Vedi PALESTRINA dell'anno: 1963 - 1973 - 1996
PALESTRINA (v. vol. V, p. 887 e S 1970, p. 592)
La ceramica più antica oggi conosciuta colloca l'inizio della frequentazione del sito di P. nella fase laziale IIB, mentre è incerta l'attribuzione alla I fase di un isolato askòs miniaturistico.
Sempre più articolato appare il quadro culturale delineabile per P. durante la fioritura degli inizi del VII sec., dato dallo studio organico dei corredi delle tombe principesche Galeassi, Castellani, Bernardini, Barberini, più altre indiziate da singoli pezzi. Accanto ai contatti con l'Etruria, oggi specificamente riferiti a Caere (ma anche a Vetulonia) - che, come è noto, fanno di P. il punto di massima incidenza dell'influenza etrusca nel Lazio - e a quelli che le derivavano dal controllo di vie quali la valle del Sacco, che la legava alla Campania, o quella che, tramite Cisterna e Satricum, la collegava agli scali di Astura e Anzio, sono stati evidenziati vari elementi relativi a numerose aree di cultura italica, con le quali la città sembra aver intrattenuto rapporti legati alla transumanza, al commercio (l'ambra) e forse a forme di clientela militare. Per ciò che riguarda i materiali, mentre nuove acquisizioni (p.es. la presenza di un carro nella deposizione Bernardini) vengono dal riesame dei corredi e dei documenti di archivio, ancora discusso, nonostante la decisa sentenza di falsità espressa da M. Guarducci, appare il problema della Fibula Prenestina, per la cui autenticità vanno ora schierandosi numerosi studiosi (da ultimo G. Colonna, in La necropoli di Praeneste..., 1992, pp. 13-51). Sul problema dell'iscrizione vetusta infine, la critica sembra ora propendere per la latinità del testo, sia pur scritto applicando norme di influenza etrusca.
Nuovi elementi colmano la «lacuna» di attestazioni per i corredi di VI e V sec., attribuibile anche ai metodi poco scientifici degli scavatori. Così, oreficerie recentemente messe in luce rivelano la presenza di sepolture di alto livello anche per la seconda metà del VI sec. e per il V, mentre un gruppo di pochi specchi e i resti di alcune ciste «a traforo» sembrano poter datare almeno alla metà del V sec. a.C. l'inizio di queste caratteristiche produzioni della P. medio-repubblicana.
La presenza in tre punti della «città bassa» di terrecotte templari degli ultimi decenni di VI sec., le cui raffigurazioni e la cui disposizione topografica sono state messe in rapporto con un percorso trionfale (particolare il frammento del tipo «Veio-Roma-Velletri» databile al 530 a.C., dalla Vigna Soleti, per la sua connessione con il probabile Tempio di Ercole, ma anche le note sime del 510-500 da S. Rocco, forse presso una porta urbica, e da S. Lucia), ripropone il problema della localizzazione e dell'estensione dell'abitato orientalizzante e arcaico. Mentre è accettata una già avvenuta occupazione della città almeno nel VI sec., rimane aperto il problema della cronologia e dell'estensione (specie sul lato meridionale) del circuito murario in opera poligonale, ancora sostanzialmente inedito, e del suo rapporto topografico e cronologico con la recinzione in opera quadrata di tufo, segnalata attorno al pianoro inferiore (L. Quilici, in Urbanistica e architettura dell'antica Praeneste, 1989, pp. 49-67).
La documentazione offerta dalle necropoli torna a farsi imponente con il IV sec. a.C. Alla necropoli principale di P. (S. Rocco-Colombella), si affiancano aree minori, come quella recentemente indagata in località La Selciata. Disposte, secondo criteri urbanistici, attorno agli assi di accesso alla città, le sepolture hanno mostrato, per disposizione e raggruppamenti onomastici rilevabili dai cippi, probabili aree pertinenti a singole famiglie. Le sepolture erano prevalentemente a cassone monolitico molto alto, con coperchio piano o displuviato, e corredo nello stesso o nei «pilozzi», cioè in casse più piccole. Particolari sono i semata rinvenuti nella necropoli principale, costituiti da cippi aniconici spesso accompagnati da epigrafe, che rivelano influenze non solo etrusche ma anche magnogreche e la cui datazione, dal IV sec. a.C., giunge fino al II secolo. Lo studio delle iscrizioni apposte sui cippi ha fornito uno spaccato di assoluto rilievo della società prenestina della media e tarda repubblica. Da ricordare, accanto ai cippi, l'uso più raro di busti funerari, sempre femminili.
