Togliatti, Palmiro
Politico (Genova 1893-Yalta 1964). Militò nella gioventù socialista (dal 1914) e dopo essersi laureato in giurisprudenza a Torino (1915) prese parte alla Prima guerra mondiale. Collaborò con A. Gramsci all’Ordine nuovo (1919) e fu tra gli animatori del movimento dei consigli di fabbrica. Iscritto al PCd’I fin dalla sua fondazione (1921), membro del Comitato centrale (1922), si schierò contro la politica di A. Bordiga. Dopo l’arresto di Gramsci divenne segretario del partito (1927) e a Parigi, dove si era rifugiato, fondò la rivista Stato operaio. Membro della segreteria del Comintern (1934), in occasione del VII Congresso (1935) fu tra i più convinti sostenitori della necessità di una politica unitaria antifascista, tradottasi poi nei fronti popolari. Inviato (1937) dal Comintern in Spagna durante la guerra civile come consigliere del Partito comunista spagnolo, nel 1939 fu in Francia dove subì un breve arresto; liberato (1940), riparò a Mosca e di lì condusse durante la guerra, con lo pseudonimo di Mario Correnti, un’intensa propaganda radiofonica. Tornò in Italia nel marzo 1944 e, rimandata alla fine della guerra la questione istituzionale, impresse al partito una nuova linea politica («svolta di Salerno») tesa a promuovere la collaborazione tra tutte le forze antifasciste, con la prospettiva di inserire il movimento operaio nell’opera di ricostruzione del Paese. Ministro senza portafoglio (apr.-dic. 1944), vicepresidente del Consiglio (dic. 1944-giugno 1945), fu ministro della Giustizia (giugno 1945-luglio 1946), membro della Costituente e dal 1948 deputato. Nel luglio 1948 fu vittima di un attentato che turbò profondamente il Paese. Rieletto segretario generale al V Congresso del partito (dic. 1945-genn. 1946), adottò una linea gradualistica basata sull’accettazione del metodo democratico e su una concezione dei rapporti internazionali tra i partiti comunisti ispirata a una sostanziale autonomia e sintetizzata nella formula della «via italiana al socialismo». Parallelamente T. manifestò una costante solidarietà nei confronti dell’URSS, anche dopo il XX Congresso del PCUS e l’invasione sovietica dell’Ungheria (1956), che pure generarono una profonda crisi all’interno del partito. Proprio a partire dal 1956, tuttavia, T. lanciò la formula del «policentrismo», che riaffermava, su nuove basi, la necessità di tener conto delle specifiche situazioni nazionali e l’impossibilità dei singoli partiti comunisti di aderire a un modello predeterminato di socialismo. All’approfondimento di quest’analisi T. dedicò i suoi ultimi anni e a essa si ispira il suo ultimo scritto, il Memoriale di Jalta, pubblicato postumo (sett. 1964). Tra le opere: Discorsi agli italiani (1945); Politica comunista (1945); Per la salvezza del nostro paese (1946); Linea d’una politica (1948); Pace e guerra (1949); La politica unitaria e nazionale dei comunisti (1958); Problemi del movimento operaio internazionale (1962); La formazione del gruppo dirigente del PCI nel 1923-1924 (1962); Momenti della storia d’Italia (1963). Oltre all’ed. delle Opere (6 voll., 1967-84), è da ricordare il vol. postumo I corsivi di Roderigo (1976), che riunisce gran parte dei suoi interventi (1944-64) nel dibattito politico-culturale, da lui firmati sulla rivista Rinascita con lo pseudonimo di Roderigo di Castiglia.