PANAMÁ (A. T., 153-154)
Repubblica dell'America Centrale, che comprende la parte più meridionale e più stretta della regione degli istmi ed è bagnata a nord per 760 km. dall'Oceano Atlantico e a sud per 1220 km. dal Pacifico, il quale vi forma il grande golfo omonimo. Essa confina a ovest con la Costa Rica (il confine, con andamento irregolare, va dalla Punta Carreta, sull'Atlantico, al Golfo Dulce, sul Pacifico, passando per il Pico Blanco, 3565 m.) e ad est con la Colombia (il confine segue la displuviale tra il bacino del Río Tuyra e quello dell'Atrato, e va dal C. Tiburón, Atlantico, alla Bahía Octavia, Pacifico, passando sulla cresta della Serrania del Darien). Ma il territorio della repubblica è diviso in due parti dalla Zona del Canale (Canal Zone), che gli Stati Uniti hanno avuto in uso perpetuo dal Panamá e che è costituita da una striscia di territorio stendentesi per alcuni km. da ambedue le parti del canale interoceanico e vasta 1433 kmq. (da essa, peraltro, restano escluse le città di Panamá e di Colón).
La superficie della repubblica è calcolata di 74.522 kmq. (4° posto tra gli stati centro-americani), equivalente a quella complessiva del Piemonte, della Lombardia e del Veneto. Per popolazione assoluta (483 .780 abitanti secondo il censimento del 1933) il Panamá è all'ultimo posto tra le repubbliche dell'America Centrale.
Esplorazione e storia. - Le coste dell'istmo di Panamá che prospettano il Mar Caraibico furono avvistate forse per la prima volta da A. de Ojeda nel 1499, certo da R. Galván de Bastidas nel 1501, ma furono poi esplorate in tutto il loro percorso, l'anno dopo, da Colombo nel suo quarto viaggio. Egli, avendo avuto vaga notizia dell'esistenza di un vasto mare a breve distanza a oriente, dovette anche intuire la natura istmica della regione, per quanto persistesse a ritenerla un lembo del continente asiatico. Merito di Colombo è anche il primo tentativo di fondare in questa regione una colonia, tentativo che per allora fallì; ma il luogo designato dovette in seguito sembrare opportuno, poiché nel 1510 la colonia venne ricostituita per opera di Diego di Nicuesa, governatore della provincia detta Castilla del Oro. Ma nell'anno medesimo Martín Fernández de Enciso, già compagno di Ojeda, trasferì la colonia sulle rive del Tuyra, fondando la città di Santa María la Antigua del Darien. Una rivolta dei coloni avendolo costretto a fuggire, la colonia passò agli ordini di Vasco Núñez de Balboa, uno dei compagni di Bastidas nel viaggio del 1501. Nel settembre 1513 (il 25 o 26), Núñez in una delle sue esplorazioni, inoltratosi attraverso le foreste che rivestono l'estuario del Darien, avvistò il Pacifico, del quale prese possesso in nome del re di Spagna. Nel 1519, Pedro Arias Dávila, successore del Balboa, fondò la città di Panamá, che costituisce, attualmente, la più antica delle città rimaste fra quelle fondate dai "conquistadores". Fra i tanti governatori che si succedettero, è opportuno ricordare Francisco de Barrionulvo, perché, sotto di lui (1534-36) vennero iniziati gli studî per una comunicazione interoceanica, ma, occorrendo, per la sua attuazione, una somma enorme, nulla di positivo venne compiuto. Con Pedro Vázquez de Acuña (1536-39), termina il periodo della conquista, la regione cominciando ad essere organizzata stabilmente. Il successivo periodo (1539-1745) è caratterizzato da avvenimenti, quali la rivolta dei negri schiavi, le scorrerie di Drake e di Morgan, l'invasione dei Mosquito dal Nicaragua, l'abbandono della rotta dell'istmo da parte dei galeoni spagnoli, le aspirazioni inglesi, l'opera dei gesuiti.
