ABBATE, Palmeri (Palmeronte)
Oriundo di Trapani, fu però, secondo Saba Malaspina, cittadino palermitano. Fu uno dei più ricchi feudatari del Val di Mazara ed ebbe grande rinomanza in tutto il Regno. Nel 1270 era procuratore di Carlo d'Angiò nell'isola di Pantelleria, contro i cui abitanti saraceni infieri per l'appoggio accordato ad elementi filo-svevi, come Corrado Capece e Nicola Maletta. Nel 1272 era castellano di Favignana. Nonostante questi suoi precedenti filo-angiomi, l'A. partecipò attivamente a tutti gli avvenimenti del Vespro siciliano. Anzi, secondo la tradizione storiografica che vuole essere stato il Vespro opera di una congiura di baroni, l'A. fu, insieme con Giovanni da Procida, Alaimo da Lentini e Gualtieri di Caltagirone, uno dei principali artefici della sollevazione. E infatti egli appare firmatario di quel singolare documento inserito nel Rebellamentu,con cui i più importanti baroni siciliani invitavano Pietro III d'Aragona a venirli a liberare dall'oppressione angioina. Quel che è sicuro è che l'A. accolse re Pietro al suo sbarco a Trapani e che gli rimase vicino nelle vicende del 1282. Venne, tuttavia, sospettato di avere inviato lettere agli Angioini, e i suoi precedenti filoangioini sembravano confermare l'accusa agli occhi del re aragonese. L'A., insieme con il fratello Riccardo (cui il re aveva, il 16 sett. 1282, ordinato di sorvegliare a Trapani il carico di alcune navi regie), con Simone da Calatafimi, con Ruggero de Mauro, venne imprigionato ed i suoi beni furono sequestrati (gennaio 1283).
Ma nell'aprile dello stesso anno, non essendo affiorata a suo carico nessuna prova durante il processo intentatogli, venne liberato e riammesso nel possesso dei suoi beni. Subito dopo però la cattura a Geraci di una spia angioina, che narrò confusamente di una congiura ordita contro il re Pietro III dall'A, insieme con altri baroni, aggravò la sua posizione. Perciò, con il pretesto che dovesse accompagnare re Pietro al famoso duello di Bordeaux, fu condotto in Aragona (1283). Qui si distinse con tale valore nella lotta contro i Francesi a Besalú, da esser citato con parole lusinghiere dal cronista catalano Ramòn Muntaner (cap. 134). Questa prova di fedeltà valse all'A. il ritorno in patria. Giunto in Sicilia con cinque navi, accorse a rinforzare la flotta di Ruggero di Lauria partecipando alle scorrerie contro le isole di Procida ed Ischia (1296). Salvò, inoltre, la città di Piazza dall'assedio angioino e nel 1300 si distinse per valore (sfortunato, per altro) nella battaglia navale combattuta nelle acque di Catania. In questa occasione fu ferito, preso prigioniero e trasportato dagli Angioini a Catania, ove mori nello stesso anno.
Fonti e Bibl.: Saba Malaspina, Historiae continuatio, in R. Gregorio, Bibliotheca scriptorum.II, Panormi 1792, pp. 397-398; Cronache catalane del sec. XIII e XIV, una di R. Muntaner, l'altra di B. d'Esclot, II, Palermo 1863, p. 491; Documenti inediti estratti dall'Arch. della Corona d'Aragona e pubblicati dalla Sovrintendenza agli Arch. della Sicilia, Palermo 1882, pp. 23, 171, 219, 243, 344, 369, 505, 614; Due cronache del Vespro in volgare siciliano del sec. XIII, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXXIV, 1, a cura di E. Sicardi, pp. XXIII, XXXVII, LXXXV, CIX-CX, 8-9, 50-51, 66-67, 108, 130; A. De Stefano, Il registro notarile di Giovanni Maiorana (1297-1300),Palermo 1943, pp. 33, 106, 116, 157; G. La Mantia, Codice diplomatico dei re aragonesi di Sicilia, II, Palermo 1918, pp. 179, 183-184, 233, 300, 301; G. Di Ferro, Biografia degli uomini illustri Trapanesi, I, Trapani 1830, pp. 17-26; M. Amari, La guerra del Vespro siciliano, Milano 1886, I, pp. 117-118, 152, 287-288, 358-366;III, p. 458.