Fra gli elementi del corredo, le produzioni delle ciste e degli specchi, analizzate nei loro aspetti tecnici e decorativi, sono state ricondotte a un ambito culturale prettamente romano e laziale, e destinate, eccetto pochissime esportazioni, al mercato locale. Fra le altre produzioni, oltre a una probabile origine locale di strigili bronzei, sono attestate fabbriche di ceramica a vernice nera, legate a famiglie prenestine, prima fra tutte quella dei Samiarii.
Per quanto riguarda la città medio-repubblicana, si segnalano, oltre ai numerosi luoghi di culto attestati da scarichi di materiale votivo in varie zone della città, alcuni nuovi elementi sul tempio sotto S. Agapito, tra cui frammenti di una modanatura appartenente al podio dell'edificio di IV sec., riferito al culto poliadico nell'area forense della P. repubblicana.
Per ciò che concerne il Santuario della Fortuna Primigenia, nuovi orientamenti riguardanti anzitutto la cronologia del monumento sono emersi dal progresso degli studi. È merito di A. Degrassi aver avanzato, basandosi su dati epigrafici, la datazione del santuario agli ultimi decenni del II sec. a.C., oggi accettata dalla maggioranza degli studiosi. Si tende inoltre a escludere dal complesso monumentale la zona di S. Agapito (ma non mancano posizioni contrarie, cfr. in particolare Gullini, 1991), e a riconoscere in questa il foro della città repubblicana. L'analisi architettonica della struttura del santuario così delimitato ha evidenziato un complesso estremamente articolato e funzionale, dettato dalla necessità di fondere in un unico insieme due preesistenti luoghi di culto, la cavità delle sortes (identificata con il pozzo di destra della terrazza degli emicicli) e il Tempio di Fortuna (la rotonda terminale). La stessa duplicità è stata riscontrata nei caratteri del culto di Fortuna a P., da un lato matronale e dall'altro guerriera, con un evidente nesso con le Fortune di Anzio, scalo cui la città era legata fin da età orientalizzante. F. Zevi ha avanzato l'ipotesi che in Gaius o Quintus Mucius (probabilmente entrambi greci, come sembra testimoniare l'iscrizione del ninfeo di Segni, v. mucius, gaius) sia da riconoscere l'architetto del Santuario della Fortuna Primigenia.
Come detto, si tende a riconoscere nella zona di S. Agapito l'area forense della città repubblicana: a edifici quali l’aerarium, la basilica (la c.d. Area Sacra), il tempio poliadico, è stato recentemente proposto di affiancare un Iseum, identificato nella c.d. Aula Absidata, riconoscendo inoltre nella nota statua in marmo nero del museo di Palestrina il simulacro di questa divinità. Sulla stessa linea è stata avanzata la possibilità di riconoscere un Serapeo nel c.d. Antro delle Sorti, mentre l'identificazione di entrambi questi monumenti quali ninfei sembra ora non più accettata.
Con la costruzione del muraglione in tufo con propileo monumentale lungo la Via degli Arcioni, datata dal Riemann al II sec. a.C., si concretizza la distinzione fra città bassa e città alta: è stato proposto (Quilici, in Urbanistica e architettura dell'antica Praeneste, 1989, loc. cit.) di riconoscere nel pianoro della città bassa quattro programmazioni urbanistiche successive, dalla più antica, composta dai soli assi N-S di attraversamento del pianoro e dalla Via Prenestina antica, alla pianificazione della colonia sillana impostata su isolati di 200 x 150 piedi. La proposta vede differenti posizioni, quale quella di Torelli (in Urbanistica e architettura dell'antica Praeneste, 1989, pp. 15-30), che propende per due sole pianificazioni, da lui retrodatate al VI e IV secolo. Lo stesso studioso ha tentato una lettura dèi culti della città, posizionati nel tessuto urbano grazie a una riconsiderazione delle testimonianze epigrafiche (fra questi, notevole la localizzazione sull'arce del culto di Juppiter Arcanus), in una particolare ottica volta a inquadrarli in un insieme organico e funzionale di «topografia sacra». Discussa infine è la localizzazione di una seconda area forense nella città bassa, la cui identificazione tradizionale nella zona della Madonna dell'Aquila non è da tutti accettata.