Gli schiavi, importati in grande numero dai "conquistadores", si rivoltarono ai loro padroni e nominarono re uno dei loro, chiamato Bayano: unite tutte le forze rivoltose, il nuovo re riuscì a tenere per diversi mesi l'intera regione in effervescenza, finché fu catturato e giustiziato a Siviglia. Gli ultimi anni del sec. XVI sono famosi per le scorrerie del pirata Drake il quale, aiutato da altri corsari e da bucanieri, devastò e rase al suolo diverse città, fra le quali Nombre de Dios, che, una volta riedificata, prese il nome di San Felipe de Porto Bello (1597). Questa località, in breve volgere d'anni, aumentò notevolmente la propria importanza, essendo divenuta il luogo d'imbarco dei galeoni spagnoli in rotta verso la madre patria. Contro di essa volsero le loro mire, nel sec. XVII, i filibustieri, capitanati dall'inglese Morgan, che riuscì a impadronirsi, radendole al suolo, di Porto Bello e Panamá. Queste spedizioni, che si susseguirono, sotto altri comandanti, per tutto il secolo, ebbero il loro compimento con l'apparizione degli Scozzesi, il cui capo, William Paterson, riuscì a stabilirsi sulle coste del Darien, creando, sul territorio abbandonato dagli Spagnoli, alcuni stabilimenti della sua compagnia: finalmente; sia a causa del clima sia per i diversi attacchi spagnoli, gli Scozzesi furono costretti ad evacuare i posti occupati. Dal 1728 al 1741 avvenne, di notevole, un'invasione di indiani Mosquito dal Nicaragua, e alcune scorrerie piratesche effettuate di accordo con gl'indigeni del Darien: queste incursioni e invasioni furono troncate dall'energica azione del meticcio Luis García, aiutato dalle forze di Spagna. Più tardi, però, disgustato il García per non essere stato compensato come si doveva, si fece promotore di una serie di ribellioni che, interrotte per la sua cattura e conseguente condanna a morte, ebbero a terminare soltanto nel 1741, in seguito alla stipulazione di un trattato con i varî cacicchi.
Oltre a queste invasioni e a queste rivolte, gl'Inglesi, i quali miravano alla distruzione del commercio spagnolo, tentarono ripetute volte di stabilirsi nell'istmo, alleandosi con una potente organizzazione di contrabbandieri; ma i loro tentativi naufragarono tutti. La Compagnia di Gesù, in forza del trattato del 1741, tentò far opera di proselitismo nel Darien, ma essendo stati molti fra i suoi missionarî trucidati dagli Indios, abbandonò l'idea di evangelizzare l'istint0. Verso la metà del secolo XVIII l'istmo perdette il commercio dei galeoni, essendo stati questi avviati lungo la rotta, più lunga ma più sicura, del capo Hoorn: tale fatto ebbe, come naturale conseguenza, la rovina di Porto Bello e delle popolazioni panamiane che di tale commercio vivevano. La decadenza della regione fu completa, dato che anche i capitali, che fino allora erano investiti nel Panamȧ, vennero trasferiti in altre località più redditizie e che l'industria mineraria del Darien non ebbe adeguato sviluppo per le continue incursioni degl'indigeni che, nel 1758, trucidarono una grande quantità di Francesi i quali, protetti dalla Spagna, lavoravano in tali miniere. Tentativi per riportare Panamá in uno stato di benessere vennero compiuti, ma sempre senza risultati tangibili; il Panamá e tutta la regione soffrivano di un penoso decadimento economico. Sul finire del sec. XVIII, la popolazione del Panamá non arrivava ai 72.000 ab., fra i quali predominavano gli Spagnoli e i creoli; gl'indigeni, i negri e i meticci si erano dedicati quasi esclusivamente ai lavori agricoli, all'allevamento e al lavoro nelle officine che andavano formandosi. L'istruzione pubblica, assai rudimentale, ebbe a soffrire un fiero colpo con l'allontanamento dei gesuiti. Tale la situazione, allorquando nell'America spagnola cominciarono a introdursi e a prendere piede le idee e le aspirazioni rivoluzionarie e d'indipendenza.
Dato che la maggioranza della popolazione era spagnola, era naturale che le aspirazioni d'indipendenza ormai diffuse sul continente americano, penetrassero anche fra gli abitanti del Panamá. A tal fine vennero organizzate due spedizioni comandate l'una dallo scozzese Mac Gregor che occupò di sorpresa Porto Bello, ma ne venne cacciata dal ritorno armato del generale Hore, governatore di Tierra Firme; e l'altra dal generale ecuatoriano, di origine inglese, Illingworth il quale, con la nave chilena Rosa de los Andes sbarcò, occupandola, nell'isola di Taboga, assalì Guepí e facilitò l'indipendenza di Micai, Iscuandé, Buenaventura e Tumaco (1819). Da tale anno, si verificarono anche fra gl'indigeni, gli Spagnoli e la rimanente popolazione di Panamá, sintomi del movimento separatista che si concluse nel 1821 il 28 novembre, con la proclamazione dell'indipendenza del Panamá e con la sua unione alla Confederazione colombiana. Lunga, penosa, funestata da rivoluzioni e da vittime fu la vita del nuovo stato di Panamá unito alla Colombia. Per ottantadue anni vi furono alti e bassi nell'esistenza del Panamá per l'intraprendenza della Colombia, le mire degli Stati Uniti sul famoso canale, il desiderio dei Panameni i quali volevano raggiungere la completa libertà e indipendenza. Dopo un seguito di atti, fatti, trattative, questa, infine, venne realizzata il 4 novembre 1903. Poco dopo, venne firmato, tra la nuova repubblica riconosciuta e gli Stati Uniti, il trattato di Hay-Bunau-Varilla, relativo al canale. La Colombia effettuò un tentativo armato per far tornare Panamá sotto di essa, ma la spedizione si disfece prima di prendere contatto con Panamȧ, nelle impervie regioni che doveva attraversare.
