI sec. a.C.).
Bibl.: K. Yassine, Tell el-Mazar. Field I. Preliminary Report of Area G, H, L and M. The Summit, in AAJ, XXVII, 1983, pp. 459-513; id., The Open Court Sanctuary of the Iron Age I. Tell el-Mazar Moud A, in ZDPV, C, 1984, pp. 108-118; id., Tell el-Mazar I. Cemetery A, ‘Ammān 1984.
Tel Mevorakh. - Tel Mevorakh, città costiera situata sull'argine meridionale del Naḥal Taninim, è stata oggetto di quattro campagne di scavi, dal 1973 al 1976, sotto la direzione di E. Stern. Il ritrovamento più importante è stato un tempietto, con tre fasi edilizie (strati XI-IX), databili al Tardo Bronzo (XVI-XIII sec. a.C.): misura 10 x 5 m, è orientato E-O e presenta una piattaforma rettangolare nell'angolo NO, accessibile per mezzo di cinque gradini, e una panca lungo il lato occidentale; cortili pavimentati si estendono a S e a O della costruzione. Tra i ritrovamenti, oltre a una notevole quantità di ceramica, si notano due sigilli di tipo mitannico, cimbali di bronzo e una figurina di bronzo con un serpente arrotolato. Nel periodo del Ferro (X sec. a.C.) il tell è occupato da un edificio pubblico, sede di un centro amministrativo o di un magazzino, circondato da un largo cortile recinto da un muro. In età persiana si trova un solo edificio, sempre di carattere pubblico, circondato da un muro a casematte.
Bibl.: Notizie preliminari: IsrExplJ, XXIII, 1973, pp. 256-257; XXIV, 1974, pp. 266-268; XXVI, 1976, pp. 49-50, 199-200; RBibl, LXXXII, 1975, pp. 254-257; LXXXIII, 1976, pp. 266-269; LXXXIV, 1977, pp. 263-264. - Relazioni di scavo: E. Stern, in EncAExHL, III, 1977, pp. 866-870, s.v.; id., The Excavations at Tell Mevorakh and the Late Phoenician Elements in the Architecture of Palestine, in BASOR, 225, 1977, pp. 17-27; id., A Late Bronze Age Temple at Tel Mevorakh, in BiblA, XL, 1977, pp. 89-91; id., Excavations at Tel Mevorakh (1973-1976), I. From the Iron Age to the Roman Period, Gerusalemme 1978; E. Stern, D. L. Saltz, Cypriote Pottery from the Middle Bronze Age Strata at Tel Mevorakh, in IsrExplJ, XXVIII, 1978, pp. 137-145; E. Stern, Excavations at Tel Mevorakh (1973-1976). II. The Bronze Age, Gerusalemme 1984; J. Yellin, The Provenience of Two Red-on-Black Sherds from Tel Mevorakh: The Evidence from Neutron Activation Analysis, in IsrExplJ, XXXV, 1985, pp. 46-52.
Tel Mikhal. - Il Tel Mikhal (Makmiš), situato sulla costa mediterranea, 4 km a S di Apollonia, è stato scavato dal 1977, sotto la direzione di Z. Herzog. Sul poggio meridionale è stato rinvenuto un tempietto rettangolare con pilastri angolari, con una piattaforma (altare?) nella parte occidentale, databile al X-VIII sec. a.C.; un edificio di età persiana, con strette panche intonacate, si trova sul poggio orientale: in esso è stato trovato un anello d'argento con sigillo del IV sec. a.C. e un tesoretto di quarantasette monete d'argento tolemaiche. Una piccola fortezza di età ellenistica con un cortile centrale, ingrandita in età romana (I sec. d.C.), è stata scavata nella città alta. Un frantoio per le olive di età persiano-ellenistica, rinvenuto nella città bassa sulla collina settentrionale, getta luce sulle attività industriali della città. Tra i ritrovamenti si segnala un sigillo litico neobabilonese con grifone. Una necropoli di età persiana contiene tombe di due tipi, a fossa e a cista.
