palla
Ci si riferisce al gioco della p. in Fiore LXIV 6 e se con altre donne fosse ancora / che giocassero al gioco della palla, / s'andasse lungi, corri ad apportarla.
In Cv III IX 8, come elemento di un paragone, coopera a lumeggiare una parte del processo che realizza la percezione visibile delle cose: ne l'acqua ch'è ne la pupilla de l'occhio, questo discorso, che fa la forma visibile per lo mezzo, sì si compie, perché quell'acqua è terminata - quasi come specchio, che è vetro terminato con piombo -, sì che passar più non può, ma quivi, a modo d'una palla, percossa si ferma: le forme delle cose trascorrono attraverso l'aria diafana e l'umor acqueo della pupilla, e poiché quest'umore acqueo è limitato da una parete posta in fondo alla pupilla stessa, quivi esse, compiuto il cammino (discorso), si fermano, come una p. si arresta urtando in un ostacolo. Per tale similitudine cfr. Tomm. Comm. Sensu et sensato, lect. IV n. 48.
Le palle de l'oro in campo azzurro (Pd XVI 110) costituiscono l'insegna araldica della famiglia Lamberti.
Frequentemente in senso lato a designare il " globo terrestre ": Segnati questi tre luoghi sopra questa palla... (Cv III V 11); Imaginisi anco uno cerchio in su questa palla (§ 12); questa palla dove noi siamo (§ 21); e così ai §§ 10, 13, 18 e 19.
Ancora in senso lato, in una frase di Seneca ripresa da D., suggerisce la forma di un'apparizione prodigiosa: Seneca dice... che ne la morte d'Augusto imperadore vide in alto una palla di fuoco (Cv II XIII 22). Ecco il testo senechiano: " Nos quoque vidimus non semel flammam ingentis pilae specie, quae tamen in ipso cursu suo dissipata est, vidimus circa divi Augusti excessum simile prodigium " (Nat. quae. I 1).