PALESTRA (gr. παλαίστρα, da πάλη "lotta"; lat. palaestra)
Antichità classica. - La palestra ove la gioventù greca e gli atleti di professione si esercitavano alla lotta, al pugilato, al pancrazio, fece la sua prima apparizione quale annesso del ginnasio (v.). Nei tempi più antichi le palestre consistevano in semplici piazzali dal suolo ricoperto di sabbia (τυκτὸν δάπεδον, come dice Omero). Nel periodo arcaico, dai Pisistratidi al tempo di Pericle, quando il ginnasio fu per solito compreso in un témenos, ossia nel recinto di qualche tempio, si cominciarono a costruire vere palestre, le quali erano costituite da una semplice corte all'aperto, con un rudimentale impianto balneare. A questo periodo appartennero nella loro origine i tre celebri ginnasî di Atene: l'Accademia, il Liceo, il Cinosarge. Il primo possedeva una palestra, della cui natura non siamo in alcun modo informati. Anche il Liceo doveva possedere una palestra coeva, ma di essa non possediamo testimonianza alcuna; mentre invece siamo informati da Pausania e dallo Pseudo-Plutarco che una ne fu costruita più tardi dall'oratore Licurgo. Quando fosse stata costruita la palestra del Cinosarge, incendiata insieme con altre costruzioni da Filippo V, ci è del tutto ignoto. Nei tempi che seguono all'età di Pericle e poi in periodo ellenistico, quando il ginnasio diventa a poco a poco un insieme architettonico complesso, anche la palestra si sviluppa, aggiungendo alla corte, racchiudente l'area cosparsa di sabbia (κονίστρα) per le esercitazioni, un vestiario, una vasca per lavarsi, un impianto balneare, un deposito per l'olio, un altro per gli utensili occorrenti alle varie esercitazioni. Essa diventa la parte principale del ginnasio, e a tal segno che gli scrittori spesso chiamano quest'ultimo col nome di palestra. Sappiamo inoltre che esistevano palestre isolate, cioè palestre che non facevano parte di un ginnasio, ma erano possedute da privati o da famiglie di atleti.
Colui che principalmente dové concorrere a trasformare il ginnasio, facendo costruire in muratura e con marmi le varie parti di esso e però principalmente la palestra, fu l'oratore Licurgo coi lavori da lui fatti eseguire nell'antico Liceo. Quale dovesse essere il tipo idealmente perfetto di una palestra in questa fase e in quella ellenistica, ce lo mostra Vitruvio.
Doveva essa consistere in un peristilio quadrato o rettangolare, del perimetro di due stadî olimpici (m. 384), con portici a colonnati semplici su tre lati e con un portico a colonnato doppio nel quarto, il quale ultimo doveva guardare a mezzogiorno. Sotto i portici semplici dovevano aprirsi spaziose esedre; in fondo al portico doppio invece, nella parte media di esso, l'ephebeum, vasta esedra, di una metà più profonda che larga, avente a destra il coryceum, il conisterium e il bagno freddo o λουτρόν; a sinistra l'elaeothesium, il frigidarium, o forse il tepidarium, un corridoio conducente al propnigeum, con accanto la concamerata sudatio. Le exedrae erano munite di sedili, ove i filosofi e i retori passavano molte ore del giorno insegnando. L'efebeo (ἐϕηβεῖον) era destinato alle esercitazioni ginnastiche degli efebi. Il coryceum (κωρυκεῖον) verosimilmente era una stanza nella quale si custodivano i sacchi di cuoio per esercitarsi al pugilato (κώρυκος sacco"); il conisterium (κονιστήριον) l'ambiente dove i lottatori si fregavano con la sabbia per compensare gli effetti dell'olio. La frigida lavatio era la vasca nella quale i ginnasti, terminate le esercitazioni, si lavavano. L'elaeothesium (ἐλαιοϑέσιον) era un ambiente ove si conservava l'olio per le frizioni, le quali, se allo scopo di rendere lubriche le membra prima della lotta, si facevano sotto i portici stessi della palestra, se allo scopo di massaggio, in una sala speciale detta ἀλειπτήριον, la cui traduzione latina più esatta sarebbe unctuarium, ambiente leggermente riscaldato allo scopo di provocare la traspirazione, e che perciò si vorrebbe identificare col tepidarium delle terme romane. Il propnigeum (προπνίγειον, praefurnium), che Vitruvio prescrive nell'estremità sinistra del doppio portico, era il posto che precedeva il calorifero (πνιγεύς, κάμινος), e i serbatoi dell'acqua calda. La concamerata sudatio (πυρία, πυρίαμα, πυριατήριον) era un ambiente rettangolare molto allungato; essa conteneva a un'estremità una vasca per il bagno caldo (calida lavatio), all'altra estremità una costruzione circolare detta laconicum, la quale, munita di un braciere e avente una calotta metallica di chiusura in alto, che poteva sollevarsi e abbassarsi, serviva per il bagno a calore asciutto.
