PANATENEE (Παναϑήναια [τὰ μεγάλα])
La maggiore festa religiosa e civile dell'antica Atene; si celebrava nel mese di Ecatombeone (luglio-agosto) in onore di Atena Poliade, la dea protettrice della città. La tradizione ne riportava l'istituzione a Teseo, l'autore del sinecismo attico; ed infatti era essa, come indica il nome, "la festa di tutti gli Ateniesi". Dopo che Pisistrato ebbe restaurato l'antica festa, si distinsero due Panatenee; le piccole Panatenee, che cadevano ogni anno il giorno 28° di Ecatombeone e che ripetevano l'antica festa nella sua forma tradizionale più semplice; le grandi Panatenee, che si celebravano invece ogni quattro anni (festa penteterica), e precisamente nel terzo anno di ogni Olimpiade, nella terza decade di Ecatombeone: s'intende dunque che le grandi Panatenee assorbivano, in quell'anno, le piccole. Anche le grandi Panatenee culminavano nel giorno 28° del mese, che si considerava come il giorno natalizio di Atena.
La grande festa penteterica andò sempre crescendo d'importanza e di splendore dal tempo di Pisistrato in poi, con l'aggiunta di gare poetiche e musicali e di nuovi agoni ginnici e ippici. Gli atleti partecipavano agli agoni ginnici, distinti nelle tre categorie dei fanciulli, dei giovani (dai 16 ai 20 anni), degli adulti; le gare comprendevano la corsa a piedi, il pentatlo, la lotta, il pugilato, il pancrazio; i vincitori ricevevano in premio un certo numero (talora assai rilevante) di anfore di olio ricavato dagli olivi sacri ad Atena. Gli agoni ippici comprendevano gare di bighe e di quadrighe, corse di carri da cerimonia e di carri da guerra, e infine corse di opliti e di arcieri montati.
Seguiva la gara della danza chiamata pirrica: alla squadra vincitrice si dava in premio un bue del valore di 100 dramme. Si passava quindi all'ἀγὼν εὐανδρίας, una specie di campionato di eccellenza fisica collettiva: ogni tribù presentava una squadra di giovani segnalati per statura, robustezza e bellezza delle membra e di tutta la persona; anche la squadra vincitrice di questo agone otteneva in premio un bue.
Si era arrivati così alla sera del giorno 27: cominciava allora la Παννυχίς, o festa notturna, della quale era parte essenziale la corsa con le fiaccole (lampadeforia o lampadedromia; v.). La festa culminava il giorno 28, con la solenne processione che portava alla dea, sull'Acropoli, il prezioso peplo, preparato da donne e da fanciulle di nobile o almeno di libera condizione. Tutti i cittadini ateniesi, si può dire, partecipavano alla solennissima processione; nel corteo ufficiale incedevano i nove arconti, accompagnati da tutti gli altri magistrati e funzionarî, civili e militari, dello stato; seguivano i sacerdoti e gli assistenti ai sacrifici, accompagnati dalle canefore (v.) coi sacri arredi; venivano poi i messi di altre città e di lontane colonie, i rappresentanti dei meteci e i vincitori delle gare dei giorni precedenti. Questa processione fu rappresentata da Fidia nel rilievo del fregio del Partenone (v. XV, tav. XLV).
Seguiva, il giorno 29, una regata di navi, equipaggiate dalle singole tribù: la tribù vincitrice riceveva un premio di 300 dramme.
La direzione dei giuochi e delle gare era affidata a 10 atloteti, sorteggiati, ogni quattro anni, dalle singole tribù; ad essi veniva demandata la cura anche di tutto l'ordinamento della festa: le spese delle feste venivano sostenute, in gran parte, dallo stato stesso, ma in parte anche addossate ai cittadini più abbienti (v. liturgia).
Bibl.: G. F. Schoemann-J. H. Lipsius, Griechische Alterthümer, 4ª ed., Berlino 1897-1902, II, p. 484 segg.; A. Michaelis, Parthenon, Lipsia 1870, pp. 211 segg., 318 segg.; Ed. Meyer, Geschichte d. Altertums, 1ª ed., Stoccarda 1893, II, p. 665 segg.; A. Mommsen, Feste der Stadt Athen in Altertum, Lipsia 1898, pp. 41-159; P. Stengel, Die griechischen Kultusaltertümer, Monaco 1920, p. 221 segg.; E. Cahen, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités, VII, p. 313 segg.; L. Deubner, Attische Feste, Berlino 1932.