Con la nomina di Manuel A. Guerrero a presidente della repubblica (20 novembre 1904), ha inizio il periodo contemporaneo della storia di Panamá; durante il quale, naufragate le trattative per una fusione con la repubblica di Costa Rica, fu ottenuta una rettifica di confini, il riconoscimento da parte della Colombia e la cessione agli Stati Uniti della Zona del Canale. Alla guerra mondiale il Panama partecipò alleandosi con la coalizione europea contro gl'Imperi centrali.
Rilievo. - La regione istmica del Panamá in epoche geologiche passate doveva estendersi assai più ampiamente, e fu ridotta com'è attualmente da un movimento di sommersione (calcolato a circa 200 m. sotto lo zero attuale) che ne affondò gran parte. Testimoniano questo movimento di sommersione la topografia del fondo sottomarino in prossimità delle coste panamene, e l'andamento irregolare e la conformazione delle coste stesse, dove si trovano, fra l'altro, delle rías (la maggiore è quella del Tuyra), valli sommerse con pendenze normali, che si aprono a forma d'imbuto. Assai più irregolare di quella dell'Atlantico è la costa del Pacifico, perché in questo oceano si verificano fortissime oscillazioni della marea (anche più di 6 m.; a Colón, sull'Atlantico, m. 0,68) e quindi l'abrasione marina ha potuto agire con maggior vigore, contribuendo alla parziale demolizione dell'istmo.
Quasi tutto il territorio è montuoso, poiché le parti basse sono state invase dal mare: piccole pianure d'origine recente si trovano tuttavia sul versante del Pacifico (di David, di Santiago) e sono tra le zone più fertili e più ricche della repubblica (colture di canna da zucchero, caffè e cacao). Gli allineamenti montuosi principali sono due: nel Panamá occidentale s'innalza la cordigliera che porta i nomi di Chiriquí (con l'estinto vulcano omonimo, alto 3433 m., e col Cerro Santiago, alto 2826 m.) e di Veragua (Cerro Horquete, 2600 m.: ma la maggior parte delle cime si mantiene tra i 1200 e i 1400 m.), e che è una prosecuzione della Cordigliere di Talamanca (Costa Rica); al di là del Passo di Culebra, alto soltanto 87 m. s. m. e utilizzato dal canale interoceanico, s'innalza la cristallina Sierra di S. Blas (900 m.), cui fa seguito l'assai più elevata e poco conosciuta Serrania del Darien (più di 2200 m.). Il rilievo della penisola di Azuero, che chiude a SO. il Golfo di Panamá, costituisce forse un terzo allineamento montuoso; è alto 980 m. circa e sembra si ricolleghi con l'allineamento formato dai rilievi delle penisole di Nicoya, di Osa e di Burica (v. costa rica) e dalla colombiana Cordigliera del Chocó.
L'attività vulcanica è cessata in tutto il Panamá, ma i materiali delle antiche eruzioni coprono su vasti tratti le sedimentazioni prevalentemente cenozoiche (dalle quali sporgono spesso nuclei cristallini) che costituiscono la regione (diffusissimi i sedimenti del Cenozoico inferiore, che subirono un piegamento nel Cenozoico medio). Il clima caldo e umido favorisce la disintegrazione delle rocce e quindi l'erosione: perciò le forme delle cime si presentano spesso dolci e arrotondate, cioè morfologicamente mature.
