PALESTRA (παλαίστρα, palaestra)
In Grecia è il luogo ove i giovani e gli atleti si esercitano alla lotta (πάλη) ed al pugilato (Verg., Aen., iii, 281; Paus., vi, 23, 4) e tale significato etimologico mantenne la parola "palestra" fino alla tarda antichità (Isid., Etym., xviii, 23: locus luctationis) sebbene nelle molteplici trasformazioni subite la costruzione originaria non avesse ormai più come unica funzione quella per cui era nata. Per le molte attività che vi si svolgono, non soltanto atletiche ma anche didattiche, il nome di p. acquista significato di "scuola" (Demetr., v, 2; Quaest. conviv., vii, 7, 1) e quello traslato di luogo ove si svolgono gare di abilità mentale (Plut., Pyrrh., 23). La trasformazione della originaria specifica destinazione è in diretto rapporto con la mutata funzione del ginnasio (v.) già pienamente verificatasi nel IV sec. a. C. soprattutto in Atene e negli stati ionici, dove l'educazione spirituale della gioventù acquista particolare importanza, in contrasto con l'educazione prevalentemente politico-militare dell'ambiente spartano. Nata come annesso del ginnasio di cui è parte vitale (i termini gymnàsion e palàistra spesso si corrispondono), la p. risente anche architettonicamente delle trasformazioni subite dal complesso monumentale cui è legata. Mentre probabilmente in origine la p. - come il ginnasio - era costruita a spese dei privati, con l'evolversi della vita sociale greca l'onere ne viene in seguito assunto dallo stato (Rep. Athen., ii, 7 ss.) che ne diviene il proprietario. Alla loro manutenzione ed all'efficienza dei servizî annessi provvedono gli hieropoiòi; in età ellenistica l'insegnamento è sovvenzionato dalla comunità che stipendia il paidotrìbes (a Teos ed a Mileto, nella p. dei fanciulli: fine del III sec. a. C.). Divinità della p. è Hermes; inventrice delle regole della lotta sarebbe stata Palaistra, figlia (Philostr., Imag., 32) o amante (Serv., Ad Aen., viii, 138) di Hermes. In età ellenistica accanto ad Hermes, in cui onore si festeggiavano le Hermaia, viene introdotto come divinità della p. anche Eracle.
La genesi della p. è da ricollegarsi all'introduzione, fra le gare che si svolgevano in Olimpia, di competizioni che richiedevano un luogo particolare di esercitazione; si ritiene quindi che la p. già esistesse nel VII sec. a. C. (si sa di una p. fatta costruire dal tiranno Clistene a Sicione nel primo venticinquennio del VI sec. [Herod., vi, 126] e della p. che esisteva in Atene al tempo di Solone). Dapprima semplice recinto quadrangolare con piano di sabbia annesso al dròmos destinato alla corsa, la p. fu tuttavia fin dall'inizio l'elemento più importante del ginnasio. La sua struttura si venne via via elaborando ed ampliando con l'aggiunta di porticati lungo i quattro lati interni e di ambienti che si aprivano su tali porticati fino a costituire un nucleo organico in cui la vita poteva svolgersi anche indipendentemente dal rimanente complesso sportivo; Vitruvio descrivendola dettagliatamente (De arch., v, 11, 2-3) dà il nome di .p. all'intero ginnasio e premette che si tratta di una costruzione tipicamente greca. La p. - secondo Vitruvio - deve avere peristilî quadrati o rettangolari di tali dimensioni che il percorso perimetrale sia lungo due stadi (δίαυλον, circa 360 m), con porticati semplici su tre lati e doppio su quello meridionale affinchè, quando il maltempo è accompagnato da vento, l'acqua non penetri all'interno. Sui porticati semplici si apriranno esedre spaziose con sedili, dove possano trattenersi filosofi e retori e quanti amano lo studio, mentre il portico doppio avrà al centro una esedra molto vasta con sedili (ephebeum) la cui ampiezza sarà due terzi della lunghezza; a destra di questa il coryceum - ambiente di non chiara destinazione ricordato solamente da Vitruvio - cui seguono un luogo cosparso di sabbia (conisterium) e, sull'angolo del portico, il bagno freddo (frigida lavatio, il loutròn dei Greci); a sinistra dell'ephebeum vi sarà il locale per la distribuzione dell'olio (elaeothesium), attiguo il frigidarium e l'ingresso (propnigeum) al bagno caldo, all'angolo del portico. Prossima al frigidario, verso l'interno, sarà anche la sudatio, la cui lunghezza sarà il doppio della larghezza, e avrà, sull'angolo, da un lato il laconicum, dall'altro il bagno caldo (calida lavatio). La p. dovrà essere fornita di tre portici esterni - uno dei quali, rivolto a N, doppio e molto ampio - con margini e gradini ampî sufficientemente da permettere la circolazione degli spettatori senza intralcio per gli atleti che, unti, vi si esercitano. È il tipo di portico che i Greci denominano xystòs e che serve agli atleti per esercitarsi al coperto nel periodo invernale; esso ha accanto luoghi alberati per passeggiare a cielo aperto quando la stagione lo consenta. Dietro ai portici ed agli xystói vi sara infine un luogo - stadium - dove molti spettatori possano a loro agio assistere alle competizioni atletiche.