Bibl.: Notizie preliminari: IsrExplJ, XXVIII, 1978, pp. 123-124; XXIX, 1979) pp. 120-122; XXXI, 1981, pp. 119-121; RBibl, LXXXVI, 1979, pp. 453-457; LXXXVIII, 1981, pp. 577-579. - Rapporti di scavo: Z. Herzog e altri, Excavations at Tel Michal 1977, in TelAvivJInstA, V, 1978, pp. 99-130, Α. R. Schulman, Two Scarab Impressions from Tel Michal, ibid., pp. 148-151; A. Kindler, A Ptolemaic Coin Hoard from Tel Michal, ibid., pp. 159-169; Z. Herzog e altri, Excavations at Tel Michal 1978-1979, ibid., VII, 1980, pp. 111-151; iid., Excavations at Tel Michal, Israel, Tel Aviv 1989.
Tel Miqne (Ekron). - Tel Miqne, identificato con la biblica Ekron, si trova sull'argine meridionale del Naḥal Timna ed è il più grande sito dell'Età del Ferro di Israele (12 ha); è stato scavato da S. Gitin e T. Dothan. Sono state individuate tredici fasi di occupazione, dal IV millennio all'VIII sec. a.C.: la città venne distrutta nel 701 a.C. e mai più rioccupata. Le fasi precedenti l'Età del Ferro sono testimoniate soltanto da ceramica e oggetti litici. Un centro urbano fortificato viene fondato nel Ferro I, all'inizio del XII sec. a.C., con mura di mattoni larghe 4,25 m; particolarmente abbondante è la ceramica filistea dei tipi monocroma del Miceneo III CIb e bicroma. Il sistema di fortificazione della città del Ferro II (IX-VIII sec. a.C.) è stato parzialmente rinvenuto nel Field I NE, con mura urbane di pietra interrotte da una porta larga 4 m, fiancheggiata su ambedue i lati da una costruzione di pietra: la porta presenta tre pilastri e due stanze per lato, ma nella fase superiore la stanza meridionale è colmata da pietrisco, formando una torre quadrata di 6 m di lato. La zona industriale, a E della porta, era attrezzata per la produzione dell'olio d'oliva e presenta i resti di una piccola zona cultuale equipaggiata con stele, piattaforma e altare con corna.
Bibl.: Notizie di scavo: RBibl, LXXIX, 1982, pp. 235-238; IsrExplJ, XXXII, 1982, pp. 150-153; ΧΧΧΙII, 1983, pp. 127-129; XXXV, 1985, pp. 67-71; XXXVI, 1986, pp. 104-107; XXXVII, 1987, pp. 63-68. - Relazioni di scavo e studi: T. Dothan, S. Gitin, Tel Miqneh (Ekron) Excavation Project. Field Report I, Gerusalemme 1982; S. Gitin, Tel Miqne-Ekron: A Type Site for the Inner Coastal Plain in the Iron Age II Period, in AASOR, XLIX, 1989, pp. 23-58; T. Dothan, S. Gitin, Ekron of the Philistines: Where They Came from, How They Settled down and the Place They Worshipped in, in Biblical Archaeologist Review, XVI, 1990, pp. 20-36; S. Gitin, Ekron of the Philistines: Olive-Oil Suppliers to the World, ibid., pp. 32-42; id., Incense Altars from Ekron Israel and Judah. Context and Typology, in Erlsr, XX, 1989, pp. 52-67; id., New Incense Altars from Ekron: Context, Typology and Function, ibid, XXIII, 1991, pp. 43-49; B. M. Gittlen, The Late Bronze Age «City» at Tel Miqne/Ekron, ibid., pp. 50-53; T. Dothan, Bronze Wheels from Tel Miqne-Ekron, ibid., pp. 148-154; O. Margalith, A New Type of Asherah-figurine?, in VeteraChr, XLIV, 1994, pp. 109-115.
Tell el-Qudayrāt (Qadeš Barnea). - Gli scavi di R. Cohen (1976-1982) hanno portato al rinvenimento sul tell di tre successive fortezze della seconda Età del Ferro: la più antica ha una forma ovale (X sec. a.C.), mentre le seguenti sono rettangolari (VIII-VI sec. a.C.); oltre a una grande quantità di ceramica è da segnalare il ritrovamento di òstraka ebraici e ieratici. Un villaggio non fortificato è databile in età persiana. Vicino alla sorgente 'Ain el-Qudayrāt è stato rinvenuto un insediamento dell'Antico Bronzo II, dove le prospezioni hanno individuato almeno dodici unità abitative, alcune delle quali composte da due stanze e da un cortile.