Condizioni climatiche. - Situato tra 6° 50′ e 9° 4′ di lat. N., il Panamá ha nel complesso clima equatoriale, cioè assai caldo e umido, non molto differente da quello degli altri paesi dell'America Centrale. Nelle parti basse costiere le temperature medie annue si aggirano sui 26-27°, con escursioni annue anche inferiori ai 2°, ed escursioni diurne di circa 8°: Colón ha una temperatura media annua di 26°,6, con un massimo di 27°, 1 in aprile e agosto, e un minimo di 25°,9 in novembre; Balboa Heights ha rispettivamente 25°,8; 26°,7 (aprile) e 25°,2 (novembre). Verso l'interno, col crescere dell'altezza le temperature diminuiscono, in media di 1° ogni 170 m. Le piogge abbondano particolarmente sul versante dell'Atlantico, dove soffiano, da dicembre a maggio, gli alisei di NE., che vi perdono la maggior parte della loro umidità, giungendo quasi secchi sul versante del Pacifico. Da giugno a novembre spirano venti meridionali, che apportano piogge su tutta la regione. Sul versante dell'Atlantico la quantità media annua delle piogge supera dappertutto i 2500 mm., e in qualche punto anche i 4000 (Bocas del Toro, 2714 mm.; Colón, 3249; S. Blas Farm, 3133; Porto Bello, 4004) e non c'è stagione secca, ma soltanto una stagione meno piovosa, che va di solito da gennaio ad aprile; sul versante del Pacifico la quantità annua delle piogge è solitamente inferiore ai 2000 mm. (Penonomé, 1836 mm.; Balboa Heights, 1742; Garachiné, 1699), superandosi notevolmente questa cifra, peraltro, nelle zone più elevate. Da gennaio a marzo si ha una vera stagione secca. Le condizioni sanitarie erano un tempo pessime, particolarmente nelle parti basse, dove abbondano le zone paludose, vivai di larve delle anofeli e delle stegomie, propagatrici della malaria le prime, della febbre gialla le seconde. Gli Spagnoli chiamavano il paese sepoltura de vivos: e tale esso era infatti, poiché v'infierivano le più pericolose malattie tropicali, quali le due sopra ricordate e inoltre la dissenteria, il tifo, il colera, il vaiolo, la peste, che facevano vittime innumerevoli specialmente tra i Bianchi. Ora le condizioni sono molto migliorate nel Panamá centrale, dopo le grandi opere di risanamento compiute dagli Stati Uniti prima e durante la costruzione del canale: infatti la mortalità è scesa fortemente tanto nella capitale (1905, 660‰; 1922, 21‰) quanto a Colon (dal 49 al 14‰). Insalubri sono tuttora vastissime zone basse, dove l'aria è carica di miasmi derivanti dalla rapida decomposizione dei vegetali e dove ancora le anofeli e le stegomie possono moltiplicarsi a milioni.
Acque continentali. - L'istmo è largo al massimo 190 km., e quindi non può avere corsi d'acqua di notevole sviluppo, specialmente sul versante dell'Atlantico, dove i rilievi seguono dappresso la costa; è da ricordare, peraltro, il Chagres, poiché il suo corso è stato utilizzato per la costruzione del canale. Sboccano nel Pacifico il Chepo (o Bayano), lungo 150 km., e il Tuyra, lungo 175; ambedue terminano con estuarî navigabili. I fiumi del Panamá sono in genere ricchi di acque, per l'abbondanza delle piogge, impetuosi nel corso montano, dove non sono infrequenti le rapide e le cascate, lenti, invece, nel corso inferiore, dove hanno letti sinuosi, ingombri di detriti vegetali e chiusi fra cortine di vegetazione, che nelle zone umide presenta un'esuberanza veramente spettacolosa.
Flora e vegetazione. - Tutto il territorio di questa regione è coperto di ricca vegetazione a carattere nettamente tropicale. Le foreste vergini sono foltissime e rese ancor più impenetrabili dalle liane: i loro alberi portano numerose epifite, fra queste molte Orchidee, tra cui è da segnalare la Peristeria elata Hook. dai fiori profumati bianco cerei, chiamata nel paese "fiore dello Spirito Santo" per il ginostemio perfettamente simile ad una piccola colomba bianca. Le palme sono abbondantemente rappresentate: Phytelephas jnacrocarpa, Cocos butyracea, C. nucifera e la Ciclantacea Carludovica palmata che, con le giovani foglie, fornisce il materiale per confezionare i noti cappelli di Panamá. L'Euforbiacea Siphonia elastica o Hevea guyanensis, nel cui lattice è contenuto caucciu̇, un tempo aveva molta importanza, ma oggi non ha più interesse perché sostituita dalle Hevea coltivate.
Molte sono le piante utili che forniscono legname da costruzione e da ebanisteria (Visinia latifolia, V. panamensis, Chrysophyllum cainito, Rheedia, Myrica parviflora, Achras sapota, Swiethenia mahagoni, Tecoma pentaphylla, ecc.), le piante tintorie (Ribes glandulosum, Weinmannia glabra, Coulteria tinctoria, Pterocarpus draco, Opuntia thuna, Ruellia tuberosa, Bixa orellana, Guaiacum arboreum, Rhizophora mangle, Condaminea tinctoria, ecc.), le piante medicinali (Cassia fistula, salsapariglia, vainiglia, contraierva, sambuco, Malva peruviana, ecc.), le piante da frutto tanto indigene quanto introdotte e quelle da resine e da gomme.
