Altoviti, Palmieri (Palmiere)
Figlio, del giudice Ugo di Altovito e di una monna Diana; sposò Ermellina di Bindo di Lottieri Ferrucci, dalla quale non ebbe discendenza. Fu giureconsulto come il padre e come lui cavaliere ‛ a spron d'oro '; ebbe parte non secondaria nella storia fiorentina tra la fine del secolo XIII e gli inizi del XIV; fu uno dei giuristi che dapprima appoggiarono la politica antimagnatizia di Giano della Bella, ma in seguito si schierarono fra gli avversari di lui e contribuirono a perderlo politicamente. Già ambasciatore del comune a Orvieto, fu eletto per il sesto di Borgo a far parte della signoria del bimestre 15 dicembre 1292 - 15 febbraio 1293, che promosse la compilazione degli Ordinamenti di Giustizia e li portò all'approvazione dei consigli fra il 10 e il 18 gennaio.
Poco dopo, tuttavia, seguì l'orientamento politico del suo ceto collocandosi fra gli avversari di Giano quando questi si propose di eliminare con nuovi provvedimenti legislativi i danni che derivavano al popolo dall'applicazione formalistica e artificiosa del diritto vigente fatta da molti giudici e notai cittadini. E quando (9 dicembre 1294) fu eletto a far parte - per il sesto di Borgo; era con lui Dino Compagni - della commissione dei XIV Arbitri incaricati di rivedere il testo degli Statuti del podestà e del capitano per uniformarlo con quello degli Ordinamenti, egli si adoperò con altri giuristi inclusi fra i commissari per procurare la rovina politica del della Bella (1295) mediante un'azione spregiudicata, che il Compagni descrive nella sua cronaca. Insieme a lui agì contro Giano anche Baldo d'Aguglione, che era stato uno dei compilatori degli Ordinamenti; prendendo quella posizione, essi intendevano ingraziarsi i magnati di cui ritenevano prossima la rivincita. L'evoluzione dell'atteggiamento politico dell'A. lo indusse ad aderire ai Cerchi, e ciò gli permise di continuare a far parte del ceto di governo del comune in posizioni di rilievo. Fu nuovamente priore nel bimestre 15 giugno - 15 agosto 1295 e trattò la partecipazione di Firenze alla lega di Empoli; l'8 maggio 1296 fu eletto dal Consiglio Generale capitano del popolo di Pistoia. Ancora due volte fu priore, dal 15 dicembre 1297 al 15 gennaio 1298, e dal 15 aprile al 15 giugno 1301. Il suo nome è ricordato in questi anni fra quelli dei Bianchi più importanti; della Parte bianca fu portavoce, insieme a Lapo Salterelli, nelle trattative con Carlo di Valois.
Con D. fu inviato ambasciatore a Bonifazio VIII e con lui fu condannato per ‛ baratteria ' il 27 gennaio 1302 e, ancora, il 10 marzo e 26 giugno seguenti. L'essere stato coinvolto nella rovina politica della Parte bianca lo avvicina a D., col quale, peraltro, non ebbe nulla in comune prima e dopo questi avvenimenti; è in errore il Bruni quando dice che D. e l'A. furono membri dello stesso collegio di priori, perché D. fece parte della signoria nel bimestre 15 giugno - 15 agosto 1300. Anche l'A. prese la via dell'esilio, ma, invece di far ‛ parte per sé stesso ', si avvicinò, come altri dei Bianchi, ad Arrigo VII e s'inserì nella corte dell'imperatore prestando ai suoi tribunali la propria esperienza di legista. Nel 1311 era presente all'atto di sottomissione dei Cremonesi che egli aveva contribuito a condannare sedendo fra i giudici del tribunale imperiale; nel Natale dello stesso anno, a Genova, è ricordato fra i legisti presenti alla solenne cerimonia durante la quale Arrigo VII pronunciò la sentenza di bando contro Firenze. L'atteggiamento di aperta ostilità fu ricambiato dal comune di Firenze con l'esclusione di Palmieri dalla ‛ riforma ' di Baldo d'Aguglione (27 agosto 1311), con la quale si richiamavano in patria gli esuli. L'A. seguì Arrigo VII fino al 1313 e dopo la morte di lui si ritirò in Pisa, ove morì nel 1320 e fu sepolto nella chiesa di San Francesco.
Bibl. - Le consulte della Repubblica fiorentina dall'anno 1280 al 1298, a C. di A. Gherardi, II, Firenze 1898, passim; Liber censuum communis Pistorii, a C. di Q. Santoli, Pistoia 1915, 392; Consigli della Repubblica fiorentina, a C. di B. Barbadoro, 11, Bologna1921, 10, 33; I 2, ibid. 1930, 636; Acta Henrici VII, a C. di G. Dönninges, Berlino 1839, 20; Piattoli, Codice 103, 105, 108; Marchionne Di Coppo Stefani, Cronica fiorentina, a C. di N. Rodolico, in Rer. Ital. Script. XXX 1, città di Castello 1903, 70, 75; D. Compagni, Cronica, a C. di I. Del Lungo, ibid. IX 2, 41, 43, 73-75, 95, 142; L. Bruni, Historiarum fiorentini populi libri XII, a C. di E. Santini, ibid. XIX 3, 106; L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia Alberti, Firenze 1871; F.T. Perrens, Histoire de Florence, II, Parigi 1877, 409; III, ibid. 1877, 61; Davidsohn, Forschungen III 313, IV 569; ID., Storia II II 717-720, 745-746, III 52, 136, 199; Zingarelli, Dante, passim.