Vitruvio descrive un tipo di p. in cui sono già notevolmente sviluppati quegli elementi termali (laconicum, calida lavatio) che non esistevano nel tipo più antico di p. greca, e che in età ellenistica ne avevano già profondamente trasformato il carattere aprendo la via al balneum romano. La lunga e dettagliata descrizione corrisponde tuttavia in gran parte alle installazioni ellenistiche delle p. di Olimpia, Priene ed Epidauro (con esclusione del bagno caldo) mentre non è ricordato da Vitruvio lo sphairistèrion (v. ginnasio) - probabilmente una parte lastricata del cortile della p. - menzionato anche da fonti scritte (quello della p. di Delfi è ricordato nel conto delle anfizionie del 258 a. C.). Altro ambiente della p. greca non ricordato da Vitruvio ma noto dalle fonti classiche è l'apodytèrion, spogliatoio e nello stesso tempo sala d'attesa e di studio, fornito di sedili; probabilmente corrisponde all'ambiente che al tempo di Vitruvio era denominato ephebeum, indicando ormai in quel tempo la parola apodytèrion lo spogliatoio degli edifici termali. È l'ambiente che vediamo riprodotto nella ceramica del V sec. a. C. (cratere di Berlino) e che fin dall'inizio ebbe evidentemente un ruolo importante nella vita della palestra.
Le p. più antiche erano costruzioni più semplici. Fra queste è ricordata da Pausania (vi, 23, 1) la p. dell'archàion gymnàsion di Elide, detta per la sua forma "quadrato" (τετράγωνον), dove si esercitavano gli atleti, ed altra p. dello stesso ginnasio era forse il peribolos in cui si intrattenevano gli atleti, detto Malthò a causa del terreno soffice. Platone (Euthyd., 273 A) menziona recinti con annesso apodytèrion destinato agli svaghi della gioventù, ed è probabile che i ginnasî ateniesi avessero p. già nel periodo anteriore a Pericle; per il Liceo si sa che una seconda p. venne fatta costruire dall'oratore Licurgo (Paus., i, 29, 16). Del IV sec. a. C. si conoscono p. ormai sviluppate negli elementi essenziali: nel ginnasio di Delfi la p. è situata sul terrazzo sottostante ai porticati e dròmoi ed è di modeste proporzioni, costituita da un cortile (m 14 di lato) ad O del quale sono alcuni ambienti ed il loutròn circolare (Th. Homolle, in Bull. Corr. Hell., xxiii, 1899, p. 560 ss., tav. 13). Poco si conosce della prima p. di Priene (ginnasio superiore) che pare avesse un grande cortile con portici sul lato N (Fr. Winter, Kunstgesch. in Bildern, p. 156, n. 5). La p. di Eretria è costituita da un semplice cortile quadrato probabilmente privo di portici ed orientato da N a S. L'impianto termale, che si sviluppa nella parte settentrionale della costruzione, è posteriore al IV sec. ed ancora limitato - come nella p. di Delfi - per numero e per ampiezza di ambienti (R. B. Richardson, in Papers Amer. School Athens, vi, 1890-97, p. 163, fig. 1). La p. di Epidauro si presenta invece con una pianta organica e ben proporzionata, il cui nucleo centrale è costituito da un cortile quadrato (m 33 di lato) circondato da portici cui si accede da un propileo monumentale, con una sala colonnata da passeggio sul lato N. La presenza di doppi porticati, di esedre, di banchi e tavoli per coloro che si intrattenevano a conversare ed a meditare richiama il modello descritto da Vitruvio, pur mancando l'impianto termale. A Delo la p. più antica (p. del Lago), risale alla fine del IV sec.; essa corrisponde, secondo il Delorme, a quella ricordata dal 304 in poi nei conti degli hieropoiòi, i quali hanno tramandato i nomi delle varie parti dell'edificio (stoài, exèdrai, sphairistèrion, loutròn, ecc.). Costruzione più recente (II sec.) è la p. di granito, vicina alla precedente. Terza p. di Delo era la p. del ginnasio (III sec. a. C.): cortile (m 44 di lato) con