palingenesi
Dal lat. tardo palingenesia, gr. παλιγγενεσία, comp. di πάλιν «di nuovo» e γένεσις «generazione»; significa «rinascita, rinnovamento, rigenerazione». È termine usato dagli stoici, per indicare il ‘rinnovamento’ del mondo dopo la conflagrazione periodica; ma il concetto che generalmente vuole significare, e che rientra nell’ambito del pensiero religioso (reincarnazione dell’anima individuale, rinnovamento morale dell’individuo in seguito all’iniziazione), risale particolarmente all’orfismo e al pitagorismo. Nella storia del pensiero religioso il termine è utilizzato in varie accezioni. (1) Spesso, con uso alquanto improprio, è sinonimo di rinascita o reincarnazione. Anche riferito alle vicende dell’anima dopo la morte, non implica però necessariamente una teoria sistematica della reincarnazione; l’idea del ritorno, in nuovo corpo, del morto tra i vivi, si riscontra anche in religioni primitive: al neonato si dà il nome di un suo antenato (prevalentemente del nonno) che si crede sia rinato in lui. (2) Nell’antichità classica e cristiana il termine assumeva il significato di rinnovamento morale, totale rigenerazione della personalità. Come nei misteri il novizio subisce un processo di morte e rinascita, anche ritualmente espresso, così l’uomo può rinnovarsi interiormente per effetto di una nuova fede (in questo senso il termine è usato da Paolo di Tarso); mentre su un piano profano può riferirsi anche a una semplice reintegrazione nelle posizioni pubbliche precedentemente perdute (Cicerone dopo l’esilio). (3) Sempre nell’antichità classica il termine si riferisce anche a un rinnovamento cosmico, nel quadro della teoria, accennata dai presocratici e sviluppata dagli stoici, di una periodica conflagrazione e successiva p. dell’Universo. Nell’età moderna tale concezione, intrinsecamente combattuta sia dalla teologia cristiana sia dalla scienza naturale e dallo storicismo idealistico, è riapparsa soltanto in formulazioni sporadiche. Tra esse va segnalata quella nietzschiana della Wiedergeburt, che presuppone la limitatezza delle possibili combinazioni degli elementi cosmici e quindi conclude con la necessità di un loro ciclico ritorno a combinazioni già realizzate.