Fauna. - La fauna del Panamá, data la posizione geografica della regione, include elementi faunistici centroamericani e dell'America Meridionale. Tra i Mammiferi noteremo, fra i Primati, scimmie dei generi Ateles e Nyctipithecus. Dei Chirotteri citeremo il gruppo dei Phyllostomatidae tra i quali è caratteristico il vampiro rosso. L'Ozelot, l'Uudi, alcuni Procioni e Martore fra i Carnivori. Il Pecari fra gli Artiodattili e fra i Rosicanti varie Cavie, Paca, Istrici e Topi. Gli Sdentati sono anch'essi rappresentati dal Formichiere minore, dalla Tatusia e dal Tamandua. Opossum e Chironectes fra i Marsupiali.
L'avifauna risente del carattere comune alla fauna ornitologica neogea. In genere si tratta di forme comuni alla regione sonorana poiché le specie proprie della neogea sono diffuse nell'America Meridionale. Discretamente rappresentati nel Panamá sono i Rettili con varie specie di Ofidî, Sauri e Chelonî e anche gli Anfibî con le caratteristiche forme di Anuri, come il Nototrema nel quale le uova compiono il loro sviluppo in un marsupio dorsale della femmina. Interessante la fauna degl'Invertebrati, ricca di specie e di forme svariate.
Etnografia. - Al tempo della scoperta spagnola, nel territorio dell'attuale Repubblica di Panamá vivevano tribù appartenenti al gruppo Chibcha, che per lingua e per civiltà si allacciavano da un lato ai Guetar della Costa Rica (v.) e dall'altra alle popolazioni Chibcha della Colombia. Nel NO. vivevano i Changuina e i Dorasque, insediati intorno alla Laguna di Chiriquí e più tardi anche dietro il litorale di Chiriquí prospiciente il Pacifico; l'ultimo dei Dorasque morì nel 1882. Questa tribù belligere avevano raggiunto un grado notevole di civiltà per quanto si può giudicare dalle necropoli situate nelle loro regioni (specialmente sulle pendici del vulcano Chiriquí, nei llanos adiacenti); nei sarcofagi di pietra si sono trovati come suppellettili vasi di argilla e ricchi finimenti d'oro, fra cui un pendaglio a forma di aquila. Gli oggetti d'oro rappresentavano in tutto il territorio un ricercato articolo commerciale. A S. e ad O. dei Dorasque seguivano i Guaymi (da waimi "uomo"), che verso oriente si estendevano fin nei pressi di Natá, dove essi confinavano coi CoibaCueia. Come tutte le tribù della regione essi coltivavano il mais, con cui facevano la chicha, abitavano in capanne circolari a tetto conico (palenques) e vestivano un perizoma fatto di scorza d'albero. Il dipingersi il corpo era tanto importante che soltanto le anime di coloro i cui cadaveri erano stati giustamente dipinti riuscivano ad attraversare felicemente i tre fiumi sotterranei che si dovevano guadare per giungere nell'al di là. Agli stregoni, che si potevano trasformare in giaguari, in lucertole, in serpenti, erano attribuite tutte le disgrazie, anche la morte per malattia; se qualcuno moriva, le sue macine venivano spezzate, i suoi schiavi uccisi, distrutto insomma ogni suo avere. Il cadavere stesso veniva adornato riccamente, dipinto e deposto sopra un palco di pali, sotto il quale si teneva per 4 giorni un fuoco, e quindi veniva sepolto nella propria capanna. Nell'al di là si viveva 10 volte più a lungo che su questa terra, ma poi si faceva una "seconda morte" che significava il completo annientamento. Il creatore era Noncomala, che con una donna aveva generato sul fiume Guaymi un fanciullo e una fanciulla da lui poscia collocati come sole e luna in cielo; dopoché egli ebbe distrutto con un diluvio i primi uomini, creò una nuova umanità mediante un seme umano salvato e a lui consegnato dal dio dei venti Nubu che era venerato sopra un monte; da una parte di questa semenza andata a male, nacquero le scimmie. Si amavano e ancor oggi si amano le "balserias", balli durante i quali i giovani con lunghi e sottili bastoni di legno balsa assestavano all'avversario dei colpi sui malleoli. Oggi i Guaymi vivono, superficialmente cristianizzati e fortemente mescolati coi Negri, nell'interno delle provincie di Chiriquí, Veraguas, Los Santos e Coclé. A oriente di essi fino alla Colombia vivevano i Coiba-Cueva, successori dei quali sono gli attuali Cuna (indios bravos), che abitano a E. della zona del Canale; per la loro rigida organizzazione sociale sotto i cacicchi, come per le fogge dei loro ornamenti d'oro essi appartengono piuttosto alla Zona di civiltà colombiana che non all'America Centrale. Per la difficoltà di penetrazione nel loro territorio, i Cuna sono riusciti a conservare attraverso i secoli e fino ai tempi più recenti, una grande indipendenza dai varî governi del Panamá. Il sentimento della loro dignità e il loro amore per l'indipendenza sono messi in giusta luce dal fatto seguente. Quando una volta un'alta personalità americana della Zona del Canale volle trattare con essi per acquistare la sabbia della costa, richiesta per la costruzione delle chiuse di Gatun, si ebbe questa risposta: "Chi ha creato la sabbia, l'ha creata per i Cuna che furono, che sono e che saranno. Perciò essa non è soltanto nostra e noi non possiamo venderla." Oggi essi sono diventati più docili agl'influssi delle civiltà straniere. I Cuna sono circa 30.000, mentre il numero dei Guaymi ancora semipuri è di circa 5000. Nel Panamá sudoccidentale abitano, fin dal tempo della conquista, tribù Chocó, una volta assai temute per le loro frecce avvelenate. Stranieri fra le tribù Chibcha erano i Nahua, che il conquistatore Rodrigo de Contreras aveva condotto nel 1539 nella Valle del Río Tarire, a O. dei Chanquina; i Chuchure, nel Nombre de Dios, Mosquito originarî dell'Honduras e dediti alla pirateria; e una colonia di Choroteghi che dalla Costa Rica era stata spinta fino nel Panamá occidentale (Parita). Tutti questi sono estinti.