Rimangono da ricordare il riconoscimento di un quarto rilievo della serie Grimani, riutilizzato in un tardo edificio nella città bassa, attribuito con tutta la serie all'arte della piena età augustea, e la nuova analisi del noto rilievo con pompa trionfale proveniente da S. Rocco. Nella raffigurazione è stato riconosciuto (Musso, 1987) il trionfo postumo di Traiano celebrato nel 117 a.C.; il rilievo, attribuito a un monumento onorario, sarebbe secondo altri pertinente a una porta urbica, probabilmente fra le principali(porta triumphalis, cfr. Torelli, in Urbanistica e architettura dell'antica Praeneste, 1989, loc. cit.).
Bibl.: Raccolte di recenti contributi sulle varie fasi cronologiche e monumenti in F. Coarelli (ed.), Studi su Praeneste, Perugia 1976; Urbanistica e architettura dell'antica Praeneste. Atti del Convegno di Studi Archeologici, Palestrina 1988, Palestrina 1989; La necropoli di Praeneste. Periodi orientalizzante e medio repubblicano. Atti del II Convegno di Studi Archeologici, Palestrina 1990, Palestrina 1992.
In generale: P. Harvey, Cicero leg. agr. 2, 78 and the Sullan Colony at Praeneste, in AthenaeumPavia, LIII, 1975, pp. 33-56; J. Sasel, I Dindii. Vicende ed economia di una famiglia di Praeneste, in ZPE, XLIII, 1981, p. 337 ss.; J. Champeaux, Religion romaine et religion latine: les cultes de Jupiter et Junon à Praeneste, in REL, LX, 1982, pp. 71-104; L. Quilici, Materiali protostorici da Palestrina, in Bollettino dell'Unione Storia e Arte, XXVII, 1984, pp. 66-68.
Fase orientalizzante e arcaica: F. Zevi, Palestrina (Praeneste), in Civiltà del Lazio Primitivo (cat.), Roma 1976, pp. 213-217; F. Canciani, F. W. von Hase, La tomba Bernardini di Palestrina, Roma 1979; R. De Puma, Orientalising Jewellery from the Tomba Galeassi at Palestrina, in Italian Iron Age Artefacts in the British Museum, Londra 1986, pp. 383-392; A. Emiliozzi, Nuovi documenti d'archivio per la tomba Bernardini di Palestrina, in Archeologia Laziale IX (QuadAEI, 16), Roma 1988, pp. 288-300; L. Quilici, Praeneste, in La Grande Roma dei Tarquini (cat.), Roma 1990, pp. 164-165; A. Emiliozzi, Corredi funerari da Praeneste, ibid., pp. 262-264.
Fibula prenestina: Oltre al contributo di G. Colonna, Praeneste arcaica e il mondo etrusco-italico, in La necropoli di Praeneste..., cit., pp. 43-44, con bibl., si vedano: A. E. Gordon, The Inscribed Fibula Praenestina. Problems of Authenticity, Berkeley-Los Angeles-Londra 1975; M. Guarducci, Per la storia dell'Istituto Archeologico Germanico. I. 1887: la fibula prenestina e Wolfgang Helbig, in RM, XCII, 1992, pp. 307-313 (con bibl. prec.).
Sul Santuario della Fortuna Primigenia oltre ai contributi in Urbanistica e architettura..., cit., si vedano: F. Coarelli, I santuari del Lazio in età repubblicana, Roma 1987, pp. 35-84; G. Gullini, L'architettura e l'urbanistica, in Princeps Urbium. Cultura e vita sociale nell'Italia romana, Milano 1991, in part. p. 488 ss. (con bibl. prec.); F. Zevi, Note prenestine, in Kotinos. Festschrift für E. Simon, Magonza 1992, pp. 356-365; id., in Le Fortunae dell'età arcaica nel Lazio ed in Italia e loro posterità. Atti del Convegno, Palestrina 1994, in stampa.
Fontane relative al santuario e su aspetti degli edifici presso S. Agapito: N. Neuerburg, L'architettura delle fontane e dei ninfei nell'Italia antica, Napoli 1965, passim; F. B. Sear, Roman Wall and Vault Mosaics (RM, Suppl. XXIII), Heidelberg 1977, passim; H. Lavagne, Operosa Antra. Recherches sur la grotte à Rome de Sylla à Hadrien (BEFAR, 272), Roma 1988, in part, pp. 227-256.