ambienti situati lungo i lati N e O. Apodytèrion era probabilmente la sala centrale del lato N, fornita di banchi di marmo lungo le pareti; a O erano due ambienti da bagno. I portici sono un'aggiunta del II sec. a. C. (I. Delorme, in Rev. Arch., xxix-xxx, 1948, p. 252 Ss.: id., Expl. de Délos, xxv, 1961, p. 9 ss.). Un aspetto particolare presenta la p. della stoà settentrionale di Corinto: è un'area scoperta su cui affaccia il portico del IV sec. e l'impianto termale. Le tre costruzioni formano un blocco a pianta allungata e stretta (R. L. Scranton, in Corinth, i, p. iii, 1951, p. 179, piante M ed O).
Per regolarità e compiutezza planimetrica la p. del ginnasio di Olimpia (200 a. C. circa) è forse l'esemplare che meglio corrisponde alla descrizione vitruviana in ambiente greco, oltre ad essere la più ampia e maggiormente dotata di ambienti e servizî. Attorno ad un cortile quadrato (m 41 di lato) e circondato da portici sono disposti i varî aìnbienti: a S un portico per il passeggio coperto con due uscite, al centro del lato N un'ampia esedra, (corrisponde all'apoditerio od ephebeum) con accesso allo attiguo ginnasio; altre esedre ed ambienti di sosta sono sui lati O ed E. Il loutròn è in un ambiente d'angolo sul lato N, mentre si deve forse riconoscere lo sphairistèrion in una zona rettangolare lastricata in cotto nella parte settentrionale del cortile (K. Vernicke, in Jahrbuch, ix, 1894, p. 191 ss.). Posteriore di non molto (metà circa del II sec.) è la p. del ginnasio inferiore di Priene che ricorda quella di Olimpia nella pianta del cortile quadrato (m 35 di lato) chiuso all'intorno da un colonnato dorico. Qui però gli ambienti annessi sono limitati a due lati: tre sul lato O, dove era un propileo d'accesso ed un'esedra con banchi per la sosta; cinque su quello N, separati dal cortile centrale per mezzo di un doppio colonnato, con l'ephebeum (identificato dalle iscrizioni rinvenutevi) al centro ed il loutròn nell'angolo settentrionale. L'ubicazione degli ambienti corrisponde alla descrizione vitruviana, e si deve quindi riconoscere negli altri tre ambienti dello stesso lato il conisterium, l'elaeothesium ed il coryceum. Particolarmente curato era il loutròn, lungo le cui pareti rivestite di marmo scorreva l'acqua, raccolta poi in due bacini lungo la parete S (F. Krischen, in Jahrbuch, xxviii-xxix, 1923-24, p. 133 ss.). Appartiene allo stesso periodo la p. del ginnasio di Pergamo; per grandiosità d'impianto essa segna il massimo sviluppo di questo elemento essenziale del ginnasio greco. È un grande cortile (m 74 × 36) circondato da portici, su tre lati dei quali vi sono ambienti disposti su due piani; al centro del lato N si trova il tradizionale ephebeum, vasta sala aperta con un colonnato verso il cortile sui lati della quale vennero in seguito costruite la sala regia ed un odèon, mentre al centro del lato O è il loutròn fiancheggiato da esedre simmetriche (una era forse lo sphairistèrion); sul lato E, modificato in periodo romano, erano cinque ambienti, fra cui un'ampia esedra (conisterium ?) (P. Schazmann, Altert. v. Perg., vi, 1923, p. 46 ss.). La p. di Filippi (metà circa del II sec. a. C.) è un cortile a pianta assai allungata (m 59 × 13) circondato da portici dietro ai quali, sui due lati lunghi, sono disposti gli ambienti: l'ephebeum al centro del lato N, cui fa da contrapposto sul lato S un'ampia sala per audizioni con sedili ad emiciclo come nell'odèon di Pergamo. La p. di Mileto annessa al ginnasio ellenistico (II sec.) mantiene ancora il tipo classico: costruzione rettangolare (m 28 × 38) con ambienti sul lato N e propileo d'accesso che ricordano la p. di Priene (A. von Gerkan-Krischen, in Milet, i, 9, 1928, Thermen u. Pal., p. 1 ss.).