Popolazione e centri abitati. - Il Nicaragua e il Panamá sono le meno densamente popolate delle repubbliche dell'America Centrale, con soli 6,3 ab. per kmq. Per popolazione assoluta, come si è già detto, il Panamá è all'ultimo posto (483.780 ab.). Ancora nel 1843 la provincia colombiana che corrispondeva all'attuale repubblica aveva soltanto 119.000 ab., saliti a 138.000 nel 1851 e a 200.000 nel 1870. Un aumento relativamente rapido si ebbe durante e dopo la costruzione del canale: 341.000 ab. nel 1911, 434.000 nel 1920, 467.000 nel , 1930. L'insediamento trova migliori condizioni sul versante meno umido del Pacifico, fatto comune a tutte le altre repubbliche centro-americane; ivi, infatti, si riscontrano le maggiori densità (24 ab. per kmq. nella provincia di Coclé, 17 in quelle di Herrera e Los Santos). Poco meno di un quinto della popolazione dello stato vive nelle due città di Panamá (82.827 ab.) e di Colón (33.460 ab.); nessun altro centro supera i 10.000 ab. (David, 5041; Chitré, 4095; Penonomé, 3206; Santiago, 2213).
Dal punto di vista etnico, il censimento del 1930 distingueva 249.583 Meticci, 69.583 Negri, 42.897 Amerindî, 18.813 Bianchi e 4138 Asiatici. Oltre la metà della popolazione è formata quindi di Meticci. I Negri sono più numerosi che in qualsiasi altro paese dell'America Centrale e sono venuti in gran parte dalle colonie britanniche delle Indie Occidentali (Giamaica, Barbados) per i lavori della ferrovia Panamá-Colón, costruita nel 1850-1855, e del canale. Gli Amerindî, che parlano dialetti chibcha, vivono nelle zone più inospiti, interne, montuose: circa 5000 sono i Guaymi, che abitano le pendici della Cordigliera del Chiriquí; forse 30.000 i Cuna, che insieme con i Choco popolano il Panamá orientale.
I Bianchi si trovano quasi tutti nei centri maggiori, e tra essi vi sono circa 500 Italiani, prevalentemente braccianti e muratori. Forte. fu l'immigrazione degli asiatici (Cinesi, Giapponesi, Siriaci ecc.) durante i lavori del canale, ma nel 1904 essa venne proibita.
Condizioni economiche. - Come per tutti gli altri paesi centroamericani, l'agricoltura è la più importante attività economica, benché le aree coltivate siano limitatissime, perché scarseggia la mano d'opera, scarseggiano le vie di comunicazione e le condizioni climatico-sanitarie rendono difficile in molte parti lo sfruttamento del suolo, il quale, del resto, generalmente è assai fertile. La coltivazione viene condotta comunemente con mezzi affatto primitivi, e i contadini si contentano per lo più di produrre lo stretto necessario per i loro bisogni. La coltura del banano, al primo posto fra tutte, si è diffusa principalmente sul versante atlantico (presso il Lago di Gatun, intorno a San Blas, presso la frontiera colombiana, nel dipartimento di Bocas del Toro). Le piantagioni appartengono in gran parte alla United Fruit Company; le banane vengono esportate (da un milione e mezzo ai 2 milioni di caschi all'anno, per un valore che di solito equivale ai 3/4 di quello totale delle esportazioni) dai porti di Bocas del Toro, Almirante e Colón e dirette quasi totalmente negli Stati Uniti.
Seguono, per importanza, le colture del cacao (che hanno sostituito in alcune zone le piantagioni di banani, abbandonate per l'imperversare di malattie), dei cocchi (costa atlantica e isole coralline che fronteggiano il Golfo di San Blas; le noci di questo distretto sono molto rinomate), della canna da zucchero (che si va estendendo; le piantagioni maggiori si trovano nelle provincie di Coclé e Chiriquí; produzione annuale di circa 50.000 quintali), del caffè (Chiriquí e Coclé; la produzione soddisfa gran parte della richiesta del paese), del riso (regioni costiere), del mais, del tabacco e del cotone. Piccola la produzione del caucciù. Lo sfruttamento forestale è ancora poco considerevole, per la difficoltà dei trasporti, e dà legni da costruzione e da ebanisteria (specialmente mogano), droghe medicinali (salsapariglia, copaive, ipecacuana). L'allevamento del bestiame è d' importanza secondaria, ma potrebbe svilupparsi convenientemente; e le pelli forniscono un buon quantitativo all'esportazione. Unica pesca da ricordare è quella delle perle nelle isole de las Perlas (Golfo di Panamá). Si esportano madreperla e gusci di tartaruga.
L'esplorazione mineraria è stata finora superficialissima: tuttavia si può affermare che i minerali utili non scarseggiano. Si estrae oro dalle miniere di Remance (provincia di Veragua), dalle alluvioni di El Mineral (id.) e da quelle di Sabalo (provincia del Darien). Le miniere di Remance dànno circa 11 once d'oro per tonnellata. Presso la Mandingo Bay (Golfo di San Blas) e nella valle Boquerón presso Nombre de Dios esistono giacimenti di manganese con alto tenore; la riserva visibile è calcolata di 150-200 mila tonnellate. Inoltre si rinvengono qua e là minerali di argento, rame, ferro e alluminio. Industrie degne di nota sono soltanto quelle dipendenti dall'agricoltura: zuccherifici, distillerie, manifatture di tabacco; e quelle che fabbricano oggetti d'uso comune (saponi, candele, scarpe, cappelli), che per lo più sono di qualità scadente.
Comunicazioni e commercio. - L'unica importante ferrovia dell'istmo, la Panamá-Colón, lunga 77 km., corre nel territorio della Canal Zone; nel territorio della repubblica si hanno solo alcuni tronchi nella provincia di Chiriquí, intorno a David, per un complesso di 150 km. Vi sono poi 360 km. di linee industriali nelle piantagioni. Le vie ordinarie hanno 500 km. di sviluppo; negli ultimi anni si sono fatti progressi notevoli al riguardo, aprendo al traffico, fra l'altro, una buona strada tra Panamá e Chepo e un'altra tra Panamá, Santiago e David (questa è in costruzione fino alla frontiera costarichegna).
Panamá e Colón sono scalo delle linee di navigazione aerea nordamericane che, partendo da Miami, vanno nell'America Meridionale (fino a Santiago, Buenos Aires, Montevideo, Rio de Janeiro), e sono inoltre collegate tra loro da un servizio aereo giornaliero.
La maggior parte del traffico internazionale avviene per via di mare, attraverso i due porti di Balboa e di Cristobal, compresi nella Canal Zone (le due città sono sobborghi rispettivamente di Panamá e di Colón). Ragguardevole è il movimento di Bocas del Toro (Atlantico) e di Puerto Armuelles (Pacifico), esportatori di banane.
Gli scambî commerciali non sono attivi, e le importazioni superano di parecchio le esportazioni. Negli anni 1925-1929 le prime (cotonami, riso, autoveicoli, farine, calzature, ecc.) hanno avuto un valore medio di 16 milioni di balboas (il balboa ha lo stesso valore del dollaro degli Stati Uniti) e le seconde di soli 4 milioni. Dal 1929 in poi si è avuta una forte contrazione, dovuta alla crisi mondiale, e nel 1933 il valore delle importazioni fu di soli 9.296.000 balboas, e quello delle esportazioni di 2.559.000 balboas (1.444.000 balboas dati dalle banane, 580.000 dal cacao, 141.000 dalle noci di cocco, 86.000 dalle pelli, 42.000 dal caucciù, 11.000 dall'avorio vegetale, ecc.).
Il 50% delle importazioni proviene dagli Stati Uniti, che sono seguiti a gran distanza dalla Gran Bretagna, dalla Germania e dalla Francia. Gli Stati Uniti assorbono poi quasi la totalità delle esportazioni. Scarsissime le relazioni commerciali con l'Italia, che importa nel Panamá piccoli quantitativi di vini, prodotti medicinali, cappelli, marmi, tessuti e conserve alimentari.
Ordinamento politico e amministrativo. - Il Panamá era un dipartimento della Colombia, dalla quale si rese indipendente nel 1903 (v. sopra). La Colombia ha riconosciuto tale indipendenza soltanto nel 1921; le relazioni diplomatiche tra i due paesi furono riprese nel 1924. Il Panamá è una repubblica unitaria; il presidente è eletto per 4 anni con suffragio maschile diretto; l'Assemblea nazionale è formata da 32 membri eletti pure per 4 anni con suffragio maschile diretto. Amministrativamente la repubblica si divide in 9 provincie, delle quali la tabella che segue dà la superficie e la popolazione (cens. 1933):
Esercito. - Nella repubblica di Panamá non esiste un esercito permanente vero e proprio, né si effettua una leva regolare. Come nucleo costitutivo delle forze armate terrestri, intorno al quale si raccolgono i cittadini in caso di guerra, vi è una polizia nazionale militarizzata cui è affidata la tutela dell'ordine pubblico. I suoi effettivi numerici si aggirano sui 1500 uomini, compresi i graduati e gli ufficiali. La legge costituzionale della repubblica prevede, per il caso di guerra, la creazione di un esercito, affidandola a un generale e a due maggiori, che in tempo di pace studiano e preparano le modalità della mobilitazione.
Aviazione militare. - Al principio del 1933 la repubblica di Panamá decise di creare una forza aerea; questa consta tuttora (1934) di un biplano Keystone Kommuter (motore Wright Whirlwind 300 HP) per compiti di polizia generale, e di due biplani Travel Air Speedwing (motori W. W. 240 HP) da sorveglianza.
Finanze. - I bilanci del Panamá comprendono, a partire dal 1929, un periodo biennale; per rendere possibile la comparazione dei dati anche gli esercizî precedenti sono stati così raggruppati:
Il Panamá riceve dagli Stati Uniti un sussidio annuo di 250.000 dollari per la manutenzione del canale. Al 30 aprile 1932 il debito pubblico estero ammontava a 15,6 milioni di balboas (presi a prestito dagli Stati Uniti e dal Canada per costruzioni di strade, linee ferroviarie, e altre opere pubbliche) e quello interno a 2,5. A mezzo del Banco Nazionale il governo ha contratto inoltre con gli Stati Uniti e col Canada un prestito di circa 4 milioni, garantito sulla proprietà fondiaria.
L'unità monetaria è dal 1930 il balboa, equivalente al dollaro americano; le vecchie monete d'argento (per un valore complessivo di 272.000 dollari) sono state ritirate dalla circolazione e sostituite da 500.000 balboas (1932). La carta moneta che circola nel Panamá è esclusivamente quella degli Stati Uniti.
Culti. - Con la proclamazione dell'indipendenza, il nuovo stato ritenne decaduto il concordato esistente tra la Santa Sede e la repubblica di Colombia, e adottò una politica di separazione tra lo stato e la chiesa, pur essendo la popolazione nella grandissima maggioranza cattolica. Tuttavia, nella zona attorno al Canale sono numerosi i seguaci delle chiese riformate, specie tra la popolazione ivi residente ma proveniente dagli Stati Uniti. La diocesi di Panamá, eretta nel 1534, come suffraganea di Lima, e poi di Bogotá, è stata elevata ad archidiocesi, immediatamente soggetta alla Santa Sede, il 29 novembre 1925. Vi è inoltre un vescovo della chiesa protestante episcopale (anglicana).
Bibl.: M. Vanni, Panamá. Condizioni naturali ed economiche, Roma s. d.; A. Hyatt Verril, Panama To-day, New York 1927; J. Crespo, Geografía de Panamá, New York 1928; R. T. Hill, The geological history of the isthmus of panama and portions of Costa Rica, in Bull. Mus. Comp. Zoology, Geol. Series, III, Cambridge 1898; H. H. Bennet, Soil reconnaissance of the Panama Canal Zone and Contiguous Territory, Washington 1929; R. Z. Kirkpatrick, Panama Climate, in Monthly Weather Rev., LI (1923), pp. 253-254; L. T. Chapel, Winds and Storms on the Isthmus of Panama, ibid., LV (1927), pp. 519-530. Tutto il territorio della repubblica è compreso nei fogli North c-17 (Panama) e North C-18 (Barranquilla) della Map of Hispanic America alla scala di 1:1.000.000 pubblicata dalla American Geographical Society. Questa stessa società nel 1926 ha pubblicato una carta del Panamá (Mapa de la República de Panama) alla scala di 1.500.000 in un sol foglio. - Per l'esplorazione e storia v. inoltre: H. Pensa, La république et le canal de Panama, Lione 1906; F. Bunau-Varilla, Le détroit de Panama, Parigi 1907; J. S. Barbour, History of W. Paterson and the darien company, Edimburgo 1907; F. Streitberg, La république de Panama, Bruxelles 1913; A. Edwards, Panama, the canal, the country, and the people, Londra 1914. V. inoltre la bibl. di america, II, p. 877.