I principali mosaici provenienti dalla città: H. Whitehouse, The Dal Pozzo Copies of the Palestrina Mosaic (BAR, Suppl. S, 12), Oxford 1976; P. G. P. Meyboom, I mosaici pompeiani con figure di pesci, in MededRom, XXXIX, 1977, pp. 49-93; A. Steinmeyer-Schareika, Das Nilmosaik von Palestrina und eine ptolemäische Expedition nach Äthiopien, Bonn 1978; O. Wattel De Croizant, L'emblema de l'enlèvement d'Europe à Préneste (Barberini-Oldenburg) ou l'histoire d'une mosaïque «oubliée» du temple de la Fortune, in MEFRA, XCVIII, 2, 1986, pp. 491-564.
Urbanistica della città romana e rinvenimenti dell'area urbana: L. Quilici, Sull'urbanistica della città bassa di Palestrina, in RM, LXXXVII, 1980, pp. 171-214; H. Riemann, lupiter Imperator, ibid., XC, 1983, pp. 233-254; A. Giuliano, Un quarto rilievo della serie Grimani, in Xenia, 9, 1985, pp. 41-46; H. Riemann, Zur Südmauer der Oberstadt von Praeneste, in RM, XCII, 1985, pp. 151-168; id., Zum Forumstempel und zum unteren Heiligtum der Fortuna Primigenia zu Praeneste, ibid., XCIII, 1986, pp. 357-404; F. Coarelli, Il monumento di Verrio Fiacco nel Foro di Praeneste, Palestrina 1987; A. Giuliano, I rilievi della serie Grimani da Palestrina, in Bollettino dell'Unione Storia e Arte, XXX, 1987, pp. 23-28; L. Musso, Rilievo con pompa trionfale di Traiano al Museo di Palestrina, in BdA, LXXII, 1987, pp. 1-46.
Complessi votivi: M. T. Onorati, Teste votive di Palestrina: recuperi e dispersioni, in MEFRA, CIV, 1992, 2, pp. 597-657 (con bibl. prec.).
Necropoli repubblicane: F. Coarelli, La necropoli medio-repubblicana di Palestrina, in Roma medio-repubblicana (cat.), Roma 1973, pp. 258-264; L. Quilici, Palestrina: di alcuni cippi funerari di età repubblicana, in ArchCl, XXXIII, 1981, pp. 222-228; P. Pensabene, Sulla tipologia e il simbolismo dei cippi funerari a pigna con corona di foglie di acanto di Palestrina, ibid., XXXIV, 1982, pp. 38-97; id., Necropoli di Praeneste. Storia degli scavi e circostanze di rinvenimento dei cippi a pigna e dei busti funerari, ibid., XXXV, 1983, pp. 228-282; Α. M. Reggiani Massarini, Palestrina. Indagini nella necropoli della Selciata, in Archeologia Laziale XII, 2 (QuadAEI, 24), Roma 1995, pp. 195-208; B. Adembri, Nuovi rinvenimenti dalla necropoli della Colombella a Palestrina, ibid., pp. 487-496. Si vedano inoltre i singoli contributi in La necropoli di Praeneste. Periodi orientalizzante..., cit.
Ciste prenestine: T. Dohm, Die Ficoronische Ciste in der Villa Giulia in Rom, Berlino 1972; G. Bordenache Battaglia, Le ciste prenestine, I, 1, Roma 1979; F. Jürgeit, Le ciste prenestine, II, 1, Studi e contributi, Roma 1986; G. Bordenache Battaglia, A. Emiliozzi, Le ciste prenestine, I, 2, Roma 1990; F. H. Pairault Massa, Iconologia e politica nell'Italia antica. Roma, Lazio, Etruria dal VII al I secolo a.C., Milano 1992, in part. pp. 154-175.
Specchi: R. Adam, Recherches sur les miroirs prénestins, Parigi 1980.
Strigili: G. Tagliamonte, Gli strigili iscritti da Praeneste, in Miscellanea etrusco-italica I (QuadAEI, 22), Roma 1993, pp. 185-202.
Territorio: M. P. Muzzioli, Praeneste. Pars altera (Forma Italiae, Regio I, VIII), Roma 1970; L. Quilici, La via Prenestina nel mandamento di Palestrina, in Archeologia Laziale VIII (QuadAEI, 14), Roma 1987, pp. 139-146; Ζ. Mari, Viabilità tra Praeneste e Carsioli in età romana, in Archeologia Laziale XI, 2 (QuadAEI, 21), Roma 1993, pp. 213-224; M. P. Muzzioli, Divisioni agrarie nel territorio di Frenesie, ibid., pp. 209-212.