La p. è l'unico elemento del ginnasio greco che sopravvive al declino di questa costruzione tipicamente ellenica, poiché essa viene adottata da un'istituzione caratteristica del mondo romano: le terme, che talvolta - come a Delfi - si aggregano agli antichi ginnasi. Si può ritenere che l'ambiente greco-italico dell'Italia meridionale abbia fatto da intermediario. A Pompei, in particolare, si hanno gli esempî più antichi dell'introduzione e successiva trasformazione della p. greca in ambiente italico: l'antica p. sannitica è un piccolo peristilio dorico (m 24 × 17; in origine era più lungo) collegato con il Foro triangolare e forse parte di un vero e proprio ginnasio, con pochi ambienti sul lato O, destinato alle esercitazioni atletiche (vi si rinvenne la celebre statua del Doriforo) di un'associazione giovanile pompeiana (M. Della Corte, Iuventus, 1924, p. 44 ss.; A. Maiuri, Pompei 1955, p. 29 s.). Unita all'impianto termale è invece la p. delle terme stabiane (II sec. a. C.), vasto cortile (m 30 × 45) a pianta quadrangolare con colonnati su due lati; era designato col nome di "palestra" in un'epigrafe rinvenuta nell'edificio (C. I. L., i, 2, 1635). Pur nella mutata destinazione degli ambienti, nella loro distribuzione attorno all'area scoperta centrale - i più importanti sul lato E e la natatio al centro del lato opposto - la p. di queste terme è ancora legata al tipo della p. greca. L'impianto termale è raggruppato su uno dei lati nella piccola p. delle terme del Foro, che risalgono all'inizio della colonia romana (80 a. C.); ad uguale schema si attengono le terme centrali (in costruzione nel 79 d. C.), in cui la p. riprende orientamento e dimensioni (m 44 × 30) corrispondenti a quella delle terme stabiane; nello spazio della p. è inserita la natatio rimasta incompiuta (L. Crema, Architettura romana, in Enc. Class., iii, vol. xii, p. 72 ss, 288). Simile è la p. delle terme del Foro ad Ercolano, di età giulio-claudia: un'area quadrata (m 42 × 43) circondata da un porticato, con le principali sale termali allineate lungo il lato N. Al lato S era aggregata un'area (sphaeristerium ?) che venne separata in un secondo tempo (A. Maiuri, Ercolano - Nuovi scavi, i, 1958, p. 92 ss.). Un edificio di tipo particolare, privo di installazioni termali, è la p. presso l'anfiteatro di Pompei: grande cortile quadrangolare (m 142 × 107) dell'inizio del periodo augusteo, con portici a colonne su tre lati ed una natatio rettangolare (m 34 × 22) al centro. Verso l'esterno il cortile è limitato da un muro continuo in cui si aprono dieci ingressi. Probabilmente questa p. non era destinata alle sole esercitazioni della iuventus pompeiana ma anche a quelle dei gladiatori del vicino anfiteatro, che vediamo rappresentati in graffiti nella p. stessa; essa poteva svolgere, in altre parole, la funzione che in epoca successiva sarà assunta a Roma dai ludi, p. di particolare carattere destinate alle esercitazioni gladiatorie. Anche in Ercolano (v.) si è scoperto un edificio avente uguali caratteristiche ma di aspetto più monumentale e sontuoso: un vasto cortile circondato da portici e da un criptoportico, sul cui lato O affacciano una grande sala absidata ed altri ambienti minori. Al centro dell'area scoperta è una natatio cruciforme (m 55 × 31); un'altra minore, rettangolare, è davanti al portico N (A. Maiuri, Ercolano, i, p. 113 ss.).
