PAMIR (A. T., 93-94)
Il Pamir (più propriamente Panmir, o Bām-i dunyā "tetto del mondo") è un'elevata regione montuosa dell'Asia centrale, che costituisce un nodo orografico tra le catene del Hindu-Kush, Himālaya-Karakorum, K'uen-lun e T'ienshan. Il territorio, di contorno quadrangolare, è compreso tra 71° e 76° di long. E. e tra 37° e 40° di lat. N., per un'estensione di circa 100.000 kmq. ed è alto in media 3800 m.; politicamente è diviso tra Tagikistan, cui spetta la massima parte, e Afghānistān. Il Pamir è limitato ad ovest e ad est da regioni relativamente depresse (bacini dell'Amu-Darja e del Tarim), a nord da una ampia valle (Kyzyl-su) che lo separa dall'Alai, mentre a sud il limite è segnato dall'alto corso dell'Amu-Darja.
Il Pamir non è un vero altipiano, essendo occupato da varie catene montuose, le cui creste si elevano oltre 5000 m. e portano cime superiori anche a 7000. m. La parte più interna e quella orientale possiedono però ampie valli e bacini dai fondi elevati (3600-4200 m.), sì da riprendere gli aspetti dei prossimi altipiani tibetani. La parte occidentale invece è regione tipicamente periferica, con valli profonde, discendenti fino a 1500 m., ricchezza di ghiacciai e acque correnti, erosione attiva. In questa zona e nella parte centrale le catene hanno direzione prevalente da occidente a oriente; le principali sono quelle del Trans-Alai (Picco Lenin, m. 7127), Darvaz (Picco Garmo, m. 7495), Rošan, Aličur, Pamir, Vachan. Nella zona orientale le catene corrono in prevalenza da nord a sud; a quella del Sary-Kol succedono ad est le alte catene marginali del bacino del Tarim (Muztagh Ata, 7860 m.). Attraverso queste ultime i fiumi tributarî del bacino del Tarim hanno scavato profonde gole.
Graniti e scisti cristallini prendono gran parte nella costituzione delle catene del Pamir, insieme con conglomerati, arenarie e scisti del Paleozoico. Terreni mesozoici e terziarî (calcari, arenarie, scisti argillosi) occupano estensioni limitate. Il Quaternario è ampiamente rappresentato da alluvioni fluvio-glaciali e torrentizie, che rendono piane e larghe le valli interne (i "pamiri"), poi da morene (tracce di due glaciazioni), depositi lacustri, ecc. Masse detritiche eluviali nascondono spesso la roccia in posto. Nel Pamir vengono a collegarsi le pieghe delle grandi catene asiatiche; la regione subì un intenso corrugamento nel Paleozoico, seguito da altri minori verso la fine del Mesozoico e nel Terziario superiore.
Quanto al clima, la zona centrale è nettamente continentale, desertica: grande secchezza dell'aria, minime precipitazioni, forti variazioni di temperatura (Pamirskij Post a 3640 m.: temp. gennaio −18°,4, luglio 13°,9, piogge mm. 62). Il suolo è permanentemente gelato a piccola profondità. La zona occidentale ha inverni più miti e precipitazioni non scarsissime; anche nella parte orientale, più fredda, le precipitazioni non mancano sulle alte catene, sì che il Muztagh Ata ha considerevoli ghiacciai. I ghiacciai maggiori stanno però nella zona occidentale, dove il ghiacciaio Fedčenko è il ghiacciaio più lungo (km. 77) al di fuori delle regioni polari (limite nevi a 3500-5200 m.). L'abbondanza delle acque fluviali è proporzionata allo sviluppo glaciale; laghi sono invece soprattutto frequenti nella parte centrale (Kara-kul, Jašil′-kul, Šor-kul, ecc.).
Le formazioni arboree sono nel Pamir limitate ad alcune valli più profonde, lungo i fiumi (principalmente pioppi, salici, Hippophaë); fin quasi a 4000 m. si possono trovare arbusti e anche più in alto i pascoli alpini, ma solo nella zona occidentale più umida. Estesissime le aree nude o steppose; anzi nella parte centrale solo in qualche punto si trovano arbusti.
La fauna del Pamir annovera due tipici animali di montagna: una pecora (Ovis Polii) e lo stambecco (Capra sibirica). Orsi, pantera delle nevi, lupo, volpe sono i carnivori più diffusi. Frequentissime le marmotte.
