Palestina
(XXVI, p. 73; App. I, p. 916; II, ii, p. 489; III, ii, p. 356; V, iv, p. 29)
L'insieme dei territori già occupati da Israele nel 1967 e, con gli accordi del 1993 e 1995, oggetto di negoziato per essere in parte destinati all'amministrazione dell'Autorità nazionale palestinese, assomma a 5879 km² in Cisgiordania (denominata, dalle autorità palestinesi, Distretto Settentrionale) e 378 km² nella Striscia (o Distretto) di Gaza, per una superficie totale di 6257 km². Per Gaza le autorità israeliane considerano oggetto di negoziato un'estensione un poco minore (363 km²); in entrambi i distretti, specie in quello Settentrionale, ampi territori afferiscono a colonie ebraiche; ulteriori insediamenti sono stati autorizzati da Israele a partire dal 1996.
Popolazione e condizioni economiche
L'evacuazione da parte israeliana dei territori palestinesi è proceduta più lentamente del previsto; nel 1998 la sezione cisgiordana della P. risultava frazionata in più parti isolate tra loro e intercluse da aree controllate da Israele. Per tutto ciò, non è ancora possibile valutare l'estensione del territorio effettivo palestinese, nel cui insieme la popolazione residente, nel 1997, veniva stimata in 2.821.000 ab., esclusi gli oltre 180.000 (1998) coloni israeliani.
La densità è elevatissima, specialmente nel Distretto di Gaza (oltre 2700 ab./km²). Tra le principali città palestinesi è Gerusalemme: i quartieri della sua parte orientale presentano una maggioranza di residenti palestinesi (ma sul loro numero si hanno stime discordanti); Gerico (28.000 ab.) ospita gli organi centrali dell'amministrazione palestinese, in attesa che venga definita la questione di Gerusalemme, capitale designata della P.; più popolose sono Hebron (quasi 300.000 ab.), Ramallah (235.000), Nablus (220.000), Jenin (210.000) e vari centri del Distretto di Gaza. La popolazione della P. cresce a un ritmo di circa il 4% annuo, presentando un'età media molto bassa (il 51% degli abitanti ha meno di 15 anni).
L'economia ha registrato una modesta crescita nei primi anni Novanta, azzerata nel corso del 1996, duramente segnato dalla 'chiusura' applicata da Israele ai territori palestinesi (oltre 130 giorni nel corso dell'anno). L'agricoltura, esercitata sul 36% del territorio e discretamente competitiva sui mercati internazionali (agrumi, primizie), occupa circa il 13% degli attivi; l'industria (alimentari, costruzioni) circa il 36%. La P. è oggetto di cospicui programmi di investimento privati e governativi e di finanziamenti a fondo perduto, specie da parte di paesi europei.
La situazione economica è tuttavia molto precaria, anche a causa di una infrastrutturazione del territorio anacronistica (risalente per lo più a prima del 1967) e insufficiente: la P. manca di un porto (in costruzione a Gaza) e di un aeroporto internazionale (il vecchio aeroporto di Gaza non è ancora rientrato in funzione); la viabilità controllata dai Palestinesi è frammentata tra le varie aree costituenti il territorio della P.; le telecomunicazioni sono irrisorie (3 linee telefoniche ogni 100 abitanti, rispetto alle 55 censite in Israele) e sono state oggetto di una delle prime grandi operazioni di investimento (per 200 milioni di dollari), avviata nel 1996; altro investimento è stato destinato alla costruzione di un impianto termoelettrico a Gaza. Il tasso di disoccupazione è stabile intorno al 40% e il reddito per abitante (in calo nel 1995) si aggira sui 1350 dollari annui, a fronte dei circa 16.000 di Israele, verso cui si dirige (quando non è ostacolato da intralci di origine politica) un consistente flusso di pendolari.
bibliografia
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