Bibl.: Notizie preliminari: IsrExplJ, XXVI, 1976, pp. 201-202; XXVIII, 1978, p. 197; XXX, 1980, pp. 235-236; XXXII, 1982, pp. 70-71, 266-267; RBibl, LXXXV, 1978, pp. 428-429; LXXXIX, 1982, pp. 228-229. - Relazioni di scavo: I. Beit-Arieh, R. Gophna, Early Bronze Age II Sites in Wadi el-Qudeirat (Kadesh Barnea), in TelAvivJInstA, III, 1976, pp. 142-150; M. Dothan, in EncAExHL, III, 1977, pp. 697-698, s.v. Kadesh Bamea; C. Meyers, Kadesh Bamea: Judah's Last Outpost, in BiblA, XXXIX, 1976, pp. 148-151; R. Cohen, Excavations at Kadesh-Bamea 1976-1978, ibid., XLIV, 1981, pp. 93-107; I. Beit-Arieh, R. Gophna, The Early Bronze Age II Settlement at 'Ain el-Qudeirât (1990-1981), in TelAvivJInstA, VIII, 1981, pp. 128-135.
Tell eš-Šari'a (Tel Sera'). - Tell eš-Šari'a, nel Negev nord-occidentale, è stato scavato da E. D. Oren dal 1972 al 1978: il sito presenta una occupazione quasi ininterrotta dal Calcolitico al periodo romano, fornendo una ricca collezione di manufatti. Da segnalare il complesso cultuale del Tardo Bronzo (fine XIII sec. a.C.), composto da piccoli vani adiacenti a un muro massiccio; in esso è stata rinvenuta molta ceramica - coppe senza decorazione o del tipo carenato, cup-and-saucer, frammenti di piedi di vasi tubolari per libazione - del tipo presente anche nei contemporanei templi di Lakiš (Fosse-Temple, fase 3) e di Bet Šĕ’an (tempio egittizzante, strato V): frammista a ossa di animali e a carbone, oltre a un bacino di basalto circolare e una lastra di pietra annerita dal fuoco nella parte superiore; si tratterebbe quindi di una zona di discarica di un tempio. Tra i ritrovamenti, un gruppo di nove coppe di tipo egizio con lunghe iscrizioni in ieratico e uno scarabeo della XIX dinastia. Tre livelli dell'Età del Ferro coprono l'arco cronologico tra il XII e il VI sec. a.C.: molta ceramica filistea è databile all'XI secolo a.C.
Bibl.: Notizie preliminari: IsrExplJ, XXII, 1972, pp. 167-169; XXIII, 1973, pp. 251-254; XXIV, 1974, pp. 264-266; RBibl, LXXX, 1973, pp. 401-405. - Rapporti di scavo: E. D. Oren, in EncAExHL, IV, 1978, pp. 1057-1069 s.v.; id., Ziglad, A Biblical City on the Edge of the Negev, 1982, in BiblA, XLV, 1982, pp. 155-166; D. Goldwasser, Hieratic Inscriptions from Tel Sera' in Southern Canaan, in TelAvivJInstA, XI, 1984, pp. 77-93.
Tell Yoqne'am. - Il sito di Tell Yoqne'am, nella pianura di Esdraelon, è stato scavato da A. Ben-Tor (1977-1979). Occupato dal Tardo Bronzo II all'VIII sec. a.C., i livelli dell'Età del Ferro II (strato XI e forse X, del X-VIII sec. a.C.) presentano una linea massiccia di fortificazioni a casematte, con abitazioni adiacenti.
Bibl.: A. Ben Tor, R. Rosenthal, The First Season of Excavations at tel Yoqne'am 1977, in IsrExplJ, XXV, 1978, pp. 57-82; A. Ben Tor, Tel Yokne'am et environs, in RBibl, LXXXV, 1978, pp. 96-104; A. Ben Tor, Y. Portugali, M. Avissar, The Second Season of Excavations at Tel Yoqne'am, 1978, in IsrExplJ, XIX, 1979, pp. 65-83; iid., The Third and Fourth Seasons of Excavations at tel Yoqne'am 1979 and 1981, ibid., XXIII, 1983, pp. 30-54.
(P. Arata Mantovani)