palio
La corsa equestre di origine medievale
In molte città italiane sin dal Duecento si disputavano gare di vario tipo, soprattutto di cavalli, che avevano come premio un drappo di stoffa pregiata detto pallio o palio, termine che finì per designare le corse stesse. Diversi palii associati a festività religiose si disputano ancora oggi in varie città. Il più famoso è quello di Siena, che attira migliaia di turisti italiani e stranieri
Il palio – il nome deriva dal latino pallium, che significa «mantello» – era un drappo di stoffa pregiata che nel Medioevo era il premio nelle gare equestri. Nella Divina Commedia Dante ricorda coloro «che corrono a Verona il drappo verde», alludendo alle gare di corsa che si disputavano alle porte della città la prima domenica di Quaresima e che avevano come premio un pallio di stoffa verde. Corse annuali di cavalli, sempre collegate a festività religiose, sono documentate sin dal 13° secolo in molti Comuni italiani.
A Ferrara fu istituito nel 1279 il Palio di s. Giorgio. La corsa si svolgeva tre volte l’anno; il primo arrivato vinceva un palio, il secondo una porchetta, il terzo un gallo. Sospeso nel Settecento, il palio di Ferrara fu ripristinato negli anni Trenta del Novecento.
Altri palii sono stati riesumati all’inizio del Novecento in varie città italiane. Vari metri di stoffa pregiata costituivano il premio anche nei palii dei berberi (cavalli da corsa provenienti dal paese dei Berberi, una regione corrispondente all’attuale Maghreb), in cui i cavalli correvano senza sella né cavaliere, e che ebbero grande fortuna soprattutto nel Cinquecento.
La storia. Il palio per antonomasia è quello di Siena, che si disputa ancora oggi il 2 luglio e il 16 agosto di ogni anno e attira folle di turisti da tutto il mondo.
Le origini di questa corsa tradizionale sono da ricercare in vari tipi di gare – di pugilato e di pallone, corse di bufali (bufalate) e di asini (asinate) – che si svolgevano a Siena già nel Duecento. A tali gare parteciparono in seguito i rappresentanti delle varie contrade della città, le consociazioni popolari legate ai vari rioni sorte intorno al 1450 e contraddistinte da nomi, emblemi e insegne. Le contrade erano, e sono tuttora, 17: Aquila, Bruco, Chiocciola, Civetta, Drago, Giraffa, Istrice, Leocorno, Lupa, Nicchio, Oca, Onda, Pantera, Selva, Tartuca, Torre e Valdimontone.
Solo nel 1656 fu fissata definitivamente la data del 2 luglio, festa della Madonna di Provenzano, per la corsa del Palio, che prima si disputava solamente di tanto in tanto, e alla gara fu dato il regolamento definitivo. Ebbe inizio così una tradizione che è perdurata ininterrottamente. Nel 1701 fu stabilito di ripetere il Palio il 16 agosto, festa dell’Assunzione.
Lo svolgimento. Nel 1720 si decise che potevano prendere parte al Palio soltanto dieci contrade. La scelta delle contrade che partecipano alla gara è stabilita da un preciso regolamento: di diritto corrono le sette contrade escluse dal corrispondente palio dell’anno precedente, a sorte vengono poi estratte altre tre contrade. Ogni contrada prende parte alla corsa con un barbero (cavallo che corre il Palio) montato da un fantino armato di un nerbo di bue per incitare il cavallo e ostacolare i concorrenti. Una lunga e pittoresca sfilata dei rappresentanti delle contrade (i contradaioli) con armi e bandiere e in costume medievale precede la gara. La corsa è vinta dalla contrada il cui cavallo termina per primo i tre giri prescritti della piazza del Campo, mentre la contrada il cui cavallo arriva secondo è considerata perdente.
A questo schema si aggiunge l’importante e tradizionale fattore di rivalità tra le diverse contrade, che porta ciascuna a opporsi a una contrada nemica, per esempio Oca contro Torre. Secondo le regole del Palio, la contrada rivale di quella vincente è considerata automaticamente sconfitta, anche se rientra tra quante non hanno partecipato a quella edizione della corsa. Analogamente, alla contrada nemica di quella che arriva seconda è attribuita una sorta di vittoria, indipendentemente dal fatto che abbia partecipato alla gara oppure no.
Questa curiosa regola esemplifica il cosiddetto principio del bene limitato, in base al quale un individuo può godere di buona salute o di benessere economico soltanto a danno di un altro. Così se l’Oca vince il Palio di Siena, la Torre deve perdere: la vittoria di qualcuno implica sempre la sconfitta di qualcun altro!