Nel periodo greco-romano questi ambienti proprî della palestra, dapprima molto complicandosi, si aggruppano insieme dietro uno dei lati di essa; poi occupano il centro stesso dell'area destinata alla lotta. In tal modo l'antica conformazione della palestra greca vien distrutta, e con la prevalenza sempre crescente dei locali destinati ai bagni si apre la via alla formazione delle grandiose terme imperiali.
A Delfi sono tornati in luce i ruderi di una palestra, parte di un ginnasio, del sec. IV a. C. Essa consisteva in un peristilio quadrato, misurante 13 m. di lato, con bagno freddo munito di 12 bocche d'acqua, vasca per nuotare all'aria aperta, e bagno caldo aggiunto in tempo romano (Bull. corresp. hell., XXII, p. 564, e XXIII, pp. 560-580). Una palestra sterrata ad Epidauro, e costruita verso la fine dello stesso secolo, consisteva in una corte rettangolare con portico doppio sul lato settentrionale, in conformità di quanto poi prescriverà Vitruvio (P. Kabbadias, Τὸ ἱερὸν τοῦ 'Ασκληπιοῦ ἐν 'Επιδαυρῷ, Atene 1900, p. 143). Come palestra del sec. III sarebbe da ricordare quella di Olimpia, costruita con tutto il ginnasio, di cui era parte integrante, da Tolomeo Filadelfo, una delle più importanti giunte sino a noi, anche perché risponde meglio di ogni altra ai precetti vitruviani. La palestra inferiore di Priene, del sec. II a. C. (cfr. T. Wiegand e H. Schrader, Priene, Berlino 1904, p. 259 seg.), consiste in un peristilio centrale con portico doppio a settentrione, con l'efebeo, bagno freddo munito ancora delle vasche con bocche per versare l'acqua, foggiate a teste di leoni, e piccoli bacini per la lavanda dei piedi. La piccola palestra di Pompei, appartenente all'insieme monumentale del cosiddetto "foro triangolare", è verosimilmente della metà dello stesso secolo. Essa fu fatta edificare dal questore sannitico Vibio Vinicio col danaro legato per testamento da tal Vibio Adirano alla vereia, forse l'antecedente della iuventus dei tempi imperiali, o forse, come altri credono, una specie di milizia municipale. Consta della solita corte rettangolare, però a portico semplice in ciascun lato, e senza ambienti balneari. Su un piedistallo ancora a posto in un lato dell'area scoperta si elevava una statua di Mercurio; in essa fu trovata la magnifica copia del Doriforo di Policleto, ora nel Museo Nazionale di Napoli.
Epoca moderna. - Come nel tempo antico, la palestra costituisce un fattore di massima importanza nella formazione del carattere dell'individuo. Quest'organismo, ritenuto sempre come elemento indispensabile alla vita sociale, ha dato e dà tuttora modo al cittadino di coltivare e sviluppare le proprie virtù agonistiche, di affinare la sensibilità del movimento e la grazia del ritmo e di migliorare la salute del corpo. Attraverso i varî criterî non sempre in accordo seguiti dagl'insegnanti e cultori dell'educazione fisica (v. educazione: Educazione fisica; ginnastica), si può dire che l'organismo della palestra non abbia subito radicali trasformazioni o mutamenti da quelli che ci vengono descritti nell'antichità. Difatti Olimpia ci tramanda la palestra come una costruzione con tutti i suoi servizî di bagni, spogliatoi, sale di riposo, atrî, ecc., disimpegnata ma collegata nello stesso tempo a tutto il vasto complesso del ginnasio. Così è oggi per le palestre moderne, siano esse coperte o scoperte, benché ancora sussistano vedute diverse in merito all'insegnamento della ginnastica, specialmente fra nazione e nazione.
A prescindere dai diversi metodi di insegnamento e di esercizio, esistono palestre coperte e scoperte con funzioni varie, e cioè, adatte alla ginnastica atletica sportiva o a quella formativa educativa. Generalmente le palestre per l'atletica fanno parte di complessi sportivi, stadî e campi polisportivi. Quelle formative invece sono di solito annesse alle scuole o anche isolate, ma situate nei centri cittadini ove la popolazione scolastica maggiormente si addensa e ne richiede l'uso rapido e facile.
