PANAMÁ (XXVI, p. 163; App. I, p. 919; II, 11, p. 497; III, 11, p. 357)
Tra i censimenti 1960 e 1970 la popolazione si è accresciuta in media del 3,2% all'anno, salendo da 1.075.541 unità a 1.428.082. Nel 1975, secondo una stima, i panamegni erano 1.676.000 (densità media 22 ab./km2, con differenze interne notevoli, dato che la vasta provincia del Darién ha appena 1 ab./km2). La capitale, che nel 1970 contava 418.013 ab., ospita poco meno del 30% della popolazione dello stato. L'unico altro centro urbano di rilievo è Colón, exclave panamegna nella Zona del Canale, città di circa 80.000 ab., favorita nel suo sviluppo dal regime di zona franca vigente dal 1953.
La popolazione rurale è il 38% di quella attiva, tasso decisamente basso rispetto alle altre repubbliche istmiche, e l'agricoltura contribuisce solo per il 19% al prodotto nazionale lordo. La coltura più importante è quella del banano, che è in costante aumento (9.800.000 q di frutta nel 1975) e fornisce oltre la metà delle esportazioni, seguita, a distanza, da quella della canna; è assai diffusa, per l'alimentazione interna, la coltivazione del mais e, soprattutto, del riso. Il numero dei bovini si è raddoppiato nell'ultimo quindicennio (1.350.000 nel 1975). La pesca, il cui prodotto nel 1975 è stato di 80.000 t, è un'attività non trascurabile, almeno rispetto agli altri stati istmici.
Nel 1974 la potenza installata era di 315.000 kW e l'energia prodotta di 1195 milioni di kWh. Le industrie, in prevalenza alimentari, occupano il 16% della popolazione attiva e forniscono il 18% del prodotto nazionale lordo.
Il settore terziario assorbe il 46% della popolazione attiva e contribuisce per il 62% al prodotto nazionale lordo; tale ipertrofia è evidentemente dovuta a occupazioni connesse con la via d'acqua interoceanica, e parte degli addetti ai servizi lavora nella Zona del Canale.
La bilancia commerciale è nettamente passiva. Gli Stati Uniti sono al primo posto sia tra i clienti che tra i fornitori: tra questi occupa un posto di rilievo il Venezuela per il petrolio; tra quelli è notevole la Rep. Fed. di Germania. Nel 1973 sono affluiti nel P. 200.000 turisti. Le ferrovie si estendono per appena 180 km; le strade si sviluppano per 6700 km, 850 dei quali spettano alla "Panamericana"; nel 1974 circolavano 90.000 autoveicoli. L'espansione del fenomeno della bandiera ombra ha fatto salire la flotta panamegna, nel 1975, a 2418 navi per 13.667.123 t. L'aeroporto di Panamá-Tocumen ha funzioni internazionali.
Per la Zona del Canale si rimanda alla voce panamá, canale di.
Bibl.: F. D. Parker, The Central American Republics, Londra 1964; G. Lasserre, les Amériques du Centre, Parigi 1974.
Storia. - Il profondo squilibrio socio-economico fra il P. e la Zona del canale, incidendo sul sentimento nazionale del popolo, è la nota predominante delle crisi periodiche che turbano il paese.