La popolazione è scarsa, aggirandosi sui 30.000 ab. di cui circa un decimo sono Kirghisi, pastori nomadi, che vivono soprattutto nella zona centrale, e allevano jak, pecore, capre, pochi cammelli. Il rimanente è costituito in massima parte dai cosiddetti Tagichi (Tadžik) delle montagne, rude popolo di agricoltori sedentarî. Questi Tagichi hanno statura media, faccia allungata, occhi profondi e scuri per lo più bruni ma anche azzurri o grigi; i capelli possono essere anche biondi, la pelle nelle parti coperte è assai chiara. I Tagichi sono affezionati alla loro terra e hanno profondo sentimento familiare. Sono in gran parte musulmani sciiti, e vivono in piccoli villaggi dalle case di legno, coltivando in modo primitivo la terra (ma con l'ausilio necessario dell'irrigazione), dalla quale ritraggono grano, orzo, segala, miglio, fagioli, canapa, ecc. Nelle valli più profonde numerosi sono gli alberi da frutto (specialmente albicocchi e noci). Viene praticato anche un notevole allevamento di buoi, pecore e capre.
L'esplorazione del Pamir è opera degli ultimi sessant'anni all'incirca. È dubbio che Marco Polo abbia attraversato la regione, comunque fornì di essa buone notizie. Dopo il missionario portoghese Benito de Goes (1603), il primo europeo che penetrò nel Pamir fu J. Wood (1837). La vera esplorazione s'iniziò però soltanto con il russo A. P. Fedčenko (1871), che scoprì il Trans-Alai, e con la missione inglese di Kashgar (1873-74), condotta da Douglas Forsyth (geologo Stoliczka). Col procedere della conquista russa nel Turkestan, vengono sempre più numerosi i viaggiatori russi: una spedizione militare, al comando del generale M. D. Skobelev, penetrava nel Pamir, aprendo le vie dell'interno. Seguì il geologo Mušketov (1877) che si spinse fino al Kara-kul, e quindi N. A. Severcov giungeva allo Jašil-kul, mentre Ošianin penetrava nel paese da nord-ovest. Nel decennio successivo alle spedizioni russe di D. L. Ivanov (1883; ampio contributo alla conoscenza di tutto il Pamir, prime buone carte), G. E. Grum-Gržimajlo, Grombčevskij, determinate anche dal desiderio d'aprire una via all'India, se ne aggiunsero di inglesi, che invece dall'India provenivano, ma pure con finalità prevalentemente politiche, tedesche (A. Regel 1881 e 1882-83), francesi (P.-G. Bonvalot e G. Capus 1880-82, 1887). Le catene orientali furono visitate da Younghusband (1887) e dal geologo K. Bogdanovič.
Del 1894-95 sono le importanti esplorazioni di Sven Hedin nel Pamir (parecchi itinerarî nella zona centrale e orientale, studio del Muztagh Ata). Nel 1894 viaggiava nel Pamir l'italiano F. de Rocca, e nello stesso anno N. G. Curzon visitava il Pamir meridionale. L'anno seguente si svolsero i lavori per regolare i confini tra Russi e Inglesi.
I Russi tennero poi di gran lunga il predominio nell'esplorazione del Pamir (particolarmente fruttuosi i viaggi della signora O. A. Fedčenko, 1903-04 e 1906, e di Koršenevskij). Sono però da ricordare i viaggi del danese O. Olufsen (1896-97 e 1898-99), la spedizione americana Pumpelly (1903), i lavori topografici dell'inglese A. Stein (1900-1913) nelle catene orientali, i viaggi di A. Schultz (1909 e 1911-12). Una spedizione tedesca condotta da W. K. Rickmers esplorò nel 1913 il Pamir nord-occidentale, specialmente la zona dei grandi ghiacciai. Nel dopoguerra gli studî dei Russi sulla regione si sono intensificati. Una grande spedizione tedesco-russa (ancora condotta dal Rickmers per la parte tedesca) ha avuto luogo nel 1928, nell'Alai e nel Pamir occidentale; ad essa si deve, tra l'altro, il rilievo del ghiacciaio Fedčenko. Nel 1929 viaggiava nel Pamir anche E. Toeplitz Mrozowska.
Bibl.: W. Geiger, Die Pamirgebiete, Vienna 1887; N. G. Curzon, The Pamirs and the source of the Oxus, Londra 1896; A. Schultz, Landeskundliche Forschungen im Pamir, Amburgo 1916; F. Machatschek, Landeskunde von Russich-Turkestan, Stoccarda 1921; H. v. Ficker e W. R. Rickmers, Wissenschaftliche Ergebnisse der Alai-Pamir Expedition 1928, Berlino 1932; J. D. V. Nalivkin, P. P. Čuenko, ecc., The geological structure of the Pamirs, Trans. Geol. Prospect. Serv. of U. R. R. S., 1932; E. Toeplitz Mrozowska, La prima spedizione italiana attraverso i Pamiri, Roma 1930.