Oltre a queste, con l'impulso dato all'educazione fisica e per il benessere che procura l'esercizio continuativo, si è manifestata la necessità di dotare di palestre anche i palazzi per uffici, le fabbriche, i club e perfino le costruzioni private, e già gli esempî nelle moderne abitazioni si vanno accentuando con ritmo sempre crescente.
Non si costruisce ora alcuna palestra che non sia provvista di tutti i necessarî servizî ad essa attinenti, e il salone, il cortile o il piazzale destinati all'uso degli esercizî non possono aver ragione se ad essi non si accompagnano i locali necessarî al funzionamento razionale della palestra. È così che l'organismo di queste costruzioni viene a formarsi secondo le pratiche dell'uso, le ragioni igieniche e quelle organizzative.
Nel caso delle palestre coperte, in genere a carattere educativo formativo, queste sono costituite da un salone con proporzioni limitate a una superficie massima di mq. 540, ma di solito le misure più usate sono quelle di m. 12 × 20 con un rapporto fra lunghezza e larghezza di 1:0,6. L'altezza viene fissata in massima a m. 6,50 o 7 e ciò per dar luogo alla collocazione dei palchi di salita (pertiche, funi, ecc.) alti m. 5. La limitazione di questi ambienti è dovuta al fatto che l'insegnamento non s'impartisce di regola che a una scolaresca di 40 o 50 alunni per volta.
Non conviene superare queste dimensioni, che equivalgono a mq. 6 per individuo, giacché in ogni palestra non può operare che un solo insegnante con il numero di allievi più sopra accennato.
La maggior ampiezza non farebbe altro che accrescere la difficoltà dell'insegnamento e anche la spesa della costruzione.
Per le palestre sportive ed atletiche, come quelle dopolavoristiche, la regola suddetta può non essere osservata, in quanto l'esercizio non viene solitamente eseguito in collettività, ma individualmente.
In ogni caso però la sala ginnastica o palestra è sempre corredata dai relativi spogliatoi, di solito costituiti da una sala comune, di area equivalente a mq. 1½-2 per persona con armadî singoli e panche. Oltre a questa sala vi sono nell'organismo i locali per le docce, in comune o in cabine, i lavandini, cessi e lavapiedi, il magazzino per gli attrezzi, il locale per gl'istruttori e quello di pronto soccorso. In qualche caso la palestra è provvista di una galleria per la visione degli esercizî ginnastici.
Alcune palestre, e più frequentemente quelle americane, sono dotate internamente di una pista per la corsa, ricavata lungo il perimetro della costruzione al piano superiore, pista che di solito sviluppa m. 100.
Per tener conto assoluto della pulizia e soprattutto dell'igiene, nella distribuzione dei locali le norme seguite sono quelle di porre sempre a immediato contatto con la palestra, ma nello stesso tempo disimpegnati, gli spogliatoi e i servizî igienici.
L'accesso, regolato attraverso gli spogliatoi e non direttamente dall'esterno, preserva la sala dalla facile introduzione di polvere stradale e sporcizia, massimamente nocive alla salute dell'individuo.
Le norme più rigide vengono osservate per quanto riguarda l'aerazione, il riscaldamento e l'illuminazione di questi locali. Finestre ampie e munite di apparecchi speciali con apertura verso l'alto permettono di mantenere il costante ricambio dell'aria che deve penetrare nell'ambiente senza colpire direttamente la persona che ivi si esercita.
La pavimentazione delle palestre deve rispondere alla massima elasticità, all'afonicità e resistenza all'uso, alla facilità di manutenzione, e soprattutto deve avere la proprietà di non assorbire la polvere. I tipi di pavimentazione più comunemente usati nel passato, di asfalto e doghe di legno, ora si possono dire quasi totalmente sostituiti dalle pavimentazioni unite di linoleum disteso su strato di asfalto a sua volta applicato a sottofondi di natura non rigida. Le più moderne palestre italiane e straniere sono dotate di questa pavimentazione e il tipo di linoleum maggiormente usato è quello cosiddetto di sughero di 7 mm. di spessore. Altre pavimentazioni sono state sperimentate, senza però riuscire a risultati migliori agli effetti delle norme pratiche e igieniche. Per i locali di servizio in genere le pavimentazioni migliori sono ritenute quelle senza soluzione di continuità di tipo impermeabile o con il minor numero possibile di giunti, per impedire l'assorbimento di polvere e sporcizia.