Il tipo pompeiano di p. annessa a terme di limitate proporzioni gestite da privati entrò anche in Roma e sopravvisse nel periodo imperiale accanto agli impianti termali maggiori. Siamo autorizzati ad affermarlo osservando la planimetria dei balnea delineati nella forma Urbis severiana (bainea Surae, Caesaris): in essi appare ancora l'ampia p. rettangolare od a forma di L (balnea Surae) lungo i lati della quale erano allineati, come a Pompei, gli ambienti termali. Nelle Terme di Nettuno ad Ostia (metà del II sec. d. C.) la p. ha sul lato O una serie di ambienti fiancheggianti un'esedra e l'impianto balneare allineato sul lato opposto (G. Calza-G. Becatti, Ostia, 1960, p. 22). Di analogo impianto era probabilmente la p. delle terme di Velleia (D. Krencker, Trierer Kaiserth., 1929, p. 257, fig. 388). In altri impianti termali ostiensi (Terme del Foro, Terme di Porta Marina) notiamo che la p. occupa una posizione eccentrica rispetto al nucleo balneare ed assume l'aspetto di vasto cortile senza funzione definita che è proprio di tale parte della costruzione nelle terme di età imperiale (G. Calza-G.Becatti, op. cit., p. 28; G. Calza, Scavi di Ostia, i, 1953, pianta fo. 8-13, 14). Nel primo impianto termale introdotto in Roma - le terme di Agrippa (19 a. C.) - il nome stesso (laconicum gymnasium) lascia intendere la probabile derivazione dal ginnasio greco, ma quanto ne è rimasto rappresentato in un frammento della forma Urbis è insufliciente a chiarirne la pianta e la posizione della palestra. Nelle terme neroniane la p. si sdoppia in due cortili (m 36 × 32 circa) simmetricamente disposti sui lati del complesso termale, ma già in posizione periferica rispetto allo svolgimento della vita termale, di cui la p. non costituisce più il centro come negli impianti balneari pompeiani. Nelle grandi terme costruite in età imperiale a Roma e nelle province la posizione della p. dipende dalla disposizione dei varî ambienti, la quale, a sua volta, è in rapporto con una razionale utilizzazione del sistema di riscaldamento. Generalmente la p., che mantiene il carattere di cortile circondato da porticati, è collocata all'esterno del blocco costituito dalle sale termali e si trova all'estremità opposta del caldarium, mentre all'interno del complesso appare un nuovo ambiente anch'esso circondato da colonnati: la basilica thermarum, che nei maggiori edifici termali si sdoppia in due vaste sale disposte ai lati del frigidario. L'antica p. è da ricercarsi, nelle terme di Traiano, di Caracalla e di Diocleziano, nei vasti spazi, spesso alberati, che circondano il grande blocco edilizio centrale. Nelle terme romane il nome di p. è destinato a designare (talvolta confermato da epigrafi) i peristili o cortili collegati con gli apodyteria ed i frigidarî, pur non essendo possibile determinare fino a qual punto la funzione corrisponda alle varie necessità sportive secondo l'antica concezione della p. nata con il ginnasio greco. Si può tuttavia ritenere che la funzione di ambiente di trattenimento e di studio proprio della p. nella fase più sviluppata dell'antico ginnasio sia svolta invece, negli impianti più complessi, dalla basilica thermarum.
