Pallavicino Trivulzio, Giorgio Guido marchese
Patriota (Milano 1796 - Casteggio, Pavia, 1878). Membro della setta segreta dei Federati, allo scoppio del moto piemontese del marzo 1821 si recò a Novara, quindi a Torino, dove ebbe dei contatti con Carlo Alberto. Tornato a Milano, alla fine dell’anno fu arrestato. Le sue rivelazioni, durante gli interrogatori, causarono la cattura di altri congiurati, tra cui Federico Confalonieri. A nulla valse il tentativo, nei giorni successivi, di smentire la precedente confessione. Condannato a venti anni di carcere duro, fu rinchiuso allo Spielberg. Nel 1835 il resto della pena gli fu commutato nel confino a Praga, e poco dopo poté tornare in Italia. Prese parte alle Cinque giornate di Milano e, dopo la restaurazione austriaca, andò in esilio in Piemonte. Grazie ai frequenti viaggi a Parigi entrò in contatto con uomini politici francesi ed esiliati italiani. A Torino collaborò con Cavour. Deputato per alcune legislature a partire dal 1849, fu tra i promotori nel 1856 della Società nazionale diretta poi da La Farina. Pur distinguendosi come uno dei maggiori fautori della politica piemontese, in Parlamento si schierò talvolta in opposizione a Cavour. Nel 1860 venne nominato senatore. Dopo l’ingresso di Garibaldi a Napoli, fu designato prodittatore e si adoperò per far svolgere il plebiscito. Nonostante le polemiche suscitate dalla sua azione, ebbe dal re il Collare della SS. Annunziata. Nel 1862 fu nominato prefetto di Palermo, ma pochi mesi dopo venne rimosso per non avere ostacolato i disegni di Garibaldi culminati nell’episodio di Aspromonte. Scrisse alcuni testi politici (Della questione romana, 1863; Su le questioni del giorno, 1874), alcune rievocazioni biografiche (Un episodio delle mie prigioni, 1848; Spielberg e Gradisca, 1856) e lasciò interessanti Memorie, pubblicate postume (1882-95).