I muri perimetrali nell'interno della sala della palestra sono tenuti piani e senza sporgenze e di solito rivestiti, fino a m. 2,50 dal pavimento, di legno, di lastre di ardesia o anche di linoleum. Le finestre sono quasi sempre situate a non meno di m. 2,50 dal pavimento per dar posto al disotto delle stesse alla collocazione degli attrezzi.
Secondo i metodi italiani, l'arredamento delle palestre è variato a seconda degli esercizî che in esse si compiono. Così per le palestre didattiche, l'attrezzatura consiste nei piccoli attrezzi (archi, bacchette, bastoni di ferro, bandierine, carabine, Flobert, cerchi, clave, cordicelle, dischi, estensori elastici, funi da tiro, giavellotti, giunchi, manubrî, palle, racchette, tamburelli); nei grandi attrezzi fissi (funi e pertiche per arrampicate, quadro ginnastico, scale graduabili, spalliere, stanghe); e nei grandi attrezzi mobili (aste per salti, appoggi Baumann, cavalli graduabili e cavalline, montanti per salti, travi graduabili). Gli anelli, le sbarre, i pesi non fanno parte di quest'attrezzatura, ma di quella per le palestre atletiche e sportive.
Gli spogliatoi sono arredati comunemente con panche e attaccapanni in serie e con armadietti di m. 0,50 per ogni lato nel cui interno, entro cestini mobili, sono conservati gl'indumenti per la tenuta di ginnastica. Tali armadietti sono disposti a casellario e per questi vengono usati tutti gli accorgimenti per l'aerazione dell'interno di ognuno. Nei passaggi tra gli spogliatoi, le docce, i lavabi e i lavapiedi, sul pavimento vengono distese guide e tappeti di gomma facilmente lavabili.
Le palestre coperte, nella loro perfetta rispondenza alle norme tecniche, igieniche e organizzative, se possono dirsi bene adatte allo scopo per cui vengono costruite, lo sono maggiormente e in senso quasi assoluto, se sono integrate da ampî piazzali da usare come palestre all'aperto; comunque nei giorni di bel tempo gli ampî finestroni delle stesse possono venire totalmente spalancati in modo che l'addestramento dell'individuo si compia in piena aria e luce.
Di palestre attualmente l'Italia per mezzo dell'Opera nazionale balilla è largamente dotata e non vi è edificio scolastico o Casa del balilla che non ne sia provvisto. Ma a queste costruzioni di natura didattica, molte se ne aggiungono annesse agli stadî e campi sportivi. Nel Foro Mussolini di Roma, nel Littoriale di Bologna, nello Stadio Mussolini di Torino, in quello Berta di Firenze, nello Stadio del Partito nazionale fascista di Roma, in quello di Bari, per dire dei più importanti, l'attrezzatura per l'esercizio della ginnastica si può dire completa e non inferiore a quella dei paesi stranieri più progrediti in questo campo. Lo Sport Forum di Berlino, il Parco Sportivo di Francoforte, quelli di Colonia, Duisburg. Varsavia, Mosca, gli stadî di Colombes, Wembley, Chicago, Filadelfia, Los Angeles, New York, Amsterdam e Stoccolma sono dotati di palestre modernissime e attrezzate secondo i sistemi più razionali e adatte alle esercitazioni atletiche, didattiche e formative, correttive, ritmiche e ricreative.
V. tavv. XXV e XXVI.
Bibl.: Per l'antichità, v. anche ginnasio.
Per l'epoca moderna, v.: C. Diem, Die deutsche Hochschule für Leibesübungen, Berlino 1924; P. W. Scharroo, Gebäude und Gelande für Gymnastik, Spiel und Sport, Berlino 1925; M. Ostrop, Deutschlands Kampfbahnen, Berlino 1928; Budowa terenów sportowych, Varsavia 1928; H. Delius, Schul-Turnhallen, Berlino 1928; O. Häsler, Die neue Volksschule in Celle, Francoforte s. M. 1928; E. Del Debbio, Progetti di costruzioni. Case Balilla, Palestre, ecc., Roma 1928-29; J. Neutra, Amerika (coll. Neues Bauen in der Welt), Vienna 1930; E. J. Margold, Bauten der Volkserziehung und Volksgesundheit, Berlino 1930; W. K. Harrison e C. E. Dobbin, School Buildings of Today and Tomorrow (American architecture of Today Series), New York 1931; Anleitung zur Herstellung und Ausstattung von Turn-, Spiel-, Sportplätzen und Turnhallen, Berna 1931; P. H. Riepert, Neuzeitliche Sportanlagen, Berlino 1927; D. Donghi, Manuale dell'architetto, Torino 1925 segg.