In provincia la p. segue, salvo differenze non essenziali, i modelli già considerati in ambiente romano e italico. Nelle terme più modeste, a sviluppo planimetrico assiale, la p. è talvolta ancora il centro della vita balneare secondo il primitivo schema italico, e gli ambienti termali sono affiancati ad essa (piccole terme di Cambodunum presso Kempten; uno degli edifici termali di Derventum: Krencker, op. cit., p. 239, 250 s.); ma più frequentemente, anche nelle costruzioni minori, è dislocata all'estremità opposta del caldarium, presso il frigidario e rivolta a N (terme di Alesia, Calleva, Canac, Champlieu, Derventum, Glanum, Lugdunum Convenarum, Mont-Berny, Nida). Nei grandi impianti termali d'Europa, d'Africa e d'Asia pur mantenendo uguale posizione rispetto al nucleo principale della costruzione le p. assolvono talvolta anche la funzione di grandiosi cortili d'accesso all'edificio; tale funzione è accentuata in ambiente microasiatico, tanto da far ritenere questi complessi termali un nuovo tipo di ginnasio (Crema, op. cit., p. 412). P. di questo tipo si possono notare ad: Afrodisiade (grande cortile di m 68 × 24: L. Crema, in Mon. Ant. Lincei, xxxviii, 1939, c. 263 ss.), Arelate, Augusta Treverorum (terme di S. Barbara, terme imperiali), Caesarea (grandi terme occidentali), Cirene (terme di Traiano: R. Goodchild, Cyrene a. Apollonia, 1959, p. 63), Efeso (terme presso il porto, con cortile-palestra interno in aggiunta al grande piazzale porticato d'accesso [m 200 × 400]: J. Keil, Führer d. Ephesos, 1957, p. 73 ss.; terme di Antonino Pio, terme presso il teatro e terme orientali), Hierapolis (p. di forma allungata e stretta, con due esedre ai lati), Lambaesis (grandi terme del Palazzo del Legato), Leptis Magna (grandiosa p. in forma di piazza porticata ed absidata, nelle grandi terme), Mileto (p. delle terme di Verg. Capitone, p. delle terme di Faustina - m 62 × 64 - e delle terme di Humeìtepe: von Gerkan-Krischen, Milet, i, 9, pp. 23 ss., 50 ss., 126 ss.), Thubursicum (cortile attiguo alle terme a N-E del Foro nuovo, con cisterne nei sotterranei).
Sono da ricordare infine tipi particolari di p. che si differenziano dagli schemi finora considerati. La p. delle terme di Vieil-Evreux (Civitas Aulerci Eburovices) ricorda la soluzione adottata nei grandi impianti termali romani: è un vasto cortile (m 115 × 74) fiancheggiato da portici e diviso in due parti asimmetriche dal nucleo termale, le cui sale si allineano in senso trasversale rispetto all'asse principale della costruzione. Planimetria simile sembra aver avuto il grande edificio termale di Limonum; rispondenti ad uguale concetto, ma in proporzioni più modeste, sono le p. che circondano le terme di Coriovallum (A. E. Van Giffen, in Ant. Class., xvii, 1948, p. 199 ss., tav. iii ss.). Ad Allonne (presso Mans) dove la costruzione termale è sdoppiata in due edifici separati e paralleli, la p. è un cortile lastricato che si estende tra i due frigidarî. Una soluzione originale è quella presentata dalle terme di Gigthi (Tunisia), in cui la p. è un piazzale rotondo (m 64 di diametro) colonnato con quattro esedre semicircolari in posizione diagonale fra loro; nelle grandi terme meridionali di Thamugadi la p. è invece sostituita da un peristilio semicircolare aderente al lato N della costruzione.
Esistevano anche p. private (cortili circondati da portici) nelle dimore romane più sontuose già al tempo di Cicerone, che vi accenna (In C. Verrem, ii, 5, 185). Da Vitruvio (vi, 5, 3) si apprende che ne possedevano i ricchi nelle loro dimore di campagna onde sopperire privatamente alla mancanza di queste costruzioni che in città erano a portata di mano.
Bibl.: (Oltre quella citata nel testo): K. Schneider, Griech. Gymnasien u. Palaestren, Solothurn 1909; J. Durm, Baukunst d. Griechen2, Darmstadt 1910, p. 494 ss.; K. Schneider, in Pauly-Wissowa, XVIII, 2, 1942, c. 2472 ss., s. v. Παλαίστρα. P. nelle terme romane: D. Krencker, Die Trierer Kaiserthermen, Augsburg 1929, passim; L. Crema, Architettura rom., in Encicl. Classica, sez. III, vol. XII, 1959, passim. P. in ambiente gallo-romano: V. H. St. John Hope-G. E. Fox, in Archaeologia, LIX, p. 2, 1905, p. 341 ss. (terme di Calleva); A. Grenier, Manuel d'arch. g.-rom., IV, i, 1960, p. 245 ss. P. di tipo pompeiano: R. A. Staccioli, Tracce di terme pomp. a Roma, in Amor di Roma, 1955, p. 391 ss.