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PAMFILIA

di Lino BERTAGNOLLI - Giuseppe FURLANI - Roberto PARIBENI - - Enciclopedia Italiana (1935)
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PAMFILIA (A. T., 88-89)

Lino BERTAGNOLLI
Giuseppe FURLANI
Roberto PARIBENI

Regione dell'Asia Minore meridionale, prospiciente il Golfo di Adalia, costituita d'una pianura alluvionale riparata verso il nord dalla catena marginale, straordinariamente calda e malarica durante l'estate, per cui, malgrado la fertilità dei terreni, è assai poco popolata e solo qua e là coltivata con colture anche proprie delle regioni tropicali (palma, canna da zucchero). Si possono peraltro distinguere 3 sezioni tra loro diverse specialmente per quanto riguarda acque, popolamento e colture. Nella Pamfilia interna la pianura è alquanto mossa e variata da basse colline che segnano le ultime propaggini dei Monti della Pisidia, e le sue vallate sono le più coltivate e popolate, i campi si alternano alle macchie mediterranee, e tra i frutteti emergono le rovine di antichi borghi e città. La media pianura è già più uniforme, meno popolata e meno coltivata; i campi a grano, a mais, a sesamo, a tabacco, a cotone e a legumi sono già più limitati per dare posto ai pascoli naturali, animati da mandrie di bufali, alle zone acquitrinose e malariche, coperte di canne e di giunchi, e ai boschi isolati di querce e di frassini, di carrubi e di acacie. Malgrado la fertilità dei terreni alluvionali, la zona è quasi solo pastorale ed è frequentata da pastori nomadi che durante l'estate si ritirano verso le vallate più interne e non minacciate dalla malaria. Del tutto spopolato è poi l'orlo costiero, a lagune e acquitrini e a bassifondi sabbiosi, specie in vicinanza delle foci dei fiumi; solo nella Pamfilia occidentale si hanno coste alte, in corrispondenza della zona di transizione alla Licia, arida e sterile, coperta da uno spesso strato di tufi calcarei e incisa dai fiumi che, per arrivare al mare, devono superare, lungo la costa, delle cascate fino di 40-50 m. Sull'orlo di quest'altipiano tufaceo si stende ad anfiteatro Adalia (Ānṭāliyah, con 25.000 ab.), il capoluogo e unica cittadina della regione, in bella posizione, nascosta fra superbi giardini di agrumi. Il suo porto è un buon centro per l'esportazione di legname da costruzione verso l'Egitto, di grano, cotone e pelli.

Storia. - Il territorio dell'Asia Minore meridionale che andava dalla costa del Mare Mediterraneo alla catena del Tauro e aveva a oriente la Cilicia, a occidente la Licia e a settentrione la Pisidia appartenne nella seconda metà del secondo millennio a. C. al paese di Arzawa, col cui re l'impero di Hatti ebbe a guerreggiare parecchie volte. Segnatamente il re degli Hittiti Mursilis II (1347-1320 circa) condusse nel terzo e quarto anno del suo regno una campagna militare fortunata contro il re di Arzawa e lo vinse. Non sappiamo quale fosse la lingua del paese in questo periodo, ma le due lettere arzawite trovate a Tell el-‛Amārnah sono scritte in lingua hittita. Erodoto nomina i Pamfilî tra le nazioni dell'Asia Minore. Egli riferisce anche la leggenda, secondo la quale gli abitanti del paese deriverebbero da una colonia condotta ivi dopo la guerra di Troia da Amfiloco e Calcante. Il paese aveva già nel periodo pregreco alcune importanti città, come Olbia, Side, Aspendo, Perge. Il paese fu sottomesso più tardi dai re della Lidia, poi passò sotto il dominio dei Persiani e di Alessandro il Macedone. Alla sua morte fu disputato, come le altre regioni dell'Asia Minore, nelle lotte tra i diadochi; fu prima in possesso di Antigono Monoftalmo, poi dopo Ipso (301 a. C.) passò a Lisimaco, finché con la battaglia di Corupedio (282) venne con quasi tutta l'Asia Minore in potere dei Seleucidi, che lo tennero sino alla battaglia di Magnesia.

In seguito alla vittoria riportata dai Romani su Antioco III di Siria a Magnesia (anno 190 a. C.), tutta l'Asia Minore a ponente del Tauro, che Antioco dovette sgombrare, fu assegnata agli alleati di Roma. I Rodî ebbero la Caria e la Licia, il re di Pergamo la Misia, la Lidia, la Frigia, la Licaonia. Per la Pamfilia non si parla di cessione al re di Pergamo, ma il vedervi sorgere una città che dal nome di uno di questi sovrani (probabilmente Attalo II) si chiama Attalea (mod. Adalia) ci assicura che il loro dominio vi si dovette affermare o subito dopo Magnesia o poco appresso. Il re Attalo III morendo nel 133 lasciò il proprio regno ai Romani, che cominciarono a porre definitivamente il piede in Anatolia, costituendovi la provincia d'Asia. Nome orgoglioso, ma in fatto modesta cosa, ché non vi era compresa se non la parte del regno di Pergamo bagnata dall'Egeo, e questa pure con non poche città greche libere. La Pamfilia non fu occupata che trent'anni più tardi e insieme con la Frigia e con la Pisidia riunita a una nascente provincia di Cilicia. E con questa, e perfino durante qualche periodo con la più lontana Siria, essa fu riunita, fino a quando nell'anno 43 d. C. l'imperatore Claudio ridusse a provincia anche la Licia, la quale, per essere stata fedele a Roma nei difficili momenti delle guerre mitridatiche, era stata fino allora lasciata libera. Licia e Pamfilia formarono allora una provincia unica, che ebbe da Vespasiano definitiva sistemazione con governatore di nomina imperiale e di rango pretorio. La forma di federazione di libere città in Licia (κοινὸν λυκίων) fu ancora conservata, s'intende con più limitate attribuzioni, e forse qualche cosa di analogo si ebbe anche in Pamfilia (alcune iscrizioni ricordano una ϑέμις Παμϕυλιακή e un Παμϕυλιάρχης). Adriano, che visitò la provincia, trovandola completamente pacifica, la concesse al governo del senato. Dopo Costantino, col provvedimento di suddividere le provincie, la Licia e la Pamfilia ebbero due governatori separati. Città principali della Pamfilia romana: Side, forse la metropoli, Perge con un celebre santuario di Artemide, Aspendo, Attalea che ricevette da Augusto coloni romani.

Bibl.: A. Gözre, Die Annalen des Muršiliš, Lipsia 1933, p. 36 segg.; T. Mommsen, Le provincie romane da Cesare a Diocleziano, trad. it. De Ruggiero, Roma 1888-90; J. Marquardt, Organisation de l'empire romain, trad. franc., Parigi 1892, II, p. 303; A. Domaszewski, Die Festära der pamphylischen Städte, in Numismatische Zeitschr., 1911; W. Kubitschek, Der pamphylische Kalender, in Wiener Studien, XXXIV, p. 347; Ch. Lanckoronski, Städte Pamphiliens und Pisidiens, Vienna 1890-92; R. Syme, Gulatia and Pamphylia under Augustus, in Klio, XXVII (1934), p. 122 segg.; V. Viale, Adalia colonia augustea, in Atti I Congr. naz. studi rom., 1928.

Vedi anche
Pisidia (gr. Πισιδία) Regione storica della Turchia meridionale, situata anticamente tra Panfilia, Frigia, Licaonia, Cilicia e Licia. Abitata dai Pisidi, popolo d’incerta origine, la Pisidia nel 2° millennio a.C. faceva parte del paese di Arzawa, fu poi assoggettata dagli Ittiti di Murshilish II. Fu nel tempo ... Cilicia (gr. Κιλικία) Regione dell’Anatolia di SE. Vi si distinguono cinque zone: la Cilicia montana (nell’antichità: C. Trachea o Cilicia aspera); il Tauro di Cilicia a O; l’Antitauro a N, l’Amano a E; e al centro la pianura cilicia, aperta verso il Golfo di Alessandretta e nucleo principale del paese. Coperta ... Aspendo (gr. ῎Ασπενδος) Antica città della Panfilia, fiorente già nel 5° a.C., di origine forse greca, ma sottoposta al re di Persia. Dopo Alessandro fu possesso dei Tolomei, poi dei re di Pergamo, passando quindi a Roma. Decadde dopo il 5° secolo.  ● Del periodo romano restano, presso l’odierno villaggio di ... Tauro (turco Toros Daǧlarÿ) Catena montuosa (lunga 900 km) che descrive due grandi archi nell’Anatolia meridionale, lungo la costa mediterranea. L’altezza media è di 2000-3000 m s.l.m., la massima si trova nel gruppo dei Monti Ala, nell’Antitauro (3756 m s.l.m.). Il sistema risulta composto da diversi tronchi ...
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