Vedi PALLANTION dell'anno: 1963 - 1996
PALLANTION (Παλλάντιον, Pallanteum)
Città dell'Arcadia, di cui era considerato eponimo Pallante, figlio di Lykaon, al quale era dedicato un tempio (Paus., viii, 44, 5 ss.); dalla città si diceva avesse mosso Evandro per la sua colonizzazione del Lazio.
La città greca rimase sempre piccola, e non raggiunse mai importanza notevole, decadendo al ruolo di povero villaggio dopo la fondazione di Megalopoli (circa il 370 a. C.), nella quale città la maggior parte degli abitanti di P. era immigrata (Paus., xviii, 27, 3). La città si ingrandì invece notevolmente in periodo imperiale romano: la leggenda della fondazione di Roma da parte di Evandro, sorta sulla somiglianza dei nomi P. e Palatium si trova già in Fabio Pittore; Antonino Pio, che considerava questa città madrepatria di Roma, la onorò facendola libera et immunis (Paus., viii, 43); probabilmente a questo periodo deve appartenere il tempio con le statue di Pallante ed Evandro (Paus., viii, 44, 5). Tra gli autori di periodo romano, oltre alla descrizione fattane da Pausania, solo Plinio (Nat. hist., iv, 20) la ricorda.
La città di P. sorgeva, secondo la testimonianza di Pausania (viii, 44 ss.), a N della via che portava da Asea a Tegea, alle pendici del monte Boreion. Nella descrizione del Periegeta, si distingue una città bassa, in cui oltre al tempio dedicato all'eroe eponimo e ad Evandro era un santuario di Demetra e Kore e un immagine di Polibio; e un'acropoli, sulla quale erano ancora visibili i resti di un santuario degli dèi καϑαροί.
Esplorazioni e scavi iniziati dalla Scuola Archeologica Italiana nel 1939-40 e proseguiti dall'Eteria greca hanno identificato la P. greca con l'abitato sito di fronte al monte Kravari - il Boreion degli antichi - a 7 km a S-O di Tripoli e a qualche km ad E della strada che congiunge questa città con Megalopoli: l'identificazione è stata in seguito resa certa dal trovamento di un'iscrizione del IV sec. a. C. in cui si riconfermano le relazioni di amicizia tra P. ed Argo. Sino ad ora sono stati messi in luce tratti delle mura dell'acropoli, sulla quale si sono trovate le fondazioni di due templi; altri resti appartenenti ad un tempio databile al V sec. a. C. sono stati localizzati sul pendio meridionale della collina. Nell'interno della cella di quest'ultimo sono apparsi i resti di un basamento di una grande bàthron e, dietro ad esso, due pietre di forma pressocché circolare sulle quali dovevano poggiare due colonne lignee. Di epoca tarda (III-IV sec. d. C.) è un mosaico con decorazione geometrica policroma e figure di animali simbolici, appartenenti al nartece di una chiesa. Nelle costruzioni tarde si è trovato reimpiegato numeroso materiale di periodo precedente.
Un poco lontano da P., tra Asea e P., è il tempio arcaico di Posidone e Atena Sotèira, ricordato da Pausania (viii, 44, 4) come dedicato da Odisseo; già noto a Leake e Ross, fu scavato in seguito da K. Rhomaios nel 1910 e 1918 e in questi ultimi anni (1957-58). Le assise di fondazione del tempio (m 11,55 × 24,70) sono in calcare locale, le strutture superiori in marmo di Dolianà. Il tempio, periptero, dell'ultimo venticinquennio del VI sec. a. C. (possediamo un capitello e un triglifo) era stato preceduto da uno hieròn della fine VII o inizio VI secolo. A 100 m circa dal tempio è venuto recentemente alla luce un importante frammento di rllievo, di stile dedalico.
Bibl.: G. Libertini, Scavi in Arcadia, 1940, in Annuario Atene, N. S. I-II, 1939-40, p. 225 ss.; M. Guarducci, Un decreto di Argo ritrovato a P., ibid., N. S., II-V, 1941-43, 1948, p. 141 ss.; E. Meyer, in Pauly-Wissowa, XVIII, 1949, c. 231 ss., s. v.; Bull. Corr. Hell., LXXXIII, 1959, p. 625 ss.; K. A. Romeos, ῾Ιερὸν ᾿Αϑηνᾶς Σωτείρας καὶ Ποσειδῶνος κατὰ τὴν ᾿Αρκαδικὴν ᾿Ασέαν, in Eph. Arch., 1957 [1961], p. 114 ss., con bibl. precedente.