La controversia con gli SUA circa la sovranità della Zona s'inasprì a partire dal 1960. Le rivendicazioni del P., oltre a una maggiore partecipazione agli utili del Canale, riguardavano i diritti di sfruttamento del sottosuolo e un allargamento delle acque territoriali. Nel 1962 fu raggiunto un accordo per il miglioramento dei salari degli addetti al Canale di nazionalità panamense, ma ben presto riaffiorò la tensione in seguito a nuove rivendicazioni, cui non erano estranei gli esempi di Nasser in Egitto e di F. Castro a Cuba. Gravi incidenti si verificarono nel gennaio 1964: soldati nordamericani spararono sui dimostranti causando decine di morti e la rottura temporanea delle relazioni diplomatiche fra il P. e gli SUA. Il presidente Chiari chiese la revisione del trattato del 1903, appellandosi senza esito alle Nazioni Unite, all'OSA e alla Corte internazionale di giustizia. Il nuovo presidente M. A. Robles (1964-68) si batté energicamente per il riconoscimento dei diritti del P. fino a quando gli SUA minacciarono di costruire un nuovo canale in Colombia o fra Nicaragua e Costa Rica. Il progetto nordamericano (dicembre 1964), che se attuato avrebbe significato la rovina del P., portò al congelamento della questione. Il presidente Robles si adoperò per calmare gli animi esacerbati dagl'incitamenti del capo dell'opposizione A. Arias, candidato sconfitto alle ultime elezioni presidenziali. I negoziati fra i due paesi interessati proseguirono attraverso i normali canali diplomatici e sfociarono (1965) in un accordo di massima: il progetto, reso noto soltanto il 29 luglio 1967, abrogava il vecchio trattato, prevedeva l'amministrazione congiunta del Canale e il riconoscimento della sovranità del P. nella Zona. L'accordo suscitò reazioni negative sia a Washington sia nel P. e non fu firmato. Le elezioni per la successione di Robles portarono alla presidenza il combattivo capo dell'opposizione A. Arias, che appena dodici giorni dopo il suo insediamento (1° ottobre 1968) fu deposto da un colpo di stato e sostituito dal generale O. Torrijos Herrera. I militari, seguendo l'esempio di altre nazioni latinoamericane, presero il potere governando mediante una giunta. Gli SUA, in un primo momento, condannarono il golpe e ruppero i rapporti con il P. (15 ottobre). Un tentativo di ritorno alla normalità costituzionale si ebbe nel dicembre 1970: ma l'insurrezione fallì, rafforzando la posizione di Torrijos, che si limitò a formare una nuova giunta con la partecipazione di civili.
La questione del Canale fu risollevata al Consiglio di sicurezza dell'ONU, riunito a Città di Panama dal 15 al 21 marzo 1973. Il P., forte dell'appoggio dei paesi latino-americani e di molti afroasiatici, chiese un trattato equo e più consono ai nuovi tempi. Una risoluzione in tale senso, presentata al Consiglio di sicurezza da otto paesi non allineati, fu bloccata dagli SUA, che esercitarono il diritto di veto. Alla fine fu raggiunto un compromesso con l'approvazione di una risoluzione che invitava le due parti in causa a concludere senza indugi un nuovo trattato, rispondente alle legittime aspirazioni del P. e idoneo a garantire il "pieno rispetto della sua sovranità effettiva". Il generale Torrijos cercò d'intensificare i suoi rapporti con i paesi dell'America latina e a tal fine effettuò (gennaio 1974) viaggi ufficiali in Venezuela, Argentina e Perù; nell'intento di dimostrare i progressi economici compiuti dal P. sotto la sua guida, egli proclamò il 1975 "anno della produttività". Tuttavia, la questione del Canale rimase insoluta: nonostante le lunghe trattative e gli sforzi personali di Kissinger l'accordo non fu raggiunto. Un comunicato del P. del 21 settembre 1975 annunziava che i negoziati con gli SUA relativi alla Zona del Canale erano stati sospesi. Il documento elencava i punti controversi: mentre le parti erano d'accordo per un patto della durata di 25 anni, gli SUA pretendevano 50 anni per assicurare la difesa della Zona e chiedevano 14 basi militari contro le tre offerte dal P.; pieno disaccordo anche sul prezzo di affitto. Successivamente, sotto la presidenza Carter, è stato firmato a Washington (7 settembre 1977) un trattato che assicura il passaggio della Zona del Canale alla sovranità panamense per il 31 dicembre 1999 (gli strumenti di ratifica sono stati sottoscritti da J. Carter e da O. Torrijos nel giugno successivo). L'11 ottobre 1978 l'Assemblea nazionale ha eletto il nuovo presidente della Repubblica, Aristide Royo, il quale ha anche assunto la carica di capo del governo, mentre a Torrijos è stato mantenuto il comando della guardia nazionale.
Bibl.: F. Franklin, The Central American republics, Londra 1964; S. B. Liss, The Canal - Aspects of U. S. Panamian relations, ivi 1967; H. Herring, A history of Latin America from the beginning to the present, New York 1970; L. O. Ealy, Yanqui politics and the Isthmian Canal